7)Nuvole
<Se esiste un paradiso, ci ritroveremo, perché non esiste paradiso senza te>
(Nicholas Sparks)
Eren prese una sigaretta dal suo pacchetto, afferrò il suo accendino blu e accese con il pollice il gas per accendere la sua stecca di sigaretta, ispiro e espiro, in un attimo il leggero bruciore colpì la sua gola, andando a diffondere un gusto amarognolo in tutto l'interno bocca, sospirò e fece uscire il fumo grigio, si fermò a guardarlo imbambolato.
Era davvero suo figlio?
Perché lei è tornata?
Lo amava ancora?
Lo aveva mai amato?
Lo odiava?
Erano mille le domande che Eren si faceva, la sua mente viaggiava andando alla ricerca di spiegazioni e di risposte ai suoi mille dubbi, ma nessuna lo appagava, avvicinò la sigaretta alle sue labbra, le schiuse e espirò un altra boccata di grigio fumo, si rilassò osservando come si andava a miscelare con l'aria circostante.
Era seduto sul suo divano, con un bicchiere di vino in mano, tra le dita la sigaretta, la luce soffusa e in sottofondo musica Jezz, Louis Armstrong risuonava nelle sue orecchie, chiuse gli occhi e respirò, con rimorso pensò a tutto quello che era accaduto.
Lui voleva parlarle, voleva rispondere alle domande che si rifugiavano nella sua mente. Il tempo non era nemmeno dalla sua parte, i tuoni rimbombavano in tutta l'appartamento, il vento forte sbatteva contro le serrante di legno che provocano un leggero frastuono, i lampi lampeggiavano fuori dalla finestra, mostrandosi alla vista del castano, il freddo entrava nelle ossa e nelle membra dell'uomo che continuò a fumare ascoltando Louis Armstrong che con sua meravigliosa melodia composta dalla tromba che andava a costituire il pezzo di: Le vie en rose.
Alla fine spense la sigaretta nel portacenere di acciaio, si stese vestito sul divano e con il giradischi che ancora faceva girare il vinile nero pece, chiuse gli occhi e si addormentò esausto. Quella notte dormì male e fece mille incubi, ma passo in fretta. La mattina il sole gli ferì gli occhi, andando a sfiorare con i suoi raggi gli occhi deboli dell'uomo. Li aprì e si alzò a malavoglia facendo uscire dalle sue labbra schiuse un leggero mugugno infastidito, si avvicinò al bagno e decise che era il momento di darsi una svegliata. Non poteva continuarsi a deprimere inutilmente, doveva prendere in mano la sua vita e cercare di far capire alla donna della sua vita che aveva capito i suoi errori e che l'amava ancora, dopo cinque anni.
Si spogliò dai suoi vestiti, si mise sotto la doccia e fece scorrere l'acqua calda nella sua pelle olivastra, si insaponò per bene, passo la schiuma ovunque, infine si fece un lungo sciampo e mi se anche il balsamo. Dopo essersi asciugato, legò alla vita la tovaglia bianca prese la schiuma da barba e la spalmò per tutto la mascella, toccando con le dita la ruvidità dei peli duri, con la lametta poi tolse tutto quello che gli dava un senso di sporco e infine era pronto per vestirsi e uscire di casa. Aprì l'armadio e prese, i boxer, un paio di pantaloni scuri, una felpa rossa e le calze. Si vestì e infine infilò le scarpe, prese il cellulare e le cuffie bluetooth, dove mise delle canzoni di Ella Fitzgerald. Cominciò la sua camminata mattutina, andò nel suo bar preferito prese due ciambelle, una alla fragola e l'altra al cioccolato, prese un caffè nero senza zuccherò e si diresse verso il suo parco preferito. Si sedette su una panchina e sospirò sorridendo leggermente, quella camminata gli aveva fatto bene. Seduto sulla panchina di legno vide un bambino seduto sulla sabbia, dove giocavano i bambini.
Stranamente fu come se si sentisse attratto e si avvicinò al bambino che non giocava, semplicemente stava sulla sabbia a guardare il cielo e le nuvole.
"Ehy bambino, tutto ok?" chiese Eren avvicinandosi, lui si voltò ed Eren rimase stupito, era il figlio di (t/n).
"Si, perché" chiese lui con fare annoiato.
"Pensavo ti fossi perso, eri qui tutto solo" disse Eren sorridnedogli.
"Non mi sono perso, mi piace guardare il cielo, poi non sono solo, sono qui insieme ai fiori, alle volpi, i cani, gli uccelli e i cigni; sono felice" disse il bimbo sorridendogli, quel sorriso, quel maledetto sorriso era identico a quello di sua madre, quello che gli aveva conquistato il cuore, Eren si sedette sulla sabbia al suo fianco e guardò il cielo.
"Cosa guardi?" chiese al castano.
"Le nuvole, amo guardare il cielo, il giorno i colori sono così belli e la notte adoro ammirare la luna e le stelle, sai quando ho paura la mamma mi dice sempre di guardare il cielo, perché la signora luna e le principesse stelle mi proteggono da lontano" disse lui osservando le nuvole che lentamente si muovevano.
"Guarda che bella quella, sembra un cagnolino" continuò il bambino indicando una nuvola.
"A me sembra più una rana" disse ridacchiando Eren, il bambino rise e indicò un altra nuvola.
"Quella sembra un dinosauro" disse con allegria il bimbo continuando il gioco che avevano iniziato.
"Assomiglia ad un fiore"
"No, è un dinosauro, non vedi la cosa, le zampe, si è proprio un dinosauro"
"Io continuo a vedere i petali, lo stelo e le foglie" lo contraddi Eren concentrato a guardare il cielo pieno di nuvole bianche.
"Quella assomiglia ad una ciambella" disse il bimbo.
"Hai ragione" rispose l'adulto.
"Adesso però ho voglia di una ciambella" disse con voce sognante il più piccolo, ad Eren gli venne un idea geniale, si alzò pulendosi i pantaloni e le mani, si avvicinò alla panchina vicina, dove aveva lasciato il pacco con le due ciambelle, lo prese e lo portò vicino al bambino, si sedette e aprì la piccola scatola.
"Quale vuoi?" chiese Eren sorridendo al bimbo.
"Questa" disse prendendo la ciambella alla fragola, le mangiarono continuando a giocare al gioco delle nuvole.
"E la tua mamma dov'è?" chiese Eren incuriositò.
"Lei è..."
"Dietro di te" disse una voce femminile alle loro spalle, entrambi si voltarono e trovarono e videro la donna con sguardo severo e in mano un dolce alla fragola.
"Mamma, questo gentile signore, mi ha regalato una ciambella alla fragola, posso mangiare anche il dolce" disse il bambino pulendosi la bocca e offrendo alla madre le mani per prendere il cornetto ripieno di marmellata alla fragola.
"Va bene, solo per questa volta" disse la madre passando al bimbo il dolce, che lui sgranocchiò subito.
"Grazie mamma, grazie gentile signore" disse ad entrambi, gustandosi quella buona confettura alla fragola
"Che ci fai qui?" disse la donna, dopo aver aspettato che il bambino si allontanasse, era fin troppo intelligente e sapeva che avrebbe ascoltato di nascosto.
"Possiamo parlare?" chiese Eren.
"No" disse seccamente la (c/c).
"Perfavore (t/n) dammi qualche minuto" disse in tono di supplica il castano. La donna lo guardò per qualche momento, poi sospiro e acconsentì seccata.
"Andiamo"
"Dove?"
"A casa mia, parleremo li più tranquillamente" disse la donna sorridendo al figlio che gli prese la mano.
Angolo Cespuglio
Buongiorno e Bentornati, come state? Spero che il capitolo vi sia piaciuto e perdonate gli errori. Chissà cosa accadrà tra Eren e (t/n)
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