Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 36

Dopo essere stata all'università, tornai direttamente a casa e mi preparai qualcosa da mangiare. Nell'ultimo periodo ero ancora più impegnata del solito e man mano, studiare diventava sempre più pesante. Mangiai appena due bocconi prima che suonassero il campanello. Mi alzai sospirando e andando alla porta, guardai dallo spioncino prima di aprire. Andrew entrò levandosi la giacca e io tornai a sedermi al bancone riprendendo a mangiare. Ultimamente aveva l'aria preoccupata e veniva a trovarmi piuttosto spesso. «Ti vedo preoccupato. Problemi all'università?» Domandai ricevendo subito un'occhiata seria.

«Tu piuttosto, perché non sembri preoccupata? In questo periodo sta succedendo qualcosa.» Si sedette davanti a me e mi guardò. «Hanno rubato al Royal. Come fai a restare indifferente?»

«Sinceramente, con tutti i nemici che hanno i nostri genitori, mi chiedevo come mai non fosse successo prima.» Risposi versandomi dell'acqua nel bicchiere. I miei erano furiosi e avevo ringraziato il cielo del fatto che ora vivevo da sola e non dovevo stare a sentirli urlare. Era la seconda volta che venivano derubati, ma nessuno era ancora stato beccato. Non c'erano sospettati e le telecamere non avevano filmato nulla di insolito.

«Non temi che vengano a derubare anche te? O me...» disse guardando un punto appena realizzò di essere un possibile bersaglio. «Potrebbero derubare al Classic, è evidente che abbiano preso di mira le nostre famiglie.»

Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo e lo guardai. «Allora aumenta la sicurezza. Io non sono preoccupata, ho cambiato casa e non sanno dove mi trovo. Poi, al contrario di altri, non credo di avere dei nemici. Sono tranquilla.» Dissi facendo spallucce.

«Dimmi una cosa...» si alzò e andò a prendersi un bicchiere versandosi anche lui dell'acqua fredda. «Non è che quel tuo amico Jason c'entra qualcosa con quello che sta succedendo?»

Lo fulminai e mi pulii le labbra con il tovagliolo. «Assolutamente no. E comunque lui si è trasferito sei mesi fa, non tornerà qui. Pensavo ti fossi accorto della sua assenza.»

«In effetti me ne ero accorto. Prima di questi avvenimenti, mi ero quasi dimenticato di lui a dire la verità.» Disse guardandomi ancora leggermente sorpreso. «E vi sentite?»

«No. Abbiamo completamente perso i contatti.» Dissi alzandomi, già stanca di quella conversazione.

«Interessante.» Accennò un sorriso guardando un punto indefinito e io nel frattempo sistemai ripulendo il bancone.

«Sei venuto qui per chiedermi questo?»

«Anche.» Disse facendo spallucce. «Volevo sapere se venivi al locale stasera.»

«No, non posso. Devo studiare tantissimo e ho il volontariato, devo svegliarmi presto.»

«Ma è venerdì sera. Basta stare in casa, non sei più al liceo... esci e divertiti. Poi perché continui a lavorare gratis? I tuoi non approverebbero.»

«Ma i miei non lo sanno e non lo devono sapere. A me piace aiutare quando posso, mi fa sentire bene e utile in qualcosa.»

«Come vuoi. Ma se cambi idea, fammi uno squillo. Sai, manchi perfino a Megan nonostante abbiate litigato ormai da mesi.»

«Certo.» Alzai gli occhi al cielo e Andrew prese di nuovo la sua giacca andando alla porta.

«Ci sentiamo Bella.» Sorrise e uscì di casa nel momento in cui Sam stava per entrare. Lo squadrò alcuni secondi e se ne andò. Sam mi guardò a bocca aperta avvicinandosi.

«Ma chi è quello schianto? Sono già due volte che lo vedo.»

«Quello è Andrew.»

«Non mi dire! Lui è lo stronzo che si metteva tra te e Jason?» Chiese scioccato mentre annuivo lasciandomi sfuggire un sorriso. «Comunque sono venuto qui per chiederti se volevi cenare da noi stasera.»

«Volentieri! Porto qualcosa? Oppure vi aiuto se vi va, ma vi avverto... non sono un granché come cuoca.» Dissi facendomi sfuggire una risata.

«Meglio, così potrò vantarmi della mia bravura. Allora alle sette da noi se vuoi aiutarci!» Mi fece l'occhiolino sorridendo e uscì salutandomi.

•••

Dopo cena, aiutai i ragazzi a sparecchiare sedendomi poi con loro in salotto, intenti a cercare un film sul computer di Clyde. «Ho già capito, non riusciremo a trovare un film che metta d'accordo tutti.» Disse lui mentre Sam continuava a scorrere lungo la pagina.

