Capitolo 35
Chiusi il libro e finii di fare tutti i miei schemi. Ero esausta e non avevo più voglia di continuare, forse anche perché stavo studiando qualcosa che mi interessava poco. Misi la matita dietro l'orecchio e raccolsi i fogli sparsi mentre qualcuno bussava alla porta. «È aperto!» Dissi a voce alta mentre Sam entrava con il Tablet in mano sedendosi accanto a me.
«Sembri sfinita.» Disse dopo avermi squadrata.
«Abbastanza.» Risi incrociando le gambe e guardai la schermata che aveva appena aperto. «Belle queste camicie!»
«Sapevo che avevi buon gusto.» Sorrise portandosi una mano al cuore e mi mostrò alcuni modelli. «Io e Clyde dobbiamo andare ad una cena con i nostri amici domani e lui mi ha detto di mettere qualcosa che ho già, ma non capisce niente. Poi non mi va più di parlargli al momento.»
«Perché?»
«Siamo andati al bar qualche ora fa e lui ha squadrato la cameriera.» Disse ma io non capii dove fosse il problema, fino a pochi secondi dopo.
«Clyde è bisex?» Domandai sorpresa e lui annuì. «Non lo sapevo. Ad ogni modo, non potresti aver frainteso? »
«Io non fraintendo. Ha squadrato anche te la prima volta che hai messo piede nel palazzo. » Disse incrociando le braccia. «Per quello al mattino misi del peperoncino nel suo succo».
Lo guardai a bocca aperta, spiazzata e risi. «Sei vendicativo!»
«Abbastanza.» Fece spallucce e fissò un punto. «Quella giacca appesa vicino alla porta, è della croce rossa?»
Segui il suo sguardo e annuii. «Il fine settimana, quando posso, do la mia disponibilità e faccio volontariato. Questo mese ho aiutato in ambulanza, quindi mi hanno regalato la giacca. »
«Certo che continui a darti da fare! Dovresti fare una domanda di lavoro seria se ti piace lavorare in ospedale. »
«Mio padre vuole che io resti concentrata nello studio, non è nemmeno a conoscenza del fatto che sto continuando il volontariato. Teoricamente doveva essere solo una cosa estiva. »
«Dovresti fare quello che ti piace. Poi ora vivi da sola, si diventa più libera e responsabile.»
«Non sai quante volte me lo hanno detto, ma è complicato.» Sospirai stringendomi nella felpa e notai Sam squadrarmi di nuovo.
«Questa felpa è da uomo.»
«Acuto osservatore.» Risi e mi alzai andando a prendere qualcosa da bere seguita da lui.
«Hai un ragazzo di cui non ci hai parlato? Eppure sono due lunghe settimane che ci conosciamo, pensavo ci dicessimo tutto! » Disse sorridendo. «No, ok... scherzi a parte, sono un ragazzo curioso e amante dei pettegolezzi.»
Risi e offrii anche a lui qualcosa da bere. «Non ho un ragazzo. Questa felpa era del mio migliore amico... »
«Occhi nostalgici e un tono di voce dolce. Cos'è successo? » Domandò incrociando le braccia sul bancone.
Non sapevo se tirare fuori i vecchi ricordi era una buona idea, ma ne parlai lo stesso. «Il suo nome è Jason. Era il migliore amico che avessi mai avuto...» gli raccontai del primo incontro alla festa a casa mia e di come diventò il mio autista, tralasciando però verso la fine il fatto che avesse tentato di rubare in casa mia. Mi resi conto che raccontare quella storia, era divertente, bello e triste allo stesso tempo, ma mi ero sentita più leggera oltre che un po' nostalgica. «Si è trasferito e non l'ho più sentito da allora.» Lasciami uscire un sospiro dalle mie labbra e riportai lo sguardo su Sam che mi guardava dispiaciuto con le labbra socchiuse.
«Questa storia d'amore è così bella e triste...» disse con voce sognante.
«Cosa? No, non è una storia d'amore.» Sentii le guance scaldarsi e lui alzò gli occhi al cielo portando una mano avanti.
«Sorella, evita di dirmi stronzate.»
«Non c'è mai stato niente, sul serio.»
«Non ci saranno stati baci, ma c'è stato sicuramente altro. Forse qualcosa di più profondo.» Disse convinto. «Quindi oltre questo grande amore, ci hai anche nascosto il fatto che fossi ricca.» Scosse la testa poi rise. «Ok, adesso scherzo. Comunque... questo Jason me lo fai vedere?»
Gli feci cenno di seguirmi e andando nella mia stanza, presi il diario tirando fuori dalle pagine, una foto che avevo con Jason. «Ecco. Non ho molte altre foto, ruppi il cellulare e le persi tutte purtroppo.»
«E sono sei mesi che non lo vedi...» scosse la testa sospirando. «Ma davvero non hai mai baciato questo schianto?» Chiese improvvisamente con la voce un po' stridula.
«Sammy!» Risi rimettendo la foto tra le pagine del diario chiudendolo. Lo infilai nel cassetto e ci appoggiai sopra la collana con il bottone.
«Perché non la incornici?»
«Non lo so, è come se tra le pagine di questo diario fosse al sicuro.»
«Pensi ancora a lui, vero?» Chiese dopo qualche secondo in un sussurro. Pressai le labbra e qualche lacrima scese lungo le mie guance, nonostante avessi tentato di trattenerle. «Ehi... vieni qui.» Sam mi abbracciò accarezzandomi la schiena. «Non volevo farti piangere...»
«Ho paura...» sussurrai asciugandomi il viso.
«Di cosa?»
«Di quello che Jason continua a provocarmi.»
•••
«Dovresti passare a trovarmi, appena puoi ovviamente.» Ero in chiamata con Diana che mi aveva chiesto un piccolo tour del mio nuovo appartamento, io invece le avevo chiesto un tour della sua stanza nel dormitorio.
«Assolutamente! Poi voglio conoscere i ragazzi di cui mi hai parlato.»
«Certo! Con Colson come va comunque?» Domandai portando il PC in cucina mentre cercavo qualche snack.
«Ci siamo presi una pausa.» Disse qualche secondo dopo sospirando.
«Come mai?» La guardai subito sorpresa sedendomi sullo sgabello alto.
«Siamo lontani, non siamo nemmeno più riusciti a vederci e ci sentivamo poco per via dello studio. Non so... ho pensato che una pausa ci potesse servire per schiarirci le idee.»
«Capisco...» pressai le labbra e lei fece spallucce accennando un sorriso.
«Vedremo come va.»
«Certo. Se hai bisogno, sai che puoi sempre chiamarmi.» La informai. Diana era abbastanza riservata e parlava poco di quello che le succedeva, come se non volesse disturbare gli altri con i suoi problemi, ma le ripetevo sempre che le amiche servivano a questo. «A qualsiasi ora, io rispondo.»
«Grazie.» Rise e qualcuno bussò alla porta della sua stanza. «Ora devo andare, ci sentiamo Isabel.» Mi salutò e io sorrisi facendo lo stesso per poi chiudere la chiamata. Guardai l'ora e andai velocemente a cambiarmi per uscire. Una volta al mese andavo a controllare la casetta sull'albero e davo una pulita, ci tenevo a tenerla ordinata. Jason l'aveva sempre fatto anche dopo la morte del padre e ora che lui si era trasferito, avrei continuato io. Presi le chiavi dell'auto e quelle di casa per poi uscire. Mentre chiudevo, Clyde mi si avvicinò con dei sacchetti di carta in mano pieni di frutta e verdura.
«Ciao Isabel. Dove vai a quest'ora? Ceni fuori?»
«Devo andare in un posto. Ci vado ogni mese ma ultimamente non riesco a trovare il tempo, quindi anche se è tardi mi sono detta, 'ora o mai più'.» Sorrisi e lo aiutai ad aprire la porta di casa sua.
«Capisco.» Disse squadrandomi, ma con aria confusa. «Vai per caso dagli alcolisti anonimi?»
«No!» Risi e Sam arrivò ad aiutare il suo ragazzo con le buste della spesa.
«Clyde, la importuni?» Chiese lui fulminandolo.
«No, le ho solo chiesto dove andava a quest'ora.»
«Uh, dove vai tesoro? Hai un appuntamento?» Sam sorrise alzando e abbassando le sopracciglia velocemente.
«No, vado a fare un po' di ordine in un posto speciale, ed è lontano mezz'ora da qui quindi devo muovermi.»
«Oddio, ho capito!» Disse Sam illuminandosi.
«Cosa hai capito?» Clyde lo guardò confuso.
«Ah è vero, tu non conosci la storia d'amore di Isabel.» Fece un gesto di noncuranza con la mano e sparì in cucina. Io scossi la testa e risi salutandoli a voce prima di scappare, evitando così altre domande.
