29
Ieri sera mi sono divertita tanto con Ryan. Mi è mancato tanto, mi sono mancate le sue battute, la sua risata, la sua capacità di farmi stare bene, come non lo sono mai stata.
Siamo andati in pizzeria e abbiamo ordinato tutto quello che ci andava di mangiare: pizze, rustici, patatine fritte, crocchè, arancini...
Okay si, abbiamo mangiato tanto, tantissimo. Così tanto che non riuscivo quasi a respirare per quanto ero piena.
<< Ci sarai allora questa sera Alexa? >> Walter interrompe i miei pensieri.
Annuisco sorridendogli.
<< Ci sarò... >>
Non posso mancare alla festa di Reby, ma resto sempre dell'idea che tutto questo non le piacerà, per niente.
<< A cosa pensavi? >> Walter mi fa l'occhiolino e mi da una leggera gomitata, io gli lancio un'occhiataccia e gli faccio la linguaccia.
<< Suvvia! Puoi dirmelo... A cosa pensavi? >> mi scruta attentamente.
<< O dovrei dire "a chi"? >> fa le virgolette con le dita.
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo: << Piantala Walter... >>
Sorride: << Lo sapevo! >> esclama.
Inarco un sopracciglio: << Sapevi cosa? >> chiedo.
<< Chi è? >> chiede divertito.
Incrocio le braccia al petto e sbuffo.
<< Sei sulla cattiva strada. Non c'è nessuno... >>
Ridacchia: << Il tuo sorriso mi dice tutt'altro. >>
Sto sorridendo? Non me ne sono resa conto.
Scuoto la testa: << Sorrido perché pensavo a ieri sera. >>
<< Cosa è successo ieri sera? >>
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
<< Sputa il rospo tesoro. >>
<< Ma niente! È tornato Ryan e ieri siamo usciti insieme e mi sono divertita. Come sempre... >>
Walter si rabbuia. Credo non sopporti Ryan e non capisco il perché. Eppure non gli ha fatto niente...
<< Ah, capisco. >>
Sorrido ignorandolo. Detesto quando fa così: un attimo prima sprizza felicità da tutti i pori, ma basta che pronunci il nome di Ryan per cambiare completamente atteggiamento.
<< Vieni dopo alle prove? >> chiede.
Annuisco e gli sorrido: << Certo. >>
Sinceramente? Avevo completamente dimenticato delle prove. Ieri sono stata talmente bene in compagnia di Ryan che il mio cervello si è azzerato completamente.
<< Okay. >> dice solamente.
Restiamo in silenzio, fino a quando la prima campanella suona per avvisarci che a breve ricominceranno le lezioni, allora ci alziamo: << A dopo allora. >> Walter mi rivolge un sorriso e mi saluta con un cenno della mano.
<< Ciao. >> ricambio.
Ognuno se ne va per la sua strada e io vado al mio armadietto per prendere i libri delle prossime due ore.
Arrivo al mio armadietto e prendo il necessario, lo chiudo ed entro in classe.
<< Buongiorno. >> dico con voce bassa, non credo mi abbiano sentito, ma poco importa; è indifferente. E poi nessuno mi ha degnato di uno sguardo, non c'è nemmeno Camille, almeno con lei la lezione sarebbe passata in un attimo. Ma come sempre la fortuna non è dalla mia parte.
Le ultime due ore non volevano proprio passare, ma per fortuna sono passate.
Ora sono al mio armadietto, poso i libri e devo correre in aula per le prove con il gruppo di teatro.
Non appena entro in aula, trovo tutti riuniti in cerchio e non appena il professor Benson si accorge della mia presenza, mi fa segno di unirmi a loro.
<< Vieni. Aspettavamo te per iniziare. >>
Faccio come dice e mi aggiungo a loro. Mi posiziono accanto a Reby che sembra così tranquilla. Ovvio. Non sa ancora cosa accadrà questa sera; chissà cosa le avranno detto per farla andare a casa di Terry.
La festa a sorpresa è stata organizzata a casa sua.
<< Mi scusi se ho fatto tardi. >> mi scuso con il professor Benson, che mi sorride e scuote la testa come a dire: "non preoccuparti".
È sempre gentile con me, credo sia l'unico in questa maledetta scuola che ha sempre qualcosa di carino da dirmi.
<< Va bene ragazzi se proviamo prima la parte di Alexa? Non so, non mi convince, vorrei cambiare qualcosa. >>
Dice grattandosi il mento.
Sposto il peso da una gamba all'altra e incrocio le braccia al petto: << Sono io? Sono io che non la convinco professor Benson? >> comincio ad agitarmi. Comincio a pentirmi di aver scelto questo corso, so di non essere in grado. È solo che voglio davvero provate a fare qualcosa di buono...
<< Ma cosa dici Alexa? No! Non credo sia tu, assolutamente. Credo che tu sia in grado di recitare, e questa parte ti si addice. Non dirlo più perché tu sei bravissima. >>
Le sue parole mi danno conforto.
