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Capitolo 16

La giornata trascorse relativamente tranquilla, dopo l'incontro con Max. La chiacchierata avuta a inizio mattina mi aveva fatto riflettere: nonostante io avessi provato a mantenere le distanze con tutti loro, lui e le poche persone che frequentavo, praticamente tutte per motivi lavorativi, mi volevano bene.

Forse per un altro tipo di ragazza questo non voleva dire nulla, ma per me era un concetto complicato da capire, dato che non mi fidavo più di nessuno da anni. Probabilmente, però, era giunto il momento che io raccontassi a qualcuno ciò che avevo vissuto e subito.

Appena quel pensiero prese forma nella mia mente, l'immagine nitida di Richard apparve di fronte a me. Lui mi avrebbe sicuramente capita e non mi avrebbe giudicata per le azione che avevo compiuto.

Avvertii un potente flusso di coraggio misto a terrore invadermi le vene e seppi, finalmente, cosa dovevo fare.

Quando uscii dal palazzo, nel tardo pomeriggio, i miei occhi corsero in strada, alla ricerca di un taxi con cui ritornare a casa, ma trovai un'auto familiare e lì, ritto in piedi, un uomo affascinante e con uno splendido sorriso in volto.

Aveva i capelli lunghi legati in una bassa coda e questo faceva aumentare la mia voglia di saltargli addosso.

《Ciao, dolcezza》mi salutò Richard, scostandosi dalla macchina.

《Ciao》ribattei, senza risultare particolarmente brillante《Non credevo di... cioè, pensavo...》

Alla fine, decisi di riprendere fiato ed evitare i vaneggiamenti privi di senso. Così rinserrai la presa sulla borsetta, che si era notevolmente alleggerita, dato che avevo lasciato buona parte della documentazione in ufficio, e mi avvicinai a lui. 

Scorsi una profonda stanchezza nei suoi occhi scuri e magnetici e provai la bizzarra sensazione di abbracciarlo e aiutarlo a rilassarsi per dimenticare la giornata evidentemente faticosa che aveva vissuto.

《Ti avevo detto che ci saremmo rivisti più tardi, ossia finito di lavorare》mi chiarì pazientemente Richard, aprendomi la portiera con un gesto galante.

《Sono felice》constatai, con una smorfia di vera sorpresa.

Ricordati la tua decisione, Sofya...

《Ottimo. Quindi possiamo cenare assieme》osservò l'uomo, non appena si sedette accanto a me.

Ci mettemmo la cintura di sicurezza dopodiché lui mise in moto e si inserì nel traffico. Io assimilai quella proposta con lentezza e smodata gioia: probabilmente era troppo presto per fare una cena in sua compagnia, visto che il nostro primo appuntamento si era svolto quella mattina.

《Suppongo di sì》replicai, cercando di nascondere un sorriso colmo di soddisfazione《Allora, com'è andata la tua giornata? Se posso chiedere...》

《Oh, Sofya. Tu puoi chiedermi qualsiasi cosa》rispose Richard, fermandosi per far attraversare un signore anziano con un labrador al guinzaglio《Diciamo che è stata dura e infruttuosa. Il nostro principale sospettato si è rivelato innocente, come avevo intuito. Dobbiamo interrogare un sacco di potenziali testimoni e sperare che qualcuno ci fornisca indizi utili. Sempre se trova il coraggio di parlare.》

《Perché? Ci sono anche persone che non testimoniano? Voglio dire, come fanno a decidere coscientemente di non aiutare una vittima quando, in realtà, possono farlo?》domandai, scioccata e inorridita dalla scelta di alcuni individui.

《Moltissime. Possiamo interrogare, promettere, proteggere eppure per quanto tempo io possa spendere a parlare, ci sarà sempre qualcuno che tace la verità》mi spiegò lui, in tono stanco《Ognuno compie le proprie scelte e dovrà convivere con le conseguenze derivanti da esse.》

Le sue parole fecero breccia dentro di me e rafforzarono ancor di più la decisione che avevo maturato quel pomeriggio. Gli avrei confidato il mio sporco segreto e ne avrei accettato le ripercussioni, qualunque esse fossero.

《Come mai quell'aria concentrata e combattiva?》mi chiese Richard, non appena fermò la macchina davanti al cancello del mio palazzo.

《Nulla. Stavo pensando》gli risposi, in tono evasivo《Piuttosto, perché siamo a casa mia? Avevi detto che avremmo cenato assieme, però il mio frigo è così vuoto che si sente l'eco.》

L'uomo ridacchiò divertito, girando la testa verso di me, e mi rivolse un mezzo sorriso prima di spiegarmi che mi aveva riaccompagnata al mio appartamento affinché io mi preparassi per la cena, che si teneva nel suo loft.

《Adoro quel tipo di abitazione》commentai, forse con troppa enfasi, lasciando emergere la mia vena da agente immobiliare.

《Meno male》ribattè Richard, sistemandomi una ciocca bionda dietro l'orecchio《Torno a prenderti fra una mezz'ora. Che ne dici?》

《Va bene. Sarebbe perfetto》replicai, arrossendo imbarazzata ma colma di aspettativa.

Il bel detective mi diede un lieve bacio sulla guancia dopodiché smontai dall'auto ed entrai nel mio palazzo, udendo la sua macchina allontanarsi.

Spontaneamente le mie labbra si incurvarono in un sorriso di gioia: Richard incarnava tutto ciò che di buono vi era al mondo.

Trovai Muffin sdraiata sul divano che dormiva tranquillamente e, quando allungai una mano verso la sua testolina, mi fissò con sguardo indagatore.

《Non fare la scostante》le dissi, accarezzandole il pelo liscio e morbido《Lui mi piace. Mi piace molto. Ed è una cosa che non mi capitava da molto tempo.》

Abbandonai la gatta a riflettere sulle mie parole e mi diressi in cucina, dove lasciai soprabito e borsa. Prima che Richard tornasse dovevo dar da mangiare a Muffin, farmi una doccia e scegliermi un bel vestito, magari audace e sexy.

Così, seguendo la mia lista mentale, diedi la cena al micio e le cambiai l'acqua, sciaquandole la ciotola. Quando lo sguardo mi cadde sulla lavastoviglie, il respiro mi si mozzò in gola e il cuore perse un battito, però strinsi i denti e respinsi a forza i pensieri negativi.

Volevo vivere appieno quella serata e riflettere su quello strano episodio non mi avrebbe, di certo, aiutata. Così decisi di ricacciare tutta la faccenda dietro a una porta mentale che blindai con una spranga: non volevo assolutamente rovinare la mia cena con Richard.

Riacquisita la serenità, lasciai Muffin a spiluccare il tonno in scatola per andare in camera: giunta lì, mi spogliai, rimanendo in biancheria intima, e aprii l'armadio per cercare qualcosa di bello da indossare.

Alla fine, la scelta ricadde su un abito nero, elegante, privo di spalline e decisamente troppo corto.

Canticchiando un allegro motivetto, lo spiegai sul letto e mi diressi in bagno per farmi una rapida doccia, dopodiché, avvolta in un morbido asciugamano verde, mi truccai leggermente. Poi andai a prendere una paio di slip scuri ed evitai il reggiseno visto il tipo di abito che avevo deciso di indossare.

Fatto ciò, mi asciugai e gettai il telo umido vicino alla porta del bagno e continuai a prepararmi: come rossetto scelsi il rosso, un colore deciso e pieno, che mi valorizzava le labbra, rendendole più sensuali.

Trassi una pochette scura dall'armadio, per completare il look, e vi misi il cellulare, il lipstick e le chiavi di casa. Come ultima cosa, calzai un paio di scarpe nere con un fiocchetto rosso cucito dietro, proprio all'altezza della caviglia.

Stavo decidendo se lasciare i capelli sciolti oppure legarli in un lento chignon quando bussarono alla porta: mi immobilizzai come un cervo davanti ai fari di un'auto prima di realizzare che si trattava di Richard.

Il mio Richard...

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