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Capitolo 59

Al Maple Leaf i lavori stavano procedendo bene, ero passata con Jane a controllare che fosse tutto a posto e lei era rimasta lì. Io invece ero tornata a casa e mi ero messa a fare una torta seguendo una delle ricette di Jane. Nel tardo pomeriggio sarei andata al frutteto con Jason per cercare la capsula di Arthur e Sylvia, secondo le coordinate doveva trovarsi poco distante dall'albero dove c'era la casetta. Sentii la porta sbattere e alzando lo sguardo, vidi Jason passare a passo svelto davanti alla cucina. Lo chiamai, ma non si fermò, così lo seguii per le scale. «Jason!» Lo fermai per un braccio facendolo voltare.

«Che c'è?» Domandò in tono seccato.

«Calmo, ti ho visto sfrecciare... che succede?»

«Niente.» Rispose riprendendo a salire.

«Non è vero. C'è palesemente qualcosa che non va.» Dissi mettendomi davanti a lui a braccia conserte.

«Isabel, non è il momento, lasciami in pace.»

«Non puoi solo spiegarmi cosa succede? Forse posso aiutarti.» Insistetti curiosa di sapere cosa fosse successo per farlo arrabbiare in quel modo.

«Ho detto, non adesso.» Il suo tono era fermo e deciso.

«Voglio solo aiutarti.»

«Isabel, basta!» Sbuffò lasciandomi a metà scala e si allontanò lungo il corridoio. Non sopportavo quando faceva così. Certe volte, si teneva le cose dentro e restava arrabbiato per giorni senza dare la possibilità a nessuno di parlare con lui. Sospirando, tornai in cucina e dopo cinque minuti vidi di nuovo Jason, stavolta senza la divisa dell'officina. «Vado a finire il lavoro al frutteto.»

«Avevi detto che saresti venuto con me a disotterrare la capsula del tempo...»

«Non posso ora.» Uscì senza darmi la possibilità di aggiungere altro e facendo un respiro profondo, mantenni la calma iniziando a fare dei panini mentre la torta finiva di cuocere in forno. In qualche modo, avrei fatto parlare Jason quella sera.

•••

Arrivata al frutteto, vidi Jason fumare mentre finiva di verniciare l'ultimo pezzo della staccionata. Mi avvicinai a lui con in mano il cestino da picnic e una coperta, attirando la sua attenzione. Volevo recuperare la capsula come ci eravamo accordati e allo stesso tempo, volevo passare del tempo da sola con Jason. «Vado a sistemare tutto sotto la casetta, appena hai finito, raggiungimi.» Fece per dire qualcosa ma alzai l'indice interrompendolo. «Non m'interessa se sei arrabbiato, non accetto un 'no' come risposta, quindi... a tra poco.» Gli sfilai la sigaretta dalle labbra e allontanandomi, afferrai una delle pale che i giardinieri avevano lasciato lì. Passai tra gli unici alberi sempreverde e arrivai alla casetta. Aprii la coperta stendendola a terra per poi tirare fuori cibo e bevande. Accesi qualche lanterna anche se il sole non era ancora tramontato, dopodiché mi misi seduta a gambe incrociate. Non dovetti aspettare molto, perché Jason, dopo cinque minuti era già arrivato. Guardò tutto quello che avevo preparato, prima di sedersi restando però in silenzio. Dallo sguardo che aveva, potevo dire si sentisse in colpa. Io ad ogni modo, non ero arrabbiata con lui anche se non potevo negare di essere rimasta male al modo in cui mi aveva risposto. Gli lasciai un bacio sulla guancia prima di tornare seduta composta. «Ho preparato dei panini, qualche stuzzichino e la torta. Qui invece c'è l'uva.» Dissi indicando tutto. «Uh, mentre facevo la torta ho seguito la ricetta di tua madre, quindi spero sia venuta buona.» Lo sguardo mi cadde sulla mano di Jason e notai che le sue nocche erano arrossate, un po' di sangue sembrava essersi seccato intorno.

«Sembra tutto squisito.» Accennò un sorriso ma non toccò nulla.

«Allora mangia.» Accennai un sorriso e lui mi guardò.

«Ho fatto a botte con delle persone.» Disse subito dopo.

«Perché? Cos'è successo?» Domandai.

Jason si passò una mano tra i capelli. «Avevano chiamato per far rimuovere una macchina, così io e Jaden siamo andati sul posto.» Alzò gli occhi al cielo. «Non c'era nessuna macchina... solo due idioti con il viso coperto.»

«Oh mio dio... ma cosa volevano da voi? Perché mai avrebbero dovuto fare una cosa del genere?»

«Erano stati mandati da qualcuno, cercavano solo me... ma per fortuna ero con Jaden e come vedi, non sono riusciti a farmi nulla di che.»

«Non posso crederci. Mi dispiace tanto... in parte è colpa mia. Credo di sapere chi sia stato...»

«Andrew?» Chiese Jason inarcando un sopracciglio.

«Potrebbe essersi voluto vendicare per i soldi che gli abbiamo rubato per poi dare in beneficenza...»

«Lo penso anche io.»

Sospirai. «Sicuro di non esserti fatto nulla?» Domandai squadrandolo attentamente mentre lui scuoteva la testa.

«Io sono a posto e anche Jaden... non si può dire lo stesso degli altri due.» Accennò un sorriso e afferrò un panino. «Comunque non volevo risponderti male prima. Ero solo nervoso...»

«Non preoccuparti, tutto risolto.» Ricambiai il sorriso e afferrai anche io un panino iniziando finalmente a mangiare. «Però ricorda... se hai una giornata storta e sei triste o arrabbiato, non devi esitare a venire da me. Sai che puoi parlarmi di tutto, proprio come io faccio con te.»

«Lo so, grazie principessa.»

Dopo aver parlato, il sorriso era tornato sul suo volto e questo mi fece sentire molto meglio. Se lui era felice, lo ero anche io. Afferrando un grappolo d'uva, iniziò a staccare i chicchi uno ad uno lanciandoseli in bocca. «Esibizionista.» Scherzai.

«Come dici?» Mi guardò divertito e prendendo un altro chicco, me lo tirò in testa.

«Jason!»

«Era per dimostrare che non sono io l'esibizionista ma sei tu che sei una frana.» Rispose divertito. Lo guardai a bocca aperta e prendendogli il grappolo dalle mani, iniziai a mangiarmi l'uva da sola facendo la finta offesa. «Non finirla! Ok, ok! Scherzavo.» Risi preparandomi a tirargli un chicco e quando aprì la bocca, glielo tirai in testa come lui aveva fatto con me.

«Frana.» Risi stampandogli un bacio.

«La capsula!» Disse ad un tratto ricordandosi. «Ci conviene trovarla prima che faccia troppo buio.»

«Concordo.» Presi la foto di Sylvia che mi ero portata dietro e guardai bene il terreno. «Guarda, Jason.» Gli feci cenno di avvicinarsi indicando una parte di terreno proprio vicino all'albero.

«Certo... il terreno lì è diverso perché hanno scavato.» Si avvicinò al punto della foto e mi guardò. «Ci serve una pala.»

Alzandomi, andai a prendere la pala che avevo raccolto prima e la passai a Jason. «Se qualcuno ci vedesse, penserebbe male.»

«Speriamo solo di non dover scavare troppo.» Jason rise preparandosi a scavare, ma improvvisamente sentii il bisogno di fermarlo.

«Aspetta.» Pressai le labbra guardando a terra. «E se Sylvia non volesse? Questi sono i suoi ricordi...»

«Se non avesse voluto, non ti avrebbe lasciato la foto con la lettera. Anzi, credo sarebbe felice di sapere che sei stata tu ad aver trovato la capsula.»

Pressai le labbra pensandoci qualche istante e annuii. «Va bene...» Jason iniziò a scavare e non ci volle poi molto prima di sentire un rumore metallico. Abbassandoci, spostammo la terra con le mani finché non riuscimmo a tirare fuori un cilindro di metallo. Provai ad aprirlo ma non ci riuscii, così lo passai a Jason che, essendo più forte di me, ci mise pochissimo a togliere il coperchio. Rovesciai piano il contenuto sulla coperta e sorrisi nel vedere un'altra foto un po' rovinata ai bordi, raffigurante Sylvia e Arthur che si davano un bacio. C'erano anche una scatolina rossa con un fiocchetto bianco e due lettere sigillate. «Prima le lettere o la scatolina?» Domandai incerta su cosa vedere prima.

«Leggiamo le lettere, io prendo quella di Arthur.»

«Va bene, io leggerò quella di Sylvia subito dopo di te.» Sorrisi e sedendomi accanto a lui, poggiai la schiena al suo petto mentre apriva con cura la busta ingiallita. Tenendo una mano a Jason, lo ascoltai mentre iniziava a leggere.

"Caro me, o cari noi del futuro... inizio col dire che questa è stata un'idea di Sylvia e che io non sono poi così bravo a scrivere lettere. Abbiamo deciso di seppellire una capsula del tempo che apriremo quando saremo anziani per ricordare questo giorno e i prossimi, ripercorrendo il nostro viaggio insieme negli anni. So che non c'entra, ma continuo a vedere Sylvia gettare lo sguardo nella mia direzione, lei pensa di non essere vista mentre cerca di leggere quello che scrivo... mi sposterò altrove.

Per colpa sua, ho appena scordato quello che volevo scrivere. Questa donna mi farà impazzire, ma forse è questo il punto. Ho bisogno di lei... perché se non ci fosse, la mia sarebbe una vita noiosa e monotona. Da quando la conosco, ogni giorno, anzi... ogni ora, per me è un'avventura. Poco fa mi ha chiesto come la immaginavo da vecchia e se devo essere sincero, non la immagino. Sylvia è un'eterna fanciullina. Ho la sensazione che stanotte tornerà al frutteto senza dirmi nulla solo per disotterrare la capsula e leggere la mia lettera di nascosto.

Non vedo l'ora di invecchiare con lei e arrivare al vero giorno in cui dovremmo leggere queste lettere insieme. Forse saremo circondati dai nostri figli o più probabilmente dai nipoti. Se ci penso non riesco a trattenere il sorriso, Sylvia sarebbe una madre meravigliosa, unica. Vorrei occupare queste ultime righe per dire quanto sono grato di averle rovesciato addosso il frullato il giorno in cui l'ho conosciuta. Se non fosse stato per quella sera, non avremmo litigato per poi scoprire di esserci simpatici e successivamente, di provare qualcosa l'uno per l'altra, di essere innamorati e oggi, di amarci.
Sei ciò che ho di più caro, Sylvia, e so che te lo dico già ogni giorno, ma lo scriverò anche qui. Ti amo e sono felice di passare il resto della mia vita con te.

- Arthur

P.S. so che stai continuando a passare dietro di me nel tentativo di leggere quello che ho scritto."

Mi asciugai la guancia e risi con Jason dopo aver letto l'ultima riga. Arthur doveva essere un uomo dolcissimo ma allo stesso tempo mi dava in qualche modo la sensazione di essere un po' riservato. Aprendo la lettera di Sylvia, mi schiarii la gola prima di leggere.

"Cari Sylvia e Arthur del futuro, come state? Le automobili volano? Ok, forse dovrei fare la seria. Stiamo scrivendo delle lettere da mettere nella capsula del tempo che sotterreremo qui al frutteto, nella zona degli alberi sempreverdi. Mi domando come sarò da vecchia... provo ad immaginarmi ma non riesco, Arthur sicuramente sarà sempre bello, mi da l'aria di uno che si porterà bene gli anni. Vorrei vedere quello che sta scrivendo in questo momento, ma non riesco... ecco, si è allontanato apposta, è proprio antipatico. Io sono curiosa! Non importa, troverò un modo per leggere quello che ha scritto. Spero siano cose belle, altrimenti chissà cosa penseranno i nostri figli. Ecco! Parlando di figli... tra qualche anno mi immagino girare per casa con tre pargoletti, due maschi e una femmina o viceversa. Sicuramente mi faranno impazzire ma non importa, li amerò con tutto il cuore e anche Arthur. Con lui sono così felice! Dovessi tornare indietro, sceglierei lui altre infinite volte! L'unica cosa che mi dispiace, è di aver perso i rapporti con mio fratello Fred. Mi spiace non sia riuscito a vedere o comprendere la mia felicità. Arthur è stato tanto dolce da andare a parlarci, ma è sempre stato cacciato. Io però non cambierò idea, forse sembrerò egoista, ma amo Arthur con tutto il cuore e ho intenzione di restare al suo fianco. Lui riesce a farmi ridere come nessun altro ed è sempre gentile. Sono proprio innamorata... ancora oggi, dopo mesi e mesi che stiamo insieme, ogni volta che mi guarda sento le farfalle nello stomaco. Mi fa lo stesso effetto anche quando lo vedo sorridere, come ora... che ogni tanto smette di scrivere e mi guarda. Chissà cosa ci sarà sulla sua lettera, ora proverò a passare dietro di lui facendo finta di nulla. Concludo dicendo che sono felice come non mai e che per questo ringrazio Arthur e me stessa. Inseguire i nostri sogni è giusto e fare le nostre scelte da soli è importante.

Non vedo l'ora di invecchiare insieme a te mio caro Arthur, sarà un'avventura meravigliosa. Ti amo.

- Sylvia"

Con gli occhi lucidi, guardai Jason che mi lasciò un bacio sulla fronte. Erano lettere tanto belle quanto tristi. Loro speravano di arrivare a questo giorno insieme, accompagnati da figli e nipoti, ma non è stato così. Riuscivano però, a sorprendermi ogni volta di più... mi domandavo se esistesse un altro amore al mondo potente quanto il loro.

Presi la scatolina di cui ci stavamo quasi dimenticando, essendo troppo presi dalle lettere, e l'aprii. Dentro c'era un altro biglietto piegato in tante parti e quando Jason lo raccolse, scoprì gli anelli argentati che c'erano sotto, facendomi sfuggire un sospiro sorpreso. «Leggi che cosa dice il biglietto!» Dissi curiosa guardando mentre Jason apriva il piccolo foglio iniziando a leggere.

"Questi sono i nostri anelli di fidanzamento, li abbiamo comprati ad un mercatino di Natale, poi siamo andati da Tiffany per farli incidere. La madre di Arthur però pensa sia meglio cambiarli perché di poco valore, ma non è vero... per me, sono anelli speciali. Ad ogni modo, visto che presto ne avremo di nuovi, approfittiamo della situazione per mettere questi nella capsula."

Presi l'anello di Arthur cercando di leggere l'incisione all'interno e subito dopo sorrisi. «"Per sempre tua."»

Jason prese l'anello più piccolo e girandolo, lesse anche lui. «"Per sempre tuo."» Sorrise guardandomi. «Anche lei rendeva il suo fidanzato sdolcinato.»

«Non è sdolcinato, è tenero.» Risi colpendolo piano alla spalla.

Jason si alzò e mi tese la mano così, l'afferrai lasciando che mi tirasse su. «Sì, è la stessa cosa.» Rise accarezzandomi il viso. Lo abbraccia accoccolandomi a lui e improvvisamente si alzò una folata di vento che durò qualche secondo. «Sarà meglio andare.»

Annuii e con il suo aiuto, risistemai tutto in fretta. Forse sarebbe iniziato a piovere e avevamo un po' di strada da fare a piedi. Risistemai con cura le lettere nella capsula che misi poi nella cesta, ora vuota. Alzai con Jason le due lanterne per poterle spegnere, ma mi bloccai quando vidi qualcosa di colorato volare in cielo. «Jason, quello è un...»

«Aquilone...» Jason socchiuse le labbra guardando quel tanto familiare aquilone. Sapevamo entrambi da dove arrivava e sapevamo dove sarebbe andato. «Isabel, metti giù la lanterna.»

Annuii facendo come diceva con ancora gli occhi fissi sul cielo, l'aquilone era sparito in lontananza. Tornai a prestare attenzione a Jason che mi guardava con un sorriso e l'anello di Sylvia in mano. «Posso?» Allungò la mano aspettando che la mia si sposasse sopra la sua e con il cuore che batteva forte quanto un tamburo, annuii. Jason mi avvicinò di più a se e tenendo gli occhi fissi sui miei, mise l'anello al mio dito. Trattenni il fiato e sentii le guance scaldarsi subito. Prendendo l'anello di Arthur dalla tasca, non esitai a metterlo al dito di Jason per poi stringergli dolcemente la mano. Avvicinò il viso al mio e in pochi istanti le sue labbra furono sulle mie. Alzandomi in punta di piedi, avvolsi le braccia attorno al suo collo ricambiando il bacio. Tirandomi su, mi fece fare una giravolta. Sorrisi nel bacio accarezzandogli i capelli e staccandomi per prendere fiato, lo guardai. «Ti amo.» Sussurrammo all'unisono per poi emettere entrambi un sospiro di sorpresa. Il tempo sembrò fermarsi, gli occhi di Jason brillavano di felicità come i miei. Non avevo nemmeno le parole per esprimermi in quel momento. Notai che il tempo sembrava essersi di nuovo calmato e ora, nel cielo, le prime stelle erano spuntate.

«Andiamo.» Sussurrai tenendo la mano di Jason.

«Dove?» Domandò mentre lo guidavo attraverso gli alberi.

«Seconda stella a destra.»

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