La mia parte? Mi si addice? Non saprei... Parla di una ragazza orfana che sgobba tutto il giorno al lavoro per vivere. Be'... Io non lavoro, ma sono orfana di genitori. Okay, solo mia madre. Mio padre è ancora vivo, ma non è mai venuto a cercarmi, non ha mai voluto conoscermi, no so se sappia che la mamma è morta per mettere al mondo me. Poco mi importa di lui, se un giorno dovesse presentarsi a casa con l'intenzione di conoscermi, gli chiuderò la porta in faccia e gli dirò di andare via e non tornare.
Appena terminano le prove, torno a casa; devo iniziare a prepararmi se non voglio fare tardi.
Prima di tutto faccio una lunga doccia rinfrescante, e lo shampoo; i capelli li arriccio un po' alle punte - per quello che riesco ad arricciare - e mi trucco un po': metto solo un po' di eye-liner, mascara, blush e gloss.
Finito con il trucco, passo al l'abbigliamento: indosso una gonna nera, di pelle, corta fin sopra le cosce, una camicia bianca con maniche a tre quarti e stivaletti neri di pelle che arrivano alla caviglia.
Sono le 18:30 e sono pronta a uscire di nuovo.
<< Nonna, io vado. >>
Mia nonna mi guarda allibita: << Ma tesoro sei tornata a casa solo due ore fa, dove vai adesso? >>
Sospiro ed entro in cucina; c'è un delizioso profumo di cupcake.
Chiudo gli occhi e ispiro quel profumo.
<< Nonna hai fatto i cupcake? >>
Annuisce: << Tieni. Prendine uno. Dove vai? >> chiede ancora.
<< È il compleanno di Reby e le hanno organizzato una festa a sorpresa. >> le spiego.
<< Che bello... >> sorride.
Annuisco e faccio spallucce: << Non so se le piacerà la sorpresa, una volta ha detto di odiare queste cose. >>
<< Ah... >> non aggiunge altro.
<< Nonna vado, o farò tardi. >>
Annuisce e io vado via, ma portando con me un cupcake che addento prima di uscire di casa.
Quando arrivo a casa di Terry, Reby ancora non è arrivata.
<< Alexa! Vieni! >> Terry mi fa segno di raggiungerli, e così raggiungo i miei amici che se ne stanno seduti sul divano a bere le loro bevande.
<< Vuoi la Coca? >> chiede Terry.
Scuoto la testa.
<< C'è l'aranciata se vuoi, o altrimenti c'è il succo o... >>
<< Sto bene così, grazie. >> la interrompo.
Mi sorride e io ricambio.
<< Se vuoi da bere fai pure. >> mi fa l'occhiolino e io annuisco.
<< Reby? >> chiedo.
<< Arriva tra un po'. >>
<< È stata dura convincerla? >> chiedo ridacchiando.
Scuote la testa: << Può sembrarti strano ma no. Ha subito accettato l'invito. >>
In effetti è un po' strano; si fa sempre pregare quando le chiediamo di venire a casa di una di noi.
Mentre gli altri chiacchierano tra loro, io faccio un giro per la casa.
Terry ha una casa davvero fantastica.
Un enorme salone stile rustico moderno, una scala porta al piano di sopra dove presumo ci siano le camere da letto.
Guardo fuori il terrazzo, e a ciò che vedo non riesco a crederci.
Blake. È qui. Con i suoi amici. Sempre i soliti.
Non faccio in tempo ad andare via che Blake mi chiama.
<< Alexa... Aspetta. >> mi fermo all'istante restando di spalle.
Sento dei passi e poi mi sento afferrare per le spalle.
<< Alexa, ti prego aspetta. >> sussurra.
Mi volto e me lo ritrovo a pochi centimetri da me.
<< Blake... >> sussurro.
<< Possiamo parlare? >> dice con tono supplichevole.
Mi guardo intorno non sapendo cosa rispondere.
<< Reby! >> sento Terry urlare e posso ritenermi salva.
<< Sorpresa! >> urlano tutti.
Mi volto di nuovo verso Blake e scuoto la testa: << Devo raggiungere i miei amici. >> dico e vado via.
<< Reby! Tanti auguri! >> corro verso di lei e mi fiondo tra le sue braccia.
Ridacchia e mi ringrazia.
<< Ragazzi, ma cos'è? >> chiede sorpresa.
<< Festa a sorpresa, non lo hai ancora capito? >> dice Walter ridacchiando.
Si porta le mani alle labbra e quasi le vengono le lacrime agli occhi.
Un momento... Ma non aveva detto che non le piacevano queste cose?
Allora lo avrà detto giusto per dirlo. Allora le piacciono le feste a sorpresa!
Bugiarda!
<< Grazie ragazzi. Vi voglio bene. >> dice con il labbro tremante.
Ci abbraccia uno ad uno, e quando abbraccia me e ringrazia anche me io alzo le mani e dico: << Non ho fatto niente io. È tutta opera loro. >>
Mi sorride: << Ci sei. È ciò che conta di più per me. >>
Un'ora dopo, siamo ancora tutti insieme a festeggiare Reby. Si sta divertendo un casino; io invece mi sto annoiando. Più che altro, pensare che Blake si trova nella stessa stanza dove sono io, mi agita un po'.
