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Capitolo 3 - AMICIZIA E PAURA

Era un pomeriggio di metà ottobre piuttosto tranquillo e rilassante. Gli uccellini cantavano, il sole splendeva alto nel cielo e alcuni studenti si beavano sotto i suoi raggi. Come una Serpeverde dai capelli neri, sdraiata sull'erba verde e con le spalle appoggiate al tronco di un salice, che leggeva un libro in tutta serenità. Non si sarebbe mai aspettata che un getto d'acqua gelida la colpisse in pieno.
- Va tutto bene, scricciolo?
Fred e George Weasley erano a pochi metri di distanza che si scambiavano un cinque ridendo della loro amica, dopodiché si misero a correre in direzione del castello e la lasciarono deridere da una piccola folla di studenti.
Ginevra si sarebbe lanciata al loro inseguimento e li avrebbe strozzati volentieri, solo che era fradicia e aveva i brividi lungo la schiena. Qualcuno le si avvicinò, poggiandole un asciugamano sulle spalle e intimò agli studenti di andarsene.
- Tutto okay? - chiese poi a Ginevra.
Dopo aver incrociato gli occhi colmi di preoccupazione del ragazzo che l'aveva salvata sorrise. - Sì, grazie, Cedric.
Cedric Diggory era un ragazzo di Tassorosso dai capelli castano ramato e gli occhi nocciola. Frequentava il terzo anno ed era gentile e premuroso, nonché amico di Ginevra.
Si erano incontrati (o meglio dire scontrati) sul treno per Hogwarts. Lei cercava un rospo e lui cercava di sfuggire ai suoi amici. Dopo aver scambiato poche parole, tra loro nacque un'intesa che li rese amici.
- Ancora non capisco perché sei amica di quei due - borbottò Cedric raccogliendo da terra il libro fradicio dell'amica.
Ginevra alzò le spalle. - Sai come è... ci cresci insieme e poi non te li levi più dai piedi.

Quella notte era rimasta in piedi fino a tardi per elaborare gli ultimi ritocchi per la sua vendetta contro i gemelli, ed era così stanca che non appena sfiorò il cuscino si addormentò e iniziò a sognare.
Nel sogno era buio pesto, e l'unica luce fioca sembrava provenire da una porta in fondo a un lungo corridoio. Per quanto veloce corresse, Ginevra non riusciva a raggiungerla. Poi, però la porta si aprì scricchiolando e aldilà di essa una voce, un sibilo, sembrava ripetere la stessa cosa senza sosta "Devo vivere in eterno".
Ginevra si svegliò ansimante, la fronte madida di sudore, e per un tempo che le parve interminabile, non riuscì a riprendere sonno.
Quando il mattino le diede il buongiorno, non aveva alcun ricordo dell'incubo. Da giorni ripeteva lo stesso sogno per poi svegliarsi senza ricordare neanche un minimo dettaglio, ma nonostante questo continuava a ignorare la cosa.
Dopo aver lasciato il dormitorio, si diresse insieme alle sue compagne di stanza nella Sala Grande per un abbondante colazione. Raggiunto il tavolo verde e argento si sedette tra Draco e Blaise, uno dei pochi che poteva considerare amico tra i componenti di quella Casa.
Ginevra si servì di uova e pancetta, bevve un sorso di succo di zucca e, con un sorriso furbo rivolto al tavolo dei Grifondoro, attese che la sua piccola vendetta andasse in atto.
- Che hai in mente? - le sussurrò Blaise Zabini con fare cospiratorio.
- Ho come l'impressione che tra poco i gemelli Weasley ci delizieranno con un piccolo spettacolo.
In quel preciso istante dal tavolo dei Grifondoro si sentì un breve scoppiettio e una piccola nube circondò Fred e George per pochi secondi, dopodiché la sala fu percossa dalle risate. Dopo essersi scambiati una rapida occhiata, saltarono sulla panca, spaventati, e cominciarono a grattarsi in tutti i modi possibili mentre i loro visi diventavano blu ad ogni minimo tocco.
Delle risate generali invasero i quattro tavoli presenti.
Quando Fred e George urlarono all'unisono il suo nome, Ginevra ghignò soddisfatta.
- Qualche problema, Weasley? - chiese con calma e compostezza, quando i due si avvicinarono al suo tavolo.
- Non fare l'innocente con noi, Black - ringhiò Fred, continuando a grattarsi.
- Sappiamo che sei stata tu a fare questo - disse George indicando sia lui che il fratello.
- Dacci l'antidoto! - dissero in coro.
Ginevra uscì dalla sua tasca un'ampolla e gliela porse. Prima che potessero agguantarla lei la tirò a sé, commentando: - Siete sicuri di volerla? Infondo il blu vi dona.
- Si, si, scherza... - Fred tese la mano ma, invece di consegnare loro l'antidoto, Ginevra li guardò entrambi con un ghigno sulle labbra.
- Avrete l'antidoto - disse. - Solo se ammettete di essere due idioti e che io sono migliore di voi in tutto.
- Altrimenti? - le chiese George con tono scettico e pieno di sé.
- Vi terrete quel bel colorito blu elettrico per... diciamo un mese?
- Sei una serpe - sibilò Fred.
- Lo hai notato solo adesso, Freddie?
I due gemelli si scambiarono una smorfia che pian piano si trasformò in un sorriso.
Aveva vinto lei.

Era la notte di Halloween e la Sala Grande era addobbata per la grande festa. I tavoli delle quattro Casate erano imbanditi di dolci e leccornie succulente. Ma due studentesse del primo anno non presero parte ai festeggiamenti.
Ginevra era nel bagno delle ragazze quando si accorse che qualcuno stava piangendo. L'istinto le suggerì di bussare alla porta da dove provenivano quei singhiozzi.
- Vattene via! - le urlò la voce singhiozzante.
- Hermione? Sei proprio tu? - chiese preoccupata.
- Ti prego... l-lasciami sola.
- No che non ti lascio sola - ribatté la ragazza con voce ferma. Poi addolcì il tono e chiese: - Che ti è successo?
Hermione era indecisa se parlare o meno, sperava che se fosse rimasta in silenzio Ginevra se ne sarebbe andata così lei avrebbe potuto piangere ancora. Ma la Serpeverde si sedette con le spalle alla porta del bagno aspettando una risposta dalla sua amica.
Il silenzio stava diventando troppo pressante, qualche volta rotto da un singhiozzo della grifona, che non accennava ad aprirsi. Così, stanca di quell'atmosfera, Ginevra ruppe il silenzio.
- Sai, quando ero piccola ed ero triste, mio padre riusciva a farmi tornare il sorriso e dimenticare perché piangessi in un secondo - disse schioccando le dita. - Poi me lo hanno portato via e quando la notte piangevo aspettavo che lui mi abbracciasse forte e riuscisse a farmi ridere.
Per pochi istanti cadde il silenzio.
Ginevra le aveva confidato una cosa personale che probabilmente la faceva soffrire, così Hermione trovò il coraggio.
- Nessuno mi sopporta - piagnucolò.
- Chi ti ha detto una cosa del genere?
- Ron - disse Hermione. - E ha ragione. Io non ho amici.
- E io chi sono? Mago Merlino? - Hermione si concesse di ridere alla battuta e Ginevra continuò. - I ragazzi sono stupidi, specialmente quelli come Ron. Hermione, tu sei una ragazza intelligente e simpatica. Vedrai che riuscirai a far cambiare idea a tutti.
- Grazie, Ginevra - singhiozzò.
- Di niente - disse Ginevra rimettendosi in piedi. - Ora che ne dici di aprire questa porta?
Hermione uscì dal bagno asciugando un'ultima lacrima che le sfiorava la guancia e ispirò forte. Il suo volto formò un espressione strana, disgustata.
- Che cos'è questa puzza? - chiese tappandosi il naso con le dita.
Ginevra annusò l'aria e un orrendo odore le infestò le narici. Alle loro spalle udirono un grugnito cupo. Lentamente, volsero lo sguardo verso una figura alta più di tre metri, dalla pelle grigia come il granito e il corpo bitorzoluto come un masso. Brandiva una clava di legno immensa.
- Ma questo è... un troll - balbettò Hermione terrorizzata.
Ginevra deglutì a vuoto e sgranò gli occhi, guardò l'espressione ottusa del troll e sfoderò la bacchetta non sapendo ancora come usarla.
Entrambe indietreggiarono, ma non appena il troll sollevò la clava pronto a colpirle, emisero un grido acuto che irritò il mostro. Prima che le colpisse, riuscirono a spostarsi dalla traiettoria.
Ginevra scavò nella sua memoria alla disperata ricerca di informazioni utili su come si sconfiggessero i troll di montagna, ma il panico le impediva di farlo.
Dopo che il troll - stupido per natura - si accorse che non le aveva colpite, si apprestò a menare mazzate rompendo i lavandini e i gabinetti.
- Ehi, tu, cervello di gallina! - gridò una voce dal lato opposto della stanza, scagliandogli contro un tubo di metallo. Sembrò che il troll non si fosse neanche accorto che fosse stato colpito, ma aveva udito un grido.
Ginevra, che aveva riconosciuto la voce di Ron, sembrò riprendersi dal suo stato catatonico e strinse la presa sulla sua bacchetta.
Una volta che Ron ebbe l'attenzione del troll le due ragazze udirono la voce di Harry che gridava loro di scappare. Ma Hermione era paralizzata, incollata al muro, con la bocca spalancata per il terrore e Ginevra non intendeva andarsene se non dopo aver sconfitto il troll.
La Serpeverde iniziò a lanciargli vari incantesimi che sembravano inutili. Cercò di ricordarne almeno uno utile che avesse letto e riletto tra i tomi polverosi della biblioteca.
Nel frattempo, il troll si lanciò in direzione di Ron che era il più vicino e non aveva vie di scampo. Harry fece una cosa al tempo stesso molto coraggiosa e molto stupida: prese la rincorsa, spiccò un salto e cercò di aggrapparsi al collo del troll, cingendolo con le braccia da dietro.
A quel punto, Ginevra si ricordò un incantesimo che forse li avrebbe aiutati. Puntò la bacchetta verso il troll e gridò a gran voce: - Stupeficium!
Il troll vacillò e poi cadde a muso avanti con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.
Harry si rimise in piedi. Tremava e gli mancava il fiato. Ron era lì, immobile, shoccato. Ginevra sembrava incredula della riuscita dell'incantesimo e alternava lo sguardo dalla sua bacchetta al troll ai suoi piedi.
La prima a parlare fu Hermione.
- Ma come ci sei riuscita?
- Ti giuro che non lo so - mormorò Ginevra in risposta.
Un improvviso sbattere di porte e un gran rumore di passi obbligarono tutti e quattro ad alzare lo sguardo. Non si erano resi conto di quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di sotto, qualcuno doveva aver sentito gli schianti e le urla del troll. Un attimo dopo, la professoressa McGranitt faceva irruzione nel locale, seguita da Piton e da Raptor.
- Che cosa è successo qui? - chiese la McGranitt con una furia glaciale nella voce.

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