Capitolo 16 - EMOZIONI
- Tesoro, resta qui. Non ti muovere per nessuna ragione al mondo, hai capito? - fu l'eco nel quale Ginevra venne avvolta.
Vedeva il volto di suo padre, giovane e bello come lo ricordava, invaso da mille emozioni.
- Torno subito - le aveva promesso e prima di allontanarsi, le aveva dato un bacio sulla fronte.
Lo seguì con lo sguardo attento.
Al centro di quella strada c'era un uomo, che non nascondeva la sua paura nel vedere chi lo stesse fronteggiando.
Ginevra lo riconobbe subito, era tarchiato e grassottello, lei lo chiamava "zio Peter".
Erano troppo distanti e non riusciva a sentire quello che si stavano dicendo. Le sue manine erano aggrappate ai solchi del muro che la nascondeva.
Quando vide i due uomini sguainare le bacchette entrò nel panico.
- E tu che ci fai qui, piccolina?
Ginevra lanciò un piccolo grido spaventato quando una mano le toccò la spalla.
- Non avere paura. Non ti farò del male - le aveva detto la ragazza dal sorriso gentile. - Dove sono la tua mamma e il tuo papà?
La bambina non rispose, aveva paura.
Guardò suo padre, indecisa se correre da lui.
Anche la ragazza spostò lo sguardo in quella direzione e, quando vide i due uomini lanciarsi incantesimi, spalancò gli occhi.
Peter schiantò Sirius, tramortendolo, e Ginevra gridò.
Ci fu una forte esplosione e lei ebbe il tempo di vedere l'uomo rimpicciolirsi prima che la ragazza al suo fianco le facesse da scudo.
Cadde nel buio.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò fra le braccia di un uomo: suo zio Ted.
Intorno a sé sentiva solo grida, così dolorose da diventare insopportabili.
Poi, per un attimo, ebbe una stretta al suo piccolo cuoricino.
- Dov'è papà? - chiese iniziando a dimenarsi per scendere dalle braccia dell'uomo, ma era troppo debole.
- Ginevra... il tuo papà non...
- Dov'è papà? - ripeté in un grido acuto.
Alla fine Ted la fece scendere con cautela dalle sue braccia e, una volta a terra, lei si mise a correre raggiungendo il punto dove aveva visto Sirius prima di svenire. Ma un gruppo di uomini con dei mantelli scuri le ostruivamo il passaggio.
Fu in quel momento che rivide suo padre.
- Portatelo via! È pazzo! - urlava uno di quei uomini in abito scuro.
- NO!
Ginevra cercò di raggiungere suo padre ma le venne sbarrata la strada da un uomo dai baffi a spazzolino, che la fece indietreggiare con una sola occhiata.
- Chi è questa bambina? Portatela via!
- Vieni via, Ginevra - Ted la riprese in braccio.
- No... Papà, ti plego! È tato il topo! - gridò tra le lacrime mentre suo padre veniva trascinato lontano da lei.
La guardava con uno sguardo indecifrabile, cercando più volte di liberarsi da quell'incantesimo che lo teneva prigioniero.
- Lattate stare il mio papà, vi plego!
- Va tutto bene... Va tutto bene - mormorò Ted all'orecchio della piccola.
Poco prima di smaterializzarsi vide la ragazza che le aveva fatto da scudo, con la fronte grondante di sangue e lo sguardo privo di espressione.
Quando riviveva quel ricordo, era sempre una tortura.
Vedere suo padre quando venne arrestato, la ragazza che aveva sacrificato la sua vita per lei... e poi c'era Peter. Non si era mai soffermata sul ricordo di lui, e sapere che era tutta colpa sua le scatenava un dolore insopportabile subito sostituito dalla rabbia.
Era in biblioteca, circondata da una miriade di tomi polverosi, mentre la sua mente vagava in quel triste ricordo.
- Va tutto bene?