Di tanto in tanto mi cade un occhio su di lui, e lo vedo fissarmi, distogliere lo sguardo e sospirare.
Anche adesso, e questa volta però invece di distogliere lo sguardo, mi sorride e comincia a camminare verso di me.
Prendo aria nei polmoni. Oddio! Cosa fa?
Mi guardo intorno cercando di trovare una via di fuga, ma non ce n'è.
<< Alexa... >> è a un soffio dal mio viso.
Trattengo il respiro: << Cosa vuoi Blake? >> dico con un filo di voce.
<< Voglio parlare con te. >>
Sospiro: << Io no. >>
<< Ti prego. Vieni con me. >>
Mi prende per mano e mi trascina via con se'.
<< Dove mi porti? >>
<< In un posto tranquillo dove possiamo parlare con tranquillità, senza che nessuno ci disturbi. >>
Entriamo in una camera, chiude la porta e io sussulto.
<< Blake io non ho intenzione di tornare a come eravamo prima. >>
Si rabbuia.
<< È tutto quello che desidero. >>
Incrocio le braccia al petto e resto a distanza da lui.
<< Io no. >>
<< Alexa, ti prego mi dispiace. Non voglio che mi resti lontano. Io ti
amo. >> non appena pronuncia quelle parole, scoppio in una risata amara.
<< Se mi amassi davvero, non avresti fatto quello che hai fatto. >>
Abbassa lo sguardo e io faccio per andare via, ma lui mi afferra per un polso e mi attira a se'.
Con le mani sul suo petto, fisso i miei occhi nei suoi.
<< Blake... >> sussurro.
<< Lasciati baciare, baby. >> si avvicina a me e mi posa un bacio a stampo sulle labbra; quando si allontana, fisso le sue labbra e mi avvicino di più a lui e mi alzo sulle punte per baciarlo di nuovo, ma questa volta lui ci infila la lingua.
<< Alexa... Ti va di venire con me? >> mi prende per mano e prima possa dire qualcosa, stiamo già andando verso i suoi amici.
<< Ragazzi vi ricordate di Alexa? >>
Mi sento i loro occhi puntati addosso e questo mi fa sentire in imbarazzo.
Ci sediamo e mi offrono una birra, anche se non sono del tutto convinta sia birra, ma mando giù senza discutere.
Mezz'ora dopo mi sento un po' brilla, mi sto divertendo con i ragazzi, sono molto simpatici.
Con la coda dell'occhio, vedo lo schermo del mio cellulare illuminarsi, lo prendo e vedo che è solo una notifica di Facebook.
Lo blocco, ma poi, non so perché, mi viene da digitare il numero di Ryan.
Porto il cellulare all'orecchio e risponde subito: "Hei Alexa."
"Ryaaan!"
"Alexa, sei ubriaca? Dove sei?"
Arriccio il naso perché questo suo tono mi ha dato fastidio.
"Sono un po' brilla e sono a una festa"
Dico con tono cantilenante.
Riattacco e rimetto il cellulare in borsa.
<< Chi hai chiamato? >> chiede Blake avvicinandosi a me.
<< Ryan, il mio amico, perché? >> dico con tono disinvolto.
Lui annuisce e mi offre un altro bicchiere di birra, o di qualsiasi cosa essa sia.
Venti minuti dopo, sono ancora con ì ragazzi divertimi, quando mi sento afferrare per un braccio e tirare via.
Alzo gli occhi e mi ritrovo Ryan davanti.
<< Cosa ci fai qui tu? >> chiedo sorpresa perché non capisco come abbia fatto a sapere dove mi trovassi.
<< Vieni via, sei ubriaca fradicia. >> dice tenendomi il polso stretto.
<< Lasciami Ryan. >> sbotto e tiro via il braccio.
<< Alexa piantala, vieni! >> mi ordina.
<< Oh! Tu non sei né mia madre né mio padre. Non puoi dirmi cosa
fare! >>
Scuote la testa: << No. Non lo sono, ma sono tuo amico e voglio che tu venga con me, non ti fa bene stare in queste condizioni. >>
Lo guardo sconcertata, mi volto di spalle e me ne vado.
Ritorno da Blake e i suoi amici.
Vedo Ryan continuare a fissarmi, per ripicca bevo ancora e ancora.
Blake mi sta così vicino; mi sfiora le cosce - ma io non lo fermo - mi sfiora i capelli, li arriccia alle dita, come ha sempre fatto, e poi prende a baciarmi sul collo.
Lancio un'occhiata a Ryan e lui è ancora lì a braccia conserte a fissarmi irritato, furioso.
Ma cosa vuole? Io davvero non lo capisco! Mi bastano già mia nonna e mio nonno a farmi la ramanzina, adesso ci si mette anche lui!
Continuo a bere, fino a non rendermi più conto di quello che faccio e dico.
Forse ho esagerato, ma non mi importa. Sono maggiorenne e faccio quello che mi pare.
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