14.
three months later
Velocizzai il passo e salii sul veicolo, che mi separò dai giornalisti che mi stavano seguendo. Simon partì e l'auto iniziò a muoversi. Tirai un sospiro di sollievo e poggiai la testa sul finestrino.
«Se ti allenassi con Harry in palestra,
potresti evitare di avere il fiatone.» ridacchiò la guardia del corpo prima di squadarmi da capo a piedi.
«Dovevo andare a prendere del materiale per il Signor. "ho un pigiama orribile".» mi giustificai e guardai nello specchietto retrovisore, dove l'espressione di Harry non era per niente divertita.
Simon ridacchiò ed Harry prese parola: «Ehi, quel pigiama è la cosa più bella che abbia mai avuto in tutta la mia vita, dopo la carriera da cantante e non c'è bisogno che mi prendiate in giro ogni giorno.» si lamentò. «State diventando stressanti.»
Sbuffai. «I giornalisti sono stressanti.»
«Carlyn sta diventando stressante.» bisbigliò Simon. Poi guardò anche lui nello specchietto retrovisore e puntò lo sguardo verso Harry. «A proposito di Carlyn... hai detto ad Emily cosa dovrete fare?»
Anche i freni di quell'auto si sarebbero resi conto che il rapporto tra Harry e Carlyn era migliorato molto. O almeno, così diceva Harry ogni volta che il discorso conduceva a loro due. Simon non sembrava molto entusiasta della piega che stava prendendo la loro relazione, anche perché ogni giorno, per una scusa banalissima Carlyn doveva raggiungere Harry.
Io ne ero felice, anche perché Harry sembrava molto più rilassato. Ma dovevo ammettere che la presenza di quella ragazza non mi rendeva molto entusiasta. Aveva sempre qualche domanda da farmi su Harry. Voleva controllarlo. E facendolo, mandava all'aria ogni mia speranza di lavorare.
«Di cosa si tratta?» domandai ad Harry, e il suo sguardo sembrava quasi terrorizzato.
«Meglio se ne parliamo a casa.»
Voltai il busto verso di lui e lo sguardi storto. «Ormai il discorso è stato aperto.»
«Meglio che tu le risponda Harry, è francese, potrebbe mozzarti un'orecchio o tagliati la testa.» ridacchiò Simon prima di svoltare a sinistra.
«Ok, va bene.» tirò indietro una ciocca di capelli e iniziò a parlare: «Io e Carlyn abbiamo deciso di fare un piccolo viaggio di tre giorni e per questo, volevo chiederti un piccolo favore...»
***
«Davvero vuoi che io passi tre giorni qui? Da sola? In casa tua? Ne sei sicuro Harry? Resterò qui, tre giorni nella tua villa e... ne sei sicuro?» continuai a domandargli, mentre lo seguivo per tutta casa.
Sarebbe potuto succedere di tutto mentre lui non era presente.
«Sì Emily, sono sicuro. Saranno solo tre giorni. Passeranno velocemente, vedrai.» poi si fermò davanti alla porta di casa. «Oh, una cosa che non ti ho detto: ho invitato Carlyn a cena e tra pochi secondi attraverserà la soglia della porta.»
Quella ragazza stava diventando troppo ingombrante per i miei gusti.
Incrociai le braccia. «È me lo dici soltanto adesso?»
«Tesoro, ci sei?» conzonò Carlyn prima di bussare. Alzai gli occhi al cielo e indietreggiai di qualche passo prima che Harry aprisse definitivamente la porta.
Carlyn avanzò e baciò Harry davanti ai miei occhi, ma quel gesto non mi scandalizzò. Ormai mi ero abituata ai loro baci sdolcinati. «Ti sta bene questa camicia.» sussurrò lei all'orecchio di Harry e sulla bocca di quest'ultimo spuntò fuori un sorrisetto soddisfatto.
Stavo per prendere parola quando intravidi da dietro la porta un'altra figura. Pensai subito che Carlyn avesse portato con sé una sua amica e che la mia vita non avrebbe più avuto senso con delle ragazze che avrebbero urlato per tutta la sera. «Oh Emily non preoccuparti...» mi sorrise Carlyn e fece cenno a qualcuno di entrare. La figura si avvicinò e con mia grande sorpresa, era un ragazzo. «Non ti dispiace se lui resterà a cena con noi, vero?»
