Capitolo 24 - ...RIMANGONO SOLO DUBBI
"Ogni falsità è una maschera, e per quanto la
maschera sia benfatta, si arriva sempre, con un
po' di attenzione, a distinguerla dal volto"
Alexander Dumas - I tre moschettieri.
I mesi passavano a gran velocità rendendo Harry sempre più nervoso.
La seconda prova era imminente e lui non aveva ancora capito cosa fare con quello stupido uovo d'oro. Nell'istante in cui lo apriva quei suoni striduli e strazianti invadevano la stanza e nonostante questo, lui era deciso nel voler risolvere l'enigma.
Harry non aveva dimenticato il suggerimento di Cedric, ma dati i sentimenti men che amichevoli che nutriva nei suoi confronti al momento, preferiva non accettare il suo aiuto se poteva farne a meno. Quando Ginevra ne venne a conoscenza non sembrava in qualche modo turbata come credeva... al contrario, lei sapeva che Cedric avrebbe ricambiato il favore dato che Harry, nonostante i dissapori, lo informò della prima prova, così che non fosse l'unico a partire svantaggiato. Ad ogni modo Ginevra riuscì a convincere il fratello a seguire il suggerimento e studiarono un piano per permettere a Harry di sfruttare il bagno dei Prefetti come gli era stato indicato. Lei avrebbe aspettato il tempo necessario fuori dal ritratto permettendogli di risolvere l'enigma.
Il Mantello dell'Invisibilità avrebbe giocato un ruolo importante, così come la Mappa del Malandrino. Quando quel giovedì sera raggiunsero la porta giusta, Harry le si avvicinò e borbottò la parola d'ordine.
- Buona fortuna, Harry - sospirò Ginevra allontanandosi così da non destare sospetti se un professore fosse passato di lì.
Passeggiava per i corridoi quando incrociò qualcuno.
- E tu che ci fai qui? - disse Ginevra in un sussurro.
Paul era appoggiato al muro lì accanto.
Sembrava la stesse aspettando.
- Devo parlarti.
Ginevra studiò il suo viso e sgranò gli occhi quando i raggi della luna lo illuminarono. - Cosa ti è successo? - esclamò a bassa voce, esaminandolo da vicino con apprensione. Il bellissimo viso del ragazzo era tratteggiato da ferite, un livido violaceo faceva mostra di sé sull'occhio destro come il labbro spaccato. - Chi ti ha ridotto così?
- Non è niente, sta' tranquilla - tagliò corto Paul. - Non sono venuto qui per parlarti di questo...
- Ti hanno picchiato e tu pretendi che io non debba preoccuparmi?
- Non sono conciato così male. Madama Chips ha già pensato a medicarmi. Tra poche ore sarò come nuovo.
- Posso sapere chi è stato, almeno? - sbuffò lei. Quella parte del ragazzo riusciva a farle saltare i nervi in un secondo.
- Dopo - promise il Tassorosso. - Ma adesso fammi parlare, ok? Per favore, Gin - chiese, - è importante.
- Di cosa vuoi parlare? - bofonchiò Ginevra, incrociando le braccia al petto.
Paul non rispose subito. Si limitò a guardarla, incapace di trovare le parole giuste.
Scosse il capo. - È complicato.
Si voltò verso di lei, mesto. Ginevra sostenne il suo sguardo e lo invitò a proseguire.
- Ti sembrerà assurdo - iniziò lui. - Ma è da un po' di tempo che osservo Cedric senza capire il perché delle sue azioni. A volte non sembra nemmeno lui. Da quando sta con quella... si comporta in modo strano, come se la loro relazione stesse durando da anni!
Ginevra si lasciò scappare una risata leggera, priva di allegria. - Siamo qui a parlare di questo? Seriamente?
- Alt, hai promesso - la ammonì e lei finse di sigillarsi la bocca con una cerniera. Paul proseguì. - Quando mi parla... io sento che c'è qualcosa di completamente diverso dal Cedric di prima. Lui ti osserva come se non sapesse chi sei - esclamò frustrato. - Ma conosco Cedric. Lui non ti avrebbe mai lasciata. Se solo sapessi il modo in cui parlava di te... - aggiunse subito dopo aver visto l'espressione scettica sul volto dell'amica.
Lei parlò con un filo di cattiveria, come per prenderlo in giro: - E ti aspetti che questo cambi qualcosa? Paul, tra me e Cedric è finita. Me ne sono fatta una ragione. Dovresti farlo anche tu.
- No - ribatté Paul, con voce ferma e autoritaria. - Devi ascoltarmi. Sono sicuro che Cedric sia sotto l'influenza di un Incantesimo.
