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6.

A volte le cose non vanno come vorresti. E quando accade, ti ripeti di essere forte, che andrà tutto bene e che passerà tutto molto rapidamente.
Ma il dolore, la sofferenza, il rimorso non passano. Stanno lì, che aspettano l'attimo in cui sei più debole e indifeso, e agiscono.
È una sensazione che non augurerei a nessuno. Non saprei come descriverla ma... è come se qualcuno ti pugnalasse allo stomaco. Senti dolore, ed è in quel momento che il rimorso prende il sopravvento. Ti penti di esserti ritrovato in quella situazione. Poi sopraggiunge la sofferenza, perché a darti quella pugnalata, forse, è stato qualcuno a cui tenevi e che ti sarebbe stato accanto qualunque cosa fosse accaduta - o almeno, questo, è quello che lui ti aveva detto -. E poi, il dolore. L'ultima fase, quella, appunto, più dolorosa di tutte. Quel momento in cui  pensi che avresti potuto chiedere aiuto alla tua famiglia, ma non l'hai fatto perché sapevi, che ti avrebbero comunque odiata.
Be', nel mio caso le cose erano andate proprio in quel modo; ero troppo orgogliosa per chiedere aiuto alle persone che mi sarebbero state accanto, sempre. E anche troppo ingenua per capire che una persona come lui, mi avrebbe sparato al cuore.

«Quindi mi stai dicendo che la tua coinquilina, non sarà più la tua coinquilina? Fred, sono molto confusa.»

 «Emily, se ne andrà finalmente da casa mia. E se ne andrà domani.»  concluse. Mi sorprese la felicità del suo tono di voce. «E finalmente non ascolterò più quello stupido violino.»

 «E adesso chi spierai nella doccia?»  domandai, ridacchiando. Mi divertiva prenderlo in giro, era più forte di me.
Quella sera Fred mi aveva telefonato per tenermi compagnia. Il mio frigorifero si era rotto, avevo cibo sparso ovunque e stavo cercando su internet un modo per ripararlo. Sapevo che il giorno dopo avrei dovuto chiamare una persona specializzata nel campo "frigo", ma tentar non nuoce. La cosa che mi preoccupava di più, era che tutto il cibo stava iniziando a scongelarsi e se non avessi trovato una soluzione entro un'ora, avrei dovuto buttare tutto quanto. Non ero pratica di frigoriferi, ero una stilista. Mi occupavo di vestiti, non di frigoriferi rotti. Forse qualche filo era andato in corto, oppure una guarnizione si era rotta. Girando su internet, avevo trovato un video dove un uomo spiegava cosa si poteva fare, nel caso in cui il frigorifero si fosse rotto. Ma di quel video non avevo capito neanche una virgola. Quel tizio usava parole troppo complicate, e per me ogni parola che usciva dalla sua bocca era arabo.

«Smettila di prendermi in giro.» sbuffò Fred. «In realtà, ho già trovato una nuova coinquilina.» confessò. Come aveva fatto a trovare un'altra coinquilina, se quella che aveva già doveva andarsene domani?
Questo mi rese ancor più confusa.

 «Wow, l'hai trovata molto velocemente.» gli feci notare. «Mi stai nascondendo qualcosa Fred? Come, non so, un'eventuale fidanzata?»
Lo aveva già fatto una volta al college; non ci conoscevamo ancora bene, ma la fidanzata di quel momento era la mia compagna di stanza. Ogni giorno, dopo le lezioni, lui era lì e non si disturbava ad invitare a cena la sua ragazza ogni sera.

Lui restò in silenzio per pochi secondi, poi scoppiò a ridere. «Emily, ti prego. Io? Fidanzato? Sappiamo benissimo che io non sono il tipo da "relazione seria".» lo sentii riprendere fiato, poi continuò. «E comunque, la nuova coinquilina si chiama Lor... Louren, si chiama Louren. E devo ammettere che è molto simpatica. Ci siamo incontrati un paio di volte e mi è sembrata una ragazza che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.»

 «Conoscevo una ragazza che si chiamava Louren, seguiva i miei stessi corsi al college. Forse è la stessa ragazza. Potresti descrivermela?» 

 «Be' lei è alta quanto me. Ha i capelli biondi, sono molto lunghi e gli occhi verdi... oltre questo, so solo che fa l'insegnante nelle scuole superiori per chi vorrebbe diventare musicista.»

Scossi la testa, anche se Fred non poteva vedermi. «No, impossibile, la Louren che conoscevo non avrebbe mai lavorato in una scuola. Non vedeva l'ora di finire il college, prendere il diploma e tornare in Australia dai suoi parenti.»

«Be', vuol dire che le parlerò di te, forse diventerete amiche.»

 «Mi dirai di mettere una buona parola su di te?» gli chiesi. «Poi non lamentarti se si innamorerà di un altro e ti lascerà andare, perché tu sicuramente, prima di iniziare quella "relazione", le avrai detto che sarebbe stata una relazione senza sentimenti. E alla fine quello che rimarrà fregato sarai tu.»

 «Parla la ragazza che non ha mai avuto una relazione in vita sua.» si lamentò.

 «Scusa se ho dovuto pensare prima alla mia carriera, invece di avere un ragazzo.» 
Poi, sentii un piccolo suono provenire dal computer. Un e-mail. «Fred, aspetta un secondo.»
Avvicinai il capo al computer e cliccai la notifica.

«Ho sentito che ti è arrivata un e-mail.» continuò Fred. «Mi spieghi chi ti manda un e-mail alle dieci di sera?»
Infatti, chi avrebbe potuto contattarmi alle dieci di sera?

Quando l'e-mail si aprì, mi prese quasi un infarto.
L'e-mail era da parte di Harry.
«Fred, scusa, devo andare. Ci vediamo domani mattina.» il mio amico farfugliò qualcosa, ma io attaccai prima che potesse continuare.

Continuai a fissare lo schermo del computer. Il contratto era stato concluso. Forse voleva ancora ringraziarmi per il lavoro che avevo svolto. E poi, come aveva fatto a recapitare la mia mail? Forse il Signor. Adams glie l'aveva data. In quel momento non mi venne nessun'altra persona in mente, che avrebbe potuto dare la mia e-mail ad Harry.

"Cara Signorina Morel, le ho inviato questa mail per ringraziarla di aver creato il completo. Oltre a questo, mi farebbe molto piacere che lei fosse presente alla festa di beneficenza che si terrà domani, a casa mia. Inoltre, volevo farle sapere che ho ritirato il completo questo pomeriggio e sono molto soddisfatto del risultato, e questo, tutto grazie a lei. Un piccolo consiglio per la festa di beneficenza: indossi un vestito elegante per l'occasione. L'evento si terrà alle diciotto. Se accetterà l'invito, ne sarò molto felice.
Cordiali saluti, Harry Styles."

Mi sorprese il linguaggio formale che aveva usato per scrivere quella mail, visto che pochi giorni prima, mentre provava il completo, mi stava dando del "tu".
Respirai profondamente e risposi all'e-mail, cercando di mantenere un linguaggio adeguato alla situazione: "Caro Signor. Styles, non so come lei abbia fatto a recapitare la mia e-mail, ma sarei molto onorata di partecipare all'evento di domani sera. Sono sicura che sarà stato organizzato per una buona causa. E non si preoccupi, sono una stilista e le assicuro che il mio abito sarà il più elegante possibile. Prometto di essere puntuale.
Cordiali saluti, Emily Morel."

Rilessi l'e-mail un paio di volte per controllare eventuali errori, poi la inviai. Respirai profondamente e mi diressi verso la mia camera, aprii l'armadio e iniziai a guardare ogni singolo vestito. Non avevo idea di cosa indossare. Ero sicura che tutte le donne che si sarebbero presentate a quell'evento, avrebbero portato dei vestiti mozza fiato. Io non volevo essere mozza fiato, ma volevo essere almeno presentabile.
Ci voleva un abito elegante, ma non troppo appariscente e sapevo che nel mio armadio avrei trovato quello che cercavo.

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