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31

Questa mattina per cercare di dimenticare quello che è successo l'altro giorno alla festa di Reby, ho deciso di andare a fare jogging; forse mi aiuterà a mettere un po' di ordine nella mia testa.
Sono ancora disgustata per quello che ha fatto Blake, e confusa per lo strano comportamento di Ryan. È stato un po' freddo, ed è andato via da casa mia così in fretta... Quasi stesse scappando.
Che stesse scappando da me?
L'ho sentito poco, e non si è fatto ancora vedere; però almeno non ha smesso di parlarmi. Mi chiedo se sappia quello che è successo...
Con le cuffie nelle orecchie, e sulle note della canzone di Evanescence con "Lithium", continuo la mia corsa.
Oggi è una bella giornata di sole, il cielo è limpido e non c'è nessuna nuvola nei paraggi. Le temperature sono abbastanza alte, e quando il tempo è così a me viene voglia di andare nel mio posto preferito, però è quasi ora di tornare a casa; devo fare una doccia, cambiarmi e pranzare.
Metà della mia giornata è programmata in questo modo, l'altra metà non ne ho idea; sarei tentata di chiamare Ryan, ma ho paura che non mi risponda, o che se mi risponda, lo faccia in malo modo. Non so perché penso al perché dovrebbe trattarmi male, ma lo penso, e mi sento male al solo pensiero che potrebbe accadere.
Ho conosciuto Ryan per caso, ma è stato il caso più bello, perché questo ragazzo è riuscito a rendermi felice - cosa che oramai credevo impossibile dato il mio passato - e ora il pensiero di perderlo mi uccide. Non riesco a immaginare la mia vita senza il mio migliore amico.
D'un tratto il mio cellulare squilla e io sussulto; senza capire come, mi ritrovo a terra con un forte dolore alla caviglia.
Mi guardo intorno e noto la radice di un albero sbucare dal terreno.
Cavolo! Non l'ho proprio vista!
Mi metto a sedere e poggio entrambe le mani a terra, ma non appena tento di rimettermi in piedi, il dolore forte alla caviglia me lo impedisce.
<< Ahi! >> strillo strizzando gli occhi e poggio una mano sulla caviglia dolorante.
<< Signorina... Si è fatta male? >> una signora dall'aspetto gentile mi si avvicina.
<< Sono caduta, e ora mi fa male. >> spiego.
Si accovaccia e mi sorride: << Chiamo il 911, tranquilla. Credo ti sia presa una bella distorsione. >>
La guardo confusa.
<< È una dottoressa lei? >> chiedo.
Sorride ancora e annuisce: << Mi prenderò io cura di te. >>
Le sorrido e la ringrazio per la sua gentilezza.
Mi sfiora la guancia con la sua piccola mano, e dice: << Non dirlo nemmeno tesoro. Riesci ad alzarti? Ci sediamo su quella panchina mentre aspettiamo i soccorsi. Avvisa i tuoi genitori così... >>
Scuoto la testa: << Arrecherei solo preoccupazioni inutili, è solo una caviglia dialogata. >> dico.
<< Ma chi verrà a prenderti? >>
Scuoto la testa: << Posso tornare a casa anche da sola, non si preoccupi. >>
La signora mi guarda con aria di rimprovero: << Neanche per sogno, ti accompagnerò io dopo. >> insiste.
Sospiro e faccio spallucce, poi comincio a giocare con le unghie.
<< Allora... Ce la fai ad alzarti? Ti aiuto. >>
Annuisco e lei mi porge una mano che io prendo con piacere.
Non mi capita spesso di incontrare persone del genere; si, è comunque una dottoressa, ma ha un viso dolce e sembra davvero una brava persona. Anzi no, non lo sembra. Lo è.
Prendo la sua mano, ma poi lei mi porta un braccio sotto la spalla e mi aiuta ad alzarmi.
Poggio il piede a terra, e il forte dolore mi fa lanciare un urlo disumano.
Credo chiunque lo abbia sentito, si sia spaventato.
La signora mi guarda dispiaciuta: << Ti fa tanto male? >>
Annuisco, << Abbastanza. >> ammetto.
<< Vieni, sediamoci qui. >> indica la panchina e poi mi dice di poggiarmi a lei, così lo faccio e con il suo aiuto andiamo a sederci sulla panchina.
Sospiro di sollievo quando mi siedo e mi sorride; poi prende posto accanto a me e mi porge la mano: << Sono Hanna. >> la stringo e le dico il mio nome.
<< Bel nome... >>
Le sorrido e la ringrazio.
<< Come sei caduta? >> chiede dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante.
Scuoto la testa: << Stavo facendo jogging, quando mi è squillato il cellulare e non ho visto la radice dell'albero. >>
Inarca un sopracciglio: << La radice dell'albero? >>
Annuisco: << C'è una radice che fuoriesce dal terreno, guardi. >> indico il punto della mia caduta.
<< È vero. Hai ragione. Come è possibile? >>
Faccio spallucce: << Non lo so. >>
<< Bene... Io... >> comincia, ma viene interrotta dal suo cellulare che squilla. Risponde, e mentre parla al cellulare, si guarda intorno.
<< Si, siamo qui. Siamo seduti sulla panchina, venite verso il chioschetto, dove c'è la fontana. >>
Sembra così seria adesso.
<< Sono arrivati. >> dice quando riattacca e la guardo posare il cellulare in borsa.
Annuisco e aspettiamo che ci vengano a prendere.

