Capitolo 45
Non riuscivo a capire come facesse ad essere già Aprile. E mentre io pensavo a come volasse il tempo, mia madre continuava a parlare dall'altro capo del telefono. «Devi venire a casa, così parliamo della festa. Ho già moltissime idee pronte e sono tutte splendide.» Mia madre non si era mai interessata al mio compleanno, ma ora ne sembrava ossessionata.
«Se devo essere sincera, non mi va di fare una festa. Preferisco trascorrere una giornata normale.»
«Ma non dire sciocchezze! Devi festeggiare i tuoi...» fece una piccola pausa e scossi lentamente la testa.
«Diciannove anni.»
«Sì, diciannove anni. Comunque, devi venire qui una di queste sere perché non manca molto al fatidico giorno.»
«Mi meraviglio solo del fatto che tu te lo sia ricordata.» Non avrei voluto dire quella frase, ma mi scappò dalla bocca.
«Ma se io lo ricordo sempre! Quante stupidaggini che dici.»
Dopo un quarto d'ora circa, ero finalmente riuscita a staccare la chiamata e Clyde, alzò lo sguardo dal computer. «Quindi è il tuo compleanno?»
«Sì, il prossimo weekend. Mia madre vuole organizzare la festa ma io preferisco stare a casa.» Sospirai sedendomi accanto a lui guardando la pagina piena di codici che aveva aperto.
«Non vuoi festeggiare con i tuoi o non vuoi festeggiare affatto?»
«Non lo so... credo di non voler festeggiare affatto.» Risposi facendo spallucce. Una volta mi entusiasmava il giorno del mio compleanno, era il mio giorno, ma crescendo ho man mano iniziato a disinteressarmi. «E comunque non sarebbe una festa divertente. Mia madre spedirebbe inviti solo alle persone che vuole lei, ovvero persone noiose.»
«Capisco.» Tornò a guardare i codici e prendendo un quadernino, li segnai. «Ora resetto tutto. Hai segnato quello che ti serviva?»
«Sì.» Misi via la penna e guardai quello che faceva Clyde. Non avrei mai immaginato avesse certe abilità da hacker e non sapevo dove avesse imparato, ma era stato di grande aiuto.
«Stai progettando qualcosa?»
«Se intendi per via dei codici, no. Ma non si sa mai nella vita.»
«Non metterti nei guai, mi raccomando.» Chiuse il PC e si alzò accennando un sorriso. «Ad ogni modo, se ti va, puoi festeggiarlo con noi il tuo compleanno.» Mi fece l'occhiolino e uscì, tornando al suo appartamento. Non avrei nemmeno voluto far sapere a qualcuno del compleanno, ma una cena tutti insieme forse potevo organizzarla. Guardai l'ora e mandai un messaggio a mia madre dicendole che l'avrei raggiunta. Forse parlandole di persona sarei riuscita a dissuaderla dall'idea della festa.
•••
Parcheggiai l'auto davanti a casa dei miei per poi entrare. Salutai Albert che prese gentilmente la mia giacca e andai in sala, dove trovai mia madre parlare con qualcuno. Mi avvicinai e mia madre sorrise indicandomi Andrew che si alzò venendomi incontro. «Che piacere vederti.» Mi abbracciò stampandomi un bacio sulla guancia e lo guardai immobile senza dire nulla. «Immagino tu sia qui per parlare della festa.» Disse squadrandomi qualche istante con aria leggermente confusa, probabilmente perché avevo addosso una salopette di jeans, non proprio nel mio stile.
«Già... tu invece perché sei qui?» Domandai, anche se poco sorpresa dalla sua presenza.
«Isabel! Non essere maleducata.» Mia madre mi rimproverò alzando lo sguardo dal Tablet.
«Tranquilla Rose. Comunque ero venuto semplicemente a trovare i tuoi prima di andare al locale a sistemare delle cose.» Guardò l'ora e rialzò lo sguardo. «Allora io vado. Spero di avere l'onore di ricevere un'invito per la tua festa.»
«Ma certo!» Rispose mia madre al mio posto. Andrew sorrise e dopo avermi fatto l'occhiolino, se ne andò. «Ma cosa ti sei messa?»
«Mamma, non mi va di festeggiare. Se proprio ci tieni, la prossima settimana possiamo fare una cena tranquilla qui.» Dissi ignorando la sua domanda.
