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Venti

Nathan mi si avvicina e salto immediatamente dentro la sua auto. Dopo essermi seduto sul sedile del passeggero spengo il mio telefono e lo rimetto nella tasca posteriore dei pantaloni.

"Che ti è successo?" Chiede. Guardo fuori dal finestrino e rispondo senza neanche pensarci.

"Festa. Eleanor. Harry mi ha lasciato. Tutti mi odiano" gli dico. Lui semplicemente annuisce - senza chiedermi ulteriori spiegazioni su Harry.

"Sembra una brutta serata. Per la cronaca, io non ti odio" mi dice. Faccio una piccola risata e mi volto verso di lui.

"Bene. Ho bisogno di un amico" gli dico. Lui sorride tristemente e poggia una mano sul mio ginocchio.

"Sono qui per te, amico."

***

Sono steso sul divano di Nathan, ma sono ancora sveglio. Abbiamo parlato per un po' quando siamo arrivati, ma lui deve lavorare domani ed io avrei delle lezioni. Anche se dubito che ci andrò.

Il mio cervello continua ad arrovellarsi su questa sera. La colpa di tutto è Kristie. Dio, la odio. Odio lei e quel suo sorriso compiaciuto e quella sua aria ammiccante. Non è neanche bella. Una puttana, ecco cos'è.

Sono tentato di riaccendere il telefono e di chiamare Harry. Voglio solo parlare con lui e scusarmi. Vorrei solo tornare indietro e dire tutto apertamente senza fare tutti questi drammi.

Perché, anche se non volevo fare coming out, ora sono comunque qui, su un divano, con tutto il campus che probabilmente saprà già tutto della mia vita amorosa. Chiudo gli occhi e prego di riuscire a dormire per scaricare la tensione.

Prego anche di non avere i postumi della sbornia domani.

***

Apro lentamente gli occhi e prendo una dolorosa boccata d'aria per il mal di testa. Non fa male quanto mi ero immaginato e non ho neanche la nausea.

Guardo verso il tavolo e vedo un bicchiere d'acqua e un biglietto. Mi siedo con una lentezza terribile e noto che ci sono due antidolorifici sul biglietto. Le ingoio, ringraziando il cielo, e poi prendo il pezzo di carta, per leggere quelle poche parole.

"Hey. Sono a lavoro e ho pensato che avresti voluto semplicemente dormire. Puoi stare da me anche stanotte se vuoi.

P.S.: Mi aspetto di trovare la cena quando torno."

Ruoto gli occhi per il suo biglietto e mi stiracchio i muscoli irrigiditi dal sonno. Vado verso la cucina e vedo che è l'una del pomeriggio. Scrollo le spalle e frugo in giro per trovare dei cereali e del tè. Mangio e bevo velocemente per poi buttarmi di nuovo sul divano e guardare qualche film.

Guardo la TV fino alle cinque quando decido che probabilmente dovrei prendere qualcosa per cena prima che lui torni. Faccio schifo a cucinare, quindi ordino una pizza grande e la lascio sul bancone aspettando che torni.

Sono al terzo film quando sento la porta aprirsi. Mi volto e vedo un Nathan veramente infreddolito entrare dentro.

"Fa freddissimo fuori oggi. Odio l'inverno" si lamenta. Si blocca al centro della stanza, annusa l'aria e poi mi sorride.

"Hai preso la pizza. Sei un santo" esulta. Ridacchio e ritorno a guardare lo schermo. Lui si siede accanto a me con il cartone della pizza sul suo grembo, masticandone rumorosamente un pezzo.

"Che film guardiamo?"

***

"Puoi restare" mi dice Nathan. È lunedì pomeriggio e ho saltato ancora le lezioni. Faccio un piccolo sospiro e scuoto la testa.

"Dovrei tornare a casa. Grazie per avermi fatto restare, per avermi lavato i vestiti e tutto il resto" gli dico. Lui scrolla semplicemente le spalle e mi rivolge un mezzo sorriso.

"A cosa servono altrimenti gli amici? Puoi tornare quando vuoi. Ci vediamo agli allenamenti domani?" Chiede.

"Certo. Ci vediamo domani e... Grazie ancora" dico con un piccolo sorriso sulle labbra. Mi volto e vado verso l'ingresso del suo appartamento. Casa sua non è lontana dalla mia, quindi ci arrivo correndo un po'.

