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25

È passata una settimana da quando io e Camille abbiamo parlato. Ci vediamo spesso, e non solo tra i corridoi della scuola o a casa mia. Proprio ieri siamo andate in giro per la città, lei in ogni negozio comprava quasi tutto - il pensiero della sua espressione ogni volta che provava qualcosa e rideva come un ebete, mi fa sorridere - , io invece ho comprato solo una camicetta, senza maniche, un po' lunga dietro. Mi è piaciuta subito appena l'ho vista.
<< Cosa vuoi, pollo o tacchino? >> mia nonna interrompe i miei pensieri con la solita domanda di tutti i giorni: cosa vuoi mangiare; ma ogni giorno ho due alternative diverse. E ogni volta a me non va nessuna delle due.
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo: << Quello che vuoi nonna, lo sai che ultimamente io e il cibo non andiamo per niente d'accordo. >>
Mia nonna mi guarda preoccupata e sospira, mi si avvicina e poggia una mano sulla mia spalla: << Tesoro mi preoccupi, perché non vuoi mangiare? >>
Alzo gli occhi su di lei e scuoto la testa: << Vorrei saperlo anche io; ma proprio non lo so... >>
<< Non puoi sforzarti un po'? >> insiste. Alzo gli occhi su di lei e scatto in piedi: << No! Non mi va di mangiare. Ecco tutto. Non insistere più! >> sbraito e me ne torno in camera mia.
Chiudo la porta violentemente e mi butto sul letto a pancia in giù. Sospiro rumorosamente e delle lacrime mi salgono agli occhi per poi scorrermi sul viso.
Affondo il viso nel cuscino e soffoco l'urlo che sta per uscirmi.
Chiudo gli occhi e aspetto che il sonno prenda il sopravvento.

Davvero non capisco cosa mi prende in questi ultimi giorni; mi sento così giù di morale.
<< Alexa fai colazione o no? >> mio nonno entra in camera mia, sembra terrorizzato.
Forzo un sorriso: << No, io passo. >>
Mio nonno esce dalla mia camera chiudendosi la porta alle spalle; finisco di prepararmi per poi uscire di casa.
Il tratto fino a scuola lo faccio immersa nei pensieri - quali non lo so nemmeno io perché non capisco nemmeno io perché mi senta così - metto le cuffiette nelle orecchie e faccio partire la musica.
Senza nemmeno accorgermene sono arrivata a scuola, giusto in tempo per entrare e cominciare un'altra giornata di scuola. Fortuna che domani è sabato...
<< Alexa! >> mi sento chiamare, e quando mi volto, Terry e Reby stanno correndo verso di me; poi vedo arrivare Walter con un mega sorriso stampato sulla faccia. Beato lui. Be' almeno uno di noi è felice...
<< Buongiorno ragazzi. >> dico con un filo di voce mentre poso gli auricolari nella tasca della giacca. Tengo tutto lì dentro; credo che tenere il cellulare in borsa sia piuttosto pericoloso.
Credo sia più facile che te lo rubino.
<< Entriamo insieme? >> chiedono e io annuisco. Terry mi prende a braccetto ed entro con loro. Un attimo prima di varcare la soglia della porta della scuola, mi volto, ma di Camille non c'è traccia. Mi chiedo dove sia, ma più che altro, spero stia bene.
<< Ci vediamo in mensa? >> Walter cammina indietreggiando salutandoci con la mano.
Io e le ragazze lo guardiamo allibite e annuiamo; e solo quando va via insieme diciamo la stessa cosa: << Voi ci capite qualcosa? >> scoppiamo a ridere.
<< Ma che gli prende? >> continua Reby.
Faccio spallucce e Terry scuote la testa: << Non lo so. >> dico.
È così diverso... A volte non sembra nemmeno lui.
La campanella che segna l'inizio delle lezioni suona, e cosi ognuno entra nella propria classe.

Nell'ora di pranzo, raggiungo gli altri in mensa.
Walter deve ancora arrivare, e questo è molto strano. Lui è sempre puntuale quando si tratta di mangiare.
<< Gli invio un messaggio. >>
<< No, aspetta. Può essere che è al bagno... >> dico.
<< Io glielo chiedo. È troppo strano! Tutto questo non è da lui! >>
Sospiro e Reby alza gli occhi al cielo.
Incrocia le braccia e mi guarda attentamente.
<< Che c'è? >>
<< Walter è strano, ma anche tu. Sei... Scostante. >>
Sbuffo. << Non lo so. Mi sento un po' così ultimante. Non posso farci niente. >> davvero non ci capisco niente.
Reby inarca un sopracciglio e Terry si sporge in avanti e parla più a bassa voce per non farsi sentire: << Così come? >>
Scuoto la testa: << Non lo so. >>
Finiamo di mangiare in silenzio, e poi rientriamo nelle classi. Walter non è venuto, e noi non abbiamo fatto altro che chiederci il perché...
Dopo le lezioni me ne torno a casa, è lungo il tragitto da scuola a casa, decido di chiamare Camille per chiederle perché non è venuta a scuola questa mattina. Spero stia bene, o almeno se così non fosse, spero non sia niente di grave.
"Alexa, ciao. Scusa se non ti ho avvisata che oggi non sarei venuta."

