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Capitolo 1 - Perdono?

Minnesota.
13 aprile, 2015


Per l'ennesima volta avevo accesso il portatile senza fare niente. Spostai il cursore su Facebook, nei vecchi album del mio profilo c'era sempre lei, la mia migliore amica, quella che non ti lascerebbe per nessuna ragione al mondo.

Ora ci separavano più di ottomila chilometri e venti ore di volo.

Avevo deciso di fare domanda per entrare in un college musicale, scelsi il McNally Smith, anche se non ero sicura mi scegliessero. Avrei voluto diventare una pianista, ma questo significava lasciare per un lungo periodo la mia famiglia e i miei amici, che non presero molto bene la notizia del trasferimento.

Era da qualche mese che stavo in Minnesota, a volte mi scriveva Alessio per sapere come stessero procedendo gli studi, mentre di Tania neanche l'ombra. Non ricevevo più sue notizie da quando ero partita e purtroppo il suo cellulare risultava sempre spento. Ogni giorno cercavo di scriverle qualcosa, e puntualmente era offline. Non mi voleva parlare, Alessio mi disse che non aveva ancora superato il distacco e che le serviva del tempo.

Controllai l'ultimo accesso, poi chiusi il portatile appoggiandolo sul comodino e mi distesi nel letto in attesa dell'inizio dei corsi.
Fra un'ora avremmo avuto quello di musica con Brown, lui e i suoi discorsi filosofici. Nel prossimo semestre avremmo cominciato le esibizioni e le registrazioni in sala.
Mi tremavano le gambe a pensare che avrei cantato davanti ad un vero pubblico e sentito gli applausi. Canticchiavo qualcosa nella doccia, e gli spettatori erano gli asciugamani. Non erano performance vere e proprie quindi non avevo paura. Esprimevo quello che provavo nelle canzoni.

Non avevo un genere di musica stabilito, ascoltavo tutto, e principalmente canzoni che mi rappresentavano e trasmettevano qualcosa di positivo. Per questo avevo scelto di studiare al MNS.

La musica, per me, era di più delll'incontro di note su un pentagramma. Una di magia che ti trasportava fin dentro ai meandri della tua anima per far emergerne pensieri profondi. O almeno, questa era la mia opinione.

La vita nel collage aveva i suoi alti e bassi.

Seguivo i corsi e nel pomeriggio perfezionavo brani inediti con la chitarra. Non avevo molti amici con cui uscire la sera al di fuori dei miei coinquilini.

Ogni sera mi costringevano a prendere parte alle feste del campus per conoscere altra gente. Ma più che ballare fino all'alba e attirare l'attenzione al centro della pista, mi sentivo a disagio. E, come al solito, gli accompagnatori si dileguavano senza lasciare traccia.
Una volta allontanandomi nei bagni, mi imbattei in un tizio ubriaco fino al midollo. Se non fosse intervenuto un uomo probabilmente mi avrebbe tappato la bocca e spinto dentro al bagno.
Quello lo mise in fuga ma non mi disse il suo nome, e sparì senza neanche darmi il tempo di ringraziare. Questo mi servì a capire che non facevano per me le sale strette e affollate.

Avrei dovuto far capire ai miei coinquilini che non avevo voglia di divertirmi. In fondo pagavo la retta grazie ai risparmi degli ultimi cinque mesi, e non potevo sprecarli per delle sciocchezze.

Ero da sola in camera, per ora.

Henrì era partito per New Orleans col padre, che doveva partecipare a una conferenza sulla medicina sperimentale. Josh era in giro a fare "amicizie" – perlomeno così mi aveva detto – la reputazione di latin lover non veniva mai meno.

Non voleva legarsi a nessuna. Almeno questo quello che mi raccontò del suo passato.

Mentre rimuginavo sulla situazione il riccioluto fece ingresso nella stanza con un diavolo per capello.

Mi fece un cenno con la testa poi si sedette sul letto iniziando a togliere le scarpe.

"È andato bene il giro?"

Si portò il ciuffo all'indietro. "Avevi qualche dubbio?"

Alzai gli occhi al cielo come tutte le volte in cui sfoderava le sue armi di seduzione, pur sapendo che eravamo solo amici.

"Ho saputo che Henrì rimarrà a lungo a New Orleans, quindi ci toccherà trovare un nuovo coinquilino."

"Come?"

Mi lanciò un'occhiata mentre sistemava velocemente i capelli. "Non sapevo avessi una cotta per Henrì..."

"Non ho nessuna cotta. Siamo amici e mi dispiace che non torni."

