1. A...Mermaid?
«Louis svegliati daiiiiii!»
Fizzie gli stava urlando nell'orecchio e lo strattonava il braccio per svegliarlo.
In realtà Louis si era già svegliato al primo urlo acuto della sorella, ma non aveva voglia di alzarsi dal letto.
Come ogni altra mattina.
«Dai Lou! La colazione è quasi pronta!» continuò Fizzie saltellando sulle punte mentre Louis si girava a pancia in giù sull'amaca spiaccicando la faccia sul cuscino «La mamma ha preparato una colazione speciale per festeggiare te quindi muoviti zuccone!»
Louis si mise a sedere a gambe incrociate sull'amaca cercando di rimanere in equilibrio.
«cosa si festeggia esattamente?» chiese il liscio stropicciandosi gli occhi
«Il tuo nuovo lavoro, zuccone!» disse lei imbronciata.
«Chi ti dice che mi darà un lavoro, eh?!» urlò occhi azzurri.
«Ma è ovvio no?! Oh aspetta forse vuole solo bere del tè con te e con tutti i suoi amici mafiosi! Muoviti zuccone»
«Okay arrivo, ma smetti di chiamarmi zuccone!»
Lei fece la linguaccia al fratello e uscì dalla stanza lasciando il moro solo nella stanza.
Louis si alzò a fatica dall'amaca e andò a sistemarsi come meglio poteva dato che doveva incontrare uno degli uomini più potenti dell'isola.
Quando Louis aprì la porta della loro camera da letto venne investito da Fizzie che lo spinse a terra mentre scappava da Lottie '' Ridammi la spazzola Fizzie!'' urlò la più piccola mentre continuava a rincorrere la sorella.
Louis si alzò da terra col suo (meraviglioso) culo dolorante e si diresse in cucina, dove sua madre lo aspettava con dei biscotti e del latte.
«Buongiorno Lou Lou!» disse Jay baciando il figlio sulla guancia.
«Buongiorno mamma....quei biscotti e il latte?» chiese mettendo in bocca un pezzo di biscotto.
«Me li ha portati la famiglia Wayne» disse sorridendo la donna e il giovane la guardò confusa non capendo chi fosse questa gente facendola sospirare.
«Quei signori gentili che tutte le mattine ci portano del cibo»
«Ah, quelli a cui vai a pulire la villa?» lei annuì..
Johannah lavora come governante da questi Wayne, sono due coniugi anziani.
Sono davvero, davvero ricchi, ma sono delle brave persone.
I Wayne aiutano Jay fin dal giorno in cui Louis è nato, prima comprandole una casa e poi dandole un lavoro per poter mantenere il bambino dopo che il padre del bimbo se n'era andato.
Forse hanno deciso di aiutarla perché era solo una ragazzina che a soli diciotto anni si era ritrovata a dover crescere un bambino da sola, e probabilmente se i Wayne non la avessero aiutata, Louis a quest'ora sarebbe in un orfanotrofio, o peggio.
Gli Wayne avevano tre figli maschi, uno di loro è stato diseredato e cacciato di casa, non lo considerano più loro figlio.
In giro si dice che si fosse innamorato di una prostituta che lo ha abbandonato dopo aver preso tutti i suoi soldi, o meglio i soldi che rubava segretamente ai suoi genitori.
Aveva sprecato i soldi della famiglia, per questo i suoi hanno deciso di cacciarlo e di lui non hanno più saputo nulla.
«Lou sbrigati a mangiare la carrozza sarà qui a breve»
Louis mangiò rapidamente un ultimo biscotto e andò dietro a sua madre che stava mettendo i panni che erano stesi fuori dentro ad un cesto.
«Mamma i miei vestiti sono presentabili?» chiese ruotando su sé stesso.
Lei squadrò il figlio da capo a piedi ''sei bellissimo amore'' disse baciandogli nuovamente la guancia.
Ringrazio il cielo che mia mamma non abbia alcun tipo di rossetto.
Ad un certo punto sentirono suonare alla porta e Phoebe, che stava giocherellando con i capelli di Daisy si alzò per andare ad aprire, ma Jay la superò ed andò ad aprire al posto suo mentre la piccolina metteva il broncio.
«Buongiorno» disse la donna sorridendo all'uomo davanti alla porta.
Era alto, con lo sguardo serio e dei buffi baffetti all'insù grigiastri e non era proprio magrissimo.
Indossava una giacca nera chiusa con due bottoni dei pantaloni larghi, una bombetta e un paio di mocassini tutti del medesimo colore.
L'unica cosa che illuminava un po' il tutto era l'orologio da taschino dorato che teneva in mano.
«Salve, lei deve essere la signora Tomlinson, sto cercando Louis William Tomlinson» disse l'uomo sorridendo alla mora.
Louis si avvicinò a testa bassa verso l'uomo, poi allungò il braccio per una stretta di mano che lui ricambiò.
«Sono io Louis Tomlinson» disse alzando lo sguardo e sorridendo timidamente.
«Sebastian Wilson» disse l'uomo ricambiando il sorriso.
Sebastian lasciò la mano del giovane per tirare fuori dal taschino il suo orologio.
«Dobbiamo andare, il signor Malik non ama i ritardatari. è stato un piacere signora Tomlinson, signorino noi dobbiamo andare, Battista ci sta aspettando» disse togliendosi la bombetta e rimettendosela in testa per poi allontanarsi verso la carrozza.
Louis baciò rapidamente sua madre sulla guancia e di corsa seguì Sebastian verso la carrozza.
Ovviamente era nera, proprio mai una gioia eh.
Le tendine erano rosse e sugli sportelli vi era lo stemma di famiglia, ovviamente del colore dell'oro.
Louis vide quello che doveva essere Battista, un omino minuto che teneva in mano le redini dei cavalli purosangue col pelo marrone e gli occhi coperti da delle bende nere, come se fossero dei pirati.
I cavalli pirata.
Sarebbe figo vedere un cavallo pirata con una spada in mano, la benda sull'occhio e lo zoccolo di legno mentre deruba una delle navi della regina.
I pensieri di Louis vennero interrotti
da Sebastian che aprì la portiera e Louis entrò nella carrozza mettendosi seduto su uno dei sedili
Gli interni erano rigorosamente rossi, di un colore simile a quello del sangue.
Era la prima volta che Louis saliva su una carrozza ed era alquanto eccitato.
Sebastian si sedette davanti al liscio dopo aver chiuso la portiera, poi sbatté la mano sulla parete della carrozza dietro di lui e il cocchiere partì.
''Allora Sebastian, che fai nella vita?'' chiese disinvolto occhi azzurri e l'uomo ridacchiò.
«Signorino non è il caso che lei usi questo tono davanti al signor Malik, potrebbe ucciderla. Comunque sono il maggiordomo di casa Malik». disse sorridendo.
«Che tipi sono?» chiese curioso.
Chissà magari il signor Yaser ama fare il bagno con gli ippopotami e sua moglie è allergica ai maiali.
Potrei diventare famoso per aver scritto delle notizie scandalo su di loro e averle vendute ad un giornale.
«Non posso risponderle signorino, mi spiace» disse.
In fondo Louis lo capiva, probabilmente ciò che pensava era vero e non voleva far passare i suoi padroni per dei folli.
Poteva perdere il lavoro.
«Hanno dei figli?» chiese nuovamente occhi azzurri.
''Sì, quattro. Il signorino Zayn Malik e le signorine Doniya, Waliyha e Safaa Malik'' disse Sebastian sorridente ''Zayn è il maggiore, è un bravo ragazzo, anche se a mio parere ha un po' troppi tatuaggi, ma non importa, resta una brava persona. Credo abbia più o meno la sua età, lei ha diciotto anni vero?» Louis annuì «allora sì avete la stessa età. Doniya è la seconda ed è un anno più piccola, i genitori le stanno cercando un marito ma lei è testarda e ha rifiutato tutti gli uomini che le si sono presentati davanti».
Beata lei che è piena di pretendenti ricchi e magari bellissimi. Wow.
Sebastian faceva un sacco tenerezza a Louis: era un adorabile nonnino che parlava di quei quattro come se fossero i suoi nipotini.
E lo faceva anche ridere.
Trenta secondi fa gli ha detto di non poter dire nulla sui Malik e poi gli racconta della figliola che non vuole pretendenti e dei tatuaggi di Zack.
Oh e se non si fosse capito Louis non si ricordava nessuno dei nomi dei figli perché sono abbastanza impronunciabili per un povero analfabeta come lui.
