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25. Tutto come prima (parte 2)

Il piede di Nico dondolava oltre il davanzale della finestra aperta.
Aveva gli occhi chiusi e stava appoggiato con la testa al muro accanto a se, sentiva il vento afoso di quelle notti estive sul viso e il respiro calmo e regolare di Will che dormiva sul letto.
Nico infatti l’aveva accompagnato nella sua stanza, il tempo di toccare il materasso che il biondo stava già dormendo profondamente.
Il più piccolo non se l’era sentito di lasciarlo solo, non dopo quello che era successo. Così si era seduto sulla finestra, ormai erano ore che stava fermo in quella posizione.
Stava pensando a tutto quello che era successo, non solo quel giorno, ma stava ripensando proprio a tutto, dal primo momento che li aveva conosciuti, tutti quanti, quelli che ormai erano diventati la sua nuova famiglia.
Non importa quante divergenze possano esserci, la famiglia si perdona sempre e non si abbandona mai.
Arrivò alla conclusione che non gliene importava nulla del suo orgoglio, non poteva permettere che tutti lo odiassero, non ce l’avrebbe fatta. Doveva aggiustare le cose, subito.
Ruotò il busto e rientrò dentro la stanza con un balzo, silenzioso come un gatto.
Sorrise a quel pensiero, al pensiero di Ombra, che era li con loro, letteralmente.
Stava dormendo acciambellato sul letto di Will, nel cuscino accanto alla faccia del ragazzo.
Quando sentì Nico muoversi alzò la testa per scrutarlo, Nico parlò in un sussurro –Torno subito, tienilo d’occhio tu a Will.
Il gatto emise una vibrazione bassa e profonda, poi tornò a poggiare la testa tra le zampe anteriori, Nico sorrise soddisfatto.
Uscì dalla camera e percorse velocemente i corridoi bui e silenziosi, era piena notte, ma sapeva che la persona che stava cercando non era di certo addormentata.
Davanti la sua porta stava Clarisse di guardia, era ovvio, dovevano preoccuparsi che poteva fare qualcosa di stupido e affrettato.
Non appena lo vide si mise in posizione di attacco, Nico alzò subito le mani, segno che veniva in pace.
-Voglio solo parlare con lui.
-Non voglio spargimenti di sangue a quest’ora, mi secca ripulire.
-Sono disarmato. E voglio solo scusarmi con lui per oggi.
La ragazza sospirò, poi gli fece segno di entrare –Se ti stacca un braccio non venirti a lamentare con me.
Nico la ignorò, aprì la porta, entrò velocemente richiudendosela alle spalle.
Leo era seduto a terra, come il moro aveva ben immaginato non aveva nessuna intenzione di dormire, era in mezzo al caos creato da piccoli oggetti smontati e altri elementi che Nico non seppe identificare.
Leo non sembrò accorgersi di lui fino a quando questo non gli si mise davanti, non si degnò neanche ad alzare lo sguardo quando parlò con un tono di voce roco, come di chi ha urlato per così tanto tempo da graffiarsi tutta la gola.
-Sei venuto perché oggi ti hanno interrotto mentre sputavi sentenze? Ti eri dimenticato qualcosa?
-Sono venuto per scusarmi.
Leo sorrise amaro –Non me ne faccio nulla delle tue scuse, non la riavrò comunque.
Nico non rispose, semplicemente mise una mano nella tasca posteriore dei suoi jeans e ne uscì una piccola foto, si accovacciò sui talloni e gliela mise davanti, posata sul pavimento.
Leo la fissò solo per pochi secondi, poi distolse lo sguardo stringendo gli occhi, sul punto di piangere nuovamente.
La foto era un’immagine della sua bambina in bianco e nero, il feto al quinto mese.
-Mi ha fatto giurare di non dirti niente per proteggerti. L’ha fatto perché ti ama.
-Pensi che questo mi faccia sentire meglio?- La voce che pian piano di alzava –Pensi di aggiustare tutto con questo? Lo sai come mi sento? Sai quello che sto passando? Hai idea di quello che ho passato per tutta la mia vita?
Nico non si fece intimidire e non vacillò neanche per un secondo –Si. Noi due siamo uguali, non te ne sei mai reso conto? Potevi anche ridere sempre, ma so cosa significare soffrire ed essere abbandonati da tutti quanti si è molto piccoli, ho sempre saputo tutto di te.
Leo a quel punto esplose, si alzò di scatto stringendo in mano qualcosa che stava ancora costruendo e che fece un rumore non del tutto rassicurante –Proprio per questo allora dovevi stare dalla mia parte! Dirle che stava sbagliando tutto e che io avevo tutto il diritto di sapere una cosa simile! Invece hai fatto di testa tua, come sempre!
Prese un bel respiro, cercò di tornare lucido, gli diede le spalle e si allontanò, guadagnando l’altro lato della stanza.
Sempre di spalle riprese a parlare –Che cosa vuoi? Perché sei venuto qui?
-Volevo solo…- Nico non era più sicuro di nulla –Che tutto tornasse come prima.
-Come prima?- Leo lo stava schernendo –Come puoi pretendere che tutto torni come prima? Hai fatto le tue scelte, ora impara a convivere con le conseguenze. Nulla tornerà mai come prima.
Quando Nico uscì da quella stanza sbattendo forte la porta mentre la chiudeva, Clarisse era ancora li, ovviamente aveva sentito tutto, commentò distrattamente –Direi che è andata bene.
Nico non le rispose.
