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14. Passato - Frank


-Più veloce Frank!
Il bambino strinse i denti sulle labbra e le mani sul bastone, cercò di fare come sua nonna gli aveva appena detto, ma era stanco.
Non riusciva a essere più veloce del suo “nemico”, non riuscì a parare tutti i suoi colpi e dopo qualche altro secondo fu messo al tappeto.
La nonna sbuffò e il bambino non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, non voleva vedere il suo sguardo deluso.
La donna non si fece impietosire, semplicemente disse –Ancora.
 
-Colpiscilo!
Frank eseguì l’ordine, mandando il suo avversario a terra.
Questo rimase li, senza alzarsi, si lamentava tenendosi la pancia.
Il bambino si sentì in colpa, gli si avvicinò torcendosi le mani –Scusa, ti ho fatto tanto male?- Domandò davvero dispiaciuto inginocchiandosi al suo fianco.
Questo rise e ne approfittò per mandare al tappeto Frank.
Dall’altro lato della stanza il bambino sentì sua nonna sospirare e borbottare qualcosa che sembrava tanto un “che delusione”.
 
Quella mattina, fredda e nuvolosa, Frank aveva deciso di uscire da solo.
Più che altro era scappato.
Negli spogliatoi aveva sentito dei ragazzini del suo corso parlare male di lui, ovviamente non sapevano che era li ad ascoltare.
Li aveva sentiti mentre dicevano cose crudeli, come solo i bambini sanno fare.
Avevano detto che lui riceveva il cambio di cintura solo perché la palestra era dei suoi genitori, perché in realtà neanche lo meritava, non era abbastanza coraggioso per fare quello sport.
Frank teneva lo sguardo basso coperto dal cappello e le mani dentro le tasche del giubbotto più grande di lui.
Era deluso, camminava lentamente e contava le crepe nella strada per distrarsi, quando sentì dei rumori diversi.
La voce di una donna che lanciava un’imprecazione in una lingua a lui sconosciuta, poi dei rumori che conosceva benissimo, quelli del combattimento corpo a corpo.
Per un secondo decise di continuare per la sua strada, poi ricordò la voce dei bambini “non è abbastanza coraggioso”.
Fu come se i suoi piedi si muovessero da soli, corse verso il vicolo dal quale provenivano le voci.
Si fermò solo qualche secondo per comprendere la situazione, c’era una donna, poteva avere massimo 20 anni, ma per lui era più che adulta visto che ne aveva solo 9, che stava lottando contro due uomini.
Frank non aveva idea di chi fosse il “cattivo” e chi il “buono”, ma sapeva che quel combattimento era ingiusto. Una donna contro due uomini? Era ovvio che avrebbe aiutato la ragazza.
La donna era occidentale, di quei paesi del nord dove tutti hanno la pelle chiarissima, come gli occhi e i capelli.
Gli uomini invece erano del suo paese e le stavano prendendo di santa ragione.
La donna infatti era molto brava nel corpo a corpo, era atletica e veloce, soprattutto grazie alla sua corporatura minuta.
Ma quando riuscivano a colpirla le facevano davvero male.
Frank non ci pensò due volte, corse verso di loro e aiutò la donna.
Non che fosse al livello di nessuno di loro, ma servì per distrarli e, soprattutto, diede il tempo alla donna di afferrare una spranga di ferro arrugginita gettata tra la strada e il muro.
Con questa colpì alla fronte uno dei due uomini che cadde subito a terra inerme, il taglio sulla fronte stava perdendo moltissimo sangue.
Frank barcollò e dovette trattenere un conato di vomito, dove si era andato a cacciare?
L’altro uomo ne approfittò per colpirlo, ma non riuscì a toccarlo, perché la donna lo atterrò prima, lo colpì con la stessa arma improvvisata sul fianco, l’uomo cadde dolorante a terra, la donna lanciò via la sbarra di ferro e gli si sedette sopra. Iniziò a prenderlo a pugni.
Erano pugni piccoli ma forti, mirati nei punti giusti, conosceva tutti i posti dove avrebbe fatto più male.
Non passò molto tempo prima che anche quest’ultimo perdesse i sensi, o almeno, questo è quello di cui si era convinto Frank, non voleva pensare di essere circondato da cadaveri.
Non sarebbe più riuscito a dormire la notte.
Il silenzio invase il vicolo, così come l’odore del sangue.
Il bambino tremava.
La donna si alzò lentamente dal corpo dell’avversario e gli si avvicinò, aveva le mani e la maglietta sporchi di sangue principalmente non suo, aveva anche un taglio sulla guancia non cicatrizzato e altri lividi sparsi per il corpo.
-Da dove spunti tu?- Domandò a Frank con un accento strano.
Il bambino aprì la bocca per rispondere, ma l’unica cosa che gli uscì fu tutto quello che aveva mangiato in quei giorni.
La donna storse la bocca schifata, ma gli si avvicinò ancora di più e lo aiutò.
-Va tutto bene ora… E’ finita.
-Sono… Morti?- Chiese tremando ancora di più.
-No, ma hanno avuto quello che si meritavano, li cerchiamo da mesi. Ora qualcuno li curerà, poi sconteranno i loro giorni in carcere.
Frank annuì, un po’ più sollevato di sapere di non essere circondato da cadaveri.
-Sei stato coraggioso- la donna gli strinse la spalla –Fammi avvertire i miei superiori per occuparsi di questi qui, poi ti riporto a casa.
Frank non poté far nient’altro che annuire.
 