Quando arriviamo in ospedale, i dottori mi fanno la radiografia e in effetti, proprio come aveva detto la signora Hanna, ho una distorsione.
<< Signorina, deve stare a riposo per venti giorni. Non deve camminarci sopra, assolutamente. Se vuole che guarisca in fretta ascolti il mio consiglio. >> dice il dottore che mi sta seduto di fronte. La signora Hanna torna in stanza, e mi aiuta ad alzarmi dalla sedia.
<< Vieni, ti accompagno a casa. >>
Mi alzo facendo attenzione a non poggiare il piede a terra.
Tenendomi sotto braccio alla signora Hanna, arriviamo all'ascensore, e scendiamo al piano terra per poi arrivare alla macchina.
Quando si siede al lato guida, allaccio la cintura, e aspetto che metta in moto e parto per ringraziarla ancora: << La ringrazio ancora signora Hanna. >>
Si volta verso me e mi sorride, poi torna a guardare la strada avanti: << Non chiamarmi "signora Hanna". Mi fa sentire vecchia. Lo so che lo sono, ma è brutto... >> dice ridacchiando.
<< Non è vecchia! >> esclamo.
<< Lo so, ma comunque chiamami Hanna. >> mi fa un sorriso a trentadue denti e io ricambio.
<< Va bene. Allora grazie Hanna. >>
Annuisce soddisfatta: << Ora va meglio. >>
Nel frattempo il mio cellulare ha cominciato a squillare e lo prendo per vedere chi mi cerca, anche se in realtà so già chi è.
Leggo sullo schermo "nonna" e sbuffo alzando gli occhi al cielo.
<< Tua madre? >> chiede.
Annuisco coprendo lo schermo in modo che non possa leggere.
<< Si. >>
Vede che lo metto via e allora mi dice di rispondere, che sarà preoccupata.
<< Dille che stai bene e che stai tornando a casa. >>
Scuoto la testa: << Glielo dirò quando sarò a casa. >>
Mi guarda confusa: << Perché non vuoi? >>
Sbuffo: << Perché altrimenti diventerebbe troppo apprensiva, e io questo non lo sopporto. >>
Annuisce: << Capisco. >> risponde solamente.
Il resto del tragitto lo abbiamo fatto in silenzio, mi ha chiesto solo che scuola frequentassi e cosa vorrei fare dopo aver finito di studiare.
A questa domanda non ho saputo rispondere; non so cosa fare dopo il liceo, ma credo che quando sarà lo saprò.
Siamo quasi arrivate, così le mostro la strada, e quando si ferma sotto casa mia, fa per scendere dall'auto e aiutarmi, ma la fermo: << Faccio da sola, ce la faccio. >> le dico gentilmente.
<< Va bene. >>
La ringrazio ancora - credo per la millesima volta - e vado via.
Quando sto per chiudere la portiera dell'auto, mi chiama: << Posso lasciarti il mio numero? Così mi aggiorni della tua situazione, e poi magari se qualche volta hai bisogno di un consiglio, puoi chiamarmi. >>
<< Certo. >> e non appena lo dico, prende un foglietto dal cassettino del cruscotto, una penna, e scrive il suo numero, poi me lo porge.
<< Mi chiamerai? >>
Leggo il numero, poi annuisco e lo metto in tasca.
Sorride e ricambio, poi piano, salgo le scale ed entro a casa.
<< Nonna! Sono tornata. >> dico entrando in cucina.
Mia nonna mi viene incontro come una furia, ma non appena mi vede in difficoltà a camminare, mi chiede cosa mi è successo, così mi siedo e le spiego tutto.
Si porta le mani alla bocca: << Perché non me lo hai detto? Perché non mi hai chiamato? Sarei venuta a prenderti, chi ti ha riaccompagnata qui? >> chiede disperata.
<< La dottoressa che mi ha soccorso, mi è rimasta accanto per tutto il tempo e ai è anche offerta di accompagnarmi. >> spiego.
<< Chi è? Voglio ringraziarla. >>
Scuoto la testa: << L'ho fatto già io. Non so quante volte. Credo basti... >> dico ridacchiando.
<< Va bene, adesso però va a sdraiarti sul letto e non ti muovere. Ti porto io da mangiare. >>
Eccola che comincia a trattarmi come una malata terminale.
Faccio come dice e mi stendo sul letto. Prendo il cellulare e vedo se mi sono arrivati messaggi da Ryan. Niente. Nemmeno una chiamata. Non vorrei che la nostra amicizia sia finita. Ne soffrirei tanto. Mi sono affezionata così tanto...
Adesso ho bisogno di riposare un po', ma prima di mangiare, sto morendo di fame. Più tardi proverò a chiamarlo e a parlargli. Voglio chiedergli se tra noi va tutto bene. Io spero di sì.
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Enorme ritardo. Lo so. Perdono! 🙏🏻

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