•••
Finii di spolverare e prendendo delle coperte, le appoggiai sul tappeto pulito. Accesi il proiettore e misi uno dei film della lista di Jason. Mi ero ripromessa di guardarli e lo avrei fatto. Appena il film iniziò, presi gli snack dalla borsa e mi sedetti. Avrei voluto appendere qualche foto nella casetta, mi dispiaceva non avere più nulla sul cellulare. Mi accoccolai tra le coperte e guardai il film mangiando una patatina dopo l'altra. Quasi sicuramente sarei finita con l'addormentarmi lì, era tardi e sarei stata troppo stanca per guidare, ma non mi dispiaceva affatto, ci ero quasi abituata.
A fine film, mi alzai per spegnere il proiettore e subito dopo sussultai nel sentire un rumore. Poteva essere il vento, anzi, doveva esserlo. Nessuno sapeva di questo posto, apparteneva a Jason quindi ero al sicuro. Un altro rumore però mi fece balzare il cuore in gola, era più vicino di quanto lo fosse prima. Sentii qualcuno salire la scaletta e mi avvicinai alla porta proprio quando questa si spalancò facendomi fare un salto dallo spavento. «Che cosa ci fai tu qui?» Portai una mano al cuore e presi un respiro profondo.
«Cosa ci fai tu qui...?» Domandò Jaden confuso indicandomi.
«Io...» sospirai pressando le labbra. «Ho solo riordinato un po' e ho guardato un film.»
«Per quello non c'è quasi mai un filo di polvere qui? Da quanto tempo ci vieni?»
«Ogni mese.» Dissi raccogliendo i pacchetti vuoti di patatine, ne avevo mangiate davvero tante. «Non sapevo conoscessi anche tu questo posto comunque.»
«Infatti non lo conoscevo fino a qualche mese fa, quando Jason...» mi guardò qualche secondo come se pronunciare il suo nome davanti a me fosse stato uno sbaglio.
«Quando Jason...?» Lo incitai ad andare avanti sedendomi tra le coperte.
«Mi ha chiesto di controllare se era tutto in ordine. In teoria questo posto non è più suo, sai... appartiene a...»
«A mio padre, sì.» Dissi finendo la frase pressando poi le labbra. «Puoi dirgli di stare tranquillo. Non permetterò a nessuno di distruggere questo posto. Non questa volta... lo prometto.»
Sospirò mettendo le mani in tasca e annuì. «Grazie.»
«Come mai sei venuto qui a quest'ora?»
«Stavo tornando a casa e dovevo passare da qui, quindi ho pensato di dare un'occhiata già che c'ero.» Disse sedendosi anche lui. «Tu ad ogni modo come stai?»
«Bene, ora vivo da sola. Ho preso un'appartamento vicino all'università e fortunatamente ho degli ottimi vicini. Tu che cosa mi racconti?»
«Nulla di nuovo dall'ultima volta.» Il suo cellulare suonò e dopo aver guardato chi fosse, si alzò dandomi le spalle per poi rispondere. «Ehi... sì, ora però non posso parlare.» Si girò di nuovo verso di me e lo guardai. «No, cioè sì... sono con una ragazza, ma è mia amica... ok, sì ti chiamo dopo.»
«Devi già andare?» Domandai.
«No, non è urgente. Tu invece quando torni a casa? Da qui non sei lontana?»
«Un po', ma penso dormirò qui. Sono troppo stanca per guidare.»
«Non puoi stare qui da sola.» Disse facendosi sfuggire una risata.
«Non è mica la prima volta.» Risi tirandomi la coperta sulle spalle.
«Tu sei matta.»
«Ehi! Tutti i migliori sono matti.» Sorrisi e subito dopo una domanda mi balzò in testa. «Posso chiederti se hai delle foto del periodo natalizio? Io di foto con Jason non ne ho più e non ne ho nemmeno con te e gli altri... e mi piacerebbe conservare qualche ricordo se possibile.»
Mi osservò alcuni secondi e accennò un sorriso. «Certo. Le ho sul mio computer a casa, se vuoi te le mando domani. Mi serve solo il tuo numero o la tua email.»
«Certo. Ti ringrazio davvero tanto.» Jaden non me la raccontava giusta. Ero convinta del fatto che ci fosse un motivo particolare perché fosse li a quell'ora. Come ero convinta del fatto che poco prima avesse parlato con Jason al cellulare. Avevo tante domande, ma non potevo farle, perché come io evitavo di parlare di Jason... Jason probabilmente evitava di parlare di me.
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