19. Ritorno al passato
Dimensione del testo A A A
19.Ritorno al passato
-Sei sicuro di star bene, si?
Fu questa la domanda che fece Nico a Jason mentre camminavano lungo la via principale del parco. Mancavano pochi minuti all’orario di apertura e Nico stava sistemando la sua macchina fotografica accompagnando Jason ai suoi acquascivoli.
Jason gli lanciò un’occhiataccia.
Quella del moro poteva sembrare una domanda di qualcuno davvero interessato e preoccupato, ma dal sorrisetto che il corvino stava cercando di nascondere dietro i capelli Jason capì che era solo un modo per deriderlo e riaprire l’argomento della botta in testa che aveva preso dal mattone solo il giorno prima. Certo, il fatto che avesse un livido enorme e viola che spiccava in mezzo alla fronte non aiutava di certo a dimenticare quella storia.
-Io vi odio tutti quanti- borbottò il biondo –E odio soprattutto mia sorella.
Nico sghignazzò, poi alzò lo sguardo e il suo sorriso scomparve.
Jason adocchiò subito quello che il ragazzo stava fissando: a diversi metri di distanza stava Will, con una mano teneva Harley per un braccio che stava cercando di liberarsi urlandogli contro qualcosa, anche se non riuscirono a comprendere le parole data la lontananza, l’altra mano la teneva sopra la spalla di Paolo, quest’ultimo ascoltava serio quello che il biondo gli stesse dicendo, qualche volta annuiva, si capiva subito che la discussione che stessero facendo i due ragazzi era molto importante.
Jason fece un colpo di tosse e Nico tornò alla realtà, riprese a camminare come se nulla fosse.
-Comunque… Ieri ci ha spiegato come sono andate le cose- iniziò il biondo.
-Non mi interessa- lo interruppe subito il più piccolo.
Passarono altri secondi di silenzio –Sai quanto è idiota Percy, no? E che non capisce mai…
-Davvero Jas, non mi interessa. Piuttosto, cosa intendi fare con Piper? Pensi che accetterà questa nuova svolta nella relazione? La vedo come una ragazza aperta, se glielo chiedi con gentilezza accetta una cosa a tre.
Jason era sconvolto e non aveva nessuna idea di quello che stesse dicendo il moro, tanto che non si rese conto che era solo un modo per il suo amico di cambiare argomento.
Nico sghignazzò –Sto parlando del colpo di fulmine che hai avuto con il mattone.
Jason gli diede un pugno sul braccio –Ma vaffanculo!
Nico rise più forte –E sai che Leo ha già trovato il nome della vostra ship, si?
Percy finalmente era riuscito a parlare con Grover.
Il suo migliore amico, essendo anche lui della CIA, era impegnato da una settimana in una missione così importante e delicata che gli era stato impossibile contattarlo.
Era già pomeriggio inoltrato, aveva chiesto a qualcuno di prendere il suo posto al lavoro perché lui aveva “una questione urgente da sbrigare”.
Come già si aspettava trovò Luke a controllare la situazione nella piscina dove stava lavorando Annabeth.
Percy gli si avvicinò a passo svelto, gli si mise di fronte e incrociò le braccia al petto –Io e te dobbiamo parlare.
Il ragazzo non se lo aspettava, alzò un sopracciglio stranito e solo dopo qualche secondo rispose –Ti ascolto.
-Non puoi provare rancore per una cosa successa quando eravamo bambini. Sono passati anni, siamo cambiati, non avevo nessuna idea di quello che provavi in quel momento.
Luke si alzò così velocemente dal muretto basso sul quale era seduto che Percy dovette fare un passo indietro per non essere travolto.
-Non mi venire a usare la scusa che eri un bambino! Lo vedevo sempre, nei tuoi occhi, quella scintilla orgogliosa di chi sa di essere il primo della classe, sempre, ogni singolo giorno! HAI IDEA DI QUELLO CHE HO PROVATO?
-Luke non mi ricordavo di te perché non ti ho mai calcolato! Non c’era nessuna gara tra di noi, ti sei fatto un intero film al quale partecipavi solo tu!
Luke fece un sorrisetto quasi sadico –Solo io? Davvero? Penso a un modo per vendicarmi da più di 10 anni, solo questi pensieri mi fanno andare a letto la sera. Stare in quel campo era la mia unica vita, tutto quello che avevo! Mio padre mi costrinse a prenderne parte, non potevo fare altro, ma continuare la tradizione di famiglia. Non me ne sono lamentato, ho fatto sempre come mi aveva chiesto, ma non ho mai avuto la sua approvazione! Mai! Neanche un commento, una visita, una lettera! E tutto questo per colpa tua!
-Io… Se tuo padre è uno stronzo non vedo perché tu debba prendertela con me, Luke.
-Non. Ti. Permettere.
Quello fu un semplice sibilo, Percy si era spinto un po’ troppo oltre.
-Altrimenti?
Sapevano entrambi che il moro non si sarebbe scusato per quella frase, sapevano anche che era abbastanza bravo e propenso ad attaccare briga.
Questa volta non c’era Jason a calmare le acque.
Luke sorrise sadico –Altrimenti farti drogare e ingaggiare la prima troia di passaggio per portarti a letto e farti odiare dalla persona che ami di più al mondo sembrerà nulla a confronto di quello che potrei fare.
Gli occhi di Percy si spalancarono, quella frase fu la goccia che fece traboccare il vaso, la scintilla.
Lo afferrò di scatto dal colletto della maglia e strinse la presa –Sei stato tu?- Gli urlò contro –Tu! Per mesi siamo stati da schifo, io ed Annabeth, ancora neanche mi parla, PER UNA COSA AL QUALE IO NON CENTRO NULLA! TUTTO PER UNA TUA STUPIDA VENDETTA!
-Non è stupida. E’ l’unica cosa importante per me. Solo dopo averti superato, mio padre mi amerà.
Percy lo lasciò andare, poi caricò il pugno per colpirlo in viso, ma una mano lo fermò, era piccola e delicata, ma abbastanza forte.
Il ragazzo sussultò, forse era la prima volta da mesi che Annabeth lo toccava.
-Ann…
-Zitto.
La ragazza non l’aveva neanche guardato in faccia.
-Ma non capisci, è tutta col…
-Ho detto di star zitto.
A quel punto si girò completamente verso Luke, il ragazzo stava sorridendo, smise di farlo quando il pugno lo colpì in pieno viso facendolo barcollare all’indietro. Non se lo aspettava, di certo non da Annabeth.
La ragazza non lo degnò più neanche di uno sguardo, si girò verso Percy, aveva gli occhi fiammeggianti, parlò prima che potesse farlo il suo ex ragazzo.
-Ho sentito. Potrà anche essere stato lui a progettare tutto, ma tu ci sei stato con quella ragazza.
Non gli diede il tempo di rispondere che colpì al viso anche lui, poi corse via.
-Oh Nico eccoti qui!- disse Frank avvicinandosi al chiosco delle foto.
Ormai mancavano pochi minuti alla chiusura del parco, Nico se ne stava li sotto all’ombra a cancellare tutte le foto che aveva fatto durante la giornata, mentre Leo e Piper stampavano quelle che già aveva passato nel computer per gli ultimi clienti rimasti.
-Mi cercavi?- Chiese il moro continuando il suo lavoro.
-In realtà ti cercava Will.
Nico neanche lo degnò di uno sguardo –Sono occupato.
-Guarda che è importante, è con quel tuo gatto, Ombra giusto?
Nico strabuzzò gli occhi –Cosa!? Com’è possibile?
Frank alzò le spalle –Non ne ho idea.
Nico sbuffò esasperato, ma lasciò tutto a metà e corse via.
Non fu difficile trovarlo, anche perché gli “Ahi! Smettila di graffiarmi! Sono Will, diamine, non ti ricordi di me? Ora ti porto da Nico si. AHI! SMETTILA!” erano abbastanza semplici da seguire.
-Ombra!- Urlò Nico quando finalmente li vide alla fine di un viale che portava all’ingresso principale, poi corse da loro.
Si inginocchiò a terra qualche metro prima e aspettò a braccia aperte che il suo gatto gli andasse incontro. Ombra non lo deluse, era sempre piccolino rispetto agli altri gatti, ma era cresciuto dall’ultima volta che l’aveva visto e non si era dimenticato di lui.
Gli occhi gli si bagnarono un po’ mentre la piccola palla di pelo iniziava a fare le fusa sul suo petto, ma Nico non avrebbe pianto, doveva pur mantenere una certa reputazione.
Solo dopo un po’ si ricordò si ricordo anche della presenza di Will.
Alzò subito lo sguardo, il ragazzo era ancora li, lo stava guardando con quello sguardo che gli aveva rivolto tantissime volte, in passato.
Le guancie del moro si imporporarono, preferì concentrarsi però sul graffio che il biondo aveva sulla guancia dal quale stava scendendo qualche goccia di sangue, sicuramente opera di Ombra.
Nico si rimise in piedi, tenendosi stretto il gatto al petto, provò anche ad allungare una mano per raccogliere le gocce di sangue, poi ci ripensò, ritirò la mano e chiese –Come hai fatto? Dove l’hai preso?
-Paolo. Era per questo che mi serviva, dopo che tu sei uscito con Calypso era impossibile per me fare lo stesso, ma lui poteva, non hai idea di quanto tempo ci abbia messo per convincerlo.
Nico aprì la bocca, ma non una parola riuscì ad uscire. Come poteva rispondere a una cosa del genere?
Will riprese a parlare, il suo tono era diverso, quasi rotto, amaro.
-Ovviamente tu hai pensato male, credevi che stessi facendo altro con lui, non mi hai creduto. Ti ho dovuto mettere le prove e i fatti davanti per avere un briciolo della tua fiducia, ma tranquillo. E’ sempre stato così, nessuno si è mai fidato di me fino a quando le cose non diventavano fatti, in effetti perché dovresti essere diverso tu?
Quella frase, detta con quel tono, colpì profondamente Nico.
Così, quando Will si girò per andarsene, il moro non poté far altro che urlare il suo nome quasi con disperazione, ma non appena ebbe di nuovo tutta la sua attenzione, le parole non gli uscirono nuovamente di bocca.
Alla fine, dopo molti secondi, l’unica cosa che mormorò fu un semplice “Grazie” al quale il più grande rispose stringendo le labbra, quasi in un sorriso, e annuendo.
Ma era più che evidente che credeva che Nico l’avesse detto semplicemente perché doveva.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro