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17

Non appena apro la porta di casa, mia nonna mi viene incontro.
<< Finalmente sei tornata, vieni. >> mi prende per un braccio e mi trascina con se in cucina.
<< Nonna, ma che... Dammi il tempo almeno di cambiarmi! >> frigno.
Sono stanca morta; oggi è stata una giornata davvero faticosa.
Le domande di Claire sulle mie nuove amicizie, su Ryan, mi hanno stressato parecchio. Ci ho pensato per tutto il giorno, e ora che sono finalmente a casa, vorrei mettermi a letto e addormentarmi per spegnere un po' il mio cervello.
<< Guarda cosa ti ho preparato! >>
Mi sventola davanti la faccia un'enorme sciarpa viola.
La guardo confusa. << L'hai fatta tu? >> chiedo.
Da quando mia nonna si è data ai ferri?
<< Si! >> strilla entusiasta.
È bella, molto bella. Forse un po' troppo lunga, potrei farci dieci giri attorno al mio collo, però mi piace, ed è anche del mio colore preferito!
Mi fiondo tra le sue braccia, e per qualche secondo rimane con le braccia aperte, poi ricambia l'abbraccio.
<< Grazie! È bellissima! >> esclamo.
Ride tra i miei capelli e dice accarezzandomi da sopra i capelli:
<< Sono felice. >>
Sciolgo l'abbraccio, poi divertita chiedo: << Da quando ti dedichi ai ferri? >>
Ridacchia: << L'ho sempre fatto. >>
La guardo confusa. << E quando se ti vedo sempre in cucina a preparare qualche ricetta? >>
<< La sera tardi nel letto. Mi rilassa. È un po' quando tu leggi libri, ti rilassa; a me questo rilassa, e mi piace. >>
Ridacchio e l'abbraccio di nuovo.
<< Ti piace davvero? >> chiede.
Annuisco sincera. << Davvero davvero. >>
Scoppia a ridere e poi dice: << Adesso vai a riposarti, sarà stata una giornata pesante. >>
Non immagini quanto.
Entro in camera e lascio cadere a terra la borsa, poi mi butto sul letto a mo' di sacco di patate e respiro profondamente.
Okay, dovrei studiare un po'...
Mi alzo controvoglia dal letto e prendo i libri dalla borsa.
Comincio con inglese, poi con matematica, e mentre svolgo i miei esercizi di matematica - almeno ci provo - il mio cellulare squilla.
Lo prendo e leggo sullo schermo il nome di Ryan.
"Ciao..." rispondo mogia mogia.

"Che fai?"

"Studio un po'. Tu?"

"Io mi sto annoiando, ma tra un po' mi vedo con i ragazzi, ti va di raggiungerci?"

Mi piacerebbe tanto, però non voglio trascurare lo studio, quindi rifiuto il suo invito.
"Va tutto bene?" Chiede premuroso.
Mi vengono le lacrime agli occhi.
Ripenso a quello che ho detto oggi a Claire. Le voglio davvero ancora bene, però lei continua a tenermi lontana, da lei e da chiunque cerca di avvicinarsi a me, soprattutto chi conosce.
Tossisco per schiarirmi la voce e rispondo: "Tutto bene."

"Perché non riesco a crederti?"

"Perché sei uno stupido."

"Hei... Non sono stupido. Sono fin troppo bravo a capire quando una persona mente..." dice con tono scherzoso.
Non credo mio caro.
"Ryan... Scusa, ma dovrei studiare, o non riuscirò a finire nemmeno per stanotte."

"Davvero non vuoi venire?" Insiste.
Sospiro, mi guardo lo mani, poi alzo gli occhi al cielo per ricacciare dentro le lacrime che stanno di nuovo minacciando di scorrermi sul viso.
"Si. Scusa, ma voglio studiare."

"Okay, allora non insisto." Dice a voce bassa, e da questo deduco che sia rimasto deluso.

Questa mattina mi sveglio con il suono della sveglia nelle orecchie: << Ti odio! >> dico con voce assonnata.
Apro piano gli occhi e mi alzo dal letto, trascinandomi le gambe, entro nel bagno e mi sciacquo il viso, poi vado in cucina a fare colazione, ma poi sento il mio cellulare squillare.
Devo togliere quella maledetta suoneria! La detesto! A scuola metto il silenzioso, e quando torno a casa rimetto la suoneria! Ma perché?! Devo toglierla e basta!
Okay...
Prendo il cellulare e apro il messaggio che mi ha appena inviato Reby:
"Alexa buongiorno. Scusa se te lo chiedo, ma potresti passare alla rosticceria accanto alla scuola a prendermi due fettine di pizza? Lo so che sono una rompiscatole, ma non ho tempo questa mattina, ti ringrazio."
Non sei l'unica a non avere tempo la mattina.
"Va bene. A dopo."
Non ho il tempo di fare colazione, così mi affretto a vestirmi e a uscire di casa.
<< Nonna vado! Ci vediamo più tardi! >> strillo per farmi sentire, e prima che esca di casa, sento mia nonna urlare allo stesso modo: << Non hai fatto colazione?! Perché ora vai di fretta?! >>
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo.
<< Ciao nonna! >> esco di casa chiudendomi la porta alle spalle.
Comincio a correre come una furia per arrivare prima che suoni la campanella.
Entro nella mia rosticceria-pizzeria preferita con il fiatone.
<< Alexa... Che succede? >> Patricia mi viene incontro.
<< Buongiorno. Devo prendere due cose... >> mi manca l'aria.
<< Okay, ma adesso respira. >> mi fa segno di sedermi a un tavolo, ma scuoto la testa ringraziandola.
Non sono poi così vecchia da aver bisogno di sedermi per riprendere fiato.
<< Allora, cosa devi prendere? >> chiede.
Riprendo fiato e dico: << Due fettine di pizza. >> faccio "due" con le dita.
<< Niente più? >> chiede mentre le prende e le mette in un sacchetto.
Scuoto la testa. << Posso metterti dentro un dolcetto se vuoi. >>
Le sorrido, << Non sono per me, ma per la mia amica. >> spiego.
Annuisce: << Posso comunque offrirti qualcosa... >>
Scuoto la testa.
Cavolo! Ma io non ho preso niente da mangiare per me. Sono uscita così di corsa che me ne sono completamente dimenticata.
<< Hai da mangiare? >> chiede interrompendo i miei pensieri.
Alzo gli occhi su di lei, ma poi li distolgo, e scuoto la testa.
<< No? A maggior ragione voglio offrirti io qualcosa. >> esclama.
<< No! Ti ringrazio. >>
Non voglio che pensi che voglio che mi offra qualcosa. Sinceramente mi infastidisce anche un po' quando qualcuno vuole offrirmi qualcosa, ma non mi infastidisce offrire io qualcosa.
Sono tutta strana, lo so. Ma sono fatta così e non posso farci niente.
<< Devo andare! Ci vediamo. Salutami Robert. >> dico e nel frattempo mi dirigo all'uscita.
Arrivo giusto in tempo, consegno le pizzette a Reby: << Ci vediamo nella pausa? >> chiede.
Annuisco.
<< Allora ci vediamo nella pausa e ti porto i soldi. Non faccio in tempo, sono in ritardo! >> dice mentre si allontana.
<< Grazie Alexa! Ti adoro! >> strilla salutandomi con la mano e io ridacchio. Mi porto le braccia al petto mentre la guardo andare via.
<< Sul serio quella è tua amica? >> Claire sbuca dal nulla, e me la ritrovo di spalle.
<< Si. È mia amica "Reby". >> dico il nome in modo che possa stamparselo bene nella testa e ricordarselo per la prossima volta.
<< Poco ci credo. >> incrocia le braccia al petto.
Inarco un sopracciglio. << Be', dovresti perché è così. Reby è mia amica. >>
<< Ma tu mi vuoi bene... >> dice con un sorrisetto malizioso.
Una pugnalata al petto, << E se ricordo bene noi siamo migliori amiche, no? >>
Dove vuole arrivare?
<< Lo eravamo Claire. Ma tu... >>
<< Io cosa, eh? >> si acciglia, avanza di qualche passo fino a ritrovarmela a pochi centimetri dal mio viso.
I suoi occhi esprimono astio.
<< Guarda che io non ho fatto niente. Hai fatto tutto tu. >>
Ma come può dire questo? Lei lo sa benissimo! Era lei quella che cercava di convincermi a non farlo, ma a quanto pare, proprio come Blake, vuole ricordare solo quello che le va.

Nel pomeriggio abbiamo le prove di teatro. Raggiungo i ragazzi nella sala, ma prima rispondo al cellulare che sta squillando da un po'.
"Pronto nonna?"

"Tesoro. Dove sei?"

"A scuola nonna... Ho le prove di teatro. Te ne sei dimenticata?"
Ridacchio. L'età comincia a farle dimenticare quello che le viene detto.

"Hai ragione, me lo avevi detto." Dice ridacchiando.

"Scusa, ma devo chiudere. Stanno aspettando solo me."

"Okay, allora a più tardi."

Riattacchiamo e riprendo a correre.
<< Finalmente sei arrivata! >> Walter alza le braccia e poi le lascia cadere lungo i fianchi.
<< Scusate, ma mia nonna mi ha chiamato e... >>
<< Vieni Alexa, non pensare a quello che dice il tuo compagno. >> il professor Benson lancia un'occhiata di rimprovero a Walter e poi si volta verso me sorridendomi.
<< Ora che siamo tutti, possiamo cominciare le prove. >> prende una sedia e mi fa segno di sedermi accanto a lui.
<< Perché siano tutti seduti in
cerchio? >> chiedo guardando tutti confusa.
<< Proviamo no? >>
Annuisco e cominciamo le prove.
Un'ora dopo siamo finalmente fuori.
Cammino stringendomi nelle spalle, fa freddo e anche se la sciarpa che mi ha fatto mia nonna è molto calda, ho comunque freddo.
Il mio cellulare vibra nella tasca del mio capotto; lo prendo e rispondo.
"Possiamo vederci?"

