Capitolo III
Maria Isabella tremava dalla paura, non riusciva nemmeno a sostenere lo sguardo del ragazzo, si domandava cosa l'avesse spinta a fare un gesto tanto stupido.
Le dita di Lars strinsero la presa sul collo della ragazza, la quale boccheggiò sentendo l'aria venir meno, ma il giovane non riusciva a infliggerle la punizione di diritto ai fuggitivi. <Sai cosa spetta a quelli che scappano?> sussurrò a pochi centimetri dal volto di Bel <un paio di lividi al collo e al braccio sono niente confronto a quello che il Padrone ordinerebbe>. Gli occhi di Maria Isabella si chiusero istintivamente per difesa, non voleva vedere, non voleva sentire le conseguenze del suo atto.
La mano di Lars abbandonò il collo e risalì lungo la mandibola e il mento della ragazza. Con il pollice le accarezzò le labbra, non riusciva a trattenersi, erano invitanti, carnose e rosee, desiderava terribilmente baciarle. Perse ancora qualche secondo ad osservare il viso della ragazza inerme. Purtroppo non poteva assecondare il desiderio che gli balenò in testa anche se bramava intensamente quella pelle delicata. Per sfogare la frustrazione batté un pugno sul muro, proprio all'altezza del volto di Bel. La ragazza sobbalzò per lo spavento spalancando i suoi occhi brillanti come smeraldi. <Torna dentro, non farmi pentire di non averti dato una lezione> Bel non se lo fece di certo ripetere due volte, il tono severo di Lars non prometteva nulla di buono in caso di un'altra insubordinazione.
La porta venne richiusa con un colpo secco, Maria Isabella sentì il rumore dei chiavistelli, lo strepitio di passi che si allontanavano e poi più niente. Tirò un sospiro di sollievo e ricominciò a respirare regolarmente portando una mano sul cuore, i battiti erano accelerati. Doveva calmarsi.
Lars si allontanò dalla stanza di quella ragazza che lo tentava nel profondo. La mano destra continuava a spostare nervosamente dei ciuffi ribelli che ricadevano sul volto, era un suo vizio, ogni volta che qualcosa non procedeva come si aspettava quel gesto diventava una valvola di sfogo.
Mentre ripensava alle labbra di Bel imboccò il corridoio che conduceva all'ala privata della proprietà. Lars bussò all'imponente porta in legno intarsiato <Avanti> tuonò una voce profonda dall'interno. Il giovane girò la maniglia dal pomo dorato ed entrò nell'ufficio. L'ambiente era opprimente, Lars odiava la boiserie in piuma di mogano verniciata lucida con inserimento di stampe e fotografie d'epoca e a decoro lesene rigate. Sul pavimento in marmo bianco giaceva una pelle di mucca del medesimo colore delle pareti. Dalla finestra penetrava una luce fioca a causa di pesanti doppie tende drappeggiate. Nella penombra il Padrone, con un soffione in ferro, attizzava il fuoco del caminetto stuccato in gesso con motivi decorativi, Lars portò le mani dietro la schiena ed aspettò all'ingresso.
<Dimmi pure> esordì l'uomo senza staccare gli occhi dalle fiamme.
<Signore, le guardie esterne mi dicono che oggi non ci sono stati problemi, nessuno, escluso il personale, è passato nell'arco di 5 chilometri, probabilmente gli spari di due giorni fa provenivano dai fucili semiautomatici di qualche cacciatore> Lars continuò facendo il resoconto delle novità. Gli riferì che tutto sarebbe stato pronto in tempo per la vendita delle donne. Tra due settimane si sarebbe tenuto un evento particolare in villa. Al primo piano avrebbe avuto luogo un'asta di beneficenza, mentre nel lussuoso seminterrato ci sarebbe stata la settima vendita di ragazze di quell'annata. Lo staff doveva essere efficiente, le licitazioni di beneficenza e di donne dovevano procedere in parallelo senza che gli invitati della prima si accorgessero di nulla. Dopotutto il Padrone non trattava con uomini da quattro soldi, ma con una ristretta élite di persone influenti e ricchi, doveva per forza garantire riservatezza e privacy.
<Molto bene Lars, un'ultima cosa: che ne pensi della nuova arrivata?>. Era una domanda consueta, il Padrone gli chiedeva un parere tutte le volte che una donna entrava a far parte della mercanzia. Lars aveva appena ventisei anni, di cui otto al servizio del Padrone e aveva acquisito un buon occhio, era in grado di individuare tra le ragazze chi avrebbe dato problemi e chi, invece, sarebbe stata un ottimo affare. Stavolta, però, Lars esitò, sapeva di dover riferire ogni problema, ma era anche a conoscenza delle pene corporali che il Padrone amava infliggere.
<Attirerà sicuramente l'attenzione> per la prima volta in vita sua scelse di mentire all'uomo che lo aveva salvato da una vita misera dandogli l'opportunità di emergere. Il Padrone si voltò soddisfatto verso il suo protetto <Perfetto. Come al solito non mi deludi - osservò l'uomo mentre si avvicinava alla scrivania ricolma di fogli - Ti meriti una ricompensa, troverai Sofia nelle tue stanze. Sei congedato ora>.