"Sof... Sof... lo sai che le bugie ti fanno crescere il naso?" esclamò ammiccante. "È strano che non ti piaccia nessuno. Sei una bella ragazza e gli uomini dovrebbero fare la fila per te."

"Al momento ho altro a cui pensare." risposi, e lui mi fissò dal riflesso dello specchio.

"Sst, credo che mi sia venuta un'idea su come trovare il nuovo coinquilino." mi fece cenno di proseguire. "Okay, hai presente la bacheca degli annunci nel corridoio?"

Annuì spruzzandosi il gel nei capelli.
"Potrei creare un'inserzione e postarla nel sito o affiggerla nella bacheca così sarà più facile per gli interessati vederla..."

"Ottimo! Speriamo sia una ragazza la prossima..."

"Non spererei se fossi in te... dopo saresti in netta minoranza!"

"Oh, già! Che stupido..." mi sorrise spremendosi un foruncolo.

"Ti rovini la faccia. È acne giovanile!"

"Acne giovanile un corno!"

"Su, smettila di fare il bambino! Sparirà in pochi giorni e tornerai come nuovo."

"Non se ne parla! Io non posso presentarmi a lezione in questo stato pietoso! Sono peggio del mostro di Lock ness!"

"Peccato non abbia i tuoi dentoni." Gli diedi un colpetto sulla nuca e mi allontanai per prendere il necessario.
"Tra meno di venti minuti abbiamo la lezione con Brown..." mi girai e sbuffai vedendolo impegnato. Lasciai cadere il monospalla a terra.
"Sto parlando con te Nessie..."

"Faccio in un secondo."

Sospirai. "Okay, a stasera."

Uscii in corridoio senza aspettarlo, tanto ci avrebbe messo comunque un'eternità.






Caserta

Tania

Ho troppi dubbi che m'ingarbugliano il cervello e Morfeo questa notte non mi ha concesso le sue braccia come cuscino.

A quanto pare la mia testa deve allontanare queste preoccupazioni se vuole conciliare il sonno.

Decido di tenere gli occhi fissi verso il soffitto. Cerco di sgomberare la mente. Scuoto la testa sul cuscino ma nulla il sonno non arriva.

Un'altra notte che passerò in bianco. Al primo posto della lista di pensieri c'è Sofia.
Ho avuto una brutta discussione con lei, ed è da mesi che non mi degno di chiamarla. La sua scelta di trasferirsi in America ha fatto collassare ogni sicurezza e ora mi trovo a dovermi orientare senza un punto di riferimento.

La nostra amicizia è stata uno dei tesori inestimabili che il destino mi ha regalato, ma è bastato che una delle due prendesse la propria strada perché l'affetto per lei si tramutasse in odio. Non volevo odiarla, ma c'era una forza maggiore che mi spingeva a dichiararla "traditrice" e a negarle il perdono. Mi aveva scritto decine di messaggi tutti i giorni, ma questo non era servito a nulla.

La mia posizione è irremovibile.

Mi giro nel letto su un fianco e sto in silenzio ascoltando il rumore incessante di un trapano che sta trivellando in zona.

Chi lavora alle tre di notte?

Niente da fare.

Questa notte dormire è impossibile.

Mi premo le estremità del cuscino nelle orecchie. Il trapano fa una pausa. Finalmente si può riposare, ma non riesco a godermi la tranquillità, perché la mia adorata sorellina Reby è appena rincasata e con la grazia di un'elefantessa si è stesa sul letto.

Prende il telefonino dalla borsa, e non appena risponde al malcapitato comincia a schiamazzare.

"Di nuovo tu? Lo vuoi capire che non ti voglio parlare. Sei un traditore!"

S'infila il pigiama, e con la guancia sostiene il cellulare. Sguscio fuori dalle coperte, e la osservo gesticolare con le mani. Non riesce a stare ferma. Accavalla le gambe, le lascia penzolare fuori dal letto o si tortura i capelli.

Sogghigno immaginando il gesto disperato del mio futuro cognato mentre cerca di calmarla con i suoi "ti amo" o "non preoccuparti" ma Reby, come me, è una vera testarda quando vuole ottenere rispetto.

"Ti amo un corno! Senti se non hai tempo per la tua quasi moglie, vai gentilmente a quel paese!" Lo interrompe bruscamente e gli attacca il telefono in faccia.

Lo lancia noncurante sul materasso, mentre indossa il maglioncino di lana con la stampa a pupazzetti. Almeno per quella sera ha smesso di infastidire e mi posso concedere il lusso di riposare.

