32. Ritirata
-Perché sei stato il mio compagno di stanza per mesi. Perché sei mio amico. Perché ci siamo sempre aiutati. Perché io e te siamo uguali, me l’hai detto tu, no? E perché in queste settimane mi hai tenuto nascosto un segreto che avevo il diritto di conoscere. Hai aiutato Calypso, sei stato dalla sua parte, ora devi sdebitarti con me. E se vuoi che davvero tutto torni come prima, devi farlo.
Il cervello di Nico lavorava veloce, non poteva scegliere lui il destino del suo compagno, era una responsabilità troppo grande.
Sapeva che se Leo si metteva in testa qualcosa nessuno l’avrebbe più fermato, quella era la sua decisione e sarebbe andato fino in fondo, con o senza il suo aiuto. Lo poteva capire chiunque guardando semplicemente il fuoco che aveva negli occhi.
Avrebbe voluto prenderlo a pugni per questa mania che aveva di creare piani da sé senza condividerli con qualcuno e fare tutto da solo.
L’aveva già fatto durante la loro prima missione, quando si era fatto letteralmente esplodere e per pochissimo non era morto.
Non poteva lasciarlo li, lo sapeva. Ma sapeva ancora di più che non poteva neanche costringerlo a tornare indietro e abbandonare Calypso. Inoltre doveva fidarsi, se Leo diceva che aveva un piano era sicuramente così, doveva solo sperare nel risvolto migliore.
Allungò infine una mano e gli strinse la spalla, così forte che quasi gli fece male.
-Se provi a morire, non te lo perdonerei mai.
Leo sorrise, un sorriso sincero, nonostante tutto quello che c’era stato tra di loro era felice di poter sempre contare su di lui, sapeva che avrebbe acconsentito.
-Sono il grande e potente Leo Valdez, nessuno può uccidermi, non senza il mio permesso.
Poi si portò la mano all’orecchio e attivò l’auricolare, iniziò a urlare –RITIRATA! SUBITO!
Poi staccò la connessione e quasi spinse Nico per incitarlo a correre via –Che stai aspettando! Corri!
Nico ubbidì dopo qualche secondo, non si girò neanche una volta mentre sentiva Leo correre dalla parte opposta.
Era quasi arrivato all’ingresso quando sentì i passi di un gruppo ben sostanzioso di soldati dietro di sé.
Non aveva il tempo per affrontarli, si fece forza e iniziò a correre più veloce.
All’entrata trovò Will dove lo aveva lasciato, nonostante l’ordine di Leo lui era rimasto li ad aspettarlo.
-Corri!- Gli urlò mentre si avvicinava sempre di più –Mi stanno inseguendo.
Will fu pronto ad agire, infilò una mano in tasca e afferrò qualcosa di così piccolo che entrava nel suo pugno chiuso.
Nico capì all’istante, sforzandosi al massimo percorse gli ultimi metri ancora più velocemente e si fermò esattamente dietro il suo ragazzo. Questo non perse tempo a caricare il braccio e lanciare l’oggetto che teneva stretto in pugno.
Mentre questo realizzava un arco a mezz’aria il biondo afferrò Nico per il braccio e ripresero a correre insieme nella direzione opposta.
Dopo diversi secondi il calore dell’esplosione li investì senza procurar loro alcun danno.
Nico gli lanciò uno sguardo soddisfatto, era davvero fiero di lui.
Poi tornò a porgere lo sguardo di fronte a se, il cancello era solo a pochi metri ormai, la strada completamente libera. Loro erano fuori.
Thalia stava correndo verso l’uscita, Frank l’aveva preceduta, lei era molto più agile e veloce, avrebbe coperto le spalle a tutti loro per qualche altro secondo, poi li avrebbe raggiunti senza problemi.
Sentì dei passi camminare in parallelo al suo percorso, mentre ancora correva prese la pistola ed era già pronta a sparare quando notò che erano della sua squadra.
Rallentò l’andatura solo quando capì che qualcosa in loro non andava, stavano arrancando.
Li raggiunse e solo a diversi metri di distanza capì che si trattava di Clarisse e Luke. La prima aveva una ferita alla spalla dalla quale stava perdendo molto sangue, la bocca storta in una smorfia di dolore mentre usava tutte le sue forze per trascinarsi il corpo inerme di Luke.
-Che è successo qui?- Chiese la mora una volta che li ebbe raggiunti.
Clarisse ne approfittò per fermarsi qualche secondo per riprendere fiato –L’hanno colpito alla testa ed è svenuto, non sembra nulla di grave però. Stavo già tornando indietro prima dell’ordine di Leo, ma è pesante e sono in queste condizioni.
-Lascia, faccio io.
Clarisse strabuzzò gli occhi scettica, Thalia era la metà di Luke, sia in peso che in altezza.
Ma la ragazza era anche forte e, al contrario di Clarisse, non aveva nessuna ferita in corpo. Se lo caricò in spalla con fatica ma riuscì a trasportarlo e ad andare leggermente più veloce di come stavano andando prima quei due.
Fece andare avanti Clarisse e le disse di uccidere a vista chiunque si fosse messo di mezzo. Sarebbero usciti tutti e tre vivi da quella situazione,ma dovevano farlo subito.
Percy trovò Frank impegnato in un combattimento corpo a corpo con 4 uomini più grossi di lui.
Quindi deviò la sua corsa e per andare ad aiutare l’amico.
In due non ci volle molto a mettere ko tutti i soldati, Frank si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato –Non ti avevo lasciato con Leo? Che è successo per fargli urlare la ritirata?
-Non ne ho idea, ci siamo divisi poco dopo- il moro continuava a guardarsi intorno –Ma sarà meglio andare o finiremo con l’avere tutto il tempo per riposarci da morti.
Frank gli fu subito accanto –Oddio no- rispose mentre entrambi allungavano il passo –Ho promesso a Hazel che sarei tornato vivo, ho il terrore di lei incazzata.
Percy sbuffò una mezza risata –Lo so bene, mai contraddire le donne.
Non ci fu più bisogno di parlare, tutti i loro sensi erano allerta per captare un eventuale inseguitore, ma furono abbastanza fortunati e riuscirono ad arrivare al punto d’incontro senza altri combattimenti.
Le macchine con le quali erano arrivati erano state abbandonate, ma avevano rubato un furgone che era già stato messo a moto e aspettava solo loro, non appena infatti misero piede sopra Clarisse urlò –Parti biondino, prima che sia troppo tardi per tutti noi.
Will, seduto al posto del guidatore e con una benda bianca che gli copriva la ferita sulla fronte, fece come gli era stato richiesto e il furgone sfrecciò velocissimo sulle strade pressoché deserte, poi spiegò prima che qualcuno potesse fare domande –Era più certo che conoscessero le macchine e ci inseguissero, per questo abbiamo preso il furgone.
-Siamo tutti? Qualcuno è ferito?- Chiese Percy per prima cosa senza ascoltare davvero quello che aveva detto Will, tutti sapevano che non poteva fare a meno sempre di preoccuparsi per i suoi amici, era quasi il suo punto debole.
Nessuno però rispose.
Percy iniziò a preoccuparsi, portò lo sguardo su ognuno di loro, quando notò Luke a terra, Thalia che era inginocchiata li accanto si affrettò a commentare –Sta bene, è solo svenuto.
Percy era sempre più confuso, fino a quando non si rese conto che mancava una persona.
Nico lo precedette prima che il moro potesse fare una qualsiasi domanda –Hanno preso Leo.
-Cosa!?- Sbottò subito Percy –Che stiamo facendo!? Dobbiamo tornare indietro! Subito! Non possiamo lasciarlo li!
Si stava avvicinando a grandi falcate verso Will, sicuramente per fargli cambiare rotta, quando Clarisse lo intercettò a metà strada stringendogli il braccio con una morsa violenta.
-Vuoi per caso ucciderci tutti?
Nico gli si mise di fronte –Non possiamo tornare indietro, hai visto quanti erano? Non avevamo nessuna possibilità di salvare Calypso e ancora meno ne abbiamo ora di salvare Leo. Dobbiamo andare via, il più in fretta possibile.
-Non potete dire sul serio…
Frank gli mise una mano sulla spalla –Forse hanno ragione Percy…
-No. Non permetterò… Voi non potete…
-E’ semplice idiota- si intromise Clarisse con tono burbero –Non sappiamo neanche se riusciremo a tornare alla base vivi, non possiamo pensare a Leo ora. E non ti permetterò di fare nessuna cazzata. Ho intenzione di sopravvivere questa notte.
Percy avrebbe voluto dire un sacco di altre cose.
Magari che non era da lui abbandonare un amico, che non riusciva proprio a farlo, che potevano escogitare un nuovo piano…
Ma nulla di tutto ciò alla fine uscì dalle sue labbra, perché era l’unico contro tutti loro, perché infondo sapeva che avevano un po' di ragione e soprattutto, perché non poteva condannare anche tutti gli altri.
Si sedette in un angolo in silenzio, non aveva nessuna intenzione di parlare con qualcuno, sapeva che se l’avesse fatto, gli avrebbe urlato contro. Perché nonostante tutto non riusciva a cambiare la sua natura.
Era un viaggio lungo, erano già passate tre ore, ne restava una per arrivare alla base.
Dopo la prima ora tutti si rilassarono, capendo che nessuno aveva deciso di inseguirli, erano riusciti a sopravvivere.
Percy continuava a stare nella sua posizione rannicchiata, non parlava con nessuno e fissava un punto impreciso, senza vederlo davvero.
Frank si era appisolato da seduto, non molto distante dal ragazzo.
Nico aveva fatto il cambio con Clarisse per il posto vicino a quello del guidatore e adesso stava parlando sottovoce con Will, Thalia riusciva a captare solo qualche parola, ma non gli interessava davvero prendere parte a quella discussione.
Clarisse si era sdraiata su dei sacchi e russava già da parecchio tempo.
Luke invece non si era ancora ripreso, Thalia era rimasta al suo fianco.
E mentre la ragazza continuava a fissarlo, scostandogli qualche ciocca di capelli di tanto in tanto, un tremolio alle palpebre gli fece capire che stava riprendendo conoscenza.
Si fece più vicino e lo scrutò mentre questo apriva gli occhi azzurri confusi, la ragazza cercò un qualche segno di malessere, ma non ve ne trovò, oltre la confusione.
-Che… Che è successo?
Thalia rise –Lunga storia, abbiamo fallito, stiamo tornando alla base, hai dormito per un po'.
Luke la fissò senza rispondere.
-Cosa?- chiese la mora sentendosi in soggezione.
-Non mi ero mai accorto di quanto fossi bella- mormorò a quel punto, poi si rese conto di quello che aveva detto e si portò una mano alla testa –Devo aver preso una botta bella forte.
Thalia distolse lo sguardo e si alzò –Già…
Poi si avvicinò agli unici due ragazzi svegli, per intromettersi in una discussione alla quale non era interessata.
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