Quando Lars si avviò in direzione del proprio alloggio, dopo la visita al Padrone, erano già le otto di sera di quella fredda giornata di febbraio, la Signora si era sicuramente occupata della cena delle ragazze quindi decise di non passare a controllare né loro né Bel. Percorse diversi corridoio che lo portarono dall'ala Sud della proprietà a quella Nord, finché non giunse davanti alla porta delle sue stanze. A differenza degli altri inservienti e aiutanti del Padrone, lui poteva godere di uno spazio tutto per sé: un'anticamera immetteva in un piccolo soggiorno, che non sfruttava quasi mai per mancanza di tempo, altre due porte davano l'accesso a un bagno privato e una camera da letto spoglia, ma spaziosa. Appena entrò trovò Sofia seduta sul divanetto a due posti ad attenderlo.
La ragazza aveva venticinque anni ed era al servizio del Padrone da due. Per saldare dei debiti che la famiglia aveva contratto con il Padrone a causa di un prestito di denaro mai risaldato, aveva inizialmente deciso di diventare una delle sue cameriere finché non fosse riuscita a ripagarlo del tutto. Con i mesi si era resa conto che offrire il suo corpo rendeva molto di più che fare la donna delle pulizie a vita, così aveva fatto modificare il contratto. Ora il suo compito era quello di intrattenere e dare piacere a chiunque il Padrone le avesse chiesto; solitamente erano uomini d'affare, imprenditori o esponenti politici con cui il Padrone doveva concludere un accordo.
Lars non aveva mai avuto tempo di instaurare legami duraturi con una ragazza per bene, in parte perché non voleva coinvolgimenti emotivi e in parte perché si immergeva totalmente nel suo lavoro. Anche Sofia non poteva avere relazioni stabili per ovvi motivi, non tutti sarebbero stati disposti ad accettare una prostituta per fidanzata, ma a lei non importava più di tanto, voleva soltanto essere protetta dal Padrone e guadagnare abbastanza per sdebitarsi.
Sofia e Lars si erano trovati subito in sintonia. Lui poteva giacere con una bella ragazza ogni qualvolta ne avesse avuto voglia, senza dover includere la sfera emotiva. Lei era attratta dal corpo virile e forte di Lars, diverso dalla maggior parte degli uomini con cui era costretta ad avere rapporti, in più quando i due si abbandonavano alla passione lei si sentiva al sicuro tra le braccia di lui. La natura della loro relazione non era di certo amorosa, piuttosto passionale. Per Lars fuori dalla camera da letto Sofia era soltanto una delle tante donne di proprietà del Padrone e per Sofia Lars era solo un bel ragazzo.
<Sei arrivato finalmente> esordì lisciando le pieghe del vestitino nero <oggi è stata una giornataccia, un brutto maiale mi voleva mettere le mani addosso senza nemmeno concludere la transazione con il Padrone>. Lars ascoltava Sofia distratto mentre si buttava in parte a lei sul divano. <Ma ora che sei qui possiamo divertirci un po' io e te> gli fece l'occhiolino e in modo sensuale gli poggiò una mano sul petto mentre con l'altra afferrava la cintura di pelle, con un abile gesto delle dita la sganciò e tirò verso il basso la cerniera dei pantaloni. Lars socchiuse gli occhi senza fermarla, la ragazza non faceva mai grandi cerimonie e andava subito al sodo, questa era una caratteristica che lui apprezzava molto, poche chiacchiere e più fatti concreti.
Puntando i piedi sul pavimento Lars si sollevò quel poco che bastava per far sì che Sofia riuscisse ad abbassargli pantaloni e boxer. La ragazza prese in mano la sua erezione, accarezzando tutta la sua lunghezza con movimenti lenti, ma decisi. Lars a quel punto mise una mano sulla nuca della giovane e la invitò a chinarsi su di lui; Sofia non oppose resistenza e assecondò il suo desiderio. Con la lingua tracciò un percorso circolare intorno ai punti più sensibili di lui, baciò e torturò ancora qualche istante l'asta di lui, poi con movimenti sapienti delle labbra e della lingua iniziò a succhiare. Lars strinse i capelli biondo cenere della ragazza man mano che il piacere cresceva in lui, ma qualcosa lo turbava. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva un volto, quello di Maria Isabella. Quel pensiero fisso inibiva la sua libido.
Più il viso di Maria Isabella prendeva spazio nella sua mente, più l'insoddisfazione cresceva. Frustrato strattonò per i capelli Sofia costringendola a smettere di donargli piacere, la ragazza lo guardò interdetta, ma non ebbe il tempo di dire nulla. Lars maneggio il corpo snello di Sofia con mosse repentine, come se la giovane avesse il peso di una piuma, la fece voltare e sdraiare prona sul divanetto. Una mano risalì lungo le cosce della ragazza, fino ad afferrare le sue mutandine, che sfilò via. Con un vigoroso colpo delle anche violò la sua intimità, ma Sofia non si oppose, non disse nulla, restava lì immobile lasciando che l'uomo si sfogasse dentro di lei.
Lars continuò ad assestare poderose spinte che facevano scricchiolare le molle della seduta. Quando il piacere arrivò al culmine un nome sfuggì dalle sue labbra <Bel> sussurrò abbandonando il proprio corpo ai fremiti dell'orgasmo.
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Buonasera,
Vi sta piacendo la storia? Fatemi sapere nei commenti.
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