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Quattro

"Quindi, stai per lasciare El o che?"

Smetto di fare il mio sandwich e mi giro verso Stan. È seduto al mio tavolo e mi guarda con gli occhi spalancati.

"Perché dovrei farlo?" Gli chiedo. Avevo intenzione di porvi fine, ma non glielo avevo mai detto. Le sue guance arrossiscono e guarda in giù verso il tavolo, evitando il mio sguardo fisso.

"Perché, umh... Cioè, noi abbiamo fatto sesso e pensavo che forse... Non importa" dice flebilmente. Mi sento in colpa mentre continua a guardare dappertutto tranne che verso di me. Ingoio a vuoto e mi siedo accanto a lui, dimenticando il mio sandwich.

"Stan... Non mi piaci in quel modo. Sei il mio migliore amico e non vorrei mai mettere la nostra amicizia a repentaglio" gli dico piano. Cerco la sua mano e la afferro, incoraggiandolo a guardarmi. Lentamente, alza lo sguardo e i suoi occhi sembrano così tristi che il mio cuore si spezza.

"Lo capisco. Scusa, Louis. Questo è imbarazzante. Vado via" risponde in fretta, togliendo la sua mano dalla mia. Gli dico di fermarsi e rimanere, ma lui procede verso la porta e mi lascia da solo nella casa.

Chiudo gli occhi e provo a pensare ad un modo per riparare ciò che è successo. Mi sento il peggior amico del mondo. Mi alzo e finisco di fare il mio sandwich. Cerco di trovare di nuovo l'appetito, ma l'ho perso grazie a Stan. Metto il sandwich in frigorifero per Liam e mi dirigo verso la mia stanza.

Liam lavora fino alle 11, quindi ho un'altra ora per fare niente. Provo a chiamare Zayn ma il suo telefono è spento. Scorro velocemente i miei contatti, nessun nome cattura la mia attenzione e sto per arrendermi. Mi fermo solo quando compare il nome di H e clicco sul suo nome.

Il telefono suona e suona, sto quasi per appendere, quando finalmente risponde.

"Pronto?" La sua voce è leggermente impastata e sembra più profonda per l'ubriachezza.

"Ciao" rispondo debolmente. Posso sentire della musica e molte persone intorno a lui e mi sento in colpa per averlo chiamato. Mi sembra di sentirmi sempre in colpa per qualcosa.

"Stai bene?" Mi chiede preoccupato. Il mio cuore comincia a battere più forte per la sua preoccupazione. Guardo in giù verso il mio grembo e, anche se non può vedermi, scuoto la testa.

"No. Ho rovinato tutto, H. Ho rovinato la mia relazione e la mia amicizia, e tutto. Sto anche rovinando la tua serata di divertimento" mi lamento al telefono. Sento le persone diventare più silenziose sull'altra linea e subito dopo il rumore svanire.

"Non preoccuparti per me. Manda tutto fuori" mi dice, la sua voce gentile e dolce. Vorrei piangere perché nessun'altro mi parla in quel modo, neanche mia madre.

"Okay, quell'amico con cui ho dormito, sì, lui ha pensato che noi avremmo dovuto metterci insieme. Non sono ancora neanche riuscito a rompere con El, ma ho detto ad entrambi che non mi piacciono...in quel modo, facendo diventare tutto imbarazzante. Non voglio che mi odino, ma penso che Eleanor mi odierà presto." Mi accorgo che ho detto tutto sconnessamente. Sento H respirare dall'altro capo e mi preoccupo che si sia addormentato, quando invece finalmente risponde.

"Non penso che il tuo amico ti odi. Penso che lei ti perdonerà anche stasera. Ma perché la chiami "amico"?" comincia. Mi acciglio quando dice "lei". Non è una ragazza, ma non sono ancora pronto per dirglielo. Per dirlo a qualcuno.

"Lo spero" sospiro. Rimane silenzioso per un po' troppo e vorrei parlargli, ma lui è ad una festa e dovrebbe divertirsi.

"Hey, H? Ritorna alla festa" gli dico.

"No, voglio essere certo che tu stia bene" risponde ostinatamente.

"Sto bene, te lo giuro" gli assicuro. Non posso trattenere l'enorme sorriso che si è formato sulle mie labbra sottili. Lui vuole essere sicuro che stia bene. Il solo pensiero mi fa venire le farfalle nello stomaco.

"Oh... Be', possiamo solo parlare allora?" Chiede. La sua voce è così vulnerabile, come se sia spaventato che gli dica di no. Pfft, come se glielo potessi dire.

"Sì, certo che possiamo" sorrido.

"Com'è la tua famiglia?" Chiede curiosamente. Mi siedo contro la testata del letto e gioco con i fili del cappuccio della felpa.

"Sono grandiosi. Ho quattro sorelle più piccole di me. Sono delle adorabili pesti" ridacchio e sento H fare lo stesso. "Mia madre è fantastica, le voglio un sacco di bene e il mio patrigno è proprio figo." Faccio spallucce appena finisco, "Che mi dici della tua?"

"Ho una sorella più grande. Lei è veramente fastidiosa, ma siamo molto attaccati e le voglio bene. Mia mamma è la migliore e non potrei chiedere di meglio. Anche Robin è un uomo eccezionale, sono contento che mia madre abbia lui" afferma. Presumo che Robin sia il suo secondo padre e mi sento meno solo sapendo che anche i genitori di qualcun'altro non sono più insieme.

"Mi dici un segreto?" Sbotta H ed io mi metto a pensarci.

"Ho qualche segreto. Penso che il primo sia che sono contento che mio padre non ci sia nella mia vita" gli dico onestamente. Sento come se sia il più facile da condividere da quando stiamo parlando delle nostre famiglie.

"Come mai?"

"Era un tipo spregevole. Non era la persona giusto per me e mia madre. Siamo molto più felici da quando se n'è andato" gli spiego. So che la spiegazione non è delle migliori, ma è il meglio che potessi fare.

"Mio padre semplicemente non c'era" mi dice H. Mi fa male il cuore quando sento la tristezza nella sua voce. Farei qualsiasi cosa per poter abbracciare quel fantastico sconosciuto. "Se n'è andato quando avevo un anno. Non l'ho mai conosciuto. Mi ha fatto male crescendo, ma adesso mi va bene così."

Posso capire dalla sua voce che non gli va affatto bene così. Sembra come se stia trattenendo le lacrime.

"Be', è solo la sua perdita perché tu sei una stupenda, meravigliosa persona" gli dico in confidenza. Voglio che creda a ciò che gli dico.

"Non mi conosci" mi fa notare.

"Forse non ci siamo incontrati, ma ti conosco e non vedo l'ora di dirti tutto di persona" ammetto. Il mio stomaco fa le capriole al solo pensiero di incontrare H. Mi domando, com'è? È alto o basso? Biondo o bruno?

Una cosa è sicura, non mi importa come sia, lo troverò stupendo.

"Spero presto. Voglio anch'io incontrarti" dice con calma.

"Un giorno. Per ora mi piace il mistero" dico e poi faccio un grande sbadiglio.

"Stanco?" Ride. Sento le guance arrossarmisi perché effettivamente gli ho sbadigliato nell'orecchio.

"Un po'."

"Vai a dormire" mi ordina e io mi acciglio. Voglio ancora parlare con lui.

"Voglio parlare con te." Faccio il broncio. Lo sento ridacchiare per il mio comportamento da bambino, ma non mi importa.

"Ti parlerò non appena mi sveglierò."

"Promesso?"

"Promesso."

Aggancio il telefono e lo metto vicino al mio cuscino. Chiudo gli occhi e il suono della sua voce riempie la mia testa guidandomi nel sonno.

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