"Non preoccuparti. È tutto okay?"

"Si. È solo che è arrivato il mio cuginetto, e voleva restassimo tutti con lui a giocare. Ti va di venire?" Chiede.

Sospiro. Mi sorprende la sua domanda.
"Io non lo so."

"Dai, vieni. Te lo faccio conoscere, e poi c'è anche Ryan."

"Okay. Allora ci vediamo più tardi."
Dico e riattacchiamo.
Aumento il passo e cammino verso casa mia. Quando entro in casa, trovo il piatto a tavola - già pronto - e stranamente il mio stomaco borbotta e mi viene l'acquolina in bocca.
<< Tesoro, ti va di mangiare? >> mia nonna viene verso di me, prende la mia borsa della scuola che ho ancora in spalla e io annuisco.
Lei sorride e mi dice di andarmi a sedere perché ha preparato la cotoletta di pollo e le patatine fritte.
<< Ho pensato che magari vedendo questa roba così buona ti tornasse l'appetito. >> dice.
Sulle sue labbra si disegna un sorriso divertito.
Sa che adoro le patatine fritte, ma oggi, mi è tornata la fame.
<< Annuisco e scoppio a ridere guardando la faccia compiaciuta di mia nonna. >>
Prendo posto e mia nonna mette nel mio piatto due fette di cotoletta e una montagna di patatine fritte.
<< Nonna... >> scoppio a ridere.
<< Ma quante ne hai preparate? >>
Lei mi guarda, sorride e poi continua a mettermi le patatine fritte nel piatto.
<< Devi sfamare un esercito? >> scherzo.
Scuote la testa soddisfatta: << Devo sfamare la mia nipotina preferita che non mangia da giorni... >>
Ridacchio e comincio a tagliare la cotoletta e porto un pezzo alla bocca.
Chiudo gli occhi e l'assaporo.
<< Buona... >> dico con ancora il boccone in bocca.
Mia nonna ridacchia e si siede accanto a me, poggia il gomito sul tavolo e il mento sul palmo della mano e mi fissa mentre io continuo a mangiare.
<< Nonna io tra un po' esco. >> dico mentre l'aiuto a sparecchiare.
Mi guarda confusa: << E dove vai? >> chiede portandosi le mani sui fianchi.
<< Da Ryan. Camille, sua sorella, mi ha invitata a casa sua. >> spiego.
Inarca un sopracciglio: << Camille la sorella di Ryan? >>
Annuisco.
<< Ci siamo avvicinate in questo periodo. >>
Sorride e tira un sospiro di sollievo.
<< Allora vai. Ci penso io qui... >> mi toglie dalle mani i piatti che ho appena tolto dalla tavola.
<< Okay. Allora vado. >> corro in camera mia a prendere la borsa e infilo la giacca, per poi uscire di casa.
Lungo il tragitto a piedi, per mia sfortuna, mi scontro con Claire e Vera.
<< Guarda chi si vede! La nuova amica di Camille! La sfigata. >> mi insulta, ma io decido di ignorarla, se le facessi vedere che mi innervosisco, gliela darei vinta. È questo il suo intento: farmi innervosire e ridere di me.
Continuo a camminare senza voltarmi nella loro direzione.
Quando arrivo a casa da Camille, ho i nervi tutti tesi. Se ne accorge e mi chiede cosa mi succede. Le racconto dell'incontro con Claire e Vera e lei si irrigidisce.
<< Camille... >> distoglie lo sguardo per un attimo, poi torna a posarlo su di me.
<< Sei sicura di quello che hai fatto? Dico con Claire e... >> alza una mano per interrompermi.
<< Sicura. Tu sei molto meglio di quelle due... >> borbotta.
Faccio spallucce.
<< Okay, adesso basta. Vieni. Ti presento il mio cuginetto. Preparati; è una peste. >>
Ridacchio e seguo Camille in salotto.
Trovo Ryan seduto sul divano e il cugino tra le sue gambe, poggiato sul suo petto.
Li fisso e scoppio a ridere: << Sei davvero sicura sia una peste? A me non sembra... >>
Camille mi guarda di sbieco e dice: << Ryan è riuscito a calmarlo. Non so come ma ci è riuscito. >>
<< Alexa! >> Ryan posa gli occhi su di me e si alza facendo spostare il cuginetto dalle sue gambe.
Viene verso di me e mi abbraccia.
<< Wow! >> ridacchio sorpresa.
<< Che accoglienza. >> picchietto affettuosamente una mano sulla sua spalla.
<< Vieni. Ti presento mio cugino... David. >> mi prende per mano e mi fa avvicinare a lui.
Mi accovaccio davanti al divano per stare all'altezza del bambino e gli sorrido.
Il bambino sposta lo sguardo da me al cugino.
<< David, lei è una mia amica: Alexa. Saluta, non fare il maleducato. >>
Sbuffa e mi si avvicina e mi abbraccia.
Per quel gesto inaspettato resto con le braccia aperte, poi le avvolgo attorno al suo esile corpicino.
<< Andiamo a giocare? >> chiede.
Ryan alza gli occhi al cielo e sospira.
<< Hai giocato fino ad ora. >>
David lo guarda in cagnesco, ma più che in cagnesco lo guarda in modo buffo. Ridacchio per questo.
<< L'ho chiesto a lei infatti. >>
Ryan inarca un sopracciglio e io scoppio a ridere.
<< Ti va di giocare con me? >>
Annuisco.
<< Gioco anche io! >> esclama Ryan.
<< E io... >> Camille se ne sta sul divano a guardarci da quando ho messo piede in questa casa.
<< A cosa vuoi giocare? >> chiedo.
<< Mosca cieca! >> esclama entusiasta.
<< Ma per giocare a mosca cieca ci vogliono almeno dieci persone e noi siamo solo quattro! >>
David mette il broncio e incrocia le braccia al petto: << Non mi interessa. Io voglio giocare a mosca cieca. >>
Ryan sbuffa e dice: << Okay. Chi vuole essere bendato? >> chiede.
<< Tu! >> David gli punta il dito contro e Ryan mette il broncio.
<< No... >> frigna.
Scoppio a ridere. È buffo.
<< Si. Andiamo in giardino. >> David mi prende per mano e mi conduce con se e gli altri in giardino.
È enorme. Enormi siepi. Piante con fiori di tutti i colori: gialli, rosa, rossi, viola, arancioni... Bellissimi.
In un'aiuola c'è un grande ulivo e attorno altre piante con altri fiori.
Ce n'è addirittura una che ha lo stelo argentato, i fiori sono piccoli e lilla.
Wow! Non avevo mai visto una pianta del genere! È bellissima!
<< Cami prendi una benda. >> ordina David.
Camille si toglie il foulard che ha al collo e benda Ryan facendo un nodo dietro la nuca.
Poi lo prende per mano e lo conduce al centro del giardino. Gli fa fare dei giri su se' stesso, poi Ryan comincia a girare con le braccia in avanti - come uno zombie - cercando di prendere qualcuno di noi.
Cammina dietro Camille che corre come una matta, ridendo a crepapelle, poi però Ryan riesce a prendere e viene eliminata.
Siamo rimasti io e David.
Ryan mi viene dietro cercando in tutti i modi di prendere anche me, ma non ci riesce perché gli giro intorno, a destra e a sinistra; quando d'un tratto perdo l'equilibrio e gli cado addosso.
Rido si cuore e Ryan si toglie il foulard dagli occhi.
<< Praticamente ti sei eliminata da sola. >> sussurra.
Ridacchio e quando incrocio i suoi occhi, mi sento terribilmente a disagio in questa posizione: lui sdraiato con la schiena a terra e io sopra di lui.
Mi alzo e mi risistemo la maglietta che si era alzata facendomi stare con la schiena e la pancia scoperta.
Si alza anche lui e mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, tossisco e quando incrocio di nuovo i suoi occhi distolgo lo sguardo.
<< Quanto siete carini! Siete arrossiti! >> esclama Camille. Mi volto e le faccio una smorfia.
<< Continuiamo a giocare? >> David parla, ma non lo sento nemmeno.
Che imbarazzo! Vorrei scomparire. Volatilizzarmi.
<< No, andiamo a fare merenda. Vieni anche tu Alexa? >> Ryan tossisce per schiarirsi la voce.
Annuisco intimidita.
Cosa è stato? Perché mi sono sentita così a disagio a stargli così vicina?
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Scusate, scusate il tremendo ritardo! 😱
Spero il capitolo vi sia piaciuto..
Alla prossima

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