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<< Allora Alexa, vieni anche tu alla festa? >> Walter sta cercando di fare comunicazione con me da circa mezz'ora, ma non riesco a prestargli attenzione; la mia mente è altrove, adesso. Più che altro a chilometri da qui.
Questa sera Ryan e i ragazzi hanno la serata, e io non sono potuta andare perché ho l'incontro con la dottoressa.
Tempo fa non l'avrei fatto, ma ora si: avrei rinunciato all'incontro solo per vederlo suonare.
È un buon segno no? Non avere costantemente bisogno di parlare con la tua psicologa per un minimo problema. Io credo di si...
<< Alexa! >> Walter richiama la mia attenzione passandomi una mano davanti al viso e io scuoto la testa e strizzo gli occhi: << Che c'è? >> sbotto.
Sbuffa infastidito. Lui...
Detesto quando non voglio ascoltare nessuno e starmene da sola con i miei pensieri, e tutti che cercano di parlarmi distraendomi da ciò che voglio fare.
<< Allora? Ci vieni alla festa? >> il suo tono è esasperato.
Sospiro e sbuffo, curvo le spalle e faccio spallucce: << Non lo so... >> rispondo brevemente.
<< Dai! Non puoi mancare! È la festa a sorpresa di Reby! >>
Reby tra due giorni compie gli anni: 18 per la precisione; e 18 anni sono importanti per la vita di un ragazzo o di una ragazza. A 18 anni diventi maggiorenne, indipendente. Gli adulti cominciano a prenderti sul serio su quello che dici, e non ti trattano più come un bambino: SEI MAGGIORENNE!
Non posso non mancare alla festa della mia amica! Che amica sarei!
Annuisco e gli sorrido.
I ragazzi le stanno organizzando una festa a sorpresa; ma ho paura che non le piacerà questa cosa. Una volta stavamo parlando della festa dei 18 anni; Terry era entusiasta all'idea di organizzare tutto, Reby invece ha sbuffato e ha detto di odiare le feste, più si tutte le feste a sorpresa.
<< Walter sei sicuro che rimarrà contenta? A me ha detto di odiare le feste, lo sa anche Terry. >> dico.
Annuisco convinto: << Le piacerà. A chi non piacciono le feste a sorpresa? >> incrocia le braccia al petto e raddrizza le spalle.
Ridacchio: << A Reby. >> dico seccata.
Walter mi guarda male inarca un sopracciglio: << Ne rimarrà felice. Non preoccuparti Alexa. La conosco da più tempo di te, so cosa le piace e cosa non le piace. >> mi fa l'occhiolino.
<< Okay, se lo dici tu... >>
Ma io resto dell'idea che non le piacerà per niente. Ho visto la sua espressione quando Terry parlava della festa di compleanno.
Infondo è vero: a chi non piacciono le feste?
A tutti piacciono. Si, okay. Ma c'è anche a chi non piacciono, no?
A me piacciono, ma se dovessi scegliere, preferirei fare una cosa intima con gli amici più stretti, magari una sera in pizzeria con i tuoi amici più cari; niente di più.
Spero solo che non ci resti male, anche se più che restarci male, credo si infurierà molto...
<< Le piacerà. >> mi fa l'occhiolino e terminiamo il pranzo in silenzio.
Altre due ore di lezione e poi finalmente posso tornare a casa.
<< Alexa, tu dopo scuola hai da fare? >> Walter parla con la bocca piena e a me viene voglia di prenderlo a schiaffi.
Detesto quando si ha la bocca piena e si parla.
Lo guardo in cagnesco e lui mi guarda confuso.
<< Che ho fatto? >> chiede.
Inarco un sopracciglio: << Hai parlato. >>
<< Che ho detto? >>
Sospiro, << Walter, chiudi la bocca e mangia. >> rispondo secca.
Lui alza le mani in segno di resa e dice: << Okay, okay. Ho capito. Scusa. >>
Finiamo di mangiare in silenzio, poi la prima campanella suona, e sempre in silenzio aspettiamo che suoni la seconda.
Un attimo prima di dividerci, Walter mi ferma e mi chiede cosa avessi.
<< Io non credo le farà piacere. >>
Non capisce di cosa io stia parlando;
<< A Reby non piacerà la tua idea; per niente. >>
Annuisce ma mi guarda come se fossi un fantasma. Ci salutiamo ed entriamo nelle nostre classi.

Al termine delle lezioni, prima di tornarmene a casa, mi incontro con le ragazze.
<< Alexa, ti va di venire con noi? Vogliamo andare a prendere un gelato e andare al Central Park. Ti va? >>
Sorrido a Reby che mi sta pregando con gli occhi di andare con loro, ma la verità è che non mi va molto di stare in compagnia; vorrei tanto starmene a casa; magari potrò anticiparmi qualche compito per i giorni seguenti.
Le sorrido e scuoto la testa: << No Reby. Scusa, ma non mi va. >> reclino il suo invito.
Annuisce delusa: << Okay. >>
Dopo qualche secondo di silenzio, chiede: << Va tutto bene? >>
No. Questa sera il mio amico ha uno spettacolo, e io non posso vederlo, e avrei tanto voluto; ed è per questo che ho l'umore a terra e non mi va di starmene in compagnia.
<< Si. Tutto bene. Ho solo voglia di starmene un po' a casa, e poi vorrei studiare un po'. >> dico.
Lei annuisce e ci salutiamo.
Il ritorno a casa lo faccio immersa nei miei pensieri.
Camille non l'ho sentita oggi, e non è nemmeno venuta a scuola. Provo a chiamarla, magari sa dirmi qualcosa di Ryan; non voglio chiamarlo, non voglio che si deconcentri per questa sera.
Immagino che sarà molto agitato, e una mia chiamata lo distrarrà.
Prendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni, digito il numero e porto il cellulare all'orecchio.
"Pronto, Alexa?"

"Ciao Camille... Come stai? Tutto okay? Perché non sei venuta a scuola questa mattina? Volevo chiederti di Ryan, come sta?"
La sento ridere da dentro il cellulare.

"Bene Alexa. Sto bene, tranquilla. Non sono venuta perché ho accompagnato Ryan, sono con lui adesso. Voleva che lo andassi a vedere. E... Sta bene; un po' agitato, ma bene."
Ridacchia di nuovo, e mi viene da sorridere anche a me.

"Perché non hai chiamato lui?"

"Non voglio che si distragga." Spiego.
Scoppia a ridere di nuovo.

"Tesoro non si distrae, non preoccuparti. Comunque ora è qui, e vorrebbe parlarti."
Spalanco gli occhi: "No! Non è per lui. Non voglio..."

"Non lo distrai. Tranquilla."

"Ma..." faccio per dire qualcosa, ma poi sento una voce maschile, quella di Ryan.
"Tu non mi distrai, okay? Quindi togliti dalla testa questa stupida idea."

"Hei... Ryan come ti senti? Pronto per questa sera?"

"Sinceramente avrei preferito ci fossi anche tu; forse sarei stato un po' più tranquillo." Dice con tono dolce.

Ridacchio: "Non dire stronzate."

"È così..."
Resto sorpresa per quello che mi ha detto.
Non sembrava scherzare, sembrava dicesse la verità. È davvero così sicuro che io sarei stato in grado di tranquillizzarlo?
Arrivo a casa e sto ancora parlando al cellulare con Ryan.
Gli dico che lui è bravo e che farà a tutti battere il cuore, esattamente come quel giorno è successo a lui.
"Scusami proprio, ma devo lasciarti. Abbiamo un ultima prova e poi dobbiamo andare al locale." Mi avverte.
Ci salutiamo, gli auguro il meglio e gli ripeto ancora che sarà una grande serata, e poi riattacchiamo.
Entro in camera mia con il sorriso stampato sulle labbra e mi prendo cinque minuti, poi entro in cucina per pranzare.
Mia nonna non c'è, ma mi ha lasciato già tutto pronto, così devo solo riscaldare e mangiare.
Adesso che so che Ryan è più tranquillo, lo sono anche io.
Spero davvero che vada tutto bene questa sera.

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