Tornò nella sua stanza, sempre in silenzio, era così concentrato e perso nel rivivere il discorso che aveva appena avuto con Leo e capire dove aveva sbagliato che neanche si accorse che Will si era svegliato e lo fissava con uno sguardo assonnato.
-Dove sei stato?- Solo dopo questa domanda il moro si riconnesse alla realtà.
Nico fu totalmente sincero, le parole gli uscirono dalla bocca come un fiume in piena.
-Pensavo di potermi scusare con Leo e consolarlo, mi sbagliavo. Mi odia, completamente. Non importa tutto quello che gli abbia detto, che comunque Calypso non ha mai smesso di amarlo, è sconvolto dal dolore, non vuole avere più niente a che fare con me… come tutti voi. Dice che nulla potrà mai tornare come prima, sto iniziando a crederci sempre di più anche io.
Ombra si rese conto del suo turbamento e, dopo essersi stiracchiato, andò dal suo padrone, facendo le fusa e aspettando che questo lo prendesse in braccio, cosa che Nico fece quasi immediatamente.
Will a quel punto era del tutto sveglio.
-Vuoi che tutto torni come prima?- Chiese lentamente soppesando per bene le parole.
Nico annuì, non pensando davvero a quello che la conversazione avrebbe portato.
-Allora parlami, dimmi perché mi hai lasciato, perché mi hai fatto provare tutto questo per interi mesi e perché ti sei condannato anche tu, so che hai sofferto quanto me. Dimmi il perché. Ne ho il diritto.
Nico boccheggiò. No, non aveva pensato per niente a un risvolto del genere, troppo perso nei suoi pensieri.
-Non puoi tirarti più indietro- concluse Will e attese, attese quella conversazione che attendeva da così tanto tempo. Non poteva più attendere oltre, aveva bisogno di sapere.
Nico gli si avvicinò, sempre con Ombra in braccio e si sedette al limite del materasso, dall’altro lato del letto.
-Era la nostra settima missione insieme, te la ricordi?
-Come potrei dimenticarla?- Sussurrò Will.
-C’era quell’uomo che ti stava colpendo alle spalle, era vicinissimo a te, l’ho visto come a rallentatore nella mia testa mentre ti uccideva. Non potevo permetterlo. Non ci pensai due volte prima di assalirlo e… L’ho letteralmente sventrato con quel pugnale. Non avevo mai fatto nulla del genere, te lo giuro. Non volevo farlo così. E poi…
La sua voce che diventava sempre più bassa, persa in quel ricordo doloroso che non avrebbe mai dimenticato.
-Quando mi sono girato a guardarti, tu… avevi quello sguardo… Lo sguardo di chi ha capito di avere accanto un mostro. Eri terrorizzato da me. Lo vedevo. Ma non potevo sopportarlo, non da te. Per questo sono scappato.
Scese il silenzio, un silenzio denso e pieno di tutto quello che non si erano detti in quei mesi.
-Sei un idiota- la voce di Will era piena di rabbia.
-Non hai mai capito nulla!- Continuò –Ero terrorizzato, si. Ma per te, perché sapevo che ti saresti punito per quello che avevi fatto, ero terrorizzato per come l’avresti presa, per come avresti reagito, ero solo preoccupato da morire per te.
Will si alzò, sempre più infuriato.
-Abbiamo passato tutto questo per uno stupido malinteso, perché tu hai questo stupido vizio di tenerti sempre tutto dentro!
-Non volevo… Non potevo sopportare che mi dicessi in faccia che fossi un mostro, non volevo parlare per questo.
Will a quel punto urlò –Sono io! Mi conosci! Sai che non avrei fatto una cosa del genere, MAI!- quasi accecato dalla rabbia si avviò verso la porta per andare via, da qualsiasi altra parte.
Nico non ci pensò due volte prima di alzarsi di scatto, ignorò anche Ombra che cadeva a terra e gli soffiava contro, era focalizzato solo su Will, sapeva che se gli avrebbe permesso di uscire da quella stanza l’avrebbe perso per sempre e nulla, mai più, sarebbe tornata come prima.
Fu un semplice scatto -No- sussurrò afferrandolo per un braccio.
Will si girò a fronteggiarlo, quello che vide nei suoi occhi lo spiazzò. Nico era disperato.
-Ti prego, non andartene. Urlami contro, prendimi a pugni, ma non andartene. Non abbandonarmi … Mi sei rimasto solo tu.
Will sentì che la mano che ancora teneva il suo braccio stava tremando, mentre il respiro del ragazzo si faceva sempre più veloce e incontrollato. Il biondo era abbastanza certo che stesse per avere un attacco di panico.
Tutta la sua rabbia svanì in un lampo.
-No, amore no- sussurrò senza pensarci prima di stringerlo tra le braccia –Sono qui, non me ne vado…
Un braccio gli circondava la schiena, l’altra mano era tra i suoi soffici capelli neri, gli aveva appoggiato il viso contro il suo petto, proprio per fargli capire che non se ne sarebbe andato, che era li con lui e che non l’avrebbe lasciato andare mai più.
Nico non disse una parola, ma pian piano il suo respiro si regolarizzò sempre di più.
Infine fece un lungo sospiro e lentamente alzò lo sguardo insieme a una mano che delicatamente si posò sulla guancia del più grande per accarezzargli uno zigomo con il pollice.
Will sospirò a quel contatto chiudendo gli occhi, ma rincatenò il suo sguardo a quello scuro di Nico quando questo finalmente parlò.
-Ti va di ascoltare una storia, Will?

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