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2. Problema cotoletta

*Chat di Gruppo*

"Ho un problema."

Messaggio da Francesca: 
"Io ne ho di milioni hahaha, dici su."

"Mia madre la domenica sera cucina sempre le cotolette. Sono caloriche vero?" 

Marta ha risposto al tuo messaggio:
"Dille che non hai fame."

"Già ci ho provato ma con scarsi risultati." 

Mia ha risposto al tuo messaggio: 
"Prova a dirle che preferisci un'altra cosa, che la cotoletta a quest'ora è pesante e potrebbe farti girare lo stomaco nella notte." 

Messaggio da Francesca: 
"Oppure mangiatene solo metà. Sì, è abbastanza calorie. E' frittura, cara."

Claudia ha risposto al tuo messaggio:
''Bevi tra un boccone e l'altro e ti sazierai subito.''

Alice ha risposto al tuo messaggio:
''Prendi un fazzoletto e posizionatelo sulle gambe. Quando i tuoi sono distratti, butta un paio di pezzi nel tovagliolo. Io lo faccio quando non ho fame ma i miei mi costringono a mangiare.''

Lara ha risposto al messaggio di Alice:
''Ma tu sei un genio del male, cazzo.''

''Ho paura che mi scoprano.''

Federica ha risposto al tuo messaggio:
''Sono i rischi del mestiere.''

Uscii dalla chat e bloccai il cellulare, gettandolo successivamente sul letto. Mi strofinai il viso con entrambe le mani, tirando un sospiro.

Poco dopo mi sdraiai sul materasso giugendo accanto al mio telefono che continuava a vibrare per i continui messaggi del gruppo.

Forse stavo sbagliando tutto. Forse non era quello il metodo giusto per dimagrire. Si, forse era proprio così. Ma, cavolo, ci avrei messo un'eternità con una dieta tradizionale e non potevo permettermelo.

In fondo non ero l'unica che lo faceva. C'era Alice. Ce ne erano molte altre lì fuori. C'era gente magari che era diventata veramente magra e aveva raggiunto i propri obiettivi così. Non potevo permettermi di rimanere grassa.

Tutto ciò continuava a frullarmi nella testa. Il mio desiderio era quello di diventare magra, magra come le modelle, magra come quelle in classe mia, magra come le popolari della scuola.

Diciamoci la verità, il fisico da modella di Victoria's Secret ti rendeva popolare. Avete mai visto una ragazza con i brufoli sul viso, con qualche chilo in più e che magari non segue la moda, far parte del gruppo dei popolari e ricevere apprezzamenti da una miriade di ragazzi?

All'ennesima notifica di un messaggio il mio cellulare vibró e si illuminó, mostrando l'orario. 20:19.

Mi sfilai le scarpe, indossando le mie amate pantofole pelose. Mi recai in bagno per farmi una doccia veloce e, una volta uscita, indossai l'accappatoio per tornare in camera.

Presi l'unico pigiama il cui pantalone aveva le tasche e lo poggiai sul letto.
E prima che potessi svestirmi dell'unico indumento che avevo addosso, mia madre fece irruzione nella stanza sbattendo la porta.

<Mamma, e che cazzo> Urlai stringendomi nel mio accappatoio rosa e girandomi verso di lei per fulminarla con lo sguardo.

<Calma, sono io, mica è tuo padre. Anche se fosse ti abbiamo vista più volte nuda da bambina che vestita.> Sbuffó lei gettando gli occhi al cielo.

<Appunto, da bambina.> Sottolineai.

<Comunque la cena è pronta.> Disse chiudendo la porta dietro di sé mentre se ne andava.

Mi vestii e andai in cucina, accomodandomi a capotavola.

<Ti dobbiamo sempre chiamare, mai una volta che aiutassi, anche solo a mette la tovaglia.> Mi rimproveró mio padre non distogliendo gli occhi dalla tv neanche per un attimo.

Entrambi avevano gli occhi fissi sullo schermo, intenti a guardare un programma su Real Time. Io mi trovavo di fronte al televisore.
La mia impresa sembrava dover risultare semplice.

Presi un tovagliolo e feci finta di pulirmi il labbro superiore, nonostante non avessi ancora cominciato a mangiare.

Lo stropicciai in una palla, racchiudendolo nel palmo della mano, quando mia madre si voltò a osservarmi.

<Vuoi mangiare?> Risultó più un'affermazione che una domanda.

<Si, mi stavo pulendo.> Posai il fazzoletto sul tavolo e tagliai in un piccolo pezzo di cotoletta in bocca, iniziando a masticare.

Solo a quel punto tornó a guardare il programma tanto adorato.
Ripresi il tovagliolo e lo posizionai sulle mie gambe unite.

Presi a spezzettare la carne in grandi riquadri.

Mio padre si girò per versarsi un po' d'acqua. Allungai il mio bicchiere per farlo riempire. Iniziai a bere a piccoli sorsi e poggiai sul tavolo il bicchiere solo dopo essermi assicurata che stesse guardando di nuovo la tv.

Afferrai la forchetta e presi un pezzo di cotoletta. Il cuore mi batteva forte.
Bum, bum, bum. Sentivo come se mi stesse per esplodere.
Portai la posata vicino alle labbra e misi una mano dinanzi, facendo cadere il pezzo sul tovagliolo e fingendo di tossire.

Non si girarono per mia fortuna.

Afferrai un secondo pezzo e posizionai la forchetta, ancora chiusa tra il palmo e le dita della mia mano, dietro il piatto. Con la mano libera, presi il pezzo e lo posizionai sul fazzoletto.

Mia madre prese a mangiare  distogliendo lo sguardo dal televisore.
Tagliai uno dei pezzi grossi di cotoletta in sei più piccoli. Ne afferrai uno e lo addentai, masticando molto lentamente.

L'ansia iniziò a salire, il battito cardiaco oramai era alle stelle. Avevo paura di essere scoperta, non so quale punizione mi avrebbero imposto i miei, sicuramente non una leggera.

Divarigai leggermente le gambe, il giusto affinché il tovagliolo si inglobasse tra loro insieme ai pezzi di carne. Con la mano libera aggiustai i lembi del fazzoletto che spuntavano.

Riuscii a infilare le ultime parti senza essere sgamata per mia fortuna. Prima, però, che la cena finisse, inserii i resti del mio crimine nella tasca del pigiama, fuggendo in bagno con una scusa.

Mia madre mi aveva insegnato che il cibo non si sprecava, ma come potevo buttare una cosa che mi faceva tanto star male? Il cibo mi faceva male.

Il cibo significa l'aumento di peso. L'aumento di peso significava pancia.
La pancia significava essere grassa.
Essere grassa significava essere presa in giro.
L'essere presa in giro significava essere una fallita.
E io non volevo essere una fallita.

Nonostante questi pensieri invadessero in modo irruento il mio cervello, non gettai nel gabinetto la cotoletta.

L'avrei data al cane che gironzolava nel mio parco. Almeno qualcuno avrebbe accettato volentieri del cibo.
Pensai.

Mi diressi in camera mia e mi sdraiai sul letto. Ero felice. Mi sentivo bene. Il mio stomaco era vuoto. E quella sensazione per me era stupenda. Se non fosse solo stato per quel piccolo pezzetto di carne che avevo mangiato.

*Chat di Gruppo*

''Missione compiuta.''

Messaggio da Francesca:
''Bravissima.''

Messaggio da Alice:
''Fiera di te.''

Non so cosa le prese ma da quel momento cambió. Iniziò semplicemente a trattarmi come una ragazza qualsiasi del gruppo. Non ero più Chiara, ero solo una ragazza in un gruppo Pro-Ana.

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Spazio autrice
Ciao popolo di Wattpad che è giunto fino a questo punto.
Spero che il capitolo vi piaccia. Fatemelo sapere.

KissKissCris

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