Capitolo 49
Sentii dei rumori, ma non ci diedi molto peso. Mi rigirai tra le coperte e il silenzio ripiombò nella casa, ma subito dopo sentii delle voci e di nuovo un rumore. Rigirandomi un'altra volta, toccai il posto vuoto accanto a me realizzando che Jason non c'era. Aprii gli occhi e mettendomi seduta mi stiracchiai alzandomi prima di andare in salotto a vedere cosa stesse accadendo. Sammy stava parlando con Jason che aveva finito di sistemare la mensola proprio dove volevo io, supposi glielo avesse detto proprio Sam che annuiva guardando il lavoro sorseggiando un caffè. Sorrisi indietreggiando silenziosamente verso il bagno e dopo essermi data una veloce sistemata, tornai da loro. «Un lavoro fantastico. Saresti un coinquilino perfetto.» Dissi sedendomi sullo sgabello alto davanti al bancone dove trovai un sacchetto con due brioche ancora calde.
«Coinquilino?» Sammy sorrise maliziosamente alzando e abbassando velocemente le sopracciglia. «Non è affatto una cattiva idea.»
Jason rise rimettendo a posto gli attrezzi. «Comunque le brioche le ha portate Sam.» Mi informò.
«Grazie!» Gli mandai un bacio con la mano e lui fece un gesto di non-calanche come per dire che non era nulla di che.
«Non sapevo ci fosse Jason, le brioche erano entrambe per te, volevo tirarti su di morale.»
«Tirarla su di morale?» Domandò Jason confuso.
«Sì, Sammy sapeva che ero un po' stressata per lo studio.» Nessuno a parte Diana sapeva cosa era realmente successo. Ad ogni modo Sam mi guardò alcuni secondi riconoscendo la mia bugia, ma restò al gioco. Sapeva che non stavo bene dal giorno della festa.
«Già, anche Clyde ha avuto questi momenti per via dell'università.»
Lo ringraziai mentalmente mentre Jason, avvicinandosi mi baciò la fronte. «Io devo andare a cambiarmi, devo vedere Jaden tra un'oretta.»
«Mm... va bene, se proprio devi.» Feci labbruccio e sorrisi quando mi pizzicò scherzosamente il fianco prima di andare a cambiarsi.
«Siete adorabili.» Sammy sorrise andando a gettare il bicchiere di carta vuoto del caffè. Arrossii alle sue parole lasciandomi sfuggire una risata.
«Grazie.» Pressai le labbra e guardai velocemente indietro prima di tornare a guardare Sammy. «E grazie per poco fa.» Sussurrai riferendomi al fatto che fosse stato al gioco.
«Di nulla, ma se qualcosa non va, sappi che puoi sempre parlarmene.» Disse e sorrisi ringraziandolo di nuovo. «Dai, visto che tra poco Jason esce, vai a cambiarti anche tu che andiamo a fare un giro.»
«Volentieri.» Sorrisi andando a cambiarmi subito dopo Jason. Indossai le prime cose abbinabili che mi capitarono sottomano e tornando in sala, gettai il cappotto sul divano infilando il cellulare nella tasca. «Ho dimenticato la borsa.» Mi tirai un leggero schiaffo sulla fronte e correndo di nuovo in camera, cercai la borsa.
«Ti suona il cellulare!» Urlarono i ragazzi all'unisono proprio in quel momento.
«Arrivo! Chi è?» Domandai esultando poi una volta trovata la borsa per poi tornare da loro. Alzando lo sguardo, il mio cuore perse un battito e il mio sorriso si spense. Jason aveva tirato fuori dalla tasca del mio cappotto, non il cellulare, ma un cofanetto di velluto. Sammy poco distante da lui, aveva le labbra socchiuse dalla sorpresa.
«Che cos'è?» Domandò in tono basso Jason guardandomi negli occhi.
«Niente, dammelo...» allungai la mano avvicinandomi, ma Jason aprì la piccola scatola rivelando l'anello. «Jason, posso spiegarti.»
«Bene, fallo.» Disse freddamente. «Anche se posso immaginare chi te lo abbia dato.»
«Io... vi lascio parlare.» Sussurrò Sam con aria ancora scioccata uscendo dall'appartamento.
Continuai a guardare Jason che aspettava parlassi, ma non sapevo da dove iniziare. «Non significa nulla, ok?»
«No, figurati... è solo un anello di fidanzamento che varrà quanto questo appartamento.» Rispose sarcastico.
Sospirai avvicinandomi e prendendo la scatolina di velluto, la chiusi subito. «Sai la mia festa di compleanno? C'era un motivo per cui mia madre aveva insistito tanto nell'organizzarla. In realtà doveva essere una "festa di fidanzamento a sorpresa".» Mimai le virgolette con le dita alzando gli occhi al cielo. «Andrew doveva farmi la proposta davanti a tutti da quello che ho capito, ma all'ultimo ha cambiato idea e me lo ha chiesto in privato perché sapeva che la mia risposta sarebbe stata... no.»
Jason mi guardò alcuni istanti passandosi poi una mano tra i capelli sospirando. «Se hai detto di no, perché hai tenuto l'anello?»
«Me lo ha lasciato lui perché crede cambierò idea. Ma si sbaglia... glielo riconsegnerò oggi stesso.»
«Ma perché me lo hai tenuto nascosto? Questa è una cosa seria, Isabel.»
«Lo so, mi dispiace.»
«Dici sempre così.» Rispose in tono deluso prima di uscire dall'appartamento sbattendo la porta. Io restai lì, in piedi, a fissare la porta cercando di realizzare quello che era successo. Immaginavo si sarebbe arrabbiato, ma non così tanto. Non sapevo più cosa fare, ero stanca di discutere. Dovevo risolvere le cose e in fretta.
•••
Andrew mi aveva chiamata per chiedermi di raggiungerlo così, prese le chiavi dell'auto, uscii di casa partendo. Si trovava nel suo locale, il Classic, che a quell'ora era chiuso, infatti nel parcheggio trovai solo la sua auto. Passai, come mi aveva detto, dalla porta sul retro e mi diressi verso il suo ufficio. Lui era seduto alla sua scrivania a compilare dei fogli, le tende nere erano tirate e oscuravano la stanza facendo sembrare fuori già buio. Sembrava la sala comune dei Serpeverde, l'unica luce arrivava dalla lampada sulla sua scrivania. Una volta entrata nella stanza, accesi la luce e lui alzò lo sguardo accennando subito un sorriso che mi preoccupò. Aveva in mente qualcosa e il solo pensiero che avrebbe cercato di ostacolarmi o minacciarmi, mi urtava. «Eccomi, sono qui.»
«Ti aspettavo.» Rispose mantenendo il suo sorriso sospetto sul volto.
«Io vorrei arrivare al punto, ma prima lascia che ti dica che per qualche ragione che nemmeno io comprendo, mi dispiace tu mi abbia vista baciare Jason. Soprattutto dopo quello che è successo la sera del mio compleanno.» Dissi sospirando. «Però lui mi piace davvero tanto...» tirai fuori dalla tasca la scatolina in velluto e gliela porsi.
Tese la mascella distogliendo qualche secondo lo sguardo e il suo sorriso si trasformò in una risatina sarcastica. «Io non capirò mai cosa ci trovi in quello. Ma non mi riconsegnerai l'anello.»
«Andrew, mi dispiace ma non provo nulla per te. Sono sicura che un giorno ti innamorerai per davvero e mi capirai. Troverai sicuramente una ragazza che vorrà stare con te e che ti amerà come tu amerai lei...»
«Isabel, quando capirai che a me non importa nulla? Io voglio solo ciò che mi dovrebbe spettare di diritto e che otterrò solo stando con te.» Disse guardandomi con i pugni stretti.
«Non puoi davvero dire queste cose.» Scossi la testa avvicinandomi e lo guardai nei suoi occhi pieni di rabbia. «Non lo pensi davvero. Perché ti fai comandare a bacchetta dalla tua famiglia?»
In un attimo mi afferrò il braccio tirandomi più vicino, aveva un'espressione minacciosa. «Non mi faccio comandare da nessuno.» Disse a denti stretti. «Tu metterai quell'anello al dito e ora ti dirò il perché.» Lasciò la presa sul mio braccio e andò verso un mobiletto prendendo una cartella gialla. Me la porse e aprendola, sbirciai il contenuto... erano foto. Le tirai fuori spargendole sulla scrivania per poterle osservare tutte insieme. Erano prese da una videoregistrazione e in alcune si vedeva una persona di spalle con il cappuccio su che girava vicino al locale, in altre sembrava forzare la porta sul retro. Il volto della persona in questione non si vedeva in nessuna foto e nell'ultima, c'era una cassaforte vuota. Immaginavo cosa volesse fare.
«Cosa vorresti dimostrare con queste?»
«Non è evidente? Qualcuno ha rubato nel mio locale e quel qualcuno potrebbe essere Jason.»
«Sei spregevole. Quello non è Jason. La porta non è nemmeno stata forzata, ci sono passata prima ed era come nuova. Non puoi accusarlo, non hai prove valide.»
«E invece ho delle persone disposte a testimoniare. Persone che "casualmente" sono passate davanti al mio locale quella notte.» Sorrise soddisfatto appoggiandosi alla scrivania.
«Tu sei pazzo.»