«Una cena?» Ci pensò e annuì. «D'accordo. Ma invitiamo qualcuno, non troppa gente, tranquilla.» Mi rassicurò subito.
«Ok, posso scegliere io chi invitare?»
Mia madre storse leggermente il naso alla mia richiesta. «E chi vorresti invitare?»
«Alcuni amici.»
«Come si chiamano? E dove vivono?» Chiese velocemente incrociando le braccia.
«Vediamo...» aprii il palmo della mano contando. «Samuel, Clyde, Diana, Kady, Jaden e... Jason.»
«Quale Jason?» Chiese subito in tono acido. «Quello di cui mi ha parlato Elizabeth? Il tuo vecchio autista?»
Alzai gli occhi al cielo e sospirai. «Sì.»
«Scordatelo. Lui non può venire e nemmeno i suoi amici, se ce ne sono tra i nomi che hai fatto.»
«Ma perché?»
«Quel ragazzo non mi piace affatto e il discorso finisce qui. Lui non può venire.» Disse i tono deciso. Per evitare un lungo e noioso litigio, scelsi di non ribattere. Mia madre non mi avrebbe ascoltata e parlare con i muri era inutile. Uscii di casa dopo alcuni minuti e tornai alla macchina svoltando in direzione del quartiere di Jason. Kady mi aveva mandato un messaggio dicendo che Jaden voleva riverniciare il salotto ed entrambe avevamo avuto la stessa idea, ovvero quella di aiutare i ragazzi. In realtà, i due erano ancora in officina, ma Kady quel giorno si era fatta dare le chiavi per andare a prendere una felpa che aveva scordato e noi volevamo far loro una piccola sorpresa, facendogli trovare metà del lavoro già completato. In fondo, quanto poteva essere difficile?
Parcheggiai poco distante dalla casa di Jaden e raggiunsi Kady che mi aspettava davanti alla porticina.
«Ho fatto tardi?» Domandai salutandola con un abbraccio.
«Ehi! No, sono arrivata anche io adesso. Precisamente, due minuti fa.» Sorrise e salimmo di sopra fino ad arrivare all'appartamento. Aprì la porta e ci dirigemmo nella stanza di Jaden, gettando le nostre giacche sul letto. «Mi lego un attimo i capelli e ci mettiamo al lavoro.» Tirò via l'elastico dal polso e andò davanti allo specchio. «Come va comunque? Che mi racconti?»
«Nulla di che, mia madre mi stava facendo impazzire e sono scappata il prima possibile da casa sua.» Alzai gli occhi al cielo e lei ridacchiò.
«Come mai? Se posso chiedere.»
«Sabato prossimo sarebbe il mio compleanno e mia madre voleva organizzare una festa che io, ad essere sincera, non volevo. Però è così fissata quest'anno che ho deciso di lasciarla fare.»
«Ed è questo il problema? Non vuoi festeggiare?»
«Più o meno. Tolto questo, non mi permette di invitare una persona.» Sospirai sedendomi e Kady mi guardò dallo specchio.
«Jason?» Domandò e io annuii lentamente. «Mi dispiace, so che ci sono stati alcuni problemi in passato tra voi due e i tuoi genitori. Non so esattamente cosa, ma mi dispiace.»
«Sì, sono successe un po' di cose. Loro non lo vedono di buon occhio e ora non so come fare. Tra i miei invitati ci saresti anche tu, Jaden, Sam, Clyde e un'altra mia cara amica. Ma come faccio a spedire inviti a tutti tranne che a lui?»
Kady si sedette accanto a me. «Potresti invitarlo lo stesso. I tuoi non credo possano fare una scenata il giorno del tuo compleanno e se c'è tanta gente, magari non lo noteranno nemmeno.»
«Non so se ci saranno molte persone... la festa dovrebbe essere la mia, ma sembra più quella di mia madre. Le ho parlato ma credo farà di testa sua.» Sospirai guardando il soffitto. «Non so davvero cosa dire a Jason. Anzi... sai cosa? Se non mi permettono di invitarlo, non vado alla festa.» La riguardai e cambiai poi discorso. «Forse dovremmo andare a verniciare.» Dissi e lei mi guardò un po' incerta, ma poi annuì.
«So che hanno preparato la sala. C'è il telo di plastica a terra e hanno spostato diverse cose in cucina in modo che non si sporcassero.»
