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Capitolo II

Mentre Maria Isabella veniva accolta e accudita dalle ragazze prive di vestiti, Lars osservava la scena a distanza, appoggiato allo stipite della porta. Era ammaliato da Bel, non riusciva a staccare gli occhi dal suo corpicino fasciato dal vestito bianco, il quale metteva in risalto il sedere alto e sodo, il seno piccolo e la pancia piatta. Si chiedeva se mangiasse a sufficienza vista la corporatura esile. Ciò che affascinava di più il giovane norvegese erano i lunghi capelli corvini che incorniciavano un viso perfetto ai suoi occhi. Sentiva dentro di sé un istinto, represso da anni, iniziare a riaffiorare poco a poco. Non era soltanto desiderio, ma qualcosa di più profondo. Eppure non riusciva a spiegare a sé stesso quello che stava provando, dopotutto in quella sala c'erano altre dieci ragazze, che aveva rapito lui stesso con altri scagnozzi ed erano tutte altrettanto belle. C'era Susanna con la pelle baciata dal sole, un seno  prosperoso con il quale avrebbe potuto conquistare qualsiasi uomo. C'era Annette alta, slanciata e perfetta come le modelle che si vedono sfilare in passerella o sulla copertina di qualche rivista. Insomma c'erano altre bellezze lì, ma Lars non aveva occhi che per una, Maria Isabella.

Lars seguiva con lo sguardo attento Bel che nel frattempo veniva spogliata della veste, per un istante desiderò girarsi per rispetto, ma il suo dovere era vigilare sulle ragazze e sulla Signora, doveva essere gli occhi e le orecchie del Padrone, ora proprietario della vita di queste ragazze. Il corpo di Maria Isabella era magnifico, proprio come Lars se lo era immaginato, forse anche meglio. Una delle ragazze dalla pelle scura come il carbone prese la mano di Bel e la condusse sul bordo della vasca da bagno, iniziò a depilarla mentre un'altra si occupava dei capelli, districando alcuni nodi. 

Bel sentiva la sua pelle bruciare sotto uno sguardo, a metterla a disagio non erano le ragazze o la Signora, ma Lars. Tentava di accavallare le gambe e tenere un braccio a protezione del seno per non mostrare le sue grazie, ma senza vestiti era praticamente impossibile. 

Appena Bel venne resa perfetta, pulita e profumata a dovere, la Signora esordì:<Ragazze ora potete vestirvi>. Ogni donna indossò una gonna morbida e lunga fin sopra il ginocchio e un reggiseno; i colori dei tessuti erano dei più svariati, ma quello che Maria Isabella intuì è che ognuno aveva il proprio colore. Il sospetto venne confermato quando a lei venne consegnato l'abbigliamento di colore bianco. Sperava in qualcosa di meglio, possibilmente più coprente e che tenesse caldo, nella cella dov'era stata faceva piuttosto freddo e l'umidità era palpabile, se fosse tornata lì dentro avrebbe voluto qualcosa di più confortevole con il quale proteggersi. 

Finito di prepararsi la Signora indicò una zona accanto alla vasca con dei cuscini rossi, in tono con le pareti della stanza color porpora, adibiti su un tappeto persiano. Un paio di ragazze avanzarono e si sedettero sui guanciali, così Isabella capì di dover seguire anche le altre e accomodarsi. La donna con il completo blu scuro e il viso monacale prese nuovamente parola, sembrava che in quel posto non si potesse palare senza il permesso e questo faceva particolarmente paura a Bel che si sentiva richiusa in un regime totalitario d'altri tempi. <Spiegherò brevemente alla nuova arrivata i vostri obblighi e compiti> disse la Signora puntando gli occhi in quelli di Isabella <esigo il massimo rispetto, voi tutte siete qui per una ragione: dare piacere. Ci saranno dei giorni particolari - sottolineò quella parola con una smorfia - durante i quali verranno a vedervi degli acquirenti, voi dovrete essere perfette. Maria Isabella tu sei l'ultima arrivata e avrai poco tempo per preparati, ma confido nella tua buona volontà. Ricorda che se sei maleducata, se tenti di fuggire, se fai del male a te stessa o agli altri ci saranno terribili conseguenze: isolamento e punizioni corporali sono solo un esiguo esempio>. La donna schioccò le dita e prontamente Lars sollevò la maglietta di un poco mostrando una pistola ben salda nella cinta dei pantaloni e da quest'ultima pendeva un tirapugni d'argento. Bel inorridì e desiderò sparire, la morte sarebbe stata meglio che essere trattata alla stregua di un capo di bestiame in vendita al miglior offerente. 

La "lezione" della Signora era terminata e le ragazze poterono ritornare nelle loro stanze. Tutte procedevano da sole in direzione del loro giaciglio, ma Maria Isabella era lì da troppo poco tempo per poter godere di tale libertà. Lars le afferrò un braccio con un tocco il più gentile possibile, appena le sue mani forti si scontarono contro la pelle delicata della giovane un brivido di desiderio gli fece venir voglia di possederla in quell'esatto momento. Gli occhi di Isabella si colmarono di lacrime, aveva paura e un gemito di terrore le sfuggì dalle labbra. Quando imboccarono il corridoio che l'avrebbe riportata nella sua cella Lars tentò di calmare la prigioniera <Non ti succederà nulla, non preoccuparti, ti sto solo riportando dov'eri prima>. 

Isabella allora lo supplicò <Per favore non portarmi di nuovo lì>. 

Al suono di quella voce così spaventata Lars ebbe solo voglia di stringerla tra le sue braccia. Con nessuna prima di lei aveva provato tanta premura, ma con Bel le cose sembravano diverse. <E' un ordine, ma ascoltami, se seguirai tutto ciò che la Signora ti dirà e non cercherai di opporti ti assicuro che avrai una stanza più decente in poco tempo> le consigliò implicitamente di seguire le regole per essere trattata meglio. Non conosceva il caratterino di Isabella, la quale era sì timida e introversa, ma se la sua libertà, i suoi diritti venivano messi a repentaglio si sarebbe trasformata presto in una leonessa.

Lasciata di nuovo da sola nella sua gabbia di pietra e polvere, Bel non seppe cosa fare se non riflettere. Il suo pensiero fisso era trovare il modo di fuggire, ma una paura pungente le faceva sentire le ginocchia molli. Sapeva che la sua vita sarebbe stata in pericolo se fosse scappata, ma anche rimanere sotto le grinfie di quegli inetti rapitori di donne non sarebbe stato tanto meglio per il suo futuro. Si sentiva trasportata in un incubo o in un libro giallo, rapimenti e mercati di donne le sembravano frutto dell'immaginazione di una qualche mente malata. Ora più che mai doveva combattere per sé stessa, ma ritrovarsi da sola nella tana del lupo cela numerosi imprevisti. 

L'unico modo per poter fuggire era studiare un piano dettagliato. Doveva conoscere dov'erano situate le porte d'ingresso delle varie stanze, quali l'avrebbero condotta all'esterno e poi fuori ci sarebbe stato un cortile recintato e sorvegliato ad attenderla oppure uno spazio aperto dove poter correre via? Dalla stanza da bagno aveva potuto vedere solamente alcuni alberi in lontananza, sarebbero stati il suo nascondiglio una volta uscita di lì. Il problema ora era sapere se c'erano degli uomini e quanti, erano armati? Sicuramente sì. Camminava nervosamente avanti e indietro per il perimetro della cella mentre queste domande le si accumulavano in testa.

Lars si affacciò allo spioncino della prigione e notò la ragazza passeggiare, riconobbe subito quei movimenti, quell'espressione turbata e frustata, dopotutto l'aveva visto anche su altri soggetti nelle stesse condizioni di Bel. Solitamente lasciava che le persone affrontassero le loro emozioni. Alcuni si rassegnavano subito al loro nuovo status di prigioniero, altri, dall'animo più fiero, spinti dalla rabbia o dalla paura cercavano di fuggire. Stavolta Lars si prese la libertà di entrare nella cella per tranquillizzarla.

Bel si fermò di colpo appena il ragazzo entrò, si sentiva colpevole e aveva paura di essere punita, come se lui avesse potuto leggerle nella mente. <Penso di sapere quello che stai provando> disse Lars.

Isabella sentì una nota di compassione nella sua voce così ne approfittò per cercare di estorcergli qualche informazione utile: <Come puoi saperlo, dopotutto non sei tu quello imprigionato. Posso almeno sapere dove ci troviamo?>. 

Un mezzo sorriso prese forma sul volto di Lars mentre si sedeva per terra con la schiena contro la parete, sentiva il bisogno che la ragazza non lo percepisse come un pericolo <Anche se lo sapessi non cambierebbe molto>. 

Maria Isabella rimase interdetta dal gesto di Lars, si era messo in una posizione vulnerabile. Presa da un moto di coraggio si avvicinò al giovane guardandolo dall'alto in basso. La porta era poco distante e con uno scatto avrebbe potuto raggiungerla e fuggire. Sarebbe stato un gesto sconsiderato e Bel lo sapeva, non era di certo un piano ben architettato come avrebbe voluto. Infatti Lars l'anticipò <Se vuoi scappare sappi che dovrai essere più svelta di così, una delle prime regole è prendere decisioni rapidamente e tu non lo stai facendo>. L'audacia non aveva ancora abbandonato il corpo di Isabella, nella sua mente risuonò una frase "Adesso o mai più". Fu questioni di decimi di secondo e con un gesto Bel aprì la porta e mise un piede fuori dalla prigione. 

Lars non si aspettava un simile gesto, ma era un mercenario, aveva affrontato situazioni ben peggiori di un'ingenua ragazza che tenta di riconquistare la libertà. A malincuore si rialzò e in modo più repentino che mai batté sul tempo Bel. La afferrò per un braccio, nella foga del momento non riuscì nemmeno a dosare bene la forza e con un tonfo la ragazza venne schiantata contro la porta dal corpo solido di Lars.

Il corpo di Isabella tremò tutto per l'impatto, sentì addirittura qualche costola scricchiolare. Il ragazzo la teneva premuta tra la porta e il suo corpo. Una mano le stritolava il braccio, l'altra le teneva il collo e per scongiurare ogni tentativo di ribellione una gamba si insinuò tra quelle di Bel. Un espressione di dolore e terrore si formò sul viso di Maria Isabella quando Lars le disse: <Mossa stupida ragazzina>.


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Buonasera,

Eccoci con un altro capitolo, fatemi sapere se la storia vi sta piacendo e quali sono le vostre aspettative sui personaggi. Qualsiasi commento e/o consiglio è ben accetto!


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