«Sebastian, lei parla arabo?» chiese incuriosito da come facesse a comunicare con tutti i membri della famiglia.
«I signori Malik sono originari del Pakistan, dove le due lingue madri sono l'urdu e l'inglese, e non l'arabo, inoltre le uniche persone a non conoscere l'inglese dei membri della famiglia che sono emigrati qui sull'isola erano i genitori del signor Yaser che ora vegliano su di noi dall'alto, quindi io non ho motivo né per parlare arabo né per parlare urdu» disse scoppiando a ridere, ma si interruppe quasi subito tossendo.
Louis lo guardo e ridacchiò: «Che c'è Sebastian? Non ti è permesso ridere?» e lui annuì.
Non ci credo.
Louis sospirò
Si sentiva un po' scemo e ignorante: non ha mai avuto un insegnante che gli insegnasse storia, geografia, letteratura, matematica, scienze, suonare uno strumento e roba così.
Ha sempre voluto imparare a suonare il pianoforte, ma non ha i soldi né per pagare un insegnante né per comprare un piano.
«Sebastian, potresti smetterla di chiamarmi 'signorino', è fastidioso, chiamami Louis» disse guardandolo negli occhi.
«Come preferisce sign- Louis» disse correggendosi.
Louis sorrise e guardò fuori dal finestrino.
Le strade erano quasi vuote, c'erano alcune donne che portavano a spasso il cagnolino e il marito, c'erano dei carri che scaricavano la merce ai negozi e alcune carrozze qua e là.
Ad un certo punto arrivarono nei pressi di un alto cancello scuro con un enorme "M" dorata al centro, che si aprì rivelando un enorme giardino pieno di piante e fiori colorati e un vialetto di sassi che conduceva ad una gigantesca villa.
Louis non aveva mai visto nulla di simile.
O almeno non da vicino.
Quando cammina per le strade è normale vedere edifici del genere, è pieno di ville in periferia, con altrettanti nobili e nobildonne pieni di soldi che invitano altri nobili a delle noiose feste con cibo e alcool.
Oh e ovviamente ci sono anche servitori che si occupano di questi tizi che non sanno nemmeno allacciarsi le scarpe da soli.
Louis trova altamente ingiusto che ci siano persone del genere e persone che muoiano di fame per strada.
La carrozza percorse il vialetto e Battista si fermò davanti all'ingresso della villa.
Sebastian uscì dalla carrozza e tenne aperto lo sportello per far uscire il giovane, che balzò fuori dal mezzo in un attimo.
Louis fece un giro su se stesso con la bocca spalancata.
Non riusciva a credere ai suoi occhi.
Sebastian chiuse lo sportello e Battista partì allontanandosi da loro.
«Prego, da questa parte» disse con un cenno il maggiordomo avviandosi verso la gigantesca scalinata che portava davanti alla porta d'ingresso, seguito dal liscio, che ancora doveva realizzare di essere entrato in un p
osto del genere.
Sebastian aprì il portone e Louis perse un battito.
Un'enorme scalinata in marmo coperta da un tappeto rosso regna conduceva al piano superiore.
Un gigantesco lampadario di cristallo pendeva dal soffitto illuminando la grande sala, ai cui lati c'erano delle colonne che dividevano l'ingresso in due navate che conducevano in altrettante stanze.
«Mi segua, il signor Malik la aspetta in sala riunioni» disse Sebastian salendo le scale seguito da Louis, che era incantato da quella vista, ma allo stesso tempo un po' a disagio.
Si sentiva un po' fuori luogo, non era abituato a tutto quel lusso.
Una volta arrivati in cima alle scale percorsero un lungo corridoio, in fondo al quale vi era una porta sorvegliata da due uomini serissimi.
Sebastian sussurrò qualcosa all'orecchio dell'uomo sulla destra, che fece un cenni ed aprì la porta a Sebastian, che rapidamente entrò dentro la stanza.
Louis fece per seguirlo, ma l'uomo sulla sinistra lo bloccò e scosse la testa: «non ancora» disse con voce profonda.
Dopo pochi secondi, la porta venne aperta dall'interno dal maggiordomo che fece cenno a Louis di entrare.
Un lungo tappeto rosso conduceva ad una grande sedia, simile ad un trono, dove sopra era seduta una figura molto familiare al liscio: Yaser Malik.
