10
Lunedì mattina, e ho un gran sonno; anche se ieri non sono uscita di casa per tutto il giorno, sono comunque stanca.
<< Sei pronta? Ti accompagno. >> mio nonno fa per prendere la giacca e infilarsela, ma io gli dico di no, che andrò a piedi e non c'è bisogno che mi accompagni.
<< Così farai tardi... >>
Scuoto la testa. << Sono le 7:30 e devo entrare alle 8:00. Non farò tardi. >>
<< E se dovessi inciampare? Ti faresti male, e potresti fare tardi. Con la macchina arriveresti subito senza pericoli. >> la sua espressione è davvero buffa.
Cos'è questa voglia improvvisa di accompagnarmi a scuola?
Scoppio a ridere. << Nonno. Con l'auto ci sono più pericoli che a piedi. Vado da sola. Ho diciotto anni, ricordi? >>
Il nonno porta entrambe le mani sui fianchi e sposta il peso da una gamba all'altra, poi mi punta un dito contro e con aria da finto arrabbiato dice:
<< Hei! Tu sarai sempre la mia piccolina. Okay? >> ridacchio.
Annuisco: << Si, nonno. >> lui mi sorride e poi si fa serio: << Stai attenta. >>
<< Sempre. >>
Si rabbuia, e a me la voglia di scherzare passa del tutto.
Sta per dire qualcosa di serio, lo so.
Abbassa gli occhi per guardarsi i piedi, poi li alza di nuovo su di me.
<< Non lo sei stata. Non sei stata attenta quando dovevi... >>
Ecco. Appunto.
Sospiro e annuisco.
<< Questa volta lo sarò... >>
Mi sorride e si avvicina, poi mi abbraccia. << Mi fido di te, non deludermi. >> scioglie l'abbraccio e mi guarda in volto: << Ti voglio bene. >> sussurra.
Gli sorrido. << Anche io nonno... >>
Esco di casa con il sorriso sulle labbra e a piedi mi dirigo verso la mia "cara" - non direi proprio - scuola.
Ma dato che la giornata sembra essere iniziata bene, voglio essere buona e chiamarla "cara" scuola. Anche se la odio. Ma come ho detto, sono di buon umore...
Arrivo davanti scuola con dieci minuti di anticipo; così decido di andare in una rosticceria qui vicino e comprarmi qualcosa per il pranzo. Sono uscita così di corsa che ho dimenticato di prepararmi qualcosa, e la nonna non si era ancora alzata.
Entro nella pizzeria-rosticceria più buona di tutta Brooklyn e quando vedo tutto quel ben di dio, i miei occhi cambiano forma - a cuoricino - e mi spunta un sorriso sulle labbra.
<< Alexa? >> Robert mi guarda con sorpresa.
<< Sei tu? >> chiede.
Distolgo lo sguardo da quella meraviglia che è il mio cibo preferito - pizzette e rustici - e lo poso su Robert che mi sorride a trentadue denti.
Annuisco, e lui corre ad abbracciarmi.
<< Baby! Baby! Corri! C'è Alexa! >> strilla.
<< Alexa?! >> Patricia corre strillando e non appena mi vede emette un gridolino e viene ad abbracciarmi anche lei.
Ridacchio perché sono davvero buffi.
Robert e Patricia sono i proprietari della mia pizzeria-rosticceria preferita.
L'anno scorso, venivo quasi tutti i giorni a comprare le pizzette o i rustici, e venivo quasi sempre con Connor e Claire dopo la scuola. Ogni giorno prendevamo qualcosa, e ogni volta ci offrivano sempre qualcosa.
Sono davvero brave persone...
<< Oh mio dio Alexa... Che fine hai fatto? >> Patricia scioglie l'abbraccio e mi prende il viso tra le sue morbide mani; ho sempre pensato avesse una bella pelle, e vorrei averla anche io così...
<< Sono stata via per un po'. >> dico semplicemente. Non vorrei deludere anche loro.
Mi sorride dolcemente: << Davvero? E dove sei stata? >> chiede curiosa.
Abbasso gli occhi, e vedo Robert spostare gli occhi da me a Patricia e di nuovo su me.
<< Baby, non essere così curiosa. La nostra Alexa non vuole dirlo... >>
"La nostra Alexa": quando lo sento pronunciare dalle sue labbra, mi spunta un mega sorriso.