Scivolo sotto le coperte e provo a dormire ma non appena chiudo gli occhi.

"Tani stai già dormendo?"

Scuoto il capo rassegnata. "Ci provavo."

"Perché non parliamo un po'?" propone.                                                                                                                 Ovviamente ora non ha nulla da fare oltre che dormire.                                                                                          

In questo periodo particolare non parlo molto con mia sorella. Il nostro è un rapporto di simbiosi. Un legame forte e duraturo che non potrà spezzarsi nemmeno con la lontananza.

Lei è la mia psicologa preferita. Più che con mia madre mi confido con lei, perché so che in certe situazioni ci è passata e con coraggio le ha superate. La stimo come persona e come donna e un giorno spero di esserlo anche io.

Avrei voluto raccontarle dello sdegno per la partenza di Sofia, della situazione con Alessio e della scelta universitaria. Volevo parlarle di ogni cosa ma senza essere un peso per lei, che con i preparativi delle nozze era sempre indaffarata e nervosa e passava le sue giornate allo studio o sulle riviste per scegliere l'abito.

La situazione non è migliorata nemmeno con il passare dei giorni e alla fine ho deciso di tenermi tutto dentro per non dare grattacapi e rubare la scena alla sposa.

Al matrimonio mancano circa tre settimane ed io non sono pronta a questa nuova separazione.

In casa cambieranno molte cose, oltre alla grandezza della camera, anche l'atmosfera familiare, il non averla intorno, i litigi per il bagno e i pigiama party con le sue amiche. Anche se viviamo la vita in modo diverso, amo mia sorella. Se non esisteva lei prima, non sarei nata io per seconda e le nostre vite sarebbero state un oblio.

"Allora?" m'incalza, scostando le coperte.

Faccio spallucce. "Non incanti con questo viso angelico sai! Hai qualcosa? Lo sai vuoi dirmi tutto. Sai che anche io ho avuto la tua età."

"Non sei mica extraterrestre? Anche tu hai avuto una vita, prima di me."

Mi scruta con un cipiglio alzato.

"Non essere così seria!" la rimprovero.

"Sono solo preoccupata per te. È per Sofia, vero?"                             

Sgrano le palpebre mentre lei increspa un sorriso.                    

"Se non sbaglio Sofi è partita per il Minnesota."

Un borbottio confuso. Parlare di Sofia imposta l'umore in cattivo.

"Sta studiando musica."                   

Mi sento in un vortice da cui non sono capace di uscire.                        

"Cosa c'è di sbagliato nel voler seguire i propri sogni?"

"Assolutamente niente."

"Non volevi separarti da lei e quindi interpreti la sua scelta come una sorta di abbandono, giusto?"

Annuisco.

È il suo lavoro risolvere i problemi mentali delle persone. È psicologa infantile clinica da circa tre anni.

"Pensa che lei realizzerà un sogno e che tu non gliel'hai impedito. Non sarebbe meglio questo, che vederla soffrire qui a Caserta?"

"Lo so." Mi raddrizzo vicino alla testiera con lo sguardo basso. "Ma io sono contenta per lei. Sono certa che non fosse felice qui e rispetto ogni sua decisione. Il fatto è che sto male. Non voglio perderla."

Reby si avvicina al mio letto e si fa spazio sedendosi accanto a me.

Non appena apre le braccia mi sdraio sul suo petto caldo a cui mi stringe, immergendo le dita tra i capelli.

Sospiro. "Come farò quando ti sarai sposata?"

"Saremo sempre vicine, anche se non nella stessa casa tesoro, e mi potrai a venire a trovare ogni volta che vorrai."

Sussurro contro il suo petto, avvertendo il battito del suo cuore attraversare la stoffa. "Reby?"               

"Sì?"

"Posso farti una domanda?"

"Certo piccola, sono qui per questo."    

"Hai mai dovuto rinunciare a una persona importante?"                              

"Eccome, moltissime volte."            

Sento il suo respiro sul collo. "Hai sofferto?"                              

"Sì, quando perdi qualcuno di importante è come perdere te stessa."                                                  
Ciò mi porta a riflettere mentre osservo il blu consumarsi oltre il vetro della finestra.                             "Un po' come è successo fra me e Sofia?"                                                

Reby annuisce.

Resto in silenzio.

Quel sentimento di rabbia si è insinuato dentro di me in punta di piedi per poi divampare come un grande incendio. La me stessa è stremata da tutte queste energie negative e positive, ma so che prima o poi dovrò preferire una direzione fra tutte quelle in gioco.                          

"Chi dovrei seguire... il mio cuore o la mia mente?».                                 «Tesoro è facile come bere un bicchiere d'acqua».
«Per niente».
«Perché?» tenta di replicare la maggiore.                                              «Non è affatto facile perché non sempre il cuore e la ragione vanno in una stessa direzione».
«Be' ma non essere così pignola. Siamo esseri umani e possiamo sempre sbagliare. Sofia non è l'unica. Devi solo fare quel che è giusto per la vostra amicizia. Se ci tieni davvero allora lotta per riconquistarla».
«Facile a dirsi.» aggiungo mettendo il broncio.
«È facile ma devi essere onesta con te e gli altri e smettila di essere orgoglios-» s'interrompe.                   Spalanca la bocca per sopprimere uno sbadiglio. Mugugna stiracchiandosi.                                     «Che ore sono?».
Volta lo sguardo verso la sveglia.
«Accidenti, com'è tardi!».                   Si stacca da me e si alza dal ciglio del letto, rimboccandomi le coperte.
«Non ci pensare più tesoro».        
Si china e mi stampa un bacio sulla fronte.                                                     «Adesso dormi, che domani neanche una bomba ci potrà buttare giù da questi letti.». Annuisco e mi rintano sotto le coperte. Reby si sdraia sul letto di schiena e dopo essersi infagottata, si addormenta come un neonato. Io ancora insonne tengo il blackberry tra le mani. La luce dello schermo m'illumina il volto. Controllo se ci sono chiamate e messaggi e appena entro nel mio contatto Facebook davanti alle mie iridi azzurre spalancate si presentano due messaggi inviati uno alle 9.01 e l'altro alle 9.03.

Li leggo in silenzio per non disturbare Reby che dorme placidamente.

" Non mi aspetto che tu mi capisca, ti prego rispondimi."

" Perdonami ma amo la musica."

Non ho voluto più parlarle da quella volta ma Sofia pur sapendo ha continuato a insistere. Non capisce che quei messaggi per me sono come pugnalate velenose. Vuole spiegarmi il motivo per cui ha mentito alla sua migliore amica perché si vuole ripulire la coscienza?
Perché sa di aver sbagliato?
Per cosa?

Il liceo è finito. Un intero percorso è terminato. Sofia ha scelto cosa fare del suo futuro, e anch'io mi sto documentando sulle università da seguire. Ora è inutile modificare il passato. Inutile piangere sul latte versato, bisogna andare avanti per quanto si può. Forse un giorno i rancori spariranno, e tutto apparirà più chiaro. Si rimarginerà la ferita, si potrà stendere un velo pietoso sugli avvenimenti più dolorosi ma ora no.

Non posso perdonarla.

Serro gli occhi per un istante. Mi pento sempre delle decisioni che prendo, ma quei messaggi non sono altro che stupidi tentativi per rimettere in piedi un'amicizia che ormai ha perso i pilastri importanti su cui è stata costruita. È inutile erigere un nuovo appartamento, se prima non si è convinti che sia stabile. Ed io proprio su questa amicizia non ci scommetto più nulla. Neanche un centesimo.

Spengo il cellulare con il cuore nello stomaco e lo abbandono sul comodino. Sollevo la testa per scrutare il letto di Reby.
Recupero le coperte con la mano, me le tiro fin sopra il naso e mi arrotolo come un involtino girandomi su di un fianco.

«Notte sorellina.»
Reby ruzzola a pancia sopra in un tonfo senza rispondermi.                                                                                                     E sonno è stato.  

                                                                         Angolo della Love 

Questo capitolo ha subito profonde modifiche. Alcune frasi sono state cancellate e altre invece sono state lasciate ma corrette. C'erano dei periodi superflui. Frasi che mostravano discordanze, ripetizioni e altri piccoli errori di ortografia come virgole di troppo o interruzioni sbagliate. Man mano che aggiungerò capitoli completamente revisionati vi pregerei di scrivere sotto i capitoli ogni errore che avete riscontrato nella lettura in modo che io lo possa correggere. 

Vi ringrazio per la disponibilità. I capitoli del Sequel Your Song 2 continueranno, il tempo di riuscire a conciliare il tempo e le idee, ma invito a chi non  è passato nel primo di dare un'occhiata  e di farmi sapere se la trama vi piace, vi ispira e seguirete la storia. 

Ci vediamo nei capitoli di Your Song 2. 

Vi lascio, la vostra Love

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