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Sono passati cinque giorni da quando ho incontrato Camille al bar e ho scoperto che sapeva tutto di me e Ryan.
Sono arrabbiata con lui. Non doveva farmi una cosa del genere. Sa che non vado d'accordo con Camille, sa quello che ha fatto insieme alle sue amiche. Perché mi ha fatto questo?
Domani tornerà e io non ho più così tanta voglia di vederlo.
Ci sentiamo, ma sono piuttosto fredda con lui. Se n'è accorto e mi ha chiesto cosa avessi; gli ho risposto che tutto sarebbe potuto andare meglio se qualcuno non avesse parlato di troppo.
L'ho sentito un attimo trattenere il fiato, poi riprendere a respirare.
<< Mi racconterai cosa è successo quando tornerò. Non è il caso di parlane al cellulare. >> mi ha detto.
Io sono più che convinta che abbia capito mi riferissi a lui.
Ho sentito la sua agitazione.
Prendo i libri per studiare e mi siedo alla scrivania.
Il cellulare squilla e sussulto. Lo prendo e lo sblocco: è un messaggio di Ryan.
Sospiro e lo apro per leggerlo: "Ciao piccola, come stai? Ancora un po' e finalmente potrò stringerti a me. Mi manchi così tanto."
Leggere questo messaggio mi fa sorridere, ma subito ritorno in me e ricordo il perché sono arrabbiata con lui. Il problema è che mi manca da impazzire, nonostante quello che ha fatto.
"Hai ragione. A domani." Continuo ad essere fredda, perché continuo ad essere arrabbiata.
Ricevo subito un altro messaggio:
"Piccola, sento che è successo qualcosa.  Lo capisco dai tuoi messaggi. Sei così fredda. Ho fatto qualcosa di male?"

Sospiro ancora e digito velocemente il messaggio: "Non ho alcuna intenzione di parlarne ora. Quando torni parleremo." Invio il messaggio e aspetto che mi risponda, ma non lo fa.
Blocco il cellulare e lo poso sulla scrivania e mi metto a studiare.  Non
posso farmi distrarre da lui. Voglio migliorare, voglio che i professori siano orgogliosi di me e che dimentichino l'Alexa di un tempo. Quella che non voleva studiare, quella che saltava la scuola, quella che non seguiva mai le lezioni. Voglio che conoscano la nuova me e ne vadano fieri. Anche se devo ammetterlo, la maggior parte del mio cambiamento è dovuto a Ryan. Se non fosse entrato a far parte della mia vita non credo sarei a questo punto oggi.

Sono passati venti minuti e di studiare non ci penso proprio; non che non voglia, ma penso a Ryan. Non mi ha ancora risposto al messaggio, mi chiedo se almeno se lo abbia letto.
Chiudo i libri, prendo il cellulare ed esco di casa.
<< Cavolo, ho dimenticato il cappello e la sciarpa! >>
Fa freddo e rischio di prendermi qualcosa se non rientro dentro a prendere sciarpa e cappello.
Busso perché tra l'altro mi rendo conto di aver dimenticato anche le chiavi di casa.
Mia nonna mi apre e mi chiede cosa avessi dimenticato.
<< Sciarpa, cappello e chiavi di
casa. >>
Mia nonna scoppia a ridere:
<< Nient'altro? >> chiede divertita.
Forza un sorriso per non dare a vedere il mio malumore.
Corro in camera mia a prendere ciò che mi serve e poi finalmente vado via.
Quanto detesto quando la nonna mi fa le sue raccomandazioni: "stai attenta", "non metterti nei guai" "torna presto a casa".
Detesto! Detesto! Detesto!
Non sono più una bambina, e sono cambiata. Lo sa anche lei, me lo ha detto lei stessa, ma a quanto pare ormai è talmente abituata a farmele, che anche se sa che ormai le cose sono diverse dall'anno scorso le farà sempre.
Cammino a passo svelto sul marciapiede, sulla strada per il ponte di Brooklyn. Nonostante faccia freddo, è nel mio posto che voglio andare. Solo lì riesco a trovare la pace.
Mi siedo sul prato e mi stringo nel mio cappotto, poi mi stendo e guardo i nuvoloni grigi che coprono il cielo.
Spero non venga a piovere; il tratto da qui a casa è abbastanza lungo.
Chiudo gli occhi e ripenso alla conversazione con Camille.
Questa è un'altra cosa che mi dà da pensare. Perché proprio adesso? Perché vogliono scusarsi con me?
E Ryan... Perché non mi ha detto che ha parlato con Camille di noi due? Poteva anche dirmelo al cellulare, ma non lo ha fatto. Perché? Di cosa ha paura? Che mi arrabbi? Beh! Sono arrabbiata lo stesso. Forse, e dico forse, se lo avessi saputo da lui e non da Camille, le cose sarebbero diverse e ora non mi troverei qui a trovare un po' di pace per il mio cervello. A quanto pare nemmeno più questo posto mi distrae dai miei problemi. Non faccio che pensare, pensare e pensare, e non ce la faccio più.
Una goccia mi bagna il viso.
Apro gli occhi e i nuvoloni che prima erano di un grigio chiaro, ora sono neri come la notte.
Scatto in piedi e comincio a correre, ma tanto ormai sono spacciata.
La pioggia si scaglia sulla città in modo violento.
Cerco di portarmi alla testa il cappotto, ma ormai sono completamente bagnata. Con i capelli fradici incollati alla mia faccia, corro più forte che posso diretta verso casa. Di colpo mi fermo, alzo il viso al cielo permettendo ai grossi goccioloni d'acqua di cadere sul mio viso, chiudo gli occhi e tiro un forte sospiro, non so se di sollievo o di disperazione.
Cambio direzione. So che quello che sto per fare è sbagliato, ma voglio farlo e lo farò.

<< Ciao Alexa! Cosa fai sotto la pioggia, entra! >> esclama spostandosi per farmi passare.
<< Devo parlarti. >> dico.
Sospira e mi sorride: << Speravo questo quando ti ho vista davanti la porta di casa mia. >>
<< Camille... Mi spieghi perché volete che io vi perdoni? >>
Mi prende la mano e io non la tiro via.
<< Abbiamo capito che tutto quello che stavamo facendo era sbagliato. Non è colpa tua se è successo quello che è successo. È Blake. Lui e i suoi stupidi amici ti hanno rovinata. Tu non hai colpa. >> dice.
I suoi occhi fissi nei miei.
Si dice che la verità sta negli occhi. Se vuoi capire se la persona che ti sta parlando sta mentendo o no, basta guardarla negli occhi.
Chi mente non ti guarda negli occhi, fissa a terra, cerca con lo sguardo qualcosa che in realtà non cerca davvero. Chi ti dice la verità, invece, ti guarda dritto negli occhi.
Camille lo ha fatto e voglio crederle.
<< Camille... >> sibilo.
<< Io... Ci sono rimasta davvero male quando ho scoperto quello che hai fatto con Claire e Vera. Ti consideravo mia amica e sincerante una cosa del genere non me la sarei aspettata. >>
Annuisce, abbassa lo sguardo sconfitta.
<< Hai ragione. So perfettamente che non merito il tuo perdono, ma ci spero.
Alexa, puoi anche non credermi, ma il tempo che abbiamo passato insieme mi ha fatto capire che sei davvero una persona speciale. Non meriti tutto quello che ti abbiamo fatto. >>
Resto in silenzio perché so che vuole aggiungere altro. Ho imparato a conoscerla.
<< Io ti voglio bene. >>
Spalanco gli occhi e resto a fissarla senza aprire bocca.

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