Al suo fianco sulla sinistra vi era una donna bianca, probabilmente la moglie, e sulla destra vi era un ragazzo giovane e, secondo Louis, anche particolarmente attraente.
I capelli mori erano rasati ai lati e folti sulla cima, i bracci erano coperti di tatuaggi, le ciglia lunghe e folte contornavano i suoi occhi color nocciola e un accenno di barba gli percorreva le guance incavate e gli zigomi ben definiti.
Se ne stava seduto su quella sedia con aria strafottente e un sigaro in bocca.
Era dannatamente bello.
Louis si avvicinò lentamente ai tre, preceduto da Sebastian, che quando arrivò davanti all'uomo si piegò facendo un leggero inchino, che il liscio provò a rifare con altrettanta eleganza.
«Benvenuto a Villa Malik, Louis Tomlinson» disse Yaser.
«Lei è mia moglie e lui è mio figlio Zayn» disse indicandoli.
Zayn lo squadrò da capo a piedi e gli fece un cenno.
Louis si sentì mancare.
«Scommetto che ti starai chiedendo perché ti trovi qui»
No tranquillo, è tutto perfettamente normale.
«Eh già» disse Louis sforzando un sorriso.
«Ti ricordi di Dave?» chiese Yaser e il liscio annuì «Abbiamo parlato a lungo e lui mi ha detto cose che mi hanno fatto cambiare idea riguardo la teoria del mostro»
Louis inarcò un sopracciglio e guardò l'uomo confuso.
Questo tipo sta davvero male.
«Ora ti racconto cosa è successo. La notte del 13 dicembre, questa nave stava rientrando dal porto con il carico di pesci della stagione. Quando però la nave è entrata nei pressi dell'isola, è avvenuta la tragedia. All'improvviso gli uomini hanno smesso di lavorare, chi stava pulendo ha lasciato cadere le scope, chi beveva ha lasciato cadere i bicchieri, chi legava dei nodi ha lasciato cadere la corda e si sono incantati a fissare il mare come se fossero entrati in uno stato di trance» Yaser fece una pausa e tossì, poi riprese a parlare con uno sguardo serio e fisso nel vuoto.
«Ad un certo punto gli uomini hanno cominciato a urlare delle frasi, che purtroppo il nostro testimone non ha compreso, poi si sono gettati in mare.
Alcuni di loro hanno preso delle casse di pesce prima di buttarsi, altri delle bevande, poi si sono lanciati giù dall'imbarcazione. Sono morti tutti, e di alcuni non è stato nemmeno ritrovato il corpo, e quelli che abbiamo ritrovato erano in pessime condizioni»
«In che senso?» chiese incuriosito il liscio.
Le luci si spensero, e sulla parete vennero proiettate delle diapositive.
Sembrava di essere in un film dell'orrore.
C'erano foto di cadaveri, tutti malridotti, con arti mancanti, budella smangiucchiate e volto sfregiato.
Louis riconobbe a fatica John Market, un uomo amico di suo padre.
Il petto era squarciato, non c'erano più gi organi, si vedevano solo alcune costole uscire dalla carcassa.
Louis ebbe un conato di vomito e si colpì il petto per evitare di vomitare.
«Può bastare» disse il signor Malik e le luci si riaccesero.
Il liscio ingoiò il vomito che gli era salito in gola e tossì.
In quel momento aveva mille domande in testa.
Il cervello gli stava esplodendo, milioni di pensieri gli affollavano la mente e cominciò a girargli la testa.
«Com'è possibile? Perché gli uomini si sono buttati in mare? Se sono morti tutti come fate a sapere queste cose? Perché Dave è vivo? Come mai non ha cercato di salvarli?» il liscio fece queste domande tutte ad un fiato, si sentiva mancare.
«Dave era sottocoperta non ha né sentito né visto nulla, ma colui che era alla guida della nave, Simon Stover, è un uomo sordomuto, che ha assistito alla scena. Ora ti chiederai perché tutti gli uomini tranne Stover si siano gettati in mare. Già dal primo attacco Louis miei uomini hanno cominciato a confrontare i morsi sul pescato e sui cadaveri con quelli di molteplici animali, ma nessuno di questi corrispondeva, ma poi ieri i miei scienziati hanno avuto un colpo di genio dopo la testimonianza di Michael»
Due uomini entrarono nella sala con una specie di alto contenitore a cilindro coperto da un telo.
«Gli uomini si sono gettati in mare perché hanno sentito un canto melodioso, che li invitava a buttarsi. I morsi e gli sfregi trovati sui cadaveri e il canto appartengono ad una sola creatura: una sirena!» urlò Yaser.
Gli uomini scoprirono il cilindro rivelando un espositore con all'interno uno scheletro di una creatura con la coda di un pesce e il resto del corpo di un essere umano.
«Porca miseria!»
Louis si vomitò in bocca e indietreggiò.
«Non ci c-credo....n-non è p-possibile....le s-sirene n-non e-esistono...s-sto sognando»
Louis si tirò uno schiaffo e si passò una mano tra i capelli, per poi darsi un pizzicotto sul braccio.
«cazzo cazzo cazzo» disse Louis continuando a passarsi nervosamente una mano tra i capelli.
Zayn si alzò dalla sedia e si avvicinò al liscio per tirargli delle leggere pacche sulla schiena.
«Calmati amico, respira» disse appoggiando una mano sulla schiena del liscio, che si irrigì a quel contatto.
Zayn Malik lo stava calmando poggiandogli una mano sulla schiena.
Louis si stava emozionando come un bambini al parco giochi, come se non avesse appena visto lo scheletro di una sirena.
«Signor Malik, se posso chiederlo, perché mi trovo qui? Cosa c'entro io in tutto questo?» chiese Louis preoccupato.
«Vedi Louis, io voglio che questa serie di incidenti finisca e per far sì che ciò accada ho bisogno di alcune persone che si occupino di catturare questa sirena e di portarla da me, viva» Yaser si alzò dalla sedia e Zayn si allontanò dal liscio per avvicinarsi al padre.
«Tu sei giovane, intelligente, sfacciato e da quello che mi hai dimostrato ieri sei coraggioso e impulsivo. Inoltre sei giovane e non sei nessuno di importante, quindi sei perfetto per questa operazione, anche se ovviamente non sarai solo, ci saranno altri ragazzi con te» continuò l'uomo.
«E se mi rifiutassi?» chiese Louis incrociando le braccia al petto.
«Ti ricordo che io sono l'uomo più potente dell'isola, mi basta schioccare le dita e la tua famiglia si sgretolerà tra le mie mani come dei granelli di sabbia» continuò il pakistano.
Louis strinse i pugni.
Yaser aveva il coltello dalla parte del manico e purtroppo Louis non aveva scelta.
«Cosa ci guadagno? Chiese a quel punto il liscio.
«Una vita migliore per te e per la tua famiglia. Soldi, cibo, vestiti, una casa nuova, tutto ciò che desiderano gli sarà dato»
«Accetterò ad alcune condizioni» continuò il liscio.
Non si lascerà ingannare in quel modo.
«Primo; voglio ricevere i soldi ogni settimana a piccole quote, secondo; se io non dovessi sopravvivere, voglio che alla mia famiglia sia data l'intera somma di denaro prestabilita e terzo; se io accetto non dovrete torcere un capello alla mia famiglia» disse Louis contando sulle dita ogni parte dell'accordo.
Yaser guardò prima Sebastian, poi Zayn infine si avvicinò a a Louis e gli tese le mano, che Louis strinse esitante, confermando il loro accordo.
Yaser lasciò la mano del giovane e sorrise malizioso: «è un piacere fare affari con te Louis, seguimi, ti presento i tuoi compagni»
Louis annuì e seguì il pakistano.
I due uscirono dalla stanza e percorsero nuovamente il corridoio, poi scesero le scale e arrivarono al pianoterra, svoltando a destra e entrando in una stanza, probabilmente il salotto, dove erano seduti alcuni ragazzi.
Sul divano c'era una ragazza bionda schiarita, con gli occhi color nocciola ed un sorriso smagliante.
I capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle e indossava un uniforme da cameriera un po' scollata.
Accanto a lei c'era un ragazzo moro con gli occhi da cucciolo che rideva e scherzava col ragazzo seduto sulla poltrona che somigliava vagamente a....Niall?!
«Niall?!» disse Louis sorpreso di vedere lì il ragazzo irlandese.
«Louis?!» disse il biondo voltandosi di scatto, sorpreso di trovare lì il suo amico.
«Vi conoscete già?! Perfetto! Vi lascio socializzare» disse Yaser uscendo dalla stanza sghignazzando.