Tutto quello che successe dopo Frank lo visse solo a momenti, troppo shoccato per concentrasi sul serio su quello che stava accadendo intorno a lui.
Ricordò che portò la donna a casa sua, che ad aprirgli fu sua nonna la quale lanciò un urlo non appena lo vide in compagnia di quella ragazza ricoperta di sangue.
Ricordava che dietro di lei spuntò suo padre dal quale Frank corse per gettargli le braccia al collo.
L’uomo lo prese in braccio e disse qualcosa, il bambino non ricordava nulla della conversazione avvenuta dopo, solo una frase gli rimase impressa nella mente, fu una frase che disse la donna: “Vostro figlio è un eroe.”
 
Nei giorni che seguirono Frank scoprì che quella donna faceva parte di una società segreta, come quelle che si vedono nei film, e aveva proposto a sua nonna e a suo padre di prendere Frank con se.
Di iniziare da un campo estivo per poi farlo diventare un vero agente segreto, affermando che già  aveva tutte le potenzialità richieste ed era, soprattutto, coraggioso.
Tutto questo gli avrebbe dato un sacco di comfort e privilegi.
Frank aveva anche ascoltato segretamente qualche conversazione che suo padre e sua nonna aveva fatto di notte, entrambi volevano accettare, affermando che solo così avrebbe avuto davvero un futuro. Ma entrambi erano anche più che certi che la decisione finale sarebbe spettata solo a lui.
Frank era combattuto, da un lato non ne voleva sapere niente, aveva ancora gli incubi dopo aver preso parte a quel combattimento. Dall’altro lato però era anche terribilmente attirato da tutto quello, qualsiasi bambino della sua età e che soprattutto fa karate da quanto è nato sogna un qualcosa del genere.
Alla fine vinse questa seconda parte, anche perché voleva che i suoi genitori fossero fieri di lui.
Avrebbe dimostrato a tutti quanto valeva.
 
Si stava preparando la valigia per partire il giorno dopo, quando sua nonna entrò nella stanza e si andò a sedere nel suo letto.
Restarono in silenzio per un alto po’, alla fine sua nonna disse –Sono fiera di te, Frank. Lo siamo sempre stati, nonostante ti spronassi a fare sempre di più, ho sempre ammirato il tuo coraggio e il tuo altruismo. Sei proprio come tua madre, non cambiare mai.
A Frank gli si inumidirono gli occhi, lasciò andare la maglietta che aveva preso in mano prima che la nonna iniziasse a parlare e corse fra le sue braccia aperte.
-Io non voglio uccidere- si lamentò –Non voglio neanche continuare a colpire un avversario che è già sconfitto.
La donna annuì comprensiva –Se non vuoi andare puoi sempre ripensarci.
Il bambino scosse la testa –Ma voglio anche aiutare le persone.
Lei sorrise soddisfatta –E’ per questo che sei speciale, Frank- gli fece alzare il viso –Non ascoltare mai quello che ti dicono gli altri e non cambiare, per nessuna ragione. Combatti per tutto quello che tu credi giusto, per la giustizia e la legge. Per aiutare gli altri.
Il bambino la guardava come se la stesse vedendo per la prima volta, in effetti non aveva mai sentito un discorso del genere da lei.
-Come ha sempre fatto la tua mamma, va bene? Vedrai che un giorno anche tu troverai qualcuno che avrà bisogno di te e ti amerà, esattamente così come sei.
-Anche se non sono forte come gli altri?- chiese con voce ingenua.
-Si, piccolo. Per proteggere le persone non serve solo la forza e non basta mai quella, ci sono tantissimi altri fattori. In un modo o nell’altro saprai sempre come fare.
-Tipo?
La donna sorrise –Capirai. Quando sarai più grande ti sarà tutto più chiaro.
Infine rimase con lui tutta la sera, lo aiutò a finire i bagagli e lo mise a letto.
Quello fu l’ultimo giorno della vecchia vita di Frank.

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Buonsalve ragazzi!
Questo aggirnamento non era programmato ma un sacco di persone me lo hanno chiesto quindi eccolo qui ;)
Ditemi cosa ne pensate con un commento
Accetto pure le critiche :)
Alla prossima!

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