Un ragazzo bussò facendomi voltare ed entrò nell'ufficio guardando entrambi. «Abbiamo sistemato tutto.» Disse a Andrew che annuì passandogli un'altra busta. Aveva un aspetto familiare, ma non riuscivo a capire dove lo avessi già visto.
«Ci siamo già visti?» Domandai sforzandomi di ricordare.
«Temo proprio di no.» Mi squadrò sorridendo e Andrew lo richiamò subito in tono severo.
«Puoi andartene adesso.» Disse mentre il ragazzo annuiva con aria un po' seccata uscendo.
«Oddio...» improvvisamente ricordai tornando a fissare Andrew. «Ora ricordo, è uno dei ragazzi che hai pagato una volta per picchiare Jason. Era nel video, ne sono sicura.» Scossi la testa sorridendo ironica. «Lo hai pagato per montare la sceneggiata nelle foto, vero?»
«Anche se fosse, la polizia a chi credi darà retta? Il tuo ragazzo non ha la fedina penale esattamente pulita... certo, nulla di gravissimo, si è per lo più imbattuto in risse. Il punto è che non gli crederanno mai.» Sorrise di nuovo sospirando con aria fiera e stavolta fui io a stringere le mani in due pugni.
«Io non sarò la tua fidanzata. Non ti crederanno mai, Jason non è mai stato qui e lo proveremo.»
«Dio, Isabel...» Andrew alzò gli occhi al cielo. «La polizia è corrotta, puoi portare tutte le prove che vuoi, non vincerai.»
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene, avrei messo tutto l'ufficio sottosopra in quel momento. Dovevo sfogarmi e colpire qualcosa, o colpire direttamente lui in pieno viso. «Sei un egoista senza cuore.»
«Mi ferisci...» disse portandosi una mano sul cuore fingendosi addolorato. «Ora mettiti quell'anello al dito o chiamerò la polizia e puoi salutare il tuo Jason.»
«Non lo farai.»
«Scommettiamo?» Girò il telefono sulla scrivania e alzò la cornetta, pronto a fare il numero.
«Andrew.» Lo bloccai velocemente rimettendo giù e lui restò a fissarmi aspettando. Sospirando, presi il cofanetto e aprendolo, restai a fissare l'anello svariati secondi. Sentii una stretta allo stomaco e gli occhi farsi leggermente lucidi. «Non farmi questo...» lo pregai, ma a lui sembrò non importare minimamente.
«Se tieni tanto a Jason, ti conviene farlo. Ah... e lasciarlo ovviamente, sempre se state insieme.» Disse facendo avanti e indietro. «E non è finita. Lui non dovrà sapere, come nessun altro, quello che ci siamo detti oggi. Dirai a Jason di aver capito che sono io la persona adatta a te, che è sempre stato così e in fondo lo sapevi.» Sorrise soddisfatto e io lo guardai con disprezzo. Era folle, non potevo mettere l'anello al dito, non volevo farlo, non ci riuscivo.
«Non ci crederà mai.» Jason sapeva cosa provavo per Andrew e in più, riconosceva subito una bugia quando la sentiva.
«Tu impegnati perché ci creda. Ti consiglio di essere pronta non appena esci di qui.»
Restai li ferma, finché Andrew non mi prese il cofanetto dalle mani aprendolo ed estrasse l'anello di fidanzamento. Lo guardò alcuni secondi prima di afferrare forzatamente la mia mano stringendola. «Un giorno capirai, come ho capito anche io, che questa sarà un'unione vantaggiosa per entrambi.» Mise l'anello al mio dito e in quel momento, mi sentii in trappola. «Non è bellissimo questo colore? Ora, tutte le volte che lo vedrai, penserai solo ai miei occhi verdi anziché a quei noiosi occhi color ghiaccio.» Sussurrò abbracciandomi da dietro mentre teneva la mia mano perché la guardassimo. Non potevo stare in quella stanza, il mio petto si alzava e abbassava irregolarmente. Uscii velocemente sbattendo la porta e mi asciugai le guance. Odiavo Andrew, odiavo quello che la sua famiglia e la mia stavano facendo. Uscendo dal retro, notai il ragazzo di prima, appoggiato al muro che contava una mazzetta di soldi. Mi fissò ma andai avanti ignorandolo. Sollevai lo sguardo e ciò che vidi mi paralizzò. Non potevo vedermi, ma ero sicura di essere sbiancata nel momento in cui Jason si avvicinò a me dopo essere sceso dall'auto. Lui mi squadrò e posato lo sguardo sulla mia mano, si bloccò esattamente davanti a me di scatto come avevo fatto io pochi istanti prima.