Niall si alzò dalla poltrona e abbracciò Louis in modo fraterno.
«Che ci fai qui?»
«Che ci fai tu qui?!» rispose Louis sciogliendosi dall'abbraccio.
La ragazza bionda si avvicinò sorridente al liscio e gli tese la mano.
«Mi chiamo Bleta Rexha, ma chiamami pure Bebe. Piacere di conoscerti Louis»
Il liscio le strinse la mano e ricambiò il sorriso.
Sembrava una ragazza dolcissima.
Il moro poi si avvicinò a lui e si presentò: «Mi chiamo Liam Payne, piacere di conoscerti» sorrise e si allontanò, senza nemmeno stringergli la mano.
Louis ci rimase un po' male.
«Hai fame Louis? Ci sono dei biscotti lì sul tavolo. E se vuoi fumare il signor Malik ci ha lasciato delle sigarette» disse la bionda prendendo Louis per un braccio e trascinandolo verso il tavolo apparecchiato.
Bebe prese un pacchetto di sigarette e ne tirò fuori una portandola al liscio, che gliela prese di mano e se la fece accendere.
«Grazie mille Bebe» disse Louis sorridendo.
«Ma figurati!» rispose la ragazza sorridendo e sedendosi sul divano.
Louis si portò la sigaretta alla bocca e fece un tiro avvicinandosi a Niall.
«Amico, smetti di fissarle le tette, sei imbarazzante» sussurrò Louis nell'orecchio del biondo.
«Non le sto fissando le tette» disse Niall cercando di distogliere lo sguardo dalla scollatura della bionda, ma fallendo miseramente.
Louis roteò gli occhi al cielo e si andò a sedere accanto alla bionda.
Ptf, etero.
«Tu sai perché stiamo aspettando qui?» chiese il liscio spegnendo la sigaretta nel posacenere.
La ragazza scosse la testa:«Non so, credo che voglia che ci conosciamo meglio dato che per un po' vivremo insieme»
Louis si accigliò e la guardò confuso: «in che senso 'vivere insieme'?»
Lei lo guardò alzando un sopracciglio: «Il signor Malik non te lo ha detto?» Louis scosse la testa «probabilmente ci trasferiremo in una casa nei pressi del porto così da poter essere sempre vicini all'acqua e alla sirena, saremo tu, io, Liam e Niall» disse la ragazza sforzando un sorriso.
Evidentemente non le piaceva molto l'idea di trasferirsi con tre uomini, e non aveva tutti i torti.
«Secondo te ci vuol far partire per mare?» chiese Louis.
Non aveva voglia di andarsene di casa, amava vivere con la sua famiglia e già l'idea di trasferirsi non lo attirava molto, ma l'idea di partire per mare lo attirava ancora meno.
Non solo perché si sarebbe allontanato dalla sua famiglia, ma anche perché aveva un po' di paura dato che non si era mai allontanato più di tanto dalle coste dell'isola.
«Non penso, sarebbe inutile partire per mare e fare altre vittime, e io non voglio morire per mano di uno scherzo della natura» disse la bionda e Louis ridacchiò.
«Ti adoro» disse il liscio ridendo.
Lei sforzò un sorriso e il liscio non capì.
Liam e Niall stavano parlando, anzi Niall parlava e Liam giochicchiava con le maniche della sua maglietta, e ogni tanto alzava la testa e sorrideva al biondo annuendo, si vedeva che era a disagio.
«Come mai sei entrata in questa operazione? » chiese Louis incuriosito del perché una ragazza solare come lei si fosse incasinata in quel modo.
«Potrei chiederti la stessa cosa, liscio» disse la ragazza ghignando.
Louis sorrise: «Te l'ho chiesto prima io, bionda» disse enfatizzando l'ultima parola.
«Per i soldi ovviamente. Voglio rifarmi una vita» disse la bionda «quella di ora è una merda»
Louis la guardò con sguardo triste e comprensivo e posando una mano sul suo braccio: «se hai bisogno di aiuto, io ci sono» disse sorridendole.
«Ci parliamo da poco più di un quarto d'ora liscio, tu non mi conosci, non hai motivo di aiutarmi» disse scansando il suo braccio da sotto la mano del moro, che la guardò e rispose: «Mi sembri simpatica, e poi dovremmo passare un po' ti tempo insieme, quindi ti conoscerò meglio»
I due si scambiarono un sorriso.