Lei restò in silenzio, incapace di pronunciare una sola parola. I suoi pensieri erano uno più incoerente dell'altro.
Possibile? Cedric soggiogato da qualcosa di tanto potente da cambiarlo radicalmente?
Più ci pensava più lo credeva assurdo.
Ma se invece non fosse così?
- Amortentia - tirò a indovinare. Il cuore le batteva contro le costole. - Ma non capisco perché lui non mi riconosce.
- Immagino che dovremo scoprirlo. - Paul incatenò gli occhi di Ginevra ai suoi, chiedendole di sostenerlo. - Solo tu puoi aiutarlo a ricordare.
Ginevra scosse la testa. Non riusciva ancora a crederci.
Che potere aveva lei per far cambiare le cose?
Ci pensò ancora per qualche istante, fino a non trovare alcuna via d'uscita, poi annuì . - Cosa devo fare?
Harry ritornò a galla e infranse la superficie coperta di bolle scuotendosi via i capelli dagli occhi.
Aveva messo l'uovo dentro l'acqua e una volta aperto... non si era sentito nemmeno un lamento. Ne uscì invece un suono gorgogliante, una canzone le cui parole non si riuscivano a distinguere attraverso l'acqua. Così Harry trattenne il respiro e scivolò sott'acqua. Udì un coro di voci melodiose che cantava dentro l'uovo aperto tra le sue mani.
Ci vollero tre ascolti subacquei prima che imparasse la canzone a memoria.
Doveva andare a cercare delle persone che non potevano usare le loro voci sulla terraferma... Ma chi potevano essere?
Si arrampicò fuori dalla vasca, si asciugò e si rimise il pigiama e la vestaglia, pensando alla soluzione.
Nel Lago Nero vivevano un sacco di creature e tra loro dovevano esserci anche delle creature umanoidi in grado di cantare. Ma chi?
Prima che uscisse nel corridoio, lo sguardo di Harry era caduto sulla sirena appesa al muro che lo salutava ammiccando maliziosa.
Le sirene! Ecco la soluzione!
Con il Mantello dell'Invisibilità, Harry vagò per i corridoi bui studiando la Mappa del Malandrino per controllare che la strada fosse ancora libera. Gazza e Mrs Purr erano lontani... Ginevra era lì vicino e accanto a lei c'era un certo Paul Bennet.
Harry decise di andarle incontro e non appena la raggiunse il misterioso ragazzo se ne andò.
- Chi era quello? - chiese facendola sussultare per lo spavento.
- Oh, cielo! Harry! - esclamò a bassa voce. - Non farlo mai più.
Harry si scusò e si incamminarono verso la sala Comune controllando il percorso grazie alla Mappa. Dopo un po', le chiese chi fosse quel ragazzo.
- Era un mio amico. Mi ha chiesto di aiutarlo in un progetto - spiegò in un sussurro. Poi rise leggermente. - E non c'è bisogno che tu sia geloso di Paul.
- Io non sono geloso - ribatté Harry, fingendosi offeso. - Ma... perché non dovrei esserlo? - chiese poi curioso.
Ginevra sorrise al fratello nascosto dal Mantello. - Be', Paul ha dei gusti differenti dagli altri ragazzi.
- Che vuoi dire? Aspetta... Oh!
- Già - ammise con un tono ricco di preoccupazione che, però, non sfuggì a Harry.
- Tutto ok?
'Bella domanda', avrebbe voluto rispondere lei.
Dopo aver parlato di Cedric, Paul le spiegò il motivo dei suoi lividi: un gruppetto di ragazzi del settimo anno di Corvonero lo avevano preso di mira, avevano aspettato che entrasse nei bagni e, dopo averlo accerchiato e immobilizzato, lo avevano picchiato insultandolo ripetute volte.
In quel momento le mani di Ginevra prudevano così tanto che non vedeva l'ora di incontrare quegli idioti per fargliela pagare.
Non riusciva a credere che esistessero persone del genere.
Chi erano loro per insultare il suo amico in quel modo? Cosa importava quali fossero i suoi gusti o quelli di altre persone? Non c'era niente di male ad essere un po' diversi.
Aveva promesso a Paul di non intervenire, ma non era tanto sicura che avrebbe mantenuto la parola, se solo quei brutti ceffi si fossero trovati sul suo cammino.
- Sì - rispose al fratello. - Va tutto bene.
Erano quasi arrivati quando Ginevra sentì un sordo clunk echeggiare nel corridoio un passo sì e uno no.
I due ragazzi vennero presi dal panico al solo pensiero di essere colti in flagrante dal professor Moody.
- Andiamo, prima che ci veda - Ginevra si lanciò di corsa sulle scale, subito imitata da Harry.
Una volta lontani dal professore di Difesa contro le Arti Oscure, Harry sbirciò la mappa per controllare che la via fosse libera. Ma qualcosa di strano attrasse la sua attenzione.
Un puntino volteggiava in una stanza nell'angolo in basso a sinistra: l'ufficio di Piton. Ma il puntino non era marchiato 'Severus Piton'... era Bartemius Crouch.
Fissò la macchiolina. Il signor Crouch stava troppo male per andare a lavorare o partecipare al Ballo del Ceppo: e allora cosa stava facendo di nascosto a Hogwarts all'una di notte?
Informò la sorella che, confusa, prese la mappa tra le mani e scrutò il ritaglio del signor Crouch girare per la stanza da una parte all'altra.
Lei odiava quell'uomo. Era stato lui a spedire suo padre ad Azkaban senza sottoporlo ad un processo.
Pensare a lui le montava una gran rabbia dentro. Se non fosse stato per Harry, che sprofondò dritto nello scalino infido dimenticandosi di saltare, avrebbe strappato la mappa a metà.
Si voltò appena in tempo per vedere l'uovo d'oro scivolare da sotto il mantello che si sfilò dalla testa di Harry, rivelandolo. Entrambi cercarono di afferrarlo al volo, ma le loro teste cozzarono e l'uovo rotolò giù per le scale provocando un gran fracasso.
Ginevra aiutò il fratello a liberarsi dalla trappola e gli rimise addosso il Mantello in fretta e furia. Poi, dopo aver infilato la Mappa nella tasca della felpa, scese le scale per cercare di chiudere l'uovo che si era aperto di scatto cominciando ad ululare...
- PIX!
Ma era troppo tardi: Gazza si stava avvicinando, rabbioso.
- Gin, nasconditi - disse Harry. Ma anche se si fosse nascosta dietro l'arazzo sarebbe stata beccata comunque.
- Che cos'è questo fracasso? Vuoi svegliare tutto il castello? - Ginevra si affrettò a chiudere l'uovo e a nasconderlo. Il custode si stava facendo sempre più vicino. - Ti prenderò, Pix, ti prenderò, sai... E tu che ci fai qui?
- Io stavo tornando nella mia sala Comune, signor Gazza - rispose la ragazza mostrandosi calma e rilassata.
- Ne stai macchinando una delle tue, Black?
- Certo che no, signor Gazza - si finse offesa. - Ero in biblioteca fino a qualche minuto fa. Non mi ero accorta dell'orario. Le prometto che non accadrà mai più.
Gazza la guardava attento, come se si aspettasse che la ragazza tirasse fuori un fuoco d'artificio dalla manica.
Harry stava trattenendo il respiro. Gli occhi rosso sangue di Mrs Purr erano fissi su di lui.
- Cosa c'è, tesorino? - disse piano il signor Gazza avvicinandosi alla sua gatta. - Senti l'odore di quel poltergeist, non è così?
- Ha sentito quel rumore assordante di prima, Argus? - disse Ginevra non appena vide il custode avvicinarsi a Harry. - Crede che sia opera di Pix?
Gli occhi pallidi e sporgenti dell'uomo la scrutavano lampeggiando interessati.
Harry approfittò di quella distrazione per allontanarsi dalla gatta ossuta e dal suo padrone.
- Ne sono più che sicuro. E lo troverò - fu la risposta di quest'ultimo. Poi, i due fratelli trattennero il fiato quando lo videro scostare l'arazzo. - E questo cos'è?
Ginevra sgranò gli occhi e lanciò una breve occhiata nel punto in cui era il fratello.
- Questo è uno degli enigmi del Tremaghi! - disse il signor Gazza trionfante, prendendo l'uovo in mano. - PIX! Hai rubato!
Prese a salire le scale insieme alla sua fedele compagna raggiungendo Harry lì vicino.
- Gazza? Che cosa succede?
'Ci mancava solo questa', Ginevra non poteva essere più sfortunata.
Piton la stava osservando senza dire una parola, gli occhi ridotti a due fessure.
- È Pix, professore - sussurrò Gazza, malevolo. - Ha gettato quest'uovo giù dalle scale.
L'inquietante professore distolse lo sguardo dalla ragazza e raggiunse il signor Gazza su per le scale. Harry strinse i denti, certo che i battiti del cuore lo avrebbe tradito da un momento all'altro...
- Pix? - disse piano Piton, guardando l'uovo tra le mani di Gazza. - Ma Pix non sarebbe potuto entrare nel mio ufficio...
Ginevra era sul punto di rivelare al professore chi fosse entrato nel suo ufficio, ma si trattenne. Probabilmente non le avrebbe creduto.
- E tu cosa ci fai in giro per il castello a quest'ora della notte, signorina Black? - sibilò Piton all'improvviso, con un bagliore negli occhi.
Ginevra sussultò leggermente, presa alla sprovvista. - Io ero in biblioteca fino a qualche attimo fa, signore. Il tempo vola quando inizio a leggere - sorrise.
Era sempre stata brava a mentire. Riusciva a evitare punizioni o conversazioni scomode senza che nessuno sospettasse delle sue invenzioni. Il suo viso bello e sincero agevolava la situazione, ma non sapeva se in quel momento era stato proprio quello a convincere il suo arcigno professore di Pozioni.
- Voglio che tu venga con me ad aiutarmi a cercare l'intruso, Gazza - disse quest'ultimo. - Chiunque sia entrato nel mio studio non era di certo Pix. Solo un mago può spezzare l'incantesimo che uso per proteggere il mio ufficio. Signorina Black, - aggiunse voltandosi verso di lei, - le conviene tornare nel suo dormitorio, prima che cambi idea.
- Certo, signore. Buona notte. - Ma non fece in tempo a voltarsi che la Mappa le scivolò fuori dalla tasca e cadde a terra. Si affrettò a prenderla ma riuscì a leggere un nome accanto al suo prima che...
- Accio pergamena!
La mappa si alzò da terra e svolazzò fino ad atterrare fra le mani di Malocchio Moody, avvolto nel suo vecchio mantello da viaggio.
- Cos'è, un pigiama party? - ringhiò il professore di Difesa contro le Arti Oscure.
L'occhio magico saltava da Ginevra a Harry, in cima alle scale, mentre quello normale scrutava con attenzione la Mappa del Malandrino.
Ginevra cercò di parlare, ma non aveva voce. Nella sua testa c'era solo una grande confusione.
'Com'è possibile...?'.
La fessura obliqua che Moody aveva per bocca si spalancò dalla sorpresa.
Ripiegò la mappa e fermò il suo occhio magico su Ginevra per qualche istante. Lei sostenne lo sguardo senza alcun timore.
Non si era neanche accorta che qualcuno stesse parlando.
- ... il professor Piton ha scoperto che qualcuno è penetrato nel suo uff...
- Zitto! - sibilò Piton a Gazza.
Moody fece un passo verso i piedi delle scale. Scrutando il professore di Pozioni con il suo occhio magico. - Ho sentito bene, Piton? - chiese lentamente. - Qualcuno è entrato nel tuo ufficio?
- Non è importante - disse Piton freddamente.
- Al contrario - ringhiò Moody voltandosi verso la ragazza, - è molto importante. Chi potrebbe voler penetrare nel tuo ufficio?
- Se stai insinuando che sia stata la signorina Black, ti fermo subito. Lei non lo farebbe mai.
Ginevra e Harry si stupirono delle parole di Piton. Non l'aveva mai difesa e non si sarebbe mai sognato di rivolgerle la parola se non durante la lezione.
- Perché dici così? - disse Moody. - Cosa nascondi, Piton?
- Non ho niente da nascondere - sibilò Piton. - La signorina Black è la migliore studentessa del suo anno e non oserebbe mai sporcare la mia fiducia derubandomi.
- Oh, così lei sarebbe la tua favorita? Che cosa carina. Comunque io intendevo "cosa nascondi nel tuo ufficio", Piton.
- Lo sai che non nascondo niente, Moody - disse Piton, in tono calmo e minaccioso, - dal momento che tu stesso hai frugato con gran cura nel mio ufficio.
Il viso di Moody si contorse in un sorriso. - Privilegi da Auror, Piton. Silente mi ha detto di tenerti d'occhio...
In quel preciso istante la ragazza, che non aveva smesso di guardare il claudicante professore, capì ciò che nessuno avrebbe mai sospettato.
- Non vedo perché il professor Silente le abbia chiesto di tenere d'occhio il professor Piton - fu la sua immediata intrusione nel discorso.
- Nessuno ha chiesto il tuo parere, ragazzina - ringhiò Moody. - Sono certo che se sapessi due o tre cosette sul tuo professore, ti si arriccerebbero i capelli. Dopotutto... ci sono macchie che non vengono mai via. Non è vero, Piton?
Piton all'improvviso fece una cosa molto strana. Si afferrò convulsamente il braccio sinistro con la mano destra, come se gli facesse male.
Moody scoppiò a ridere.
A quel punto Ginevra vide solo rosso.
- Anche se ci sono macchie che non vanno più via - sbottò interponendosi tra i due uomini, - questo non le permette di insultare un mago che si è guadagnato il rispetto di qualcuno che sta al disopra di lei. Si ricordi che quando punta "il dito" contro qualcuno deve guardare la propria mano, perché ci sono quattro dita puntate verso di lei, professor Moody - aggiunse in fine con una vena di sarcasmo appena percettibile.
Moody la scrutò attentamente. - A quanto pare Silente non è l'unico convinto che a tutti sia dovuta una seconda possibilità. Non sapevo che facessi strage di cuori, Piton!
Severus sembrava incapace di formulare una sola sillaba, tanto era il suo stupore.
Quella ragazza lo stava difendendo. Ma a che pro? Perché si era intromessa in una cosa che era più grande di lei?
Gli sembrava di rivivere il passato.
Rimase a guardarla, sentendosi un inetto. Non riusciva a capire il motivo che la spingesse a difenderlo con tanta furia e tenacia.
Era astuta e combattiva. Lily ne sarebbe stata orgogliosa.
A quel punto la risata derisoria di Moody lo riportò con i piedi per terra.
- Tornatene a letto, Black.
Ginevra si lasciò sfuggire una smorfia sarcastica. - Spero che non venga attaccato dai topi e dai bidoni della spazzatura mentre torna nelle sue stanze - disse al claudicante prima di raggiungere la Torre di Grifondoro.
Non si curò nemmeno della Mappa che non era più in suo possesso.
Ma di una cosa ne era più che certa: quello non era Alastor Moody.
Quando Ginevra raggiunse la sala Comune la trovò vuota e stranamente silenziosa.
Salì le scale lentamente, rimuginando su quei pensieri. Entrò in camera e trovò Ice ritto sul letto che la aspettava. Gli grattò la testolina, sorridendogli appena.
Si preparò a dormire con gesti meccanici, inconsapevoli. Soltanto sotto il getto bollente della doccia riuscì ad accorgersi di quanto stesse tremando.
Nonostante si fosse mostrata forte, aveva molta paura.
Grazie ai racconti dei suoi zii era a conoscenza di tutto ciò che accadde durante la prima guerra magica e ciò che ne portò, inclusi i morti e le sofferenze che Voldemort e i suoi seguaci avevano seminato. Le raccontarono di come Alice e Frank Paciock, i genitori di Neville, fossero stati torturati fino alla pazzia dalla sorella di Andromeda, Bellatrix Lestrange. Gli altri Mangiamorte che vennero mandati ad Azkaban per aver collaborato con lei furono il marito, il cognato e un ragazzo. Ted le aveva spiegato che la notizia aveva fatto scalpore perché il ragazzo era il figlio di Bartemius Crouch: Barty Crouch jr.
Ma a quanto pare non era morto come credevano tutti, era lì a Hogwarts sotto mentite spoglie.
Chiuse il rubinetto con forza, e una volta che il getto d'acqua cessò Ginevra riprese a tremare. Si trascinò fuori dalla doccia stringendosi nell'asciugamano per proteggersi dai brividi. Indossò il pigiama in fretta e arrancò sotto le coperte, per riscaldarsi. Ice si rannicchiò accanto a lei che iniziò ad accarezzare la sua morbida pelliccia scura ricevendo delle fusa.
- Sei fortunato, Ice - disse Ginevra. - Dev'essere bello essere un gatto e non avere alcun pensiero se non dormire e mangiare - ne seguirono una lunga pausa e un sospiro malinconico. - Sai, ho appena scoperto che il professor Moody in realtà non è chi dice di essere. - Ice la guardò fisso negli occhi, come se avesse capito la gravità della situazione. - Già, ma se lo dicessi a qualcuno nessuno mi crederebbe. Devo trovare il modo di smascherarlo... - sbadigliò, chiuse gli occhi e subito dopo si addormentò.
Ice le si avvicinò un po' di più, continuando a fissarla, preoccupato.
ANGOLO AUTRICE:
CIAOOO!!! Lo so, questo capitolo è un po' troppo simile al libro ma dovevo farlo, altrimenti non avrei saputo come continuare a scrivere i prossimi capitoli. Ma ho cercato di renderlo un po' mio (lo avrete sicuramente notato!).
Vi sta piacendo la storia?
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