Robert è sempre stato come un padre per me, e lo stesso vale per Patricia.
Mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio: << Non mi va tanto di parlarne. Scusate. >>
Entrambi mi sorridono: << Non preoccupati. >>
Robert tossisce e poi va dietro il banco: << Cosa ti do tesoro? >>
I miei occhi tornano a forma di cuoricino e mi strofino le mani, faccio slittare lo sguardo da destra a sinistra e da sinistra a destra.
<< Mmmh... >> non so mai decidermi. Prenderei tutto, ma proprio tutto.
Patricia ridacchia: << Sempre la solita indecisa. >> ridacchio anche io.
<< Decido io per te. >>
Prende una pizzetta - margherita - e cinque rustici con würstel.
Mi brillano gli occhi.
<< Sono due dollari. >> dice mettendo tutto in un sacchetto e poi in una busta.
Spalanco gli occhi: << Come due? E i rustici? >> ecco che ricomincia...
<< Offre la casa. >> mi sorride.
<< Grazie Patricia. Davvero. Ma io non... >> faccio per dire, ma mi interrompe insistendo nel non farmi pagare.
Allora la ringrazio di nuovo e li saluto agitando loro una buona giornata e tante vendite.
Quando sto per uscire, Robert mi chiede: << Connor e Claire? Non vengono più. Come mai? >>
Mi rabbuio e prima di voltarmi verso lui per risponderlo, allargo le labbra in un sorriso finto.
<< Sono un po'... Fissati con la dieta. Non mangiano più queste gustose delizie. >>
Entrambi annuiscono: << Ma se Claire è sempre stata perfetta! Perché si è messa a dieta? >> faccio spallucce.
<< È una cosa che le ho sempre
detto. >>
In realtà non sapevo non andasse più.
<< Dille di smettere con la dieta, o scomparirà del tutto! >> esclama.
Io annuisco e poi esco con la busta in una mano e con l'altra mantengo la borsa sulla spalla.
Arrivo davanti sulla giusto in tempo; la campanella è appena suonata e stanno già tutti entrando.
<< Collins! Vieni a farti un giro?! >> qualcuno strilla e mi volta per vedere chi è. Delusione. È questa la reazione che mi provoca ogni volta che Connor mi rivolge la parola - se è così che posso definirlo - ma ormai ci sto facendo l'abitudine.
Connor e i suoi amici si prendono gioco di me. << Forza! Perché non vieni? >>
In una mano noto che ha una sigaretta.
<< Collins? >> la professoressa di inglese attira la mia attenzione.
Mi volto di scatto e avvampo.
<< Non entri? >> chiede.
M'irrigidisco e poi annuisco.
<< Anche voi! Forza! >> strilla guardando oltre le mie spalle.
<< Subito prof! >>
Entro in classe e vado a sedersi al mio banco. I miei occhi, senza volerlo, si posano su Camille che se ne sta seduta al suo banco - dietro il mio - a leggere il suo diario.
<< Ciao. >> sussurro, ma lei non mi presta attenzione; allora tolgo la borsa dalla spalla e la poso a terra, poi mi siedo anche io.
Connor e i suoi amici entrano, e non appena mi vedono, scoppiano a ridere. Connor si avvicina al mio banco e poggia le mani su di essi, poi si sporge in avanti fino ad avere le sue labbra vicino al mio orecchio: << Tu non rifiuti mai un invito, vero? Perché lo hai fatto? >> il suo tono di voce è divertito e mi rivolge un sorrisetto maligno.
Trattengo il respiro, e quando si allontana, ricaccio fuori tutta l'aria che avevo trattenuto.
<< Ragazzi sedetevi, devo comunicarvi una cosa. >> la professoressa entra in classe e chiede la porta, poi va a sedersi dietro la cattedra.
<< Cosa prof? Ci date il giorno
libero? >>
La professoressa sbuffa e alza gli occhi al cielo, poi scuote la testa.
<< La settimana prossima ci sarà un test. >> non appena termina la frase, comincia un boato di "no".
<< Ma professoressa! La scuola non è iniziata nemmeno da un mese! >> si lamenta Malcom, l'amico di Connor.
<< Si è vero! Non è giusto! >> Vera conferma ciò che ha appena detto Malcom, e anche il resto della classe protesta. L'unica a non dire niente sono io. Inutile, tanto o prima, o dopo, sempre dovremo fare il test.
<< Adesso basta! La professoressa qui sono io! La settimana prossima ci sarà il test. Fine della discussione. >> incrocia le braccia al petto e tutti si mettono a tacere.
<< E adesso cominciamo la lezione. >>
<< Stronza... >> sento dire da qualcuno dietro di me, ma non mi volto per vedere chi è stato.
Al termine della lezione, usciamo tutti dall'aula e ci dirigiamo verso i nostri armadietti.
Cambio i libri di inglese con quelli di matematica e lo richiudo, poi decido di andare velocemente in bagno.
"Stupida, andavi prima in bagno e poi prendevi i libri!" Dice la voce nella mia testa. Adesso devo portarli in bagno con me!
A passo svelto vado in bagno, entro in uno non occupato e chiudo la porta.
Guardo a terra, intorno.
Non credo sia il caso di posare i libri a terra. Bene! Adesso devo fare pipì con i libri in mano. Sei un genio Alexa!
Con la mano libera sbottono i jeans e piano li abbasso. Piano mi abbasso un po', e faccio attenzione a non toccare il water, non vorrei prendermi una malattia. Di dispiaceri ai miei nonni ne ho dati fin troppi.
Mi concentro fin quando non riesco a fare pipì continuando a tenere i libri in mano.
Quando esco dal bagno, trovo Rebecca che parla al cellulare. Lei mi vede dallo specchio e si volta; mi saluta con un cenno della mano mentre continua a parlare.
<< Scusami, adesso devo andare. Ci sentiamo più tardi. >> dice e riattacca.
<< Ciao! >> mi abbraccia, e io del tutto sorpresa, tengo le mani lungo i fianchi.
Proprio in questo preciso momento, entrano Claire e le sue oche.
<< Non sapevo avessi cambiato sponda. >> dice sghignazzando.
<< Devo dirlo a Blake. >> aggiunge dopo.
Sbuffo e Rebecca scioglie l'abbraccio e posiziona davanti a lei, posso dire che sembrerebbe volesse baciarla per quanto le sta vicino.
<< Piantala finta bionda, o ti faccio esplodere i tuoi airbag. >> dice abbassando lo sguardo sul seno dalla misura sproporzionata di Claire.
<< Hei! >> e si porta le mani su di esso.
<< Si, hai capito. Ti rovino il capolavoro che hanno fatto i tuoi chirurgi plastici. >> la minaccia Rebecca e dalla sua espressione sembra si stia divertendo anche molto.
<< Non sono rifatte. >>
Scoppia a ridere: << Certo! E io sono CatWoman. >>
Claire fa slittare lo sguardo da Rebecca a me, e poi si volta verso le sue oche dicendo di andare via. E così vanno via.
Non appena restiamo sole scoppiamo a ridere. << Mi hai fatto morire. >> dico ridendo a crepapelle.
Rebecca si porta una mano sulla pancia tanto dal ridere, poi d'un tratto si fa seria: << Non devi avere timore nel rispondere. Qualsiasi cosa tu pensi di lei, dillo. >>
Mi stringo i libri al petto. << Non è semplice come credi. >>
Sospira poi mi prende per le spalle: << Lo so. Quando non ti senti sicura nulla è semplice. Ma tu sei forte, e puoi farcela. >> le sue parole sono così confortanti. Sono contenta che tutto il mondo non ce l'avesse con me.
Inclina la testa di lato, e si porta le mani sui fianchi.
<< Sai. Ho sempre pensato fossero rifatte, e ho sempre voluto dirglielo in faccia, ma non ne ho mai avuto l'occasione. >> mi da un'affettuosa pacca sulla spalla. << Grazie per avermela concessa. >>
Sorrido e faccio spallucce divertita.
<< Non c'è di che. >>
Quando entro nella classe di matematica, i miei occhi si posano di nuovo senza volerlo su Camille.
Se non mi sopporta - dato che le sue amiche mi odiano - allora perché si siede sempre dietro di me? Potrebbe tranquillamente cambiare posto.
Stringo i libri al petto e la spallina della mia borsa sulla spalla, sospiro ed entro andando a sedermi al mio posto.
<< So che hai cambiato sponda Collins. Quando è successo? >> ride prendendosi gioco di me Connor.
Lo ignoro e poso i libri sul banco.
<< Devo dirlo a Blake. >>
M'irrigidisco. Stringo la copertina del libro tra le mani e fisso la lavagna di fronte a me.
Perché continuano a dire: "devo dirlo a Blake?"
Perché? Cosa vuole farne Blake?
Ma che dico poi! Non ho cambiato sponda! A me piacciono i ragazzi. Solo i ragazzi.
<< Salve ragazzi. Sedetevi e iniziamo la lezione. >> il professore entra e subito camicia a spiegare.
Spero non mi chiami per svolgere un altro esercizio. Non ne ho per niente voglia...
È finalmente suonata la campanella della pausa pranzo.
Mi alzo e di corsa esco dalla classe di storia. La professoressa con tutte quelle date da ricordare, mi ha fatto venire un gran mal di testa.
Guardo l'ora.
<< Cinque minuti posso
concedermeli. >> dico tra me e me.
Esco fuori, nel cortile della scuola: affaccia sul cancello dell'entrata di questo inferno, e ho l'irrefrenabile tentazione di andare via, ma poi la ragione ha la meglio sulla pazzia, e resto dove sono.
Se scappassi, si accorgerebbero della mia assenza, e verrei espulsa. E non credo sia una buona idea farmi espellere.
Respiro l'aria fresca di settembre - quasi ottobre - e poi vado a sedermi sul bordo della fontana, nel mezzo del cortile.
Fisso lo sguardo a terra, e fisso il vuoto.
Sospiro.
<< E pensare che era iniziata bene la giornata. >>
Scuoto la testa.
<< Pensa positivo Alexa! Pensa positivo! >> Ripeto le parole di mia nonna. Le stesse che mi ripete ogni giorno.
Positiva. Devo essere positiva. La fa facile!
<< Pensa positivo cazzo! Alexa! Pensa positivo! Vaffanculo! >> dico con tono duro.
Mi vengono le lacrime agli occhi:
<< Vaffanculo a tutti quanti! >> dico alla fine.
Un rumore alle mie spalle interrompe il mio ragionamento da grande intellettuale. Ironico eh!
Mi volto di scatto, e per poco non cado nella fontana, ma qualcuno mi afferra imprendendomi di cadere e fare la figura dell'idiota.
<< Scusa. Non volevo spaventarti. >>
Alzo gli occhi sul mio soccorritore e li spalanco. Da quanto era qui? Ha ascoltato tutto?
<< Chi ti da fastidio? >> Chiede.
Scuoto la testa: << Nessuno. >>
<< Allora perché sei triste? Qualcuno deve pur aver fatto qualcosa... >>
<< No. >> Dico. Incrocio le braccia al petto.
Vedo poi Camille uscire in cortile e venire verso di me, no, verso di lui.
Gli sorride e poi quando posa gli occhi su di me torna seria e infastidita.
Abbasso gli occhi e sospiro.
"Nonna! Pensa positivo un cazzo! Voglio andarmene da questo inferno."
<< Sei venuto a prendermi? >> Si alza sulle punte e lui si abbassa per permetterle di baciargli la guancia.
<< Si. >>
<< Andiamocene. >> Dice, lo prende per un braccio e lancia un'occhiata torva a me.
Perché va via?
<< Tu va' avanti. Adesso arrivo. >>
Stranamente lei annuisce e senza dire nient'altro se ne va.
È rimasto qui per?
<< Mia sorella per caso ti ha infastidita? >> si avvicina a me e mi rivolge un sorriso dolce.
Sua... Sorella. È sua sorella?!
Non rispondo e non alzo neanche gli occhi per guardarlo; continuo a tenerli fissi a terra.
<< Le parlerò. Le dirò di trattarti meglio. >>
Alzo di scatto la testa: << No! >>
<< Ma... >>
<< Non mi conosci, perché faresti una cosa del genere? >>
Fa spallucce: << Perché non sembri una ragazza che merita di essere trattata male. >>
Mi acciglio.
<< Non farlo! Fatti gli affari tuoi! >> Gli urlo in faccia e scappo via.
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Scusate il tremendo ritardo, ecco il nuovo capitolo. Buona lettura. 😘
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