«E tu?»
Louis la guardò confuso non capendo a cosa si riferisse.
«intendo, e tu perché sei qui?»
«Mi servono i soldi per aiutare la mia famiglia» rispose Louis guardando in basso.
«Siete tanti?» chiese la ragazza avvicinandosi nuovamente al moro.
«Siamo in sette: mia madre, mio padre e le mie 4 sorelle minori» disse il liscio sorridendo istintivamente al pensiero della sua famiglia.
«Che cosa adorabile! Sei tenerissimo Louis!» disse abbracciando il liscio, che all'inizio si irrigidì a quel contatto, ma poi si lasciò andare e avvolse a sua volta le braccia intorno alla vita di Bebe.
«Hey voi due, trovatevi una camera!» disse Niall facendo scoppiare a ridere Liam.
I due si sciolsero dall'abbraccio «Geloso, Horan?» disse Louis e Niall non rispose, facendo scoppiare tutti in una risata generale che presto coinvolse anche il biondo.
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I cinque avevano passato il resto del tempo a chiaccherare del più e del meno, senza mai parlare più di tanto del loro passato.
Liam e Bebe evitavano domande sulla loro vita privata come i gatti evitavano l'acqua.
Verso le undici e mezza, i ragazzi si salutarono e tornarono a casa insieme.
Si organizzarono per incontrarsi il giorno seguente alle dieci al porto, per vedere insieme al signor Malik la casa dove avrebbero alloggiato e per organizzare un po' l'operazione di cattura della sirena e di come muoversi.
Louis bussò alla porta di casa e sua sorella Lottie non aprì gli saltò al collo e lo abbracciò.
«SEI VIVO!» disse la piccola riempiendolo di baci in tutto il viso mentre Louis entrava in casa richiudendo la porta alle sue spalle mentre con l'altra mano teneva la sorella in collo.
«Certo che sono vivo sciocchina! Avevi dubbi?» disse Louis ridacchiando.
La piccola annuì e il liscio le sorrise e le baciò la guancia facendola arrossire.
«Dov'è la mamma?» chiese Louis avvolgendo con entrambe le braccia la sorella.
Lottie si strinse le spalle:«a lavoro, e anche papà è a lavoro, eravamo sole in casa»
«CHE COSA?!» urlò Louis mettendo a terra la sorella a terra e correndo verso la camera da letto.
«Phoebe! Daisy! Fizzie!» urlava il liscio mentre raggiungeva la stanza.
Fizzie era sul letto che sfogliava un giornale: «ancora non capisco cosa ci trova di interessante papà in tutte queste brutte notiz- Oh ciao Louis!» disse accorgendosi della presenza del fratello nella stanza.
«Ciao Fizzie, tutto bene?Dove sono le gemelle?» chiese Louis col fiatone.
La sorella scrollò le spalle.
«Boh, forse in cucina» disse per poi tornare a concentrarsi sul quotidiano.
Louis corse verso la cucina, seguito da Lottie che ridacchiava nel vedere il fratello in quelle condizioni e al pensiero della sorella maggiore che a malapena sapeva leggere col quotidiano in mano.
Daisy e Phoebe erano sedute per terra sul pavimento della cucina.
Entrambe erano coperte di farina, e con le loro mani piccole e tozze ne afferravano un po' e se la tiravano addosso.
Il pavimento era cosparso di macchie bianche ovunque e il sacco di farina era rovesciato a terra, ormai completamente svuotato.
«Ragazze!» urlò Louis.
Le prese entrambe in collo mentre le gemelle ridevano divertite, per poi spiaccicare la farina che avevano in mano sulla faccia del fratello, sporcandogli il volto e i vestiti.
Louis sospirò e sia le gemelle che Lottie scoppiarono in una fragorosa risata, che coinvolse anche il liscio.
«Voi siete pazze!» affermò il fratello«Lottie, chiama Fizzie e dopo aver bagnato degli stracci pulite un po' per terra, io vado a lavare queste due. Avete raccolto l'acqua piovana nel catino?»
Lottie annuì e andò a chiamare la sorella.
Louis intanto si avviò verso il catino, dove immerse delicatamente entrambe le sorelle per poi cominciare a lavare con la spugna.
«freddo» disse Phoebe.