Scossi la testa e mi concentrai sul ragazzo. Era alto più o meno quanto me, gli occhi erano molto scuri e i capelli biondi. La cosa che mi colpì erano le lentiggini sparse sotto gli occhi e sul naso.
«Tu dovresti essere Emily.» ipotizzò. «Io sono Neil, Carlyn e Harry mi hanno parlato molto di te.» accennò un sorriso.
Lo invitai ad entrare e pensai a cosa Carlyn potesse avergli detto sul mio conto. «Spero ti abbiano parlato bene di me.» ridacchiai, anche se non ero per niente divertita. Dovevo parlare con Harry, la situazione stava diventando complicata e avevo come la sensazione che mi stesse nascondendo qualcosa.
Raggiungemmo Harry e Carlyn in cucina. «Siediti pure...» gli dissi indicando il tavolo davanti a noi. «Io devo parlare un attimo con Harry.» mi voltai e a passo svelto raggiunsi Harry in cucina, lo afferrai per il polso e lo trascinai accanto alle scale. «Che diavolo sta succedendo?»
Lui aggrottò la fronte. «Non ti seguo.»
«Perché quel... Neil è qui?» gli chiesi. «Non ho bisogno di compagnia, non sono un cane. E poi, se lui non fosse venuto avrei trovato la scusa per lasciarti solo con Carlyn.»
«Non sapevo sarebbe venuto. Ma ormai il danno è fatto e non posso cacciarlo di casa.»
Emisi un gridolio per la rabbia e tornai nel salone. Mi sedetti accanto a Neil e aspettai che qualcuno portasse da mangiare.
Pochi minuti dopo Harry e Carlyn ci raggiunsero e con sé avevano portato del purè di patate e del pollo. Iniziammo a mangiare e fu in quel momento che Neil iniziò a parlarmi: «Com'è fare la stilista per un personaggio così famoso come Harry?»
Mi schiarii la voce. «La definirei un'opportunità. Sono davvero onorata di lavorare per lui e se devessi tornare indietro, lo rifarei.» poi lo guardai. «Tu che lavoro fai?»
«Be', stavo pensando di cimentarmi nella carriera di scrittore, visto che ora non ho un vero e proprio lavoro.»
Sembrava imbarazzato.
«Sembra interessante, hai già scritto qualcosa?»
Scosse la testa. «No, ma vorrei provare a concentrarare la mia attenzione sul genere fantasy o sui gialli.»
«Sono sicura che qualcuno apprezzerà il tuo lavoro.» lui mi sorrise, sembrava sorpreso dalla frase che avevo appena pronunciato.
Harry si voltò verso di me e avvicinò le labbra al mio orecchio. «Allora, come va con Neil?»
«Benissimo.» dissi sarcasticamente.
Poi mi alzai e uscii nel giardino sul retro per prendere un po' d'aria. Era passata solo mezz'ora e le smancerie di Harry e Carlyn mi stavano già dando alla testa.
Non la sopportavo. Forse si comportava così per farmi ingelosire o per infastidirmi. Be', era riuscita a fare solo una delle due, infastidirmi. Non sarei mai stata gelosa di Harry, non ne vedevo il motivo. Lui poteva fare ciò che voleva della sua vita e io non l'avrei di certo ostacolato i suoi piani.
«Non prendermi per stupido ma... lì dentro c'è un po' troppo romanticismo.» ridacchiò Neil prima di raggiungermi.
Ero felice di vederlo lì con me. Dentro quelle mura si stava espandendo un'aria un po' troppo romantica e non la sopportavo.
«Già, un po' troppo.» gli diedi ragione e abbassai lo sguardo. «Anche se non ho la minima idea di cosa si possa provare.»
Neil aggrottò la fronte. «Non sei mai...»
«Sì, esatto. Mai stata fidanzata, sposata o divorziata.» confermai. «E comunque non sarei il tipo da "relazione seria". Mi ritengo una persona molto complicata.»
Lui sorrise e si avvicinò a me. «Forse hai solo paura della reazione che potresti avere se ti innamorassi di qualcuno.» mi guardò negli occhi e in quel momento il mio corpo si paralizzò nello stesso modo in cui si era paralizzato quando incontrai Harry la prima volta. «Potrei farti vedere cosa si trova... se per te va bene.»
Annuii.
Poi vidi un immagine che mi colpii: Carlyn era accanto alla finestra e ci guardava. Aveva uno strano sorrisetto sul volto che non mi rassicurava affatto.
All'improvviso la mano di Neil sfiorò la mia e un brivido mi percorse tutto il braccio. Era strano. Non aveva mai sentito quella sensazione attraversare il mio corpo in vita mia. Sentivo di volerlo fare.
«I-io non ho mai avuto esperienze di questo genere, quindi...»
Lo stavo facendo davvero? Stavo davvero per baciare un ragazzo che neanche conoscevo? Qualcosa dentro di me mi diceva di andare avanti, di farlo.
«C'è sempre una prima volta.» sussurrò e sfiorò il suo naso contro il mio.
Stavo per farlo e mi sentii quasi emozionata.
Sentii il respiro accelerare. Con la coda dell'occhio vidi il mio torace fare su e giù sempre più velocemente.
«Ma che diavolo stai facendo?» la voce di Harry interruppe il momento, prima che io potessi chiudere gli occhi.
Sia io che Neil puntammo lo sguardo verso Harry, che non sembrava molto contento di quello che aveva visto. «Ti avevo detto di farle compagnia, non di baciarla!»
«Harry...»
«Fuori!»
«Andiamo, io...»
«Neil, fuori da casa mia!»
***
Continuai a guardare il panorama che mi circondava. Nulla di così speciale: tutto quello c'era intorno a me erano solo enormi ville che in quel momento odiavo. Harry non avrebbe mai dovuto invitare quel tipo, che tra l'altro stava per baciarmi. E l'avrei fatto, se solo Harry non si fosse intromesso.
Era incredibile come la vita delle persone famose fosse più complicata delle altre.
Sospirai e mi sedetti sulla panchina che era accanto alla portafinestra. Ero arrabbiata con Harry. Molto. Sapeva che non volevo impegnarmi con nessuno, ma lui ovviamente faceva tutto di testa propria.
E poi, perché doveva andarsene per tre giorni? Non sarei mai riuscita a gestire quella casa tutta sola. E perché voleva che restassi lì? Avrei potuto rubare qualcosa, anche se non l'avrei mai fatto.
Sentii un rumore e capii subito che la portafinestra si stava aprendo. Tutti erano andati via e capii che Harry era lì con me. Lui non proferì parola, io feci lo stesso e iniziai a guardare un punto fisso nel vuoto. Volevo solo far finta di non essermi accorta della sua presenza. Ma quel silenzio mi stava uccidendo. Dovevo dire qualcosa, ma non riuscivo a dire nulla.
Con la coda dell'occhio riuscii a distinguere la sua figura avvicinarsi di qualche passo. «Emily, va tutto bene?» mi domandò ed io trattenni una risata per quanto fosse stata stupida quella domanda. Quasi più stupida del pigiama a quadratini bianchi e viola che aveva nell'armadio. «Sono due ore che sei qui fuori.»
Mi voltai e lo guardai. «Mi spieghi come diavolo ti è venuto in mente?»
«Emily...»
«No Harry!» gridai. «Solo... spiegami perché hai portato qui Neil. Mi hai detto che non sapevi niente di quel tizio, invece lo sapevi, sapevi che sarebbe venuto qui.»
Che senza volere avevo definito per la prima mezz'ora di conoscenza una "brava persona". Ed era la verità: la sua presunta carriera da scrittore sarebbe potuta andare avanti, ma lui non era uno scrittore ed io ero stata illusa dalle sue parole.
«Non sono stato io a dirgli di baciarti, o di provarci. Io credevo ti facesse piacere la sua presenza...»
Lo sguardo di Carlyn era molto più che compiaciuto. Sembrava fiero, soddisfatto di quello che aveva fatto. E cioè: portare con sé Neil per farmi litigare con Harry e allontanarci.
«Solo alla tua ragazza faceva piacere.» borbottai.
«Come scusa?»