«Allora direi di iniziare.» Andai con lei in salotto e aprimmo il primo barattolo di vernice spostando poi lo sguardo dai rulli ad altre cose messe a terra. «Ehm...»
«Credo si debba mescolare il colore...» Kady guardò intensamente la vernice e pressò le labbra. «Ok, cerco un tutorial.» Prese il cellulare e mi lasciai sfuggire una risata.
«Esistono tutorial su come verniciare una stanza?»
«Esistono tutorial per qualsiasi cosa... credo.» Ci pensò su, poi iniziò a digitare. «Credo serva anche dell'acqua.» Si sedette a terra e dopo aver richiuso il barattolo, mi misi accanto a lei guardando il video. Senza accorgercene, lasciammo passare più di un'ora. Ci ritrovammo distese a pancia in giù a guardare video su video di qualsiasi tipo. Dai tutorial, eravamo passate in qualche strano modo a guardare video di Liza Koshy, Brent Rivera e altre persone. Non riuscivamo a smettere di ridere e avevamo completamente scordato di dover verniciare la parete. Un rumore di chiavi ci fece sollevare di scatto lo sguardo. «Oh-oh.» Mettendomi a gambe incrociate, mantenni lo sguardo verso la porta, dove apparvero subito Jason e Jaden che si bloccarono di scatto non aspettandosi di trovarci lì. «Sorpresa...?» Kady accennò un sorriso mezzo colpevole e trattenni una risata.
«Ma cosa ci fate qui?» Jaden sembrò divertito anche se confuso.
«Volevamo aiutarvi a riverniciare.» Spiegai facendo spallucce.
«Oh, davvero?» Jason mi guardò divertito e mi alzai.
«Sì. Dovevamo già aver iniziato ma ci siamo un po' perse...»
«Che ne dite di fare voi mentre noi ci riposiamo?» Propose Jaden ricevendo un pizzicotto da Kady. «Ahia! Va bene, va bene. Mi cambio, mangio qualcosa e vi raggiungo.»
I ragazzi sparirono e Kady sgattaiolò in cucina per preparare qualche panino. Il mio cellulare iniziò a suonare e tirandolo velocemente fuori dalla tasca, risposi. «Ehi Andrew, dimmi.»
«Sei ancora da tua madre?»
«No, perché?»
«Volevo passare a prenderti più tardi. Stavamo pensando di rifare una cena di classe, o meglio, con quelli del nostro vecchio gruppo e tranquilla... non ci sarà Megan se questo ti disturba.»
«Mi dispiace, ho altri impegni. Sarà per un'altra volta.» Jaden entrò in salotto guardandomi qualche istante prima di aprire il barattolo di vernice.
«Altri impegni? Cioè? Spero non si tratti di Jason.»
«Sono con i miei amici e stiamo facendo un lavoro, ora ti devo salutare, ci sentiamo.» Sospirai staccando la chiamata e Jaden alzò lo sguardo. «Andrew?» Domandò e io annuii. «Digli che se vuole, può aiutarci pure lui.»
«Verrà qui di corsa, stanne certo!» Dissi sarcastica sorridendo. «Jason è in cucina?»
«Sì, adesso arriva. Prendi questo...» mi passò un rullo e versò della vernice in un piccolo secchio. «Ok, dividiamoci le pareti. Due di noi fanno questa...» disse indicando dietro di se. «E altri due questa davanti.»
«Eccoci!» Jason mi affiancò e Kady prese un pennello. «Ti sei vestita così apposta?» Chiese guardandomi.
«Certo. Io mi adatto a tutte le occasioni.»
«Io voglio fare questa parete!» Kady indicò quella dietro lei e trascinò con se Jaden. Io sorrisi e Jason mi fece l'occhiolino facendo cenno di metterci al lavoro. Kady aveva messo la musica e mentre verniciava, aveva iniziato a cantare tutte le canzoni con gli altri che sembravano conoscerle tutte. Jaden, non appena finì la prima parete, fece qualche passo indietro e posò il rullo. Richiamò l'attenzione di Jason che lo raggiunse e li guardai ridacchiare sottovoce. Jaden afferrò un pennello più piccolo e lo intinse nella vernice avvicinandosi lentamente verso Kady. La chiamò facendola voltare e le schizzò addosso la vernice facendola sussultare. «Sei finito.»
