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Capitolo 3

La giornata era cominciata male, proseguita abbastanza bene e finita peggio.

Infatti Max Hartman giunse nel mio ufficio proprio quando stavo sistemando le ultime cose prima di andare a casa: ero riuscita a piazzare due appartamenti e dovevo portare con me alcuni documenti per poter chiudere gli incartamenti, così riempii la mia borsa fino all'inverosimile.

《Se continui così, esploderà》 commentò il mio collega, fissandomi dalla porta, con le braccia incrociate al petto e un giocoso sorriso stampato in volto.

《Tu dici?》replicai, guardando con occhio critico tutti i documenti che avevo provato a infilare nella mia povera borsa.

Non potevo tenerli in mano perchè dovevo averle libere.

Max rimase in silenzio, abbandonò la porta e camminò fino a raggiungere la mia scrivania. Rispetto a quello dei miei colleghi, il mio ufficio era il più piccolo, ma la cosa non mi dispiaceva affatto: oltre alla scrivania e le tre poltroncine bordeaux che la corredavano, possedevo una bella libreria dotata di quattro scaffali.

Era un luogo accogliente, anche se non l'avevo personalizzato molto, a parte le molteplici penne colorate che tenevo accanto al computer.

《Stasera ti va di uscire con me?》 mi chiese Max, lasciandomi stupefatta.

Sgranai gli occhi e boccheggiai come un pesce fuori dall'acqua. Hartman era innegabilmente un bell'uomo, però era fidanzato con un avvocato, in primo luogo, e poi io non uscivo con gli uomini.

Non più, ormai.

《Non fare quella faccia》rise Max, con sguardo luminoso di divertimento《Cioè, tu sei splendida, ma amo Tara. Che è, appunto, il motivo per cui ti ho fatto quella domanda.》

Le sue parole mi lasciarono parecchio confusa. Sapevo di non essere brutta, però sentirmi dire una cosa del genere mi lasciò lusingata e incerta in egual misura. Decisi, così, di concentrarmi sulla seconda parte della sua affermazione.

《Tara? Intendi dire che mi hai combinato un'uscita con la tua fidanzata?》chiesi all'uomo, abbandonando le sorti della mia borsa donando a Hartman tutta la mia attenzione.

Max ridacchiò ancora per poi scuotere brevemente la testa.

《Fammi spiegare meglio》 iniziò lui, appoggiando le mani sulla mia scrivania《Tara ha, finalmente, accettato l'anello che le avevo comprato finita la faccenda di New York e, ora, è a tutti gli effetti la mia fidanzata. Quindi, dato che sono l'uomo più felice del mondo, ho pensato di festeggiare con i miei amici.》

Dalla confusione più totale passai alla gioia e sentii sbocciare sul mio viso un radioso sorriso. Ero davvero molto felice che l'avvocato avesse ceduto: avevo incrociato quella granitica donna due o tre volte e mi aveva colpito parecchio. Invidiavo immensamente la sua sicurezza e la sua forza, però ero d'accordo con Max. Da quel poco che avevo capito di lui lavorandoci assieme in questi anni, sapevo che si trattava di un tipo un po' all'antica che ci teneva a fare le cose per bene. Accettare quell'anello possedeva un grande significato: lei cedeva un poco della sua indipendenza mentre lui esternava al mondo intero i suoi sentimenti.

Max e Tara formavano davvero una bellissima coppia, si compensavano e si completavano.

Una leggera fitta al cuore incrinò leggermente il mio sorriso, ma, per fortuna, il mio collega non si accorse di nulla.

《Congratulazioni!》esclamai, alzandomi dalla poltrona per fare il giro della scrivania e abbracciarlo brevemente《Sono molto felice per voi. Siete splendidi assieme.》

《Quindi verrai?》Gli occhi nocciola di Max brillavano così tanto che non potei fare che annuire, ipnotizzata dalle ondate di puro amore che fuoriuscivano dal suo corpo《Grazie. Ti adoro. Ora ti lascio. Vado a chiedere a Karim se si unisce a noi.》

L'uomo mi abbracciò ancora una volta per poi uscire dal mio ufficio come un tornado di gioia. Io, invece, sospirai e mi appoggiai al bordo della scrivania: mi ero già pentita di aver accettato l'invito. Non per la compagnia, ovviamente, quanto piuttosto per l'orario.

Io non uscivo la sera. Da almeno quattro anni.

Abbassai gli occhi sul mio abbigliamento da lavoro e mi sfuggì un piccolo gemito dalle labbra socchiuse. Indossavo una gonna blu scuro che mi arrivava poco al di sopra della ginocchia abbinata a una camicetta leggera e una giacca, della stessa tonalità della gonna, completava il look.