Alzai gli occhi al cielo, mi alzai e mi avvicinai a lui. «Smettila di cadere dalle nuvole. Ti odio quando cadi dalle nuvole. Ti sta manipolando vuoi capirlo o no? Sei così tanto innamorato di lei che non riesci neanche a renderti conto che è stata lei a dire a Neil di andare più avanti della compagnia!»
Lui spalancò gli occhi. «Lei non l'avrebbe mai fatto.»
«Oh sì che l'ha fatto.» alzai la voce.
Volevo che una volta per tutte che lui capisse. Che capisse cosa Carlyn aveva fatto.
«Sta zitta o ci sentirà qualcuno.»
«No io non ci sto zitta, Harry. Non puoi sempre fare quello che vuoi solo perché hai una bella casa, perché hai delle fan o perché puoi andare dove diavolo ti pare, lasciandomi da sola a occuparmi della tua villa.» stavo urlando troppo, me ne rendevo conto. «"Tanto c'è Emily che si occupa della casa, andiamo pure tre giorni fuori"...»
«Emily ti prego.»
«Devi renderti conto che...»
«Sta zitta!» gridò e nei suoi occhi vidi l'odio che in quel momento stava provando nei miei confronti.
Iniziai ad ansiamare e di scatto mi voltai, dando le spalle ad Harry. Era da tanto che qualcuno non mi urlava in faccia. L'ultima persona che lo aveva fatto fu mio padre. Il mio respiro si fece sempre più affannoso. Feci qualche passo per allontanarmi da Harry e posai la mano sul ventre, dove mio padre, ahimè, aveva lasciato il segno.
Posai la mano davanti alla labbra e deglutii, come se quel gesto potesse far scomparire il passato, ma infondo sapevo che non sarebbe mai successo.
La mano di Harry sfiorò la mia spalla ma io mi allontanai. «N-non avrei dovuto dire quelle cose... mi dispiace.»
Non soddisfatto, la sua figura si piazzò davanti a me. Portò la mano sul mio polso e mi costrinse ad abbassare il braccio. Lo guardai per un istante e intuii subito che non aveva la minima idea di cosa dire.
Ma parlò lo stesso. «Perché tieni la mano sul ventre?»
«Brutti ricordi.» risposi, prima di sfoderare un sorriso falso.
Il suo sguardo si fece confuso. «Che intendi?»
Sospirai, abbassai la testa e con una mano afferrai il bordo della camicetta, poi tirai verso l'alto. In pochi secondi Harry vide tutto quello che mio padre mi aveva lasciato. Lividi. Una delle tre macchine bluastre che si trovava proprio sotto l'ombelico e che non sarebbe mai andata via.
Harry schiuse le labbra. «Oh cristo...»
Sistemai la camicetta e guardai da un'altra parte. «Ho ancora paura quando le persone mi urlano in faccia.» poi lo guardai. «E sono io che devo chiederti scusa. Ho incalzato io la tua reazione e non avrei dovuto farlo.»
Il suo sguardo sembrava ancora sconvolto da quello che aveva visto.
Poi mi prese la mano e mi guardò negli occhi. Quel contatto visivo mi fece quasi rabbrividire. Non avevo mai provato una sensazione simile. Mi convinsi che la reazione che avevo avuto era per colpa dell'atmosfera che si era creata. «È tutto finito. Lui non ti farà più del male, sta tranquilla.»
E aveva ragione. Non mi avrebbe fatto più del male, ma il passato tornava sempre. Non potrevo scappare e quelle immagini non sarebbero mai andate via dalla mia testa. O almeno non sarebbero andate via finché qualcuno non avrebbe inventato una macchina per rimuovere la memoria.
«Già, ormai è finita.»
E cercai di convincere la mia coscienza che fosse davvero finita, ma sapevo che sarebbe stata dura.
«Sicura di voler restare sola in casa mia per tre giorni?» mi domandò. «Mi fido di te, ecco perché voglio che resti qui. Ma se non vorrai restare da sola, io e Carlyn possiamo anche rimandare.»
«Me la caverò.» sorrisi. «Saranno solo tre giorni. Non preoccuparti, andrà tutto a meraviglia.»
Lui ricambiò il sorriso. «Sono in cucina se ti serve qualcosa.» si voltò e tornò in casa.
Per un attimo desiderai che fosse rimasto lì accanto a me ancora per un po'.
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