Capitolo 28
《Stavamo ballando al centro della pista quando avvertii le sue mani sul mio corpo: mi aveva preso per i fianchi, facendomi aderire a lui, nonostante la musica sfrenata non ce lo concedesse. Lui si muoveva a un ritmo decisamente più lento e questo non mi piaceva. Cioè, non era la prima volta che ballavo vicino a uno sconosciuto dato frequentavo locali affollati, però lui non mi piaceva quindi mi ero scostata e avevo abbandonato le mie amiche per ritornare al tavolo》continuai il mio racconto e liberai le mani dalla leggera presa di Richard per strofinarmele sul volto.
Le lacrime scendevano copiose lungo le mie guance arrossate e avevo la vista annebbiata: sapevo di rappresentare uno spettacolo pietoso, però, ormai non riuscivo più a fermarmi. Dovevo finire di confidargli il mio passato altrimenti non sarei più riuscita a vivere veramente. Me l'aveva fatto capire Richard.
《Tornata al tavolo, finii di bere il drink che avevo lasciato a metà dopodiché andai in bagno. Il tizio che mi aveva avvicinata sulla pista mi aveva inquietata così avevo deciso di andare a casa e avvertii un'amica prima di recarmi alla toilette. Fu lì che accadde.》Presi un respiro tremante e il mio sguardo si perse nel vuoto mentre venivo sommersa da un limaccioso fiume di ricordi, quelli più terribili e oscuri della mia vita.《Lui mi strattonò fuori dal gabinetto e io persi l'equilibrio, rovinando contro il lavabo. Battei forte la testa. Continuavo a perdere e riacquistare coscienza. Però il mio cervello registrò tutto: il suo odore di stantio e sigarette, le sue parole volgari e offensive, le sue spinte dentro di me...》
Mi presi la testa fra le mani nel vano tentativo di arginare il potente e melmoso flusso di immagini che mi stava sommergendo: quell'uomo, se così si poteva definire, mi aveva stuprata in maniera brutale e selvaggia.
Dopo quella notte, ero rimasta in ospedale quasi un mese a causa delle ferite che aveva inferto al mio corpo. Le lacerazione che aveva inciso sulla mia anima, invece, sanguinavano ancora copiosamente. Avevo deciso di andare da una psicologa, ma non ero riuscita a compiere passi avanti così, poco dopo, avevo iniziato a disdire gli appuntamenti, adducendo le scuse più svariate. Infine, presi la decisione di cambiare città: non mi sentivo più sicura in nessun luogo e non potevo reggere quell'angoscia per molto tempo.
Avevo ingenuamente creduto che una città nuova corrispondesse a una nuova vita, ma scoprii ben presto che si trattava di una mera utopia. Tutto era filato liscio finché Richard non era apparso nella mia esistenza: dapprima lentamente, a piccoli passi, poi sempre più prepotentemente, abbassando le mie difese e lasciandomi vulnerabile.
Percepii il tocco caldo di una mano gentile posarsi sulla mia spalla con molta delicatezza. Tremai e mi ritrassi leggermente, ma lui non desistette, anzi percepii il suo calore avvicinarsi e avvolgermi strettamente. Mi abbandonai a Richard come non avevo mai fatto prima.
Le mie mani liberarono i miei poveri capelli dalla loro presa spasmodica e posai il capo sulla spalla del mio compagno, bagnandoli la pelle nuda con le mie lacrime. L'uomo non si ritrasse: mi avvolse in un tenero abbraccio e io lasciai che si portasse via tutto l'orrore e la disperazione di quella notte insanguinata.
Non sapevo quando tempo era passato, ma, alla fine, esaurii le lacrime e rimasi esausta e senza fiato tra le braccia di Richard. Da quando avevo cominciato a parlare, lui non aveva detto una sola parola quindi non riuscivo a capire cosa stesse pensando in quel momento, magari non voleva più avere a che fare con me oppure era nauseato dall'aver fatto sesso con una donna complessata come me.
Quest'ultimo pensiero mi fece rabbrividire e lui si scostò un poco da me. Alzai timidamente lo sguardo e lo trovai intento a fissarmi: i suoi occhi sembravano rare perle nere, anche se sapevo che si trattava di un effetto ottico.
《Io... mi dispiace》sussurrai, quando capii che lui non avrebbe mai rotto il silenzio imbarazzato che si era venuto a creare.
《Per cosa mi chiedi scusa, dolcezza?》La sua voce era ruvida e dolce, in netto contrasto con l'ondata di furia e odio che mi pizzicava la pelle nuda.
《Sei arrabbiato》constatai con un soffio, posandogli una mano sul cuore.
Percepii il suo battito potente e regolare: la cosa mi tranquillizzava parecchio e mi veniva voglia di poggiare l'orecchio per udirne il suono energico. Però volevo capire com'erano cambiate le cose fra noi e non potevo distogliere lo sguardo dal suo volto imperscrutabile.
《Eccome se sono arrabbiato, ma non con te. Mai con te, dolcezza》disse in tono amorevole, carezzandomi la guancia arrossata con un dito《Sono contento di averti vicino perché altrimenti sarei già in strada a cercare quel bastardo per dargli ciò che si merita. E, fidati, non rimarrebbe molto di lui. Dimmi che è in galera, ti prego. Dimmi che è stato arrestato.》
Battei le palpebre un paio di volte mentre il pieno significato della sue parole affondava le sue radici nel mio cervello.
《Io... sì. E' in prigione e ci rimarrà per altri cinque anni》risposi, schiarendomi la voce, mentre altri ricordi tornavano a galla.
Quando era andata in tribunale, le mie ferite non erano ancora guarite del tutto. I membri della giuria mi avevano fissato per tutto il tempo del processo, con occhi colmi di compassione e pena che mi avevano fatto piangere sommessamente durante l'udienza.
《Troppo pochi》sbottò Richard con rabbia, continuando a carezzarmi con delicatezza《Dove sei andata ora?》aggiunse, riportandomi alla realtà con dolcezza.
《Il giorno del processo mi fissavano tutti con commiserazione》gli confidai, distogliendo lo sguardo da lui per un istante《Non volevo dirti tutto questo perché non volevo che i tuoi occhi si riempissero di pietà. Quando mi guardi, mi sento bella e desiderata e non spezzata e debole come...》
Richard mi interruppe nel più seducente dei modi: mi fece sollevare il viso per poi appoggiare le sue labbra sulle mie, riuscendo così a zittirmi. Il bacio fu feroce e passionale, nulla a che vedere con la delicatezza con cui mi aveva carezzata. Gemetti sulla sua bocca e lui ne approfittò, facendo sgusciare la sua lingua fra le mie labbra schiuse per poi intrecciarla alla mia.
I ricordi più brutti della mia vita venne scalzati via dal suo sapore e dal suo tocco.
《Io non sono come tutti gli altri》disse, con tono arrochito dalla lussuria, quando si staccò da me per riprendere fiato《Io sono io. E sono tuo.》
Posò la sua fronte sulla mia così i nostri sguardi rimasero incatenati e i nostri respiri si mescolarono, creando un aroma unico al mondo.
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