"Sono appena uscita da scuola, ma... Se vuoi..."

"Ti prego." Mi interrompe.
Sospiro e guardo l'ora: sono le 16:40.
Posso permettermi di incontrarmi un attimo con Ryan.
"Okay."

Riattacchiamo e ci incontriamo al Brooklyn Bridge Park.
<< Ciao. >> gli sorrido, ma lui rimane serio.
<< Posso chiederti una cosa? >>
Trattengo il fiato, poi annuisco.
<< Perché non me lo hai detto? Perché non mi hai detto di quello che hai fatto? >>
Mi porto le mani alla bocca e spalanco gli occhi.
<< Ryan... >>
Incrocia le braccia al petto.
<< Alexa, dimmi perché non mi hai detto la verità... >>
Scoppio a piangere. Mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime con i pollici.
<< Perché non me lo hai detto? >>
<< Perché non voglio perdere la tua amicizia. >>
Mi sorride dolcemente: << Non potrai mai perdere la mia amicizia. Io sono più che sicuro che c'è un perché dietro quello che hai fatto. >>
Sospiro, e mentre i miei singhiozzi si placano, Ryan mi fa segno di sedermi sul prato verde accanto a lui.
<< Voglio sentire da te com'è andata sul serio. >> dice fidando i suoi occhi verdi nei miei.
<< Perché? >>
<< Perché sono abituato ad ascoltare sempre due versioni. >>
Sospiro e abbasso lo sguardo sulle mie unghia che sto torturando da quando Ryan mi ha chiesto perché non gli avessi raccontato la verità.
<< Blake... Il mio ex. Sai... Le sue compagnie erano... Non erano tanto buone. Per niente. >> distolgo lo sguardo, ma poi li alzo su di lui.
<< È stato lui che ti ha portato sulla cattiva strada vero? È stato lui che ti ha detto di fare quello che dovevi fare? >>
Annuisco, mi stringo nelle spalle:
<< L'ho fatto anche perché lo amavo e non volevo che mi lasciasse. >> le lacrime riprendono a scorrermi sul viso e lui mi abbraccia.
<< Sssh... >> mi accarezza da sopra i capelli stringendomi forte a se'.
<< Ryan... >> sciolgo l'abbraccio, mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<< Voglio raccontarti anche un'altra cosa... >>
<< Lo so. Alexa, non c'è bisogno che mi racconti tutto. Camille mi ha detto tutto. >>
Inarco un sopracciglio e lo guardo confusa: << Camille? >>
Annuisce. << Mi ha detto che sei tornata da poco, che sei stata in una clinica per alcolizzati, ma a me non interessa, okay? Io sono tuo amico. >>
Chiudo gli occhi e respiro profondamente: << Io non ho una madre, ed è colpa mia se mia madre oggi non è più al mondo. È morta per dare alla luce me. >>
Mi guardo le mani i e sospiro: << Avrei di gran lunga preferito che fosse sopravvissuta lei. >>
Alzo gli occhi su Ryan, e noto che mi sta ascoltando, non come tutti gli altri che non se ne fregano...
<< Non dire così... >>
<< Mia madre era una brava persona, non meritava di morire per dare alla luce un caso perso come me, una
fallita. >>
Scuote la testa: << Sono sicuro che tua madre era una persona fantastica, ma io credo che oggi se fosse in vita, sarebbe orgogliosa di te. >>
Scoppio a ridere: << E sentiamo. Perché dovrebbe esserlo... >>
<< Sei forte. Hai superato la tua dipendenza e ne sei uscita alla grande. Si può essere fieri di questo, lo sai? >>
<< Non credo proprio. Io invece credo sia molto delusa. >>
Mi prende la mano: << Adesso mi fai incazzare. >>
Scuoto la testa: << Non ne hai motivo perché è la verità. Sono una fallita. Io sono una fallita e la mia vita fa schifo, io... >> mi interrompe con un altro abbraccio e io scoppio a piangere sul suo petto.
<< Io... Sono... Una fallita. >> dico singhiozzando.
Mi accarezza da sopra i capelli: << Tu non sei una fallita. Sei fantastica. >>
Gli poso un bacio sulla guancia e s'irrigidisce.
<< Tu sei un bugiardo. >>
Mi prende di nuovo il viso tra le mani e dice: << Devi credermi okay? Tu sei fantastica, e mia sorella, o chiunque non capisca che persona fantastica tu sia, è un'idiota. >>
Lo guardo incredulo e scoppio a ridere: << Che c'è? >>
<< Hai dato dell'idiota a tua sorella? >> gli faccio notare.
Fa spallucce: << Si, e allora? Non lo è? >>
Inclino la testa di lato e scuoto la testa: << No. È solo che Claire le ha fatto il lavaggio del cervello. Dovrebbe imparare a pensare con la sua testa, sai? >>
Fa un sorrisetto: << Dovresti dirglielo. >>
Scuoto la testa: << No. >> esclamo.
Scoppia a ridere, poi mi chiede se mi va un gelato e annuisco.
Lo sapevo. Sapevo che lui non mi avrebbe giudicata male. Sapevo che di lui potevo fidarmi...

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