Era perfetto da usare per il lavoro di agente immobiliare, un po' per un'uscita con i colleghi. Avrei preferito avere tempo per tornare a casa e cambiarmi: jeans e scarpe da ginnastica erano decisamente più pratici di gonna e tacchi.

Perchè diavolo ho accettato?

Perchè volevo accettare, ecco perchè. Troppe volte avevo rinunciato a qualcosa che mi piaceva per paura, ma dopo tutti questi anni volevo seguire il mio cuore e non la mia mente, ancora intrappolata in quella gabbia di terrore.

Cominciai a mordicchiarmi l'unghia del pollice, una vecchia abitudine mai abbandonata del tutto, mentre rimuginavo sui pro e sui contro di quell'uscita serale. Di certo, i primi battevano i secondi: sarei stata insieme ai miei colleghi , persone verso le quali nutrivo una certa fiducia, avrei passato una simpatica serata in compagnia e non insieme alla mia gatta come ogni sera, avrei avuto l'occasione di riguadagnare un pezzetto della mia vita.

E non vi era nulla di più inestimabile per me.

D'altra parte, avrei dovuto prendere alcuni accorgimenti come, per esempio, parcheggiare la macchina vicino all'entrata del locale oppure non allontanarmi mai dal tavolo. Piccole cose che mi avrebbero aiutata a tornare a casa tutta intera, soprattutto dal punto di vista psicologico.

《Allora, è per questo che non ti metti mai lo smalto》commentò una voce sicura e mascolina.

Alzai la testa di scatto e trovai Carson McFarlan intento a fissarmi con sguardo divertito e occhi scintillanti. Non l'avevo mai visto così rilassato e di buon'umore, almeno finchè la sua strada non aveva incrociato quella di Caroline, una donna tranquilla e dimessa a cui avevo dato un piccolo aiutino.

Quella ragazza mi era piaciuta subito e l'avevo aiutata con molto piacere. In quel momento, avevo pensato che, forse, saremmo potute diventare amiche, ma, poi, avevo fatto marcia indietro. Stringere amicizie significava aprirsi e farsi conoscere, due cose che non potevo assolutamente permettere.

《Smalto?》ripetei, impacciata e incerta.

《Esatto》affermò Carson, con un lieve sorriso in volto, rimanendo fermo sulla soglia del mio ufficio《Se te lo mettessi, faresti indigestione.》

Ridacchiai nervosamente alla sua battuta e cercai di darmi un contegno: allontanai la mano dalla bocca e la nascosi dietro la schiena mentre cercavo qualcosa di intelligente da dire. Il mio capo aveva colto nel segno, però, non riuscivo a mantenere la calma di fronte alla prospettiva di uscire,

《Scherzi a parte, a tutti farebbe molto piacere se tu ti unissi a noi, ma se non te la senti, parlerò io con Max.》 La voce di Carson era così tranquilla e rassicurante che quasi accettai la sua proposta.

Lo fissai a lungo prima di parlare. Era un meraviglioso esemplare di uomo, un po' troppo tenebroso per i miei gusti, anche se stava diventando più empatico grazie all'influenza della sua fidanzata.

《Sei gentile》 esordii, abbassando gli occhi sul suo petto. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo《Però, vorrei davvero uscire assieme a voi. Non ho legato con nessuno da quando sono arrivata in città e voi siete quanto di più simile a degli amici per me.》

Non era un discorso accattivante e alcuni, probabilmente, l'avrebbero trovato offensivo, ma Carson era diverso da ogni persona che io avessi mai conosciuto e reagì a modo suo, come sempre.

《Ottimo. Verrai in macchina con me e Caroline》affermò lui con un sorriso affabile in volto e uno sguardo furbo.《Mi ha affrontato il ruolo che hai avuto nella nostra... conoscenza, se così si può definire.》

Rimasi sbalordita dalle sue parole. Non credevo che la sua fidanzata si ricordasse di quel piccolo episodio, anche perché non avevo fatto molto, a parte darle il numero di telefono del mio capo.

Quello che, però, mi lasciò sorpresa e mi scaldò il cuore fu la via di uscita che Carson mi aveva regalato.

Lo guardai negli occhi con la folle voglia di gettargli le braccia al collo, ma riuscii a trattenermi e lo ringraziai a voce bassa.

In risposta, l'uomo mi fece l'occhiolino prima di avvisarmi che avevo soltanto un quarto d'ora di tempo e abbandonare il mio ufficio.

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