Cedric la riportò alla realtà, il suo volto era deformato dalla preoccupazione.
- Scusa, - disse lei - mi sono distratta. Dov'eravamo?
- Gin, sei sicura di voler continuare a studiare? Si è fatto tardi... - lui sorrise comprensivo. - Non occorre studiare tutto oggi!
- Ma devo recuperare...
- Sei ore mi sembrano sufficienti - ribatté e lei sbuffò. - Dai, ti accompagno nella tua Sala Comune.
Dopo aver rimesso ogni libro sul proprio scaffale, lasciarono la biblioteca e s'incamminarono verso la torre di Grifondoro.
Procedettero in silenzio - un silenzio imbarazzato, per entrambi - fino al ritratto della Signora Grassa, che in quel momento era vuoto.
- Grazie - disse Ginevra, con un sospiro. - Non so cosa farei senza di te. Non è facile imparare tre anni in uno solo!
Cedric sorrise. - È un piacere. Comunque, avrei dovuto ripassare anch'io gli argomenti passati, dato che quest'anno ci sono i G.U.F.O.
E ricadde nuovamente il silenzio.
- Bene - commentò Ginevra. - Allora...
- Allora...
- Buonanotte.
- Sì... buonanotte.
Non sapevano il perché stessero temporeggiando; o almeno, credevano di non saperlo. Lei si mordicchiava il labbro inferiore e lui deglutiva a vuoto a intervalli irregolari.
C'era solo una cosa che desideravano, ma nessuno dei due si decideva a fare la prima mossa.
- Parola d'ordine? - chiese la Signora Grassa non appena vide la ragazza.
- Violette di zucchero - bofonchiò Ginevra, guardando altrove, dopodiché salutò Cedric.
Ma ancor prima di varcare la soglia della sala comune, lui la prese per mano e l'attirò a sé, dandole un bacio sulle labbra.
- Finalmente! - esultò qualcuno alle loro spalle, ma non gli diedero ascolto.
Solo quando avvertirono la mancanza di ossigeno si allontanarono l'uno dall'altra.
Incrociarono i loro sguardi.
Quando si erano baciati la prima volta, ovvero a lezione di Babbanologia, era scattato qualcosa e da quel momento non avevano smesso di pensarci.
- Buonanotte - sospirò Cedric, sfiorandole la guancia in una carezza.
Lei era senza parole. Il suo cervello sembrava inesistente.
Sospirò e poggiò nuovamente le labbra su quelle di lui, in un piccolo bacio, togliendogli il fiato.
Poche ore dopo, i gemelli Weasley e Harry tornarono nella sala comune di Grifondoro dopo un'estenuante allenamento e la stanza era pervasa da un ronzio eccitato.
- Che cosa è successo? - chiese Harry a Ron e Hermione, seduti nei due posti migliori vicino al camino, intenti a studiare.
- Il primo finesettimana a Hogsmeade - disse Ron, indicando un cartello appeso alla vecchia bacheca. - Tra due giorni. Per Halloween.
- Ottimo. Devo andare da Zonko, sono a corto di Pallottole Puzzole - esclamò Fred, sedendosi sul divano accanto al gemello.
- Avete visto Gin? - chiese George notando l'assenza della ragazza.
- È nella sua camera - rispose Hermione.
- Scommetto che Ginny la starà torturando fino alla pazzia - rise Ron guadagnandosi un'occhiataccia da Hermione.
Fred e George li fissarono inarcando un sopracciglio, aspettando una spiegazione, ma la ragazza trovò il modo di sviare l'argomento, grazie all'ingresso del suo gatto.
- Bravo, Grattastinchi, l'hai preso tutto da solo? - disse, riferendosi al grosso ragno che stava masticando.
- Tienilo lì - disse Ron. - C'è Crosta che dorme nella mia borsa.
- Basta, Gingy! - fu la richiesta disperata di una Ginevra Black decisamente stanca.
- Ti prego, dimmelo - la pregava la piccola Weasley, scendendo dalle scale insieme a lei.
- No.
La rossa prese un grosso respiro, immagazzinando parecchia aria nei polmoni e iniziò a parlare a raffica.
- Dimmelo ora, dimmelo ora, dimmelo ora, dimmelo ora, dimmelo ora, dimmelo ora...
L'altra ragazza iniziò a massaggiarsi le tempie. - Spegnetela, vi prego - piagnucolò e i gemelli risero.
Scene come quella capitavano raramente tra le due ragazze e, come sempre, per loro era un piacere assistervene.
- EHI! - ruggì Ron, facendo voltare tutti di scatto.
Afferrò la sua borsa, mentre il gatto di Hermione stava affondando gli artigli e cominciava a tirare e strappare con furia.
- VATTENE, STUPIDO ANIMALE!
Ron cercò di sottrarre la borsa a Grattastinchi, ma il gatto vi rimase aggrappato, soffiando e graffiando.
- Ron, non fargli del male! - strillò Hermione. Tutti seguivano lo spettacolo. Ron fece roteare la borsa, con il felino ancora saldamente ancorato, e Crosta volò fuori...
- PRENDETE QUEL GATTO! - urlò Ron, mentre Grattastinchi sfrecciava sotto il tavolo e si gettava all'inseguimento di uno spaventatissimo Crosta.
George cercò di bloccare il gatto, ma non ci riuscì.
- L'ho preso! - Ginevra stringeva il topo, con un certo disgusto.
Odiava i topi!
Il gatto cercò di saltarle addosso, per riuscire a prendere la sua preda, ma le graffiò le gambe.
- Grattastinchi! - Hermione lo afferrò e lo portò via; Ron prese Crosta dalle mani di Ginevra.
- Tutto bene, Gin? - chiese preoccupato.
- Ti ha fatto male? - si allarmò George.
- Non è niente. È solo un graffio - disse Ginevra cercando di non guardare le sue gambe, che avevano iniziato a sanguinare. - Il tuo topo mi deve un favore, Ronnie.
Halloween arrivò a gran velocità e la Sala Grande era stata decorata con centinaia e centinaia di zucche piene di candele accese, pipistrelli svolazzanti e tantissime stelle filanti di un color arancione fiammeggiante, che guizzavano pigramente lungo il soffitto coperto di nuvole.
Quella mattina, Ginevra aveva passato la maggior parte del suo tempo a strafogarsi di dolci insieme a Cedric.
Da quando si erano messi insieme, Fred e George la evitavano il più possibile, a causa della gelosia che li divorava, e lei ne soffriva molto, anche se l'orgoglio prevaleva come sempre.
Terminati i festeggiamenti, gli studenti si recarono nei loro dormitori. Quando la Grifondoro raggiunse il corridoio che portava al ritratto della Signora Grassa, lo trovò stipato di studenti.
- Che succede?
- La Signora Grassa è sparita! - rispose qualcuno vicino a lei.
Si alzò in punta di piedi e vide che il ritratto era stato lacerato con tanta violenza che il pavimento era coperto di strisce di tela. Silente lo stava ispezionando.
Tutti fremevano, persino i quadri, nessuno riusciva a capacitarsi cosa fosse successo e dove potesse essere la Signora Grassa.
- Chiuda il castello, signor Gazza - sentì dire al preside. - Quanto a voi, nella Sala Grande.
Silente guardò Ginevra per un breve istante, provocandole una strana sensazione.
Sirius Black era entrato nel castello e aveva tentato di entrare nella sala comune di Grifondoro, distruggendo il ritratto della Signora Grassa per non averlo fatto passare.
Per la loro sicurezza, la Sala Grande ospitò per la notte gli studenti delle quattro Case, il corpo insegnanti, invece, avrebbe perlustrato ogni angolo della scuola.
Gli occhi di molti studenti puntarono su Ginevra quando i Grifondoro raccontarono l'accaduto.
- Perfetto! - sbottò Pansy, a gran voce. - Adesso mi toccherà dormire a terra come uno stupido elfo domestico.
- Taci, Parkinson - disse Draco.
- Non dirmi che dormire in uno squallido sacco a pelo ti sta bene... - continuò lei, cocciuta. - Solo perché il padre di quella sciaquetta di tua cugina voleva uccidere qualche Grifonscemo, perché dovremmo rimetterci noi? Stavamo benissimo nella nostra Sala Comune!
- Come l'hai chiamata? - esclamarono i gemelli Weasley, guardandola con disprezzo. - Vedi di chiudere quella fogna! - disse Fred.
- Aw, poveri Weasley. Non dovreste essere voi a difenderla, ma il suo bel fidanzatino - li schernì Pansy.
A quel punto, Ginevra andò su tutte le furie. - Smettila, per una buona volta! Non è colpa mia se stanotte non puoi dormire nel tuo letto. E non credere che mi faccia piacere sentire la tua stupida vocetta irritante! Vorrei vedere te al mio posto. Quindi, se non vuoi farmi arrabbiare davvero: a cuccia, Parkinson! - digrignò i denti, poi si rivolse al resto dei presenti. - E se volete infierire, siete pregati di non esprimervi ad alta voce, dato che voglio dormire! Grazie - ringhiò e si diresse verso il suo sacco a pelo, infuriata.
Cedric la seguì, posizionandosi al suo fianco.
Poco dopo Percy Weasley entrò nella sala. - Tutti nei sacchi a pelo! - esclamò. - Forza, fra dieci minuti luci spente!
Ognuno si infilò nel proprio sacco a pelo, e nel silenzio si potevano udire le conversazioni altrui. Tutti si rivolgevano la stessa domanda...
Come aveva fatto Sirius Black a entrare?
Alcuni supponevano che si fosse Materializzato, altri che si fosse travestito, ma ogni loro congettura era impraticabile.
Le candele si spensero tutte in una volta. L'unica luce residua era quella del soffitto incantato che, come il cielo fuori dalle finestre, era trapunto di stelle.
Ginevra non riusciva a dormire, nonostante fosse davvero stanca.
Soffriva.
Si sentiva come se un pugnale le avesse squarciato il petto. Era un dolore insopportabile che la sfidava a gridare con tutta l'aria che aveva nei polmoni e a piangere fino all'ultima lacrima.
Avrebbe voluto tornare indietro, sistemare ogni cosa...
- Gin? - le sussurrò Cedric. - Sei sveglia?
- Sì.
La mano di Cedric trovò quella di lei. L'attirò a sé con delicatezza. Lo seguì, e si allungò tra un sacco a pelo e l'altro.
Le loro mani intrecciate.
- Tutto bene? - sussurrò Cedric.
- Sì, grazie.
Con un sussulto, Ginevra lo sfiorò, poi cercò di fargli spazio. Cedric era più vicino di quanto immaginasse.
All'istante la circondò con un braccio e la strinse a sé.
Era la più strana delle sensazioni; sentirsi abbracciare da Cedric in quel modo, le ricordava i suoi genitori. I loro sorrisi e il suono delle loro voci si fecero largo nella sua mente.
Sorrise. Si voltò verso Cedric, in modo da averlo di fronte a sé, e si strinse ancora più forte contro il suo petto. Lui accolse la sua testa sotto il mento.
Ginevra sfiorò con le labbra il collo di lui. - Ti voglio bene - sussurrò.
Cedric le baciò la fronte.
- Anch'io.
Per qualche minuto restarono in silenzio. Quasi tutte le altre conversazioni si erano spente, lui le accarezzò la guancia e lei dimenticò ogni tipo di angoscia.
Chiuse gli occhi e si addormentò.
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