Raccolse il rullo e glielo passò proprio in faccia lasciandomi a bocca aperta i primi istanti, prima di scoppiare a ridere. Mi portai una mano davanti alla bocca cercando di smettere e pochi secondi dopo mi ritrovai anche io della vernice sul viso. «Ridi del mio amico?» Jason mi guardò divertito tenendo il pennello in mano.
«Mi hai appena sporcata di vernice?»
«Credo proprio di sì. Non te ne sei accorta?» Mi schizzò nuovamente e sussultai fulminandolo l'istante dopo.
Strinsi il pennello e mi avvicinai colorandogli la guancia. «Ops.» Lo guardai con finto sguardo innocente e iniziò una guerra ragazze contro ragazzi. Kady aveva preso il coperchio del secchio di vernice grande e lo usava come scudo cercando di sfuggire a Jaden. Qualche minuto dopo eravamo quasi mimetizzatati alla parete e Jason non smetteva di ridere.
«Suppongo dovrò dormire sul balcone.» Scherzò Jason indicando il divano coperto dal telo di plastica.
«Avevo scordato questo dettaglio.» Borbottò Jaden.
«Di certo non puoi dormire in salotto, l'odore della vernice ti farà venire un gran mal di testa.» Dissi riflettendo. «Ti farei venire da me se non fosse tanto lontano e se non dovessi andare al lavoro.»
«Ora come ci torno a casa?» Kady si guardò le braccia e i vestiti sbuffando.
«Puoi farti la doccia e fermarti qui.» Disse Jaden con tono ovvio facendo spallucce.
«Tranquillo non fa nulla, torno a casa, ultimamente ho dormito spesso da voi.» Rise e si slegò i capelli. «Però una doccia la faccio.» Corse fuori dal salotto seguita poi da Jaden e io mi sedetti a terra a gambe incrociate con Jason.
«Tu vuoi tornare a casa così?» Domandò facendosi sfuggire una risata.
«Sì, tanto la vernice che ho addosso è asciutta, non dovrei sporcare il sedile dell'auto.»
«Se vuoi ti do una felpa pulita.» Disse alzandosi tendendomi poi le mani.
«Non ti preoccupare.» Sorrisi lasciando che mi tirasse su e continuai a tenere le mani strette nelle sue. «Adesso devo proprio andare.»
«Mm... ok. Se proprio devi.»
Risi abbracciandolo. «Quanta tenerezza. Ci possiamo vedere un altro giorno.»
«Questo è certo. Comunque devo dirti una cosa...» mi staccai e lo osservai aspettando che andasse avanti. «Vai alla tua festa di compleanno e se vuoi invitare i ragazzi non farti problemi. Noi possiamo festeggiare insieme il giorno dopo.» Disse accennando un sorriso.
«Te lo ha detto Kady?»
«Sì, ma non prendertela con lei. Voleva solo essere d'aiuto.»
Accennai un sorriso annuendo. «Ad ogni modo mi dispiace davvero tanto. In realtà, non la volevo la festa, ma visto che mia madre la organizzava lo stesso, ci tenevo ad averti.»
«Non preoccuparti, davvero. Festeggeremo insieme un altro giorno.»
Andai con Jason in cucina a bere qualcosa tenendo anche compagnia a Jaden che si era fatto un altro panino e più tardi andai a prendere la giacca nella camera da letto. Si stava facendo tardi e dovevo tornare a casa. Kady entrò in camera con l'accappatoio e iniziò a frugare nell'armadio di Jaden. «Ci sono più vestiti suoi a casa mia che qui. Mi sa che devo riportarglieli.»
«Penso di sì.» Risi e subito dopo, il mio sguardo cadde sul cellulare che Jason aveva lasciato sulla scrivania. Si era illuminato e segnava una chiamata da parte di Sylvia D. C'era qualcosa che non mi quadrava, non capivo perché la signora Districk contattasse ancora Jason e non sapevo se lui me lo avrebbe spiegato. Afferrai il mio cellulare e iniziai a digitare un messaggio da inviare a mia madre: "vorrei spedissi un invito a Sylvia Districk". Sollevai lo sguardo e salutai velocemente Kady, poi i ragazzi in cucina. Uscii di casa e leggendo la conferma di mia madre sospirai sollevata. Forse sarebbe stata Sylvia a spiegarmi perché continuava a contattare Jason da quando lo aveva conosciuto. Le volevo bene, ma mi preoccupava il fatto che potesse farsi sfuggire cose importanti, dovevo capire cosa stava succedendo.
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