Capitolo 34
Quella serata era perfetta.
Non credevo che Sofya potesse dimostrarsi così disinibita e audace, invece lei un'altra volta mi aveva stupito. Dopo il film, quando le luci si riaccesero, i miei occhi la cercarono e il mio sguardo si riempì di lei: la donna era bellissima, con le guance arrossate e le labbra schiuse, in attesa di un bacio.
Bacio che non tardó ad arrivare.
Oramai era un'abitudine della quale non potevo fare a meno. Come vedevo Sofya, la dovevo baciare: si trattava di un istinto o impulso che non si poteva sopprimere.
Lei era dolce e arrendevole, però la sua lingua si fece strada nella mia bocca con feroce passione. Un gustoso preludio per la notte che ci aspettava.
«Andiamo?» mormorai quando mi staccai per riprendere fiato.
Sofya annuì con un lieve cenno del capo. I suoi occhi azzurri erano appannati dal desiderio e dalla lussuria, uno specchio del mio sguardo. Non avevo mai incontrato una donna come lei: piena di contraddizioni e di forza.
Mi alzai e le porsi la mano. Lei la prese e insieme abbandonammo la sala di proiezione, immergendoci nuovamente nella folla. Questa volta, però, Sofya non ebbe nessuna incertezza e si tenne stretta al mio braccio finché non fummo fuori dal cinema.
La lasciai due minuti per recuperare la macchina che avevo parcheggiato poco distante. Salì e si allacció la cintura dopodiché appoggiò una mano sulla mia coscia e mi sussurró di fare in fretta.
Non me lo devi ripetere due volte.
Ingranai la marcia e mi immersi nel traffico serale, pregustando ciò che la notte aveva un serbo per noi. Immaginavo che Sofya stesse facendo lo stesso dato che mi stava fissando con intensità, mordicchiandosi il labbro inferiore.
«Andiamo a casa tua oppure a casa mia?» mi chiese, più o meno a metà strada.
«Casa mia, dolcezza. Senza ombra di dubbio» le risposi, con un sorriso da predatore in volto.
La nostra prima volta insieme doveva accadere nel mio letto.
«Approvo» commentò lei mentre le dita carezzavano la mia coscia per poi salire in direzione della cintura.
«Che combini?» le domandai con voce arrochita di desiderio, non appena la sua mano incominciò a massaggiarmi il membro sopra la stoffa dei pantaloni.
«Nulla» mormorò lei nell'intimità dell'abitacolo, continuando il movimento in maniera lenta ma inesorabile.
Mi stava facendo impazzire. E lo sapeva bene.
Non replicai, però schiacciai il pedale dell'acceleratore, diminuendo la distanza fra noi e il mio loft. Quando giunsi a casa, abbandonai la macchina in fretta e furia, parcheggiandola davvero male per un poliziotto, e feci il giro dell'auto per aprirle la portiera.
Sofya uscì, scoccandomi un seducente sorriso, e mi prese per mano.
Con le dita intrecciate, raggiungemmo la porta di casa mia, che aprii velocemente prima di abbassare la testa e incollare le mie labbra alle sue.
La baciai in modo unico e possessivo, rivendicando i miei diritti su di lei. Sofya si arrese al mio assalto e molló la sua borsetta lì sull'uscio per poi affondare le mani fra i miei capelli.
Con un movimento repentino, la sollevai e lei mi cinse la vita con le gambe flessuose: feci un passo avanti e col piede chiusi la porta, che fece un rumore sordo. Le mie mani vagarono sul suo corpo e si fermarono sulla sua schiena: gliela carezzai, partendo dal basso e arrivando fino alla nuca.
Sofya si scostó un poco da me, interrompendo il bacio, e armeggió col vestito. Dopo un paio di tentativi, riuscì a liberare la gonna, afferró l'abito con entrambe le mani e se le tolse con un gesto fluido, rimanendo in reggiseno e mutandine.
La fissai con occhi sgranati. Sarà semplicemente stupenda, avvolta da stralci di pizzo chiaro che lasciava intravedere la succulenta pelle candida.
«Sei bellissima» mormorai a voce così bassa che dubitai mi avesse sentito.
Però Sofya arrossí e abbassó lo sguardo, forse imbarazzata. Questo non mi impedì di riprendere il nostro discorso da dove si era interrotto: le stampai un bacio nell'incavo della gola per poi salire fino al mento e da lì raggiunsi le labbra tumide.
Sofya ansimó nella mia bocca e io ingoiai ogni suo gemito di piacere. Lei cominciò a muovere il bacino, strusciandosi sinuosamente su di me e attizzando il mio desiderio.
«Mi fai impazzire» ammisi, scostandomi un poco per riprendere fiato.
In risposta, Sofya sorrise e strinse di più le gambe, gemendo di voglia quando avvertì il mio membro indurirsi. Allungai una mano sulla sua schiena e sganciai il reggiseno, liberando il soffice seno che andai subito a leccare.
«Richard» invocó il mio nome come se stesse pregando «portami a letto» aggiunse, stringendosi a me e mordicchiandomi deliziosamente il collo.
Non potei resistere un minuto di più.
Dopo avere stuzzicato i capezzoli, facendoli diventare duri come piccole biglie, tornai alle sue labbra e camminai a passo svelto in direzione della camera da letto. Per fortuna, non sbattei addosso a nulla perché la mia attenzione era focalizzata tutta sulla splendida e focosa donna che tenevo fra le braccia.
Appena le mie gambe toccarono il bordo del letto, mollai la presa e Sofya cadde rovinosamente sulle morbide lenzuola, lasciandosi sfuggire un gridolino di spavento.
Io ridacchiai e la fissai per un istante prima di spogliarmi. Gettai a terra tutti i vestiti e misi la pistola sul comodino dopo aver controllato che ci fosse la sicura inserita. Dopodiché tornai a dedicarmi alla mia donna, che mi stava attendendo sdraiata sul letto con i seni gonfi e candidi che anelavano la mia bocca e le gambe schiuse che celavano un dolce paradiso.
Mi misi sopra di lei e le baciai la punta del naso per dopo scendere al collo. Da lì le mie labbra tracciarono una scia di baci fino alla sommità del seno destro: Sofya ansimó lievemente e mi tiró una ciocca di capelli. Per tutta risposta le morsi piano la carne, tanto da lasciare il segno, e lei mi graffió la nuca in un gesto di apprezzamento.
Leccai e titillai i capezzoli, prima il destro e poi il sinistro, finché lei non allargó le gambe, vogliosa. Scesi ancora un po', passando la lingua sul ventre piatto, e giunsi fino al bordo delle mutandine quasi inconsistenti che indossava. Posai le labbra al centro di quello scampolo di pizzo e annusai il profumo del suo desiderio: la stoffa si stava rapidamente bagnando.
Sorrisi mentre le abbassavo le mutandine. Glielo feci scorrere lungo le gambe e poi le gettai a terra. Sofya aprì le gambe per me e mi sistemai comodamente davanti alle porte del mio paradiso personale.
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