«Dovevamo andare a ballare, tu Bella conosci qualche bel locale?»

«Conosco solo il Classic, che è il locale di Andrew.»

«Giusto.» Sam schioccò le dita ricordando.

«Non è giusto. Perché voi sapete tutto l'uno dell'altra e io niente? Cioè... di Isabel non so niente.» Disse Clyde incrociando le braccia.

«Perché tu se non sei all'università, sei al lavoro, così io e Isabel passiamo più tempo insieme.» Spiegò stampandogli un bacio mentre si alzava per andare a prendere da bere.

Io sorrisi guardandoli. «Siete proprio una bella coppia.»

«Grazie. Sam invece, pensa che tu e un certo Jason siate la coppia migliore.» Disse Clyde ridendo.

«Io e Jason eravamo solo amici.» Spiegai arrossendo. «Clyde?» Lo guardai non appena mi tornò alla mente una cosa. «Sam mi ha detto che non lo dici ma sei un mago dei computer, posso portarti il mio? Avrei bisogno di sistemare alcune cose.»

«Certo.» Non persi tempo e ringraziandolo, andai veloce nel mio appartamento a cercare il portatile, dopodiché tornai da loro. «Di cosa hai bisogno esattamente? Cos'ha che non va?» Domandò mentre lo accendeva.

«Ora ti spiego...»

Qualche oretta dopo, io e Clyde avevamo installato alcuni programmi. Mi aveva spiegato molte cose e mi aveva insegnato qualche trucco, a detta sua, semplice. Io cercavo di stare attenta e ricordare tutto, fino a quando Sam non ci chiuse il computer incitandoci a fare qualcosa di più divertente. «Ora vi dico io cosa facciamo. Ci cambiamo e andiamo a bere qualcosa al locale di Andrew.»

Lo guardai subito e scossi la testa. «Gli ho detto che non sarei andata, mi sono inventata una scusa. Poi è abbastanza lontano da qui.»

«Gli dici che i tuoi programmi sono cambiati e prendiamo un taxi.» Mi pregò con lo sguardo e qualche ora dopo, ci ritrovammo al Classic. C'erano tutti i miei vecchi compagni di scuola, il che non mi rallegrava. Sam si guardava intorno mentre Clyde gli stava vicino. Mi avvicinai con loro al bancone per prendere un drink e nel frattempo mi guardai intorno. Andrew quasi sicuramente era nell'area privata o nel suo ufficio, così gli mandai un messaggio per fargli sapere che ero lì. «Ora si balla.» Sam ci trascinò in mezzo alla folla subito dopo aver finito di bere e risi vedendolo così energico. Non potevamo stare fermi un attimo che iniziava a scuoterci urlando che dovevamo ballare con lui e divertirci. Solo dopo diverse canzoni riuscii a staccarmi da loro e uscire a prendere un po' d'aria. Fuori faceva parecchio freddo a quell'ora della notte, sentivo il venticello pizzicarmi le guance, ma ne avevo bisogno. Ad un tratto vidi uscire Andrew e affiancarmi accendendosi una sigaretta.

«Isabel...» piegò leggermente la testa in segno di saluto e ricambiai.

«Andrew.»

«Sono felice di vederti qui. Sei da sola?» Domandò.

«Sono con i miei vicini d'appartamento. Ricordi che ti ho accennato di Sam e Clyde? In effetti l'idea è stata di Sam.»

«Pensavo avessi da fare domani.»

«Ho pensato di liberarmi e prendermi un giorno di riposo, ne avevo bisogno.» Dissi facendo spallucce e lui annuì.

«Comunque vedo che ti stai riprendendo ultimamente.»

«Che intendi?» Lo guardai confusa mentre lui si sfilava la giacca poggiandomela sulle spalle.

«Ricordi prima ancora che ci diplomassimo? Non parlavi più con nessuno, nemmeno con la tua nuova migliore amica.»

«Era un periodo 'no'. Tutto qui.» Dissi stringendomi nella giacca.

«Non hai nemmeno voluto festeggiare il giorno del tuo compleanno.» Si appoggiò al muro e spense la sigaretta.

Mi era sempre piaciuto organizzare le mie feste di compleanno, ma non era il caso di quell'anno. Jason era partito la settimana prima del mio compleanno e non ero assolutamente in vena di festeggiare, avevo dunque preferito saltarlo. «Non era così importante.» Dissi facendo spallucce, ma Andrew mi guardò in silenzio con aria pensierosa.

«Non era importante o stavi male per la partenza di qualcuno?» Domandò vago mentre io lo guardai subito alzando gli occhi al cielo.

«Era da tanto che non mi facevi domande su di lui e non mi mancavano onestamente.»
Mi mancava solo la persona in questione.

