36. Settembre
Erano già arrivati a settembre.
Il tempo sembrava essere volato e allo stesso tempo era come se ci avesse messo tantissimo.
Leo li contattò solo una volta, nessuno si chiese come diavolo stesse facendo e ovviamente non risposero.
Ma si sentirono tutti meglio non appena ebbero la certezza che il ragazzo era davvero ancora vivo e che non stavano progettando quel piano a lungo termine senza un principale scopo.
Era comunque terribile.
Avevano “litigato” urlandosi contro le peggiori cose quando Nico aveva spifferato ad Era il loro “piano di salvataggio”.
Alla fine Nico stava anche ridendo così tanto che dovette fare finta di mettersi a piangere nascondendo il viso nel petto di Will per non farsi scoprire.
Si erano creati come dei gruppi, Percy e Jason da una parte ed Hazel e Nico dall’altra, i rispettivi partner erano neutri e parlavano un po' con tutti, ma principalmente passavano il tempo con il proprio ragazzo o con la propria ragazza. Avevano deciso che era un buon modo per continuare, litigando di tanto in tanto e peggiorando sempre la loro situazione, Eros doveva essere certo di averli divisi e distrutti, portati a un livello dal quale non sarebbero più potuti tornare indietro.
Si mostravano anche più deboli di quanto in realtà non fossero.
Si stavano quasi divertendo, avevano uno scopo e, al contrario di com’era stato, vedevano una fine a tutta quella storia.
Quella mattina Thalia si stava godendo il sole, ancora caldo, stesa sul bordo di una piscina.
Aveva gli occhiali da sole, una maglia a maniche corte e dei pantaloncini, si stava rilassando, cosa che non le capitava praticamente mai da quando era entrata nella CIA.
Quando venne interrotta dalla voce di un ragazzo che pronunciò –Ehy ciao- e senza neanche chiederlo Luke si sedette accanto a lei.
Avevano legato da dopo la fine della missione di salvataggio, nulla di troppo spinto, ma avevano iniziato a parlarsi e a passare del tempo insieme.
Tutto era iniziato da Thalia che gli faceva compagnia quando al ragazzo era stato imposto di non muoversi dal letto per almeno una settimana, la ragazza come scusa verso se stessa disse che alla fine non aveva molto altro da fare.
-Possiamo parlare?- chiese subito il ragazzo, sembrava qualcosa di serio.
Thalia si mise a sedere, si tolse gli occhiali da sole e annuì.
-Io non so cosa noi siamo- proruppe il biondo senza guardarla, facendola diventare subito rossa –ma volevo ringraziarti.
-Perché?- mormorò lei.
Luke sospirò, poi si decise a raccontarle tutta la storia.
-Ho passato tutta la mia vita cercando vendetta contro Percy, pensavo che fosse lui ad avermi rovinato la vita. Ma quando mi ha risposto in quel modo… Quando abbiamo… Chiarito- quella parola gli uscì quasi strozzata, in realtà non avevano mai chiarito, non apertamente, ma c’era stata come una tregua tra i due ragazzi, come se entrambi si fossero resi conto della stupidità della situazione e avessero lasciato correre.
–Mi è crollato il mondo addosso. Tutto quello per la quale avevo sempre combattuto era solo un’illusione. Mi sono reso conto di aver sprecato solo anni della mia vita mentre lui la viveva appieno. L’ho capito quando Annabeth mi diede quel pugno.
Thalia lo ascoltava attenta, conosceva quella storia, tutti ormai sapevano della lite che c’era stata tra quei due, ma non l’aveva mai sentita raccontata dal punto di vista del biondo, non aveva mai capito quello che gli passava per la testa.
-Anni buttati per compiacere mio padre, per fare tutto quello che gli andasse bene, solo ora ho capito. Non è stata colpa di Percy, è colpa della CIA. Sono loro che devono pagare.
Thalia registrò subito quelle parole, le avevano insegnato così bene che ci mise mezzo secondo a uscire un pugnale dalla tasca posteriore dei jeans e puntarglielo al collo.
Luke abbozzò un sorriso, poi alzò lo sguardo, da quando aveva iniziato a parlare fu la prima volta che la fissava dritta negli occhi –Ho davvero pensato di tradirvi, tradire tutti. Far saltare in aria questo posto. Non so se poi mi sarei sentito meglio, ma di certo la mia vita avrebbe avuto finalmente un senso, capisci?
Thalia non rispose, non poteva capire, le loro vite erano state così simili ma allo stesso tempo così diverse. Strinse di più la prese sul suo collo, un rivolo di sangue scese lungo il suo collo pallido, il ragazzo però non fece nulla per disarmarla o semplicemente spostarsi da quel tocco.
Voleva che lei si fidasse di lui, le stava parlando con il cuore in mano. Come non aveva mai fatto con nessuno durante tutta la sua vita.
-Thalia- sussurrò il suo nome con così tanta enfasi che alla ragazza tremò la mano che lo minacciava –Non posso più farlo, non posso essere un traditore, non posso andare contro la CIA. E tutto questo è solo colpa tua.
La mano della ragazza si abbassò lentamente, anche se non si scusò per il graffio e non fece nulla per curarlo.
-Quindi ti ripeto, non ho idea di quello che siamo, se mai mi darai una possibilità o dopo questo ti farò così schifo che non riuscirai neanche a guardarmi negli occhi, ma di una cosa sono certo, come non lo sono mai stato in vita mia- prese fiato, era indeciso se allungare una mano verso di lei, ma alla fine rimase immobile –non potrò mai fare nulla a queste persone, non potrò mai andare contro questa organizzazione, non potrò mai andarmene. Perché tu fai parte di loro, sono la tua famiglia. Sei la persona migliore che abbia mai incontrato, non potrei mai farti soffrire.
Thalia era senza parole, shoccata come non lo era mai stata in tutta la sua vita.
Non fece nulla, non disse nulla. Era stata istruita per reagire a qualunque situazione. Ma non aveva la minima idea di come dovesse comportarsi in quel momento, non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione del genere.
Rimasero li, uno accanto all’altra, lei non andò via, lui non aggiunse più niente.
Thalia gli sfiorò la mano con la sua e Luke non si ritrasse al suo tocco.
Era un inizio.
Percy era seduto sul bordo di una piscina, completamente bagnato visto che aveva fatto il bagno fino a qualche minuto prima.
C’era un po' di vento, non faceva freddo, ma il contatto di questo con la sua pelle bagnata gli fece venire un po' i brividi.
Qualcuno lo raggiunse e si sedette al suo fianco, le gambe nude che si infilarono nell’acqua fino a poco sotto il ginocchio.
Era Annabeth, Percy si girò a fissarla e rimase quasi folgorato nel notare quanto brillassero i suoi occhi grigi al sole, fu distratto così tanto che solo dopo qualche minuto si rese conto che la ragazza si era tolta il gesso.
-Ehy! Puoi camminare ora.
-Perspicace- rispose la ragazza, ma stava ridendo.
-Quindi stai bene? Non hai più dolori?
-Sto bene, sono stata brava e non l’ho sforzato, il mio riposo forzato è servito. Certo, sarà più debole rispetto a prima, ma posso gestirlo.
-Ne sono felice- Percy sorrise, poi le passò una mano sul fianco per stringerla a se, erano movimenti che gli venivano più che naturali.
Annabeth sussultò per il contatto freddo con il suo corpo bagnato, Percy non ci aveva completamente pensato, cercò di scusarsi e tornare alla giusta distanza.
-No, va bene così, sto bene in questa posizione- e per affermare ancora di più il concetto si appoggiò con la testa nella sua spalla.
Percy era felice, davvero felice, perché nonostante tutto quello che stava succedendo lei era la sua vera e unica felicità, non poteva chiedere di meglio in quel momento, si sentiva davvero in pace con se stesso, come non lo era da tempo.
-Percy- mormorò Annabeth dopo un tempo che parve infinito.
-Mh?
-Mi dispiace non essermi fidata di te, non averti chiesto spiegazioni, non averti lasciato parlare.
Percy si girò a guardarla, non pensava che avrebbe mai uscito quell’argomento, pensava che non ne avrebbero più parlato e sarebbe rimasto sepolto per sempre.
-E’ che…- continuò la ragazza, sembrava non riuscire a trovare le parole giuste, lei che aveva sempre tutto organizzato nei minimi dettagli –Sai com’è, no? Crescere nella CIA, non fidarsi mai di nessuno. Pensavo che tu fossi stato diverso, e lo sei. Dio se lo sei, sei così speciale.
Percy era certo che da un momento all’altro gli sarebbe scoppiato il cuore.
-Ma quando ti ho visto li, ho pensato di essere stata una stupida e che davvero non posso fidarmi di nessuno, per questo ho cercato di dimenticarti.
Allungò una mano verso la sua guancia rossa, gli accarezzò lo zigomo sorridendo alla vista degli occhi verdi e quasi lucidi –La verità è che per quanto ci provassi, a mandarti via dalla mia testa, a dimenticarti, tu eri sempre li, presente. Perché ti amo Percy, come non credevo di poter mai amare nessuno.
Lo baciò, dolcemente sulle labbra, schiudendole appena e prendendosi tutto il tempo per assaporarle appieno, come non faceva da troppo tempo.
Percy la strinse subito a se, ci mise così tanta enfasi che la ragazza si ritrovò a cavalcioni sulle gambe del ragazzo, non che le desse fastidio.
-Ti amo, ti amo tantissimo- continuava a ripetere Percy come un mantra –Non ti lascerò andare mai più, neanche se mi dovessi supplicare.
Annabeth rise, poi mosse solo le pupille degli occhi per guardarsi intorno, facendo capire al ragazzo che le parole successive le stava dicendo solo per Eros.
-Non so cosa succederà, non che ora come ora possa immaginare un futuro, non dopo quello che è successo ai nostri amici e dopo aver perso una famiglia- con quell’ultima frase si riferiva agli altri ragazzi del campo, con cui continuavano a litigare per non destare sospetti.
-Ma so che ora voglio vivere nell’attimo, con te. Fino a quando ne avremo la possibilità.
Percy sorrise, poi tornò a baciarla.
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