«Che cosa significa...?» Chiese prendendomi piano il polso. Solo in quel momento capii cosa intendesse dire Andrew con "ti consiglio di essere pronta non appena esci di qui". Aveva chiamato Jason e io non sapevo cosa dirgli. Avrei voluto abbracciarlo, gettare via l'anello e andare via con lui. Aprii bocca per parlare, ma non uscì nulla, non una parola. Dietro di me sentii alcuni passi, Andrew mi affiancò avvolgendo il braccio attorno alle mie spalle, l'altro ragazzo invece ci stava superando tenendo in mano il cellulare, fece una foto all'auto di Jason senza che lui lo vedesse e svoltò l'angolo del locale. Ora avevano anche la targa della sua macchina e sicuramente l'avrebbero usata per i loro piani stupidi e meschini.
«Isabel ti ha già informato?» Domandò in tono fastidioso e punzecchiante. Ne io ne Jason proferimmo parola. Lui mi guardava negli occhi, era arrabbiato, deluso e io ero a pezzi. «Cos'è questo silenzio?»
«Puoi lasciarci soli?» Chiesi senza guardarlo in faccia.
«Certo, ci vediamo appena finisci.» Mi baciò la guancia e trattenni lo stesso sguardo di disgusto che invece Jason mostrò senza problemi. Tornò dentro il locale e per qualche secondo, tra me e Jason regnò ancora il silenzio.
«Non ci posso credere. Isabel, che cazzo hai fatto?» Sbottò guardandomi pieno di rabbia e tristezza. «Pensavo non ti saresti fatta più mettere i piedi in testa! Pensavo avresti preso in mano la tua vita!»
«Lo sto facendo.» Dissi cercando di non far trapelare emozioni dalla mia voce, ed era davvero complicato. «Ho capito che questa è la cosa giusta da fare, mi ero sbagliata nei confronti di Andrew... in fondo lo conosco da tantissimo tempo.»
«Quante stronzate! Stamattina eri convinta. Mi hai detto che gli avresti riportato l'anello perché non significava niente e non volevi stare con lui. Tu ora vuoi dirmi che in poche ore hai cambiato completamente idea?» Rise in modo sarcastico. «Non mentire... non a me.» Disse avvicinandosi di più. Pregai a me stessa cercando di trattenere le lacrime. «So che non sei innamorata di lui. Perché se lo fossi, vorrebbe dire che per tutto questo tempo mi hai mentito e so che non è così.»
«Andrew non è una persona cattiva, io non te l'ho detto ma... nell'ultimo anno abbiamo passato molto tempo insieme. Uscivamo e io stavo spesso a casa sua. Abbiamo poi avuto qualche divergenza negli ultimi mesi ma abbiamo parlato e risolto tutto.» Non mi ero mai odiata tanto come in quel momento. Ferire Jason era qualcosa di orribile che mi stava distruggendo dentro.
«Allora mi hai preso in giro? Non provi niente per me?» Domandò con gli occhi leggermente arrossati.
«No... io... ero confusa.» Sospirai.
«Confusa... certo.» Accennò una risata prima di tornare serio. «Ho lasciato la mia famiglia e sono tornato indietro per te...» scosse leggermente la testa deluso. «A quanto pare è stato uno sbaglio, a te non importa. Altrimenti non saremmo arrivati a questo punto.» Fece qualche passo indietro mettendo le mani in tasca. «Adesso sono veramente deluso...» tornò alla sua macchina e partì sfrecciando velocemente via in strada. Andrew vide la scena appoggiato al muro accanto all'altro ragazzo e subito dopo mi chiamò, io però lo ignorai. Andai a passo svelto alla mia auto, gettai il cappotto verso i posti dietro e dopo aver allacciato la cintura, partii velocemente. Invece di andare verso casa, presi la strada e accelerai stringendo le mani intorno al volante. Sentii gli occhi bruciare e delle lacrime scendere velocemente lungo il mio viso. Le asciugai in fretta con una mano e notai che aveva iniziato a piovere. Non sembrava nulla di che ma dopo qualche secondo, le gocce iniziarono a picchiettare sempre più forte. Non si vedeva quasi nulla e grandi nuvoloni avevano oscurato il cielo, ora di un grigio scuro. Il cellulare iniziò a squillare e misi in viva-voce, era Clyde. «Ehi...»
«Ehi Bella, stai tornando a casa?»
«Sì... mezz'oretta e ci sono. Sto solo facendo un giro veloce, avevi bisogno?»
«Volevamo invitarti a cena.» Disse facendo poi una piccola pausa. «Va tutto bene?» Chiese improvvisamente in tono confuso.
Stavo per rispondere, quando vidi qualcosa in mezzo alla strada e sussultando dallo spavento sterzai bruscamente facendo stridere la macchina. Il suolo era bagnato e uscii di strada, dopodiché, vidi tutto nero.
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