•••

La luce filtrava dalla finestra illuminandomi il viso, ma non volevo aprire gli occhi. Ero stanca e comoda tra quelle coperte bianche. Ero tornata a casa abbastanza tardi e magari potevo permettermi una mattinata tranquilla, o forse no. Sentii un rumore e aprii un occhio, poi però di nuovo silenzio... forse lo avevo immaginato. Nel momento esatto in cui richiusi gli occhi, sentii un altro rumore, così li riaprii spaventata. Nessuno aveva le chiavi di casa mia, a parte mia madre forse, ma lei non veniva mai a trovarmi. Mi misi seduta e quando aprirono la porta della mia stanza sussultai dallo spavento. Portai una mano al cuore che batteva a mille e afferrando un cuscino lo lanciai a Andrew. «Dio! Andrew mi hai spaventata! E come fai ad avere le chiavi di casa mia?!»

«Questa è la copia dei tuoi, ma l'hanno lasciata a me.» Disse velocemente, levandosi poi la giacca gettandola sulla poltroncina come se fosse a casa sua. Aveva un'espressione mista tra preoccupazione e rabbia. «Sai cosa è successo tra ieri notte e stamattina presto?» Domandò passandosi una mano tra i capelli.

«Mi sono svegliata adesso Andrew, è già tanto se riesco a comprendere il fatto che tu sia qui.» Mi passai le mani sul viso e sistemando i cuscini dietro la schiena, mi ci appoggiai.

«Sono entrati nel ristorante dei miei e hanno rubato l'incasso.» Si sedette sul letto inspirando e espirando profondamente. «Ci stanno rovinando.»

«Dici sul serio?» Mi avvicinai guardandolo.

«Non pensi ci siano troppi furti ultimamente? In questa città le cose stanno andando peggio e nessuno è stato ancora arrestato.»

«I furti ci sono sempre stati e i nostri genitori sono stati i primi ladri.» Dissi senza pensarci. Andrew mi guardò di scatto con uno sguardo fulmineo.

«Ma cosa stai dicendo?»

«Dai Andrew... lo sappiamo entrambi. Hanno fatto del male e la gente si è stancata.» Sospirai guardando fuori. La sua mano però mi afferrò il collo senza darmi il tempo di capire cosa stesse succedendo e lo guardai spiazzata.

«Non azzardarti a ripetere una cosa del genere.» Non strinse la presa, mi tenne solo ferma. Qualche secondo dopo mi lasciò prendendo la giacca e se ne andò. Guardai verso la porta ancora a bocca aperta e mi alzai. Odiavo quando si comportava così. Ogni tanto sembrava avere diversi problemi a gestire la rabbia. Andando verso la cucina mi bloccai appena sentii bussare, così mi voltai per andare ad aprire ad un Clyde confuso.

«Buongiorno. Tutto bene?» Domandò incerto.

«Sì, tutto bene. Entra pure.» Andai con lui verso il bancone della cucina e iniziai a frugare in giro cercando di capire cosa volessi mangiare. «Sammy è già sveglio?»

«Sì, sta facendo una doccia. Anche tu ti sei svegliata adesso vedo.» Rise guardandomi mentre si passava una mano tra i capelli già in disordine.

«Già.» Sorrisi prendendo dei lamponi dal frigo e mi sedetti.

«Notte movimentata?» Domandò con un sorrisino indicando verso la porta e quando capii cosa volesse dire, quasi soffocai.

«No, no, no! Ti sbagli.» Tossii e mi riempii un bicchiere d'acqua. «Andrew si è fermato due minuti solo per informarmi di una cosa.»

«Ok, ok, ti credo.» Disse ridendo alzando le mani in segno di resa.

Il solo pensiero di me e Andrew insieme mi faceva star male. «Non mi vedrai mai e poi mai con quel ragazzo, è la persona meno sopportabile del pianeta.»

«Però è bello.»

«Vero. Ma il suo carattere, non lo è.» Dissi facendo spallucce. «Parliamo di cose serie.»

«Ovvero?» Domandò confuso incrociando le braccia sul ripiano del bancone.

«La colazione.» Risposi facendolo ridere. «Ho imparato a fare le crêpes alla nutella, ti vanno?»

«Certo! Come si fanno a rifiutare le crêpes?» Passò dal mio lato e iniziò ad aiutarmi prendendo il necessario. Mi resi conto in quel momento che non aveva nemmeno le scarpe, solo i calzini bianchi ai piedi.

«Sei uscito di casa senza scarpe?» Chiesi divertita.

«Oh... ma pensa.» Si guardò i piedi fingendo di essere sorpreso e gli diedi una piccola spinta ridendo.

«Dai, mettiamoci al lavoro e sorprendiamo Sam con una bella colazione.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro