30. I due soldati
Percy sbuffò mentre cercava di infilarsi per bene l’imbracatura.
-Come posso metterla se ho una gonna?- Sbottò –Qui si muove tutto!
Thalia rispose a tono mentre cercava di aiutarlo –Ora capisci perché le ragazze usano i pantaloni?
-Non avevi detto che era comodissimo?- Lo prese in giro a quel punto Clarisse.
-E’ comodo se non mi fate fare cose del genere- la corda gli scivolò lungo la gamba e Percy trattenne un mugolio di dolore mentre questa gli strattonava l’inguine –Ma poi tu che ne sai? Hai mai messo gonne, Clarisse?
Frank riuscì a fermare Clarisse in tempo mentre Will si metteva in mezzo –Possiamo, per favore, evitare di aiutare il nemico uccidendoci tra di noi?
Nessuno rispose, ma tornarono a concentrarsi su quello che dovevano fare, sapevano che il biondo aveva ragione.
Era ormai sera inoltrata, avevano girato tutto il giorno a cercare la base di Eros, tutti buchi nell’acqua, quella però era la volta giusta.
Era una villa in montagna a tre ore di strada dalla loro base, abbastanza grande e circondata da tantissime misure di sicurezza praticamente invisibili.
Restarono in periferia posteggiati per svariati minuti, il tempo che Leo entrasse nel loro sistema di sicurezza e capisse quante telecamere circondavano la casa.
Non fu particolarmente difficile entrare nel sistema, ma Leo non fece nulla per spegnere le telecamere o comunque modificare anche la minima cosa, perché questo avrebbe fatto immediatamente scattare l’allarme.
Dovevano trovare il modo per non dare nell’occhio.
Il piano al quale pensarono mettendo insieme tutte le loro idee era abbastanza ingegnoso, alla pari di uno di quelli di Annabeth e ne furono abbastanza soddisfatti.
Erano sopra il tetto di una fabbrica abbandonata li accanto, un lato di questa era abbastanza vicina al muro esterno della villa, potevano benissimo saltare per entrare dentro, appunto per questa era controllata da un sacco di telecamere.
Non appena la metà del gruppo finì di aggiustarsi l’imbracatura Thalia prese la parola.
-Va bene, ripassiamo il piano.
Parlava a bassa voce e tutti erano chinati sulla terrazza, non potevano permettersi che qualche telecamera li vedesse.
-Nico, tu andrai a distrarre le due guardie che ci sono all’ingresso. Will, Clarisse e Luke verranno con te. Quando le avrete messe K.O. lontano dalle telecamere entrerete dal portone d’ingresso. Contemporaneamente spegneremo il resto delle telecamere, in modo che noi entreremo da qui, saltando e scalando il muro grazie all’imbracatura. Ovviamente immagineranno qualcosa del genere, ma non avranno la certezza di dove cercarci e soprattutto avranno delle priorità, quella di distruggere la minaccia diretta: voi.
Guardò i quattro interessati –Avrete tutti puntati addosso, sicuri di potercela fare?
Luke fece un sorrisetto divertito –Ricordati con chi stai parlando tesoro.
Thalia roteò gli occhi al cielo, poi si rivolse a Nico –se sei pronto, quando vuoi.
-Solo un minuto.
Detto questo il ragazzo si appoggiò al muro accanto e si tolse uno stivale, successivamente si avvicinò a un angolo del tetto più sporco gettandosi un po’ di terra sul corpo e sul vestito elegante, poi avvicinò una mano all’occhio destro, che era leggermente truccato come il sinistro, e si toccò in modo che il nero del trucco si espandesse nello zigomo e la guancia.
-A Piper verrebbe un infarto se ti vedesse adesso dopo tutto il lavoro che aveva fatto- commentò a quel punto Frank.
Nico si limitò a sorridere, infine prese un coltello e, prima che qualcuno potesse fermarlo, si fece un lungo taglio nella guancia pulita.
Era molto superficiale, non gli avrebbe lasciato segni, ma era anche fatto in modo che gli uscisse il sangue.
-Che diavolo…- iniziò Will, ma Nico lo fermò alzando una mano nella sua direzione.
-Stai fermo, più sangue esce, più cose macchio e meglio è.
A quel punto scesero dal tetto e si posizionarono in un vicolo cieco, Nico disse agli altri di aspettare, poi fece quello che doveva fare.
Si chinò su se stesso, iniziò a zoppicare e fece in modo che la ferita alla guancia si vedesse, con una mano si teneva la spalla come se anche questa gli facesse male.
Lentamente si avvicinò ai due uomini alla porta, questi non si accorsero subito di lui, era una figura troppo piccola e inutile per attirare la loro attenzione, Nico infatti li sentì parlare.
-Non capisco perché il capo proprio oggi abbia deciso di mettere delle guardi a fare la ronda notturna. Non gli bastano tutte le tecnologie che ha? Mi sembra di essere tornato nel medioevo. Che poi non capisco perché iniziare proprio da noi.
-Da quanto hanno detto sta aspettando ospiti- e mimò le virgolette in aria –che riescono a superare tutte le tecnologie e infiltrarsi ovunque.
Nico sorrise impercettibilmente, poi si fece illuminare da un lampione e mentre avanzava fece un finto mugolio di dolore.
Gli uomini a quel punto lo notarono.
-E’ una ragazza?- Chiese il secondo che aveva parlato precedentemente.
L’altro sorrise sadico, finalmente quella noiosa serata aveva portato a qualcosa di buono.
-Vi prego- disse Nico alzando il viso verso di loro quando ormai li dividevano solo pochi centimetri –Aiutatemi.
Aveva usato una voce sottile e totalmente femminile, nessuno poteva davvero pensare che in realtà fosse un ragazzo.
-Oh, povera piccola, ti sei persa?- afferrò brutalmente Nico per un braccio e iniziò a trascinarlo verso il vicolo dal quale lui stesso era arrivato, il ragazzo cercò di fare una flebile resistenza, mettendoci quella poca forza che doveva mostrare.
-Dove stai andando? Se il capo…- Provò a farlo ragionare l’altro.
-Il capo non verrà mai a saperlo. Farò in fretta, tu non agitarti e aspettami.
-No, no- piagnucolò Nico –Lasciami, non farlo.
L’uomo rise, si eccitava un sacco quando la sua preda era più difficile.
Lo portò nel vicolo e lo premette contro il muro, Nico teneva la testa bassa.
-Non mi supplichi più, ragazzina?
Il suo corpo venne pervaso da un brivido, l’uomo pensò che fosse dalla paura, ma Nico stava semplicemente ridendo.
-Supplicaci tu- soffiò tornando alla sua voce.
Prese l’uomo completamente di sorpresa quando lo afferrò per la gola e capovolse la situazione facendolo sbattere contro il muro alle sue spalle.
-Non farlo urlare- la voce di Luke era vicina, Nico obbedì prima che l’uomo elaborasse tutto quello che stava succedendo.
Poteva fare di tutto, poteva tappargli la bocca in tantissimi modi, ma Nico scelse l’opzione più dolorosa.
Afferrò un coltello e glielo piantò sotto il mento, infilzandogli la lingua e impedendogli di urlare.
Nonostante fosse impossibilitato a urlare i ragazzi capirono comunque che stesse provando il più atroce dolore di tutta la sua vita.
L’uomo si accasciò contro il muro e, come prima cosa, cercò di togliersi il coltello dalla bocca, era una mossa scontata che Nico aveva previsto. Infatti aveva già preparato dei nuovi coltelli con le quali gli bloccò le mani. Una al suolo, una al muro dietro di se.
-Oh- annunciò con uno sguardo folle fissando l’uomo per non perdersi neanche una sua espressione di dolore –Per la cronaca, sono un ragazzo.
Girò uno dei coltelli nella carne della mano.
-Nico, basta così- fu Will a intervenire per fermare quel massacro, fece pressione sulle spalle del suo ragazzo facendolo alzare, allontanandolo poi di qualche centimetro.
-Non ci sarà mai un limite alla tortura per persone come lui- rispose il moro con gli occhi ancora fissi sulla sua vittima –lasciamolo qui finché non muore dissanguato, magari ci vogliono ore.
Stava ripensando al suo passato, Will lo capì all’istante.
Il biondo lo fece girare e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
-Nico, ehy, ascoltami. Questo non sei tu, so quello che hai passato e quello che ha passato Bianca, ma di certo questo non è un modo per vendicarsi. E’ abbassarsi al loro livello.
Il lampo sadico e folle sparì dal suo sguardo e tutto sembrò crollargli addosso, poggiò la fronte contro il suo petto e sospirò –Scusa, non so che mi sia preso… Io…
-Lo so.
Nessuno dei due disse più nulla, perché Will aveva davvero capito tutto e Nico lo sapeva.
-Allora io lo uccido- si intromise a quel punto Clarisse –Così ci riprendiamo le armi, sarebbe uno spreco enorme lasciare tre coltelli qui, ci possono benissimo servire.
Non aspettò davvero una risposta da qualcuno, pochi secondi dopo aveva già posto una fine alle sue sofferenze.
Successivamente si appostarono tutti e quattro all’inizio del vicolo e aspettarono che anche l’altro soldato si avvicinasse.
Passarono più di dieci minuti quando alla fine decise di farlo, lo vedevano che era nervoso e infuriato per la situazione in cui l’aveva messo il suo collega.
-Possiamo anche solo stordirlo- sussurrò a quel punto Nico mentre lo vedeva avvicinarsi –Non è una feccia umana come quell’altro.
Gli altri annuirono convinti.
-Ci penso io- si intromise Luke –Voi avvertite Thalia.
E mentre il biondino colpì l’uomo in un punto preciso della nuca che sapeva l’avrebbe messo K.O. proprio nell’istante in cui questo uscì dall’inquadratura della telecamera, Clarisse accese il trasmettitore che aveva nell’orecchio e disse una semplice parola alla sua amica: “ora”.
Fu l’esatto momento in cui la missione iniziò definitivamente, il momento nel quale nessuno poteva più ritirarsi e dal quale non si poteva tornare indietro.
Dovevano andare avanti, indipendentemente da come sarebbe andata.
I quattro ragazzi a terra corsero verso il cancello e iniziarono a risalirlo, contemporaneamente l’altro gruppo saltò dal tetto e si impegnò nello scavalcare il muro.
Erano dentro.
Eros era nel suo studio, annoiato fissava il computer con le telecamere, perché ci stavano mettendo così tanto?
Lo stomaco gli si mosse eccitato quando vide che il 90% delle sue telecamere si spensero, manomesse da qualcuno e da quelle rimaste accese vide un gruppo di 4 persone infiltrarsi nella sua struttura.
Sorrise e si alzò felice, finalmente era arrivato il momento di giocare.
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