13)Cenone di Natale
"Quando il battito del cuore supera le ombre del passato l'amore potrà trionfare sul destino"
(Nicholas Sparks)
Non avevano più parlato di quel bacio, quell'argomento era un tabù, Eren non sapeva come iniziare il discorso e (t/n) non riusciva a parlarne non cambiando discorso, quella sera si erano staccati perché Nathan li aveva chiamati e (t/n) sospettava che lui li aveva visti, non voleva far confondere suo figlio, non voleva dargli speranze che poi non si sarebbero avverate, ma non riusciva a chiudere la notte occhio non pensando a quegli occhi verdi che la guardavano con uno scintillio. Quel bacio, lo aveva sognato, ma non pensava fosse così delicato, così dolce, così...magico. Nei suoi sogni Eren arrivava e la faceva impazzire di piacere, erano sogni a luci rosse, che era da molto che non faceva, sogni che la eccitavano, ma lei cercava di non pensarci e si riaddormentava, a volte se non passava, andava in bagno e si faceva una doccia fredda, non avrebbe ceduto alla tentazione, era come se Satana la stesse convincendo a cadere tra le sue braccia, ma lei non l'avrebbe fatto, almeno era così che la pensava, ma proprio non riusciva a non avere un contatto con Eren, ogni volta che lui le passava a fianco lei cercava un contatto con lui, avevano pure decorato la casa, avevano fatto l'albero dopo che Nathan l'aveva scelto facendoli uscire dal loro sogno d'amore e facendoli staccare dal bacio. Eren aveva preso Nathan in braccio e il bimbo con gioia aveva posizionato la stella sulla punta del non troppo grande albero. Il castano aveva preso lei per i fianchi e l'aveva sollevata facendole appendere delle decorazioni a forma di Babbo Natale e ne aveva approfittato per accarezzarle i fianchi, cosa che le aveva mandato gli ormoni a mille.
Era arrivato il giorno in cui (t/n) doveva incontrare la famiglia di Eren, era spaventata, Eren l'aveva rassicurata, ma lei aveva il timore di non piacere a sua madre, si sistemò i capelli contornati da boccoli, preparò il maglioncino bianco latte dentro la gonna nera, era un outfit non troppo elegante, ma aveva il suo perché.
Aveva fatto indossare al bambino un maglioncino verde di lana con disegnato un pupazzo di Neve e dei Jeans neri, aveva pettinato i suoi capelli castani, sempre scompigliati cosa che aveva preso da lei.
"Mamma, sei ponta?" chiese il bimbo indossando un giubbottino rosso. La ragazza gli sorrise e annuì contenta, si armò del suo cappotto grigio, prese i pacchi con dentro dei regali che aveva fatto ad Eren, Nathan, Carla, Dina e Zeke.
Uscirono da casa e salirono sulla nuova macchina.
Arrivarono poco dopo nella casa di Carla, che distava 7 kilometri in macchina, scesero entrambi, per colpa della neve che non smetteva di scendere, Nathan aveva il nasino freddo e rosso, mentre (t/n) era nelle stesse condizioni, ma aveva anche le mani congelate, aveva dato i suoi guanti a Nathan che non aveva portato i suoi. La donna prese per mano il bambino e si avvicinò alla porta con il cuore che le batteva a mille.
"Mamma, incontrerò la Nonna?" chiese il bambino alzando i suoi occhioni da cerbiatto verso di lei. La donna sgranò gli occhi stupita, e spalancò leggermente le labbra rosse per il troppo freddo.
"Come fai a saperlo?" chiese la donna, il bambino fece uno sguardo furbo, ma fece finta di non capire.
"Cosa?" chiese lui con finto tono ingenuo e angelico.
"Come fai a sapere che Carla è tua nonna?" chiese la donna prendendolo in braccio, notando che per la troppa neve il bambino stava sprofondando.
"Vi ho sentiti, non sono andato subito a giocare, volevo sentire cosa volevi nascondermi" disse il bambino con fare ovvio, la ragazza sorrise alla furbizia del figlio e gli diede un bacio sulla fronte.
"Non volevo nascondertelo, ma volevo trovare il momento giusto" gli sorrise la donna avvicinandosi alla porta e superando il cancelletto bianco che separava il giardino dai gradini che portavano alla porta della casa.
"Mamma, io sono felice di avere finalmente un padre, alla festa del papà non ho mai nessuno da portare e questo mi rende davvero triste, voglio avere qualcuno con cui poter giocare alla play, non dire che tu lo fai, perché non sei affatto brava, vorrei qualcuno che mi faccia fare le cose da padre e figlio, i miei compagni ne parlavano sempre nella vecchia scuola, tu sei brava e mi rendi felice, ma non puoi essere anche mio padre, tu sei la mia mammina e non sai fare le veci di un padre" finì dandole un bacio sulla guancia morbida, sua madre sorrise, sapeva che suo figlio fosse maturo, ma non fino a quel punto, da poter anche usare parole complicate e fare discorsi così passionali, da grande sarebbe diventato un grande uomo.
Arrivarono più tranquilli verso il portone di legno e bussò con il manico di ferro. La porta venne spalancata di botto, il volto di Carla con un enorme sorriso si fece avanti davanti ad essi. Il bambino e la madre sgranarono gli occhi spaventati e stupiti dalla velocità e dalla forza con cui la nonna del bambino aveva aperto la porta. Carla era cambiata molto dall'ultima volta che l'aveva vista, il dolce sorriso e l'allegria non erano cambiati con il passare del tempo, ma aveva un fisico più robusto, dei capelli brizzolati, con delle ciocche grigie e castane legate nella solita coda di lato e delle rughe qui e lì nel viso.
"Forza, entrate, entrate, non abbiate timore" disse spostandosi dalla porta per fare entrare i due, la donna le sorrise ed entrò in casa; era come la ricordava, grande e arredata elegantemente. Carla si affrettò a farle togliere il cappotto e prese il giubbottino di Nathan che le aveva già tolto la madre, li posò nell'appendi abiti e squadrò con dolcezza la donna che aveva difronte.
"Sei ancora più bella" sorrise la donna abbracciando subito dopo la (c/c). Lei era stupita, ma ricambiò subito la stretta, Eren aveva ragione Carla non era arrabbiata con lei per quello che era accaduto con il figlio, la donna si stacco e le prese il volto tra le mani, la guardo egli occhi e sorrise.
"Mi dispiace per quello che ha combinato mio figlio, quel giorno ero così arrabbiata con Eren, io non lo avevo educato a comportarsi così, ma lo sanno tutti, i maschi sono immaturi da adolescenti" rise la donna, la (c/c) le sorrise e le strinse le mani tra le sue.
"Sta tranquilla, è passato, non lo possiamo cambiare, ma possiamo imparare da esso" le rispose dolcemente (t/n).
"Eren!!!" il loro discorso fu interrotto dalla vocina del bambino che corse verso il castano, e si fece prendere in braccio, la ragazza non poté non notare i muscoli delle braccia che si contraevano a quella mossa, arrossì ai pensieri che le vennero in mente e abbassò lo sguardo, ma notò la castana che come se l'avesse letta nel pensiero sorrideva furbamente; cosa che le mise ancora più imbarazzo.
"(t/n) da quando tempo" sorrise una donna con un ormai chioma bianca, ma il solito taglio a caschetto, l'aveva ricordata come Dina, la madre del fratellastro di Eren e la prima moglie di Grisha. (t/n) sorrise e le strinse la mano, a parte i capelli lei era rimasta come la ricordava, snella, alta, slanciata, con un carattere forte e più professionale della castana. Dopo poco si presentò anche Zeke, che era rimasto lo stesso e di cinque anni prima. Accolsero tutti la ragazza con affetto e amore, cosa che (t/n) non avrebbe creduto, se non l'avesse visto con i suoi occhi.
Quando si allontanarono per conoscere il bambino, che non si voleva scrollare dal castano, lei si avvicino ad esso sorridendogli con imbarazzo.
"Come stai?" le chiese lui con dolcezza, accarezzandole una guancia fredda con le sue mani grandi e calde.
"Bene, un po' infreddolita, tu?" rise lei. Eren afferrò le sue piccole mani fredde tra le sue, lei sorrise dolcemente e si guardò intorno e gli diede un bacio sull'attaccatura della pelle e le labbra, lui sgranò gli occhi e lei sorrise furba, voleva stuzzicarlo, lui le strinse le mani e le lo guardò facendo un finto sguardo innocente, lo stesso che il figlio aveva.
"Sei seria?" chiese lui con un tono divertito e infastidito allo stesso tempo.
"Cosa c'è?" chiese lei facendo gli occhi da cerbiatto, lo stesso che faceva il figlio con la madre.
"Nulla" sorrise Eren.
"Piccioncini, venite? Abbiamo tutti fame, loro arrossirono, ma sorrisero felicemente guardandosi intensamente, solo allora (t/n) notò che Carla aveva sistemato i sacchetti con i regali sotto il grande albero che avevano decorato interamente di oro e rosso. La (c/c) si sedette al fianco di Eren e di suo figlio, mentre Carla era difronte a lei con al suo fianco Dina e Zeke si era sistemato a Capotavola, la tavola era imbandita con mille prelibatezze, dagli antipasti, ai primi, ai secondi e il dessert era sistemato in un tavolino più piccolo vicino alla televisione.
Carla cominciò a servire tutti, subito la famiglia del castano riuscì a mettere al proprio agio la ragazza che con dolcezza diede risposta a tutte le domande che le venivano fatte, il bambino venne viziato dalle nonne e dallo zio, gli fecero tante domande e complimenti. Tutta la serata diede un senso di famiglia, sembrava una normale famiglia americana che era riunita per il cenone di Natale, a metà serata Eren sorrise alla ragazza e le prese la mano, lei arrossì, ma non la ritirò, voleva così tanto rifiutare quel sentimento, ma proprio non riusciva e forse non doveva farlo, perché tutti potevano essere felici tranne lei, la ragazza guardò negli occhi il ragazzo, gli sorrise e poggiò le sue labbra su quelle morbide dell'uomo per lo stupore del castano, tutti si zittirono scioccati. Anche lei voleva vivere la sua favola d'amore ed Eren era il suo vissero tutti felici e contenti.
ANGOLO CESPUGLIO
E siamo arrivati quasi alla fine, manca solo un capitolo e la storia è completata. Che ne pensate? Vi sta piacendo la storia? Diciamo che è una mini storia natalizia, infatti credo che al titolo aggiungerò (storia natalizia) o qualcosa del genere.
Comunque vi auguro un buon anno nuovo❤️
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro