Capitolo 26
Sofya mi stava letteralmente distruggendo.
La giornata cominciata male era andata via via migliorando, ma non avrei mai pensato di poter fare l'amore con lei. O almeno, non a quel punto della nostra relazione.
Non credevo si sentisse pronta. Qualsiasi cosa le era accaduta era stata così grave da farle evitare quasi completamente i rapporti umani.
Quando mi balzò fra le braccia, stentavo a credere di avere il suo morbido corpo premuto contro il mio. Poi, quando potei baciare ogni centimetro di pelle candida che la mia bocca riusciva a raggiungere, mi sentii un uomo privilegiato.
Per questo trasalii un poco non appena posai le labbra al centro delle sue mutandine umide e lei mi fece spostare: Sofya voleva che io mi fermassi e fu ciò che feci.
Fremevo dalla voglia di affondare nelle sue dolci profondità, però lei, il suo benessere, veniva prima di qualsiasi mio bisogno. Sofya era splendida, accaldata e semplicemente perfetta.
Sdraiata sotto di me con i seni pieni che attendevano un mio tocco, le labbra schiuse in attesa di un bacio, il ventre piatto che avevo baciato e leccato un istante prima.
Lei era il paradiso fatto carne.
Lentamente si ritrasse da me, privandomi del suo calore, per poi mettermi una mano sulla spalla, facendomi intuire che voleva invertire le posizioni. Così mi tolsi scarpe e pantaloni, che lasciai cadere a terra con un rumore soffocato, e mi sdraiai sul letto con indosso soltanto i boxer blu scuro. Sofya sorrise soddisfatta e calò su di me come un angelo venuto a reclamare la mia anima.
Posò la sua bocca sulla mia per un bacio profondo e passionale. Le nostre lingue si intrecciarono in una bollente danza che ci lasciò ansimanti. Il corpo di Sofya aderiva al mio: i suoi capezzoli duri e turgidi pungevano sensualmente il mio petto, le sue gambe flessuose cingevano i miei fianchi, il suo punto più morbido si stava strofinando sulla mia durezza.
Stavo camminando sul ciglio di un burrone.
Da un lato, volevo tuffarmi e assaporare Sofya fino in fondo; d'altra parte, però, dovevo trattenermi altrimenti la magnifica ragazza che mi stava leccando il petto si sarebbe allontanata da me in un battito di ciglia.
Così tentai di tenere sotto controllo la mia prorompente voglia di lei e la lasciai libera di condurre il gioco.
Quando giunse all'ombelico, Sofya rialzò lo sguardo e notai che l'azzurro limpido delle sue iridi si era scurito come il cielo prima di un temporale. Con dita leggere, sfiorò la peluria scura che scompariva all'interno dei boxer, che abbassò con una mossa repentina, liberando il mio membro. Lei gettò l'indumento dietro di sé e rimase a fissarmi per un tempo infinito: mi piaceva avvertire il suo sguardo bramoso sul mio corpo tanto quanto mi piaceva vedere la sua reazione di fronte alla mia nudità.
Sofya si sedette sui talloni e prese in mano il mio pene duro con titubanza e riverenza come se non volesse fare qualcosa di sbagliato. Peccato che tutto in lei fosse così maledettamente perfetto.
Passò la mano su e giù un paio di volte lungo la mia asta, facendomi letteralmente impazzire, per poi accogliermi dentro la sua bocca rovente. Ansimai quando lei mi inghiottì tutto, massaggiandomi i testicoli gonfi e tesi, e strinsi le lenzuola fra le dita per impedirmi di prenderle la testa e muoverla a mio piacimento: le avevo lasciato carta bianca e avrei mantenuto la promessa per quanto mi costasse rimanere immobile a beneficare delle sue "cure" senza poter contraccambiare.
Sofya si muoveva in maniera lenta, facendomi uscire dalla sua bocca per dopo riaccogliermi. Se avesse continuato così, sarei venuto dopo pochi istanti, e lei doveva averlo capito perchè si scostò da me per togliersi le mutandine, l'unico indumento che ci separava.
Era bellissima.
Possedeva soltanto una striscia di peli biondi che nascondevano la sua dolce e umida cavità e io non vedevo l'ora di essere accolto da tale bagnata meraviglia.
Sofya si mise in posizione: con una mano prese il pene duro e scivoloso della sua saliva e lo guidò sulla soglia della sua intimità. Già il primo contatto fu spettacolare, ma quando entrai tutto credetti di morire sul colpo.
Lei mi stava cavalcando con dolcezza per abituarsi alle mie misure mentre io mi crogiolavo nel suo umido calore. Riuscii a tenere gli occhi aperti per tutto il tempo e così mi pascei di lei: sembrava un'amazzone con i capelli sciolti e i seni che sussultavano a ogni affondo.
Le mie mani si mossero di loro volontà e raggiunsero quei capezzoli turgidi e rosei, pizzicandoli e titillandoli, mentre avvertivo il potente orgasmo montare dentro di me. Sofya gemeva e gridava senza ritegno continuando a muoversi sempre più velocemente e, quando venne con un urlo liberatorio, le bloccai i fianchi per svuotare il mio piacere dentro di lei.
Eravamo sudati e ansimanti. L'aria era soffocante tanto era il profumo del sesso e degli umori di cui eravamo pregni. Sofya collassò sopra di me e io l'abbracciai, dandole un lieve bacio fra i capelli umidi.
Ero ancora immerso nel suo calore e non avevo alcuna intenzione di andarmene, ma poco dopo lei mi fece uscire con gemito soffocato. Volevo alzarmi per prendere qualcosa con cui pulirci, però Sofya aveva altre idee: con le dita raccolse il mix dei nostri sapori, portandosele poi alla bocca e facendomi schizzare il desiderio alle stelle.
Ero stanco e provato da quella sessione di sesso sfrenato, però la mia voglia di lei non si era affatto affievolita, anzi, se possibile, era divenuta ancora più forte e potente.
Vederla leccare i suoi umori e il mio seme, poi, me l'aveva fatto tornare di nuovo duro.
Lei se ne accorse e sorrise in maniera diabolicamente tenera.
Agilmente si girò, portando la sua intimità all'altezza della mia bocca, mentre riprendeva in mano il mio membro, stimolandomi e facendomi boccheggiare. Ero sensibile al suo tocco e le bastò poco per eccitarmi nuovamente.
Stringendo i denti, posai le mani sulla sua fessura bagnata e ne inspirai il profumo: Sofya odorava di vaniglia e pesche, un connubio dolce e afrodisiaco.
Scostai le labbra e le diedi una lunga leccata che le fece tremare le gambe. Un sorriso di orgoglio maschile mi solcò il volto mentre affondavo la mia lingua fra le sue pieghe umide, lappando il suo liquido piacere che scorreva come un fiume in piena.
Sofya non fu da meno.
Prese in mano il mio membro e lo leccò profusamente per poi mordicchiarmi la punta, facendomi gemere sulle sua pelle bollente. Ero a un passo da un altro orgasmo, però volevo che venisse prima lei, così accelerai i movimenti con le dita e succhiai il clitoride con maestria finché non avvertii le scosse di godimento pervaderle il corpo. I suoi muscoli interni serrarono le mie dita mentre lei veniva, stringendo il mio pene che si stava svuotando nella sua bocca famelica. Bevvi tutto il suo dolce nettare mentre lei ingoiava il mio succo.
Fu quando toccai il cielo con un dito che capii quanto mi piaceva Sofya. Anzi, quanto ne ero innamorato.
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