Più mi avvicino al mio appartamento, più divento nervoso. I palmi delle mie mani cominciano a sudare, malgrado la bassa temperatura, e il mio cuore comincia a battere troppo velocemente. Mi sento come se dovessi vomitare da un momento all'altro, ma scaccio indietro quel pensiero e continuo a correre fino alla mia porta.

Prendo un profondo respiro e poi ruoto il pomello per poter entrare. Non appena la porta scricchiola aprendosi, Liam mi corre incontro e non mi da neanche il tempo di dire nulla che mi soffoca in un abbraccio. Non lo ricambio - troppo scioccato per potermi addirittura muovere - e aspetto che lui mi lasci andare.

"Dove sei stato? Sono stato preoccupatissimo e non riuscivo a trovarti da nessuna parte e il tuo telefono è spento. Pensavo fossi morto!" Esclama Liam. Mi avvolge di nuovo con le sue braccia e questa volta provo a ricambiare l'abbraccio. Sto ancora aspettando che mi molli e mi urli contro, ma al contrario lui controlla dalla testa ai piedi per assicurarsi che non abbia nulla di rotto.

"È Louis?" Sento Zayn chiedere. Gira l'angolo e, non appena mi vede, mi corre in contro anche lui per abbracciarmi.

"Non mi spaventare mai più così! Eri scomparso!" Dice Zayn. Io rimango fermo per lo shock. Onestamente pensavo che al mio ritorno sia Liam che Zayn mi avrebbero urlato contro qualsiasi cosa.

"Tutti ti stavano cercando e nessuno riusciva a trovarti da nessuna parte" mi dice Zayn. Mi acciglio e vado verso il salotto. Lì sono seduti Stan, Eleanor e Ashley. Appena entro nella stanza tutti e tre mi vengono in contro. Mi abbracciano, ma non riesco ancora a formulare nel mio cervello una frase di senso compiuto. È come se si sia tutto cancellato e che sia rimasto muto.

Tutti mi fanno un sacco di domande contemporaneamente. Non riesco a concentrarmi perché ho notato che nella stanza manca ancora qualcuno. L'unica persona che davvero volevo fosse qui. Adoro i miei amici, ma volevo Harry e lui non si è fatto vedere. Tiro indietro le lacrime che minacciavano di uscire e provo a concentrarmi sui miei amici.

"Dove sei stato?"

"Ti sei fatto male?"

"Mi dispiace tanto."

"Ragazzi" dico alla fine. Tutti si ammutoliscono non appena quella semplice parola esce fuori dalle mie labbra. Li guardo uno ad uno e poi abbasso lo sguardo sui miei piedi.

"Sono stato da Nathan. Sto bene e mi dispiace." Rialzo lo sguardo e guardo nei loro occhi preoccupati.

"Mi dispiace per tutto il casino che ho fatto, per aver causato litigi e per essere scomparso" mi giro verso Stan e gli rivolgo un piccolo sorriso. "Mi dispiace di averti usato e di averti ingannato. Sei uno dei miei migliori amici e avrei dovuto trattarti meglio."

Ora è il turno di Eleanor. Non incontra i miei occhi e mi sento come un cretino.

"El, mi dispiace di averti usata e di averti ferita. Mi merito di essere odiato da te e tu invece sei ancora qui. Sei stupenda e bellissima e, onestamente, non ti ho mai meritata" le dico francamente. Lei ride un po' e poi mi guarda con gli occhi velati di lacrime.

"Ti amo, Louis. Anche se tu non ricambi. Per questo sono qui" mi dice. Mi sporgo verso di lei e la tiro in un abbraccio. Mi abbraccia anche lei e le sussurro in un orecchio.

"Quando ho detto di amarti, lo intendevo veramente. È solo un altro tipo di amore" le dico. Si stacca dall'abbraccio e, strofinandosi gli occhi, mi sorride. È amichevole e confortante. Lo ricambio. So che è il suo modo di dirmi che mi perdona. Che è tutto a posto ora.

Mi volto verso Ashley e scrollo le spalle. "Non ho fatto niente a te, vero?" Ride e scuote la testa. Liam e Zayn. Entrambi mi guardano ed io faccio uscire un profondo sospiro.

"Mi dispiace di avervi intorno ogni santo giorno" dico. Liam ride e mi da una leggera spinta. Zayn ruota semplicemente gli occhi al cielo. Sento come se un peso sia stato tolto dal mio petto, ma ho un'ultima scusa da fare.

"Scusate, ragazzi, ma devo andare in un posto. Torno presto perciò ordinate delle pizze o, quello che volete voi" urlo mentre afferro il mio cappotto e le chiavi della mia auto e chiudo la porta, prima che chiunque di loro potesse rispondermi.

Ritorno a camminare nella fredda notte ed entro nella mia altrettanto fredda auto. Infilo le chiavi nella serratura e il motore ruggisce ritornando in vita. Non mi preoccupo neanche di allacciarmi la cintura ed esco dal mio parcheggio.

Le strade sono praticamente deserte e la serata è limpida. L'auto comincia a riscaldarsi mentre mi muovo verso il suo appartamento e, per qualche ragione, comincio a sentirmi di nuovo nervoso. Sento come se non riuscissi a respirare bene. Non so ancora cosa dirò e se mi perdonerà. Spero che lo faccia.

Mi fermo di fronte al suo palazzo e spengo l'auto. Ne esco lentamente e cammino verso la sua porta. Prendo un profondo respiro e tutto il coraggio di cui ho bisogno, provando ad essere meno nervoso. Il mio stomaco comincia a rigirarsi non a proprio agio e vorrei solo voltarmi di nuovo e correre via.

Al contrario alzo la mia piccola mano e busso sulla sua porta. Sto quasi iperventilando e sono sicuro che non mi perdonerà mai. Mi sento stupido. Che cavolo gli dico?

La porta si apre e mostra un Harry mezzo nudo. Ovviamente questo rende la mia bocca ancora più asciutta e velocemente provo a guardare altrove. Oddio, sono così agitato.

"Louis? Grazie a Dio stai bene" espira. Mi acciglio e guardo le punte dei miei piedi. Sapeva che mi mancava ed è comunque rimasto a casa? Questo fa male.

Annuisco e socchiudo gli occhi. Provo a cercare le parole, ma non mi viene nulla in mente. Il mio cervello continua solo a ripetere: "Scappascappascappa..."

"Non dovresti essere qui. Sono contento che tu sia tornato, ma se potresti andare via ora per favore" mi congeda educatamente Harry. Questo mi fa uscire dallo stato trance e lo fermo dal chiudere la porta. I suoi occhi incontrato i miei e sono colmi di supplica.

"Vai. Ti prego" sussurra. Il mio cuore si contrae e la mia mente mi dice di dargli ascolto, ma non posso.

"Solo... Devo scusarmi" gli dico. Mi guarda e si ferma anche lui dal chiudere la porta. Si ferma semplicemente lì e mi guarda - aspettando qualcosa da me.

"Mi dispiace di averti ferito, Harry. Non era mia intenzione. Me ne pento. Mi pento di non averti tenuto per mano e di non averti baciato quando anche tu volevi. Mi pento di non essermi accoccolato a te mentre i miei amici erano intorno e di aver detto loro che io e te siamo solo amici. Sei davvero un mio amico. Il mio miglior amico. Tu sai tutto di me e non mi pento di averti detto tutti i miei segreti.

Mi sento stupido e spaventato e... Non riesco neanche a pensare ad una parola che possa descrivere ciò che sono. Non ti merito, ma ho bisogno di te e ti adoro; tanto.

Adoro come le tue guance si arrossiscono quando ti faccio un complimento e adoro come la tua mano copre completamente la mia. Adoro come le tue labbra sono sempre morbide e calde e come, quando siamo vicini, i tuoi capelli mi fanno sempre il solletico. Adoro il fatto che l'orsetto che ho vinto per te sia seduto sulla tua scrivania così che tutti possano vederlo e adoro come i tuoi vestiti stanno addosso a me. E in realtà adoro il fatto che tu mi chiami carino anche se ti ho detto che lo odio. Non è vero. Ti adoro quando mi chiami carino.

E ricordo anche le più stupide cose che tu mi hai detto perché mi importa qualunque cosa tu mi dica. Mi ricordo che tu amici cucinare e pulire e sfornare dolci. Ricordo che ti piacciono i film stupidi e che ti stai laureando in Biologia - altra cosa che credo sia stupida. Ricordo che il tuo compleanno è il primo di febbraio, e che il nome di tua madre è Anne, e che il tuo colore preferito è l'arancio, e che il tuo primo animale è stato un gatto di nome Gatto, e che hai cantato in un coro di tutte ragazze.

E avevo proprio bisogno di venire qui e di dirti tutto questo. Ne avevo bisogno perché avevo bisogno che tu sapessi queste cose. E volevo anche dirti che ho mentito riguardo la mia più grande paura. Pensavo che fosse che tutti quanti mi odiassero, ma oggi ho capito, quando sono rientrato a casa mia e non ti ho visto lì, che quella è la mia più grande paura.

La mia più grande paura è perderti e che tu mi odi perché, giuro su Dio, anche io mi posso innamorare di te. E mi dispiace. Mi dispiace di essere qui a dirti tutto questo quando è troppo tardi e sono ridicolmente dispiaciuto di aver incasinato tutto, ma non mi dispiace di averti incontrato e di aver parlato con te e di averti baciato. Non mi scuserò mai per quello" dico tutto d'un fiato. Ci sono delle lacrime che scendono lentamente sulle mie guance e il mio respiro è terribilmente pesante per quanto veloce ho detto quelle parole.

Harry mi sta ancora guardano e non riesco a leggere la sua espressione. Sembra come se sia in shock ed è lì, fermo, mezzo nudo, con la bocca aperta, fissandomi. Mi schiarisco la gola e annuisco prima di voltargli le spalle. Infilo le mani nelle mie tasche e comincio ad allontanarmi dal ragazzo a cui ho appena donato il mio cuore.

"Louis..." lo sento dire. Mi volto ancora, ma mantengo gli occhi fissi sull'asfalto. So che se dovessi alzare lo sguardo verso di lui, piangerei ancora di più. Non posso piangere più.

"Louis, ti prego, guardami" mi supplica Harry. La sua voce è leggera come il vento e, quando mi raggiunge, la sento avvolgermi e rubare l'aria dai miei polmoni. Scuoto la testa e mi volto ancora per camminare via. Non riesco a sentirlo dire qualcosa, non voglio sentirlo, ma sento le lacrime cominciare ad aumentare nei miei occhi.

Sento dei passi dietro di me e poi Harry mi afferra per il gomito e mi fa voltare verso di lui. Chiudo gli occhi e poi li riapro per guardare in basso. Sento le sue dita sotto il mio mento che mi fanno spostare lo sguardo su di lui. I miei occhi rimangono serrati e sento il mio respiro diventare veloce e serrato.

"Ti prego non scappare via da me" dice Harry. Sobbalzo quando sento le sua labbra connettersi alle mie, gentilmente. Non le muove - le ha solo appoggiate sulle mie. Non posso trattenermi dal mettere le braccia attorno al suo collo e baciarlo. Lo bacio con ogni emozione che ho perché voglio che creda davvero in ciò che ho detto. Infondo ogni cosa in quel bacio e, il fatto che anche lui mi stia baciando, mi fa sentire al settimo cielo.

Si stacca da me ed io riapro lentamente gli occhi per vederlo già fissarmi.

"Odio come sono riuscito velocemente a perdonarti" dice Harry. Le sue parole impiegano un minuto per essere comprese dal mio cervello, ma poi faccio combaciare di nuovo le nostre labbra. Harry ride nel bacio e si stacca da me. Lui ha uno dei suoi sciocchi, mezzi sorrisi sulla sua faccia ed i suoi occhi sono delicati nel guardarmi.

"Sai che probabilmente è la più buffa, ma altrettanto dolce, cosa che mi abbiano mai detto" continua Harry. Ruoto gli occhi, ciò nonostante sento le guance arrossarmisi.

"Le credo le cose che ho detto. Ogni singola cosa" gli dico.

"Lo so. Per questo ti perdono. Niente più segreti, okay?" Dice Harry. Gli sorrido e scuoto la testa.

"Non te lo posso promettere. Parlando di segreti, io ne avrei un altro" gli dico. Provo a mascherare il mio sorriso e la sua faccia impallidisce.

"Quale?" Chiede. Sembra preoccupato e fa un passo indietro. Io ridacchio e prendo una sua mano per avvicinarmi a lui.

"Voglio essere il tuo fidanzato" gli dico. Lui sorride e si sporge in basso per baciarmi una guancia e annuisce affermativamente.

"Non è un segreto quello, comunque" mi prende in giro.

"Non rovinare il momento."

"Scusa, carino" ghigna. Io mi lamento e mi passo una mano sulla faccia. Lui ride alla mia reazione e mi stringe leggermente la mano.

"Hai detto che mi adori quando ti chiamo così."

"Lo so. Adoro anche la pizza ed è al mio appartamento. Ti va?"

"Vado a prendere una maglietta" dice. Io annuisco e lo seguo nel suo appartamento. Lo guardo uscire di nuovo dalla sua stanza mentre si infila una maglietta e sorrido semplicemente perché è con me. Mi rende felice.

E non c'è più nessun segreto.


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