«Tranquilla, tra un pochino vi faccio uscire» rispose il fratello passando la spugna sulla schiena di Daisy.
«Louis cattivo» disse Daisy mettendo il broncio.
«Perché?» chiese il liscio sorpreso.
«Facevamo a guerra, tu cattivo. Farina è buffa» disse a parole sue l'altra.
«avete combinato un casino, mamma vi ammazza, anzi ucciderà me» sbuffò il liscio alzandosi per prendere un asciugamano.
Phoebe fece con le dita il segno della pistola e fece finta di sparare alla sorella, che cadde nell'acqua per poi fingersi morta.
Louis ridacchiò: «sì probabilmente accadrà la stessa cosa»
Le gemelle uscirono dal catino e si lasciarono avvolgere nell'asciugamano dal fratello.
«Asciugatevi e rivestitevi, io vado ad aiutare le vostre sorelle, quando avete fatto raggiungeteci e dateci una mano» affermò il fratello.
Louis si riteneva un ottimo fratello maggiore.
Le sue sorelline lo ascoltavano sempre e gli volevano bene, sapeva essere autoritario ma sapeva anche giocare con le piccole e prendersi cura di loro.
Stravedeva per le sue sorelline.
Quando sua mamma ha dato alla luce Fizzie, la seconda nata, Louis era il bambino più felice del mondo, come lo era stato per la nascita di Lottie e delle gemelle.
Anche se in teoria erano le sue sorellastre, Louis le sentiva come sorelle dirette, l'affetto che provava per loro era indescrivibile.
Erano una famiglia molto unita, felice.
Louis sapeva di essere fortunato, non tutti hanno la fortuna di avere una famiglia come la sua, e ringraziava ogni giorno il mondo per avergliela data.
Niall per esempio ha un fratello, ma non sono molto legati, o almeno non come il liscio e le sue sorelle.
Le sorelle Tomlinson e Louis (lol) pulirono la cucina con degli stracci poi mentre le ragazze apparecchiavano la tavola, il liscio cominciò a far bollire l'acqua per la zuppa.
«Tra poco è Natale!» urlò Lottie.
«Non vedo l'ora di mangiare i dolci di Natale!» disse Fizzie.
Lottie fece l'occhiolino a Louis, dato che lei aveva già mangiato un pan di zenzero.
Louis sorrise, mentre le sue sorelline continuavano a fantasticare sul Natale.
Natale era il periodo più bello dell'anno: i Tomlinson si concedevano dei dolci, delle calze da appendere al camino dove venivano lasciati i regali, l'albero, il compleanno del liscio e la felicità nell'atmosfera.
Inoltre gli Wayne spesso davano alcuni avanzi dei loro pranzi a Jay e compravano una bambola ad ognuna delle sorelle Tomlinson.
Louis però ogni anno si sentiva sempre più solo a Natale.
La sua famiglia non riusciva a riempire quel vuoto.
Sentiva bisogno di ricevere un altro tipo di affetto, magari dalla persona che gli piaceva.
Louis chiedeva sempre la solita cosa a Natale da quando aveva 16 anni.
Continuava a chiedere di poter baciare qualcuno la notte di Natale, sotto il cielo stellato.
Ma non una persona qualunque, una persona che gli piace, una persona che lo ama.
Louis aveva avuto qualche scappatella qua e là, ma niente di serio.
Aveva baciato qualche ragazzo e aveva avuto qualche incontro segreto, ma mai nulla di serio, perché l'omosessualità era abbastanza scandalosa.
Il liscio pregava di poter essere felice con l'uomo del quale si sarebbe innamorato un giorno.
Ma di certo, Louis non si immaginava che l'amore della sua vita sarebbe arrivato dalle profondità del mare...
Angolo Autrice.
Allora, intanto perché si chiama angolo? Non posso chiamarlo tipo "cerchio autrice" oppure "esagono autrice" cos'è questo razzismo tra enti della geometria? BAH
Tranquill*, Bebe non farà la zoccola :)
Liam in quella GIF è più luminoso del mio futuro. *-*
Zanzibar è da orgasmo ma tralasciamo.
E le tette di Bebe sono guardabili, I feel you Niall❤
Non l'ho riletto rip, segnalate gli errori.
Grazie per aver letto questo schifo, grazie davvero❤💖
All the love, Liv xx
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