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Capitolo 33

Un piccolo traguardo della mia vita era finalmente stato raggiunto. Avevo davvero pianto dopo essere scesa dal palco, con il diploma tra le mani. Gli ultimi mesi erano stati così stressanti che in quel momento era uscito fuori tutto. Nessuno oltre a Diana, aveva fatto caso a me fortunatamente. Ero uscita subito in modo che nessuno avesse potuto vedermi.
Quando più tardi ci ritrovammo all'aperto, i miei si avvicinarono come sempre affiancati dai Larson, complimentandosi con me e Andrew per aver concluso l'anno a pieni voti. Avrei dovuto essere felice ma, per quanto volessi godermi quel momento, non ci riuscivo. Un pensiero positivo in testa però lo avevo. Quell'estate mi sarei iscritta ad un corso di pronto soccorso e avrei fatto del volontariato all'ospedale. Sarei stata quasi sempre fuori casa e cosa più importante... avrei aiutato delle persone. I miei non avevano obbiettato, a loro bastava sapere che avrei iniziato l'università alla St. Williams. Andrew si avvicinò abbracciandomi e notai partire un flash dalla macchina fotografica dei suoi genitori. «Finalmente fuori di qui!» Rise levandosi il cappello.

«Tre mesi passano in fretta, sai?» Scherzai accennando un sorriso.

«Non mi rovinerai questo momento di gioia e libertà assoluta.» Mi lasciò un bacio sulla guancia e andò verso i suoi amici, fermandosi poi a metà strada. «Stasera ci vieni all'inaugurazione del "Classic", vero?»

«Sì, tranquillo.»

Il locale di Andrew sarebbe stato inaugurato proprio quella sera e ci sarebbe stato di conseguenza, un doppio festeggiamento. Raggiunsi Diana che stava facendo delle foto con Colson, prima di mettere in mezzo anche me facendomi ridere. I suoi genitori erano elettrizzati e non smettevano di scattare. «Voi venite stasera alla festa, vero?»

«Certo, non sappiamo ancora verso che ora, però ci saremo.» Disse Colson appoggiandosi a Diana più bassa di lui.

«Perfetto, allora ci vediamo tutti stasera.» Sorrisi e mi allontanai.

«Allora Isabel... possiamo andarcene?» Chiese mia madre mettendosi gli occhiali da sole.

«Sì, voglio assicurarmi solo di non aver lasciato nulla nell'armadietto. Vi raggiungo alla macchina tra poco se volete.»

«Ok ma sbrigati, io e tuo padre abbiamo da fare.»
Annuii e corsi dentro la scuola per poi rallentare mentre percorrevo il corridoio. Era tutto finito, ma nonostante lo stress che la scuola mi aveva provocato, un po' sapevo mi sarebbe mancata. Sbirciai in qualche aula e sorrisi ricordando alcuni vecchi episodi. Andai verso il parcheggio sul retro e mi piazzai nell'angolo in cui Jason era solito aspettarmi. Mi mancava, pensavo spesso a lui e mi chiedevo se stesse bene. Non avevamo avuto più nessun contatto, aveva cambiato numero ed era sparito dai social. Non avevo più visto nemmeno Jaden e se c'era qualcuno che sapeva qualcosa di Jason, quel qualcuno era proprio il suo migliore amico. Sospirai incamminandomi verso la Rolls Royce, dove Gabriel e i miei mi aspettavano. Quella sera non sarebbero stati a casa e per la prima volta, mi avevano concesso di stare fuori quanto volevo per festeggiare. Sapevo che lo avevano fatto solo perché sapevano sarei andata al locale di Andrew, ma andava lo stesso più che bene.

•••

Avevo chiamato un taxi e sarebbe arrivato entro un'ora. I miei erano andati via, io ero ancora in accappatoio e dovevo prepararmi per la festa a tema anni venti di Andrew. Aveva scritto una lista con tutti gli invitati, a cui io avevo aggiunto Diana e i ragazzi del giornalino. Vista la mia sbadataggine, presi l'invito e lo misi direttamente nella pochette per non dimenticarlo. Andai davanti allo specchio, impiegando una buona mezz'oretta per truccarmi e sistemarmi i capelli rendendoli mossi. Mi sfilai l'accappatoio e presi il vestito che avevo lasciato pronto sul letto. Era il classico vestito anni 20, cadeva morbido, la linea era dritta e non segnava le forme. Era bianco, decorato, arrivava poco sopra il ginocchio e in fondo aveva le frange. Misi una piccola fascia con una piuma, dei lunghi guanti bianchi in raso, i tacchi e una lunga collana di perle che rigirai intorno al collo. Una volta pronta, scesi di sotto, attivai l'allarme e chiusi a chiave la porta prima di raggiungere il taxi. Diedi all'autista l'indirizzo e mi accomodai guardando fuori dal finestrino, aspettando di arrivare al Classic. Non ero più passata per quella zona e per qualche ragione ero leggermente agitata.
Quando il taxi si fermò davanti al Classic, provai un senso di tristezza. Ricordavo ancora il Maple Leaf, ma ricordavo bene anche il giorno in cui venne demolito davanti ai nostri occhi. Mi sentivo quasi di tradire Jane entrando nel nuovo locale. Pagai l'autista appena mi risvegliai dai miei pensieri e scesi nel parcheggio già pieno. L'insegna del Classic brillava in cima e il posto sembrava essere davvero grande visto da fuori.  Tirai fuori l'invito e mi avvicinai all'ingresso dove c'erano due uomini in giacca e cravatta che controllavano le liste. Dopo aver dato anche il mio nome, mi lasciarono subito passare avanti ad un altro gruppo. La musica Jazz risuonava nel locale e tutti avevano rispettato il dress code. L'arredamento era tutto nero, il soffitto era altissimo e in fondo alla sala c'era un palco dove un gruppo di ballerine ballava il Charleston.
Girai per il locale e qualche minuto dopo, vidi Andrew venirmi incontro sorridente. Aveva indosso un completo nero con un fazzoletto bianco da taschino, la cravatta e un cappello Borsalino in testa. «Mi sono appena rifatto gli occhi!» Mi squadrò e avvicinandosi, lasciò un bacio sulla mia guancia. «Seguimi!» Disse facendomi un cenno mentre si allontanava dalla folla. Non sapevo dove stesse andando, ma lo seguii comunque lasciando che mi facesse strada dietro una tenda nera. C'era un'altro uomo con in mano una lista che stava davanti ad una porta, ma vedendo Andrew, l'aprì subito facendoci entrare.

«Dove stiamo andando?» Domandai guardandomi intorno mentre percorrevamo un corridoio per poi scendere delle scale.

«Nell'area riservata.» Disse in tono ovvio. La musica che c'era dall'altra parte non si sentiva più. Ci ritrovammo in una sala più piccola, con meno gente e tavoli sparsi qua e la. Un'altro piccolo palco era situato in fondo alla sala, dove una donna cantava con un vecchio microfono. Se dovevo essere sincera, ero sorpresa nel vedere come aveva sistemato. Il locale era bello quanto il tema anni venti, che rispecchiava perfettamente. «Ti piace?» Domandò portandomi a sedere ai divanetti.

«Effettivamente sì, non me l'aspettavo.»

«Te lo dicevo che sarebbe diventato bello, nessuno si ricorda nemmeno del posto malandato che c'era prima.»

«Il Maple Leaf rimane un posto meraviglioso, non parlarne male.» Il Classic poteva essere bello, ma non c'era nulla di paragonabile al Maple. Era un luogo semplice e forse un po' vecchio, ma tutti i ricordi creati e le persone che ci avevano lavorato, lo avevano reso unico.

«Hai ragione Isabel, non è giusto parlarne male, in fondo ci eri legata. Ma sono sicuro che presto ti innamorerai del Classic.» Chiamò il cameriere con un cenno della mano perché venisse a prendere le nostre ordinazioni e si accese una sigaretta. «I tuoi sono passati prima per dare un'occhiata. Sono rimasti poco perché avevano degli impegni, ma erano soddisfatti del posto. Mi hanno detto che non hai l'autista stasera.»

«Ho preferito non disturbarlo, ha una figlia piccola a cui badare e questa è l'unica sera in cui il mio coprifuoco salta.»

«Allora ti porto a casa io dopo, se vuoi.» Ci portarono i drink e ne bevve subito un sorso.

«Mi faresti un favore, grazie.» Guardai verso le scale e alzai gli occhi al cielo non appena vidi Megan. Aveva addosso un vestito rosa pieno di frange, un boa bianco di piume sulle spalle e la classica sigaretta con bocchino. Non avevo più parlato molto con Megan e lei non era mai venuta a chiedermi perché ce l'avessi con lei. Si guardò intorno meravigliata avvicinandosi poi al nostro tavolo.

«Andrew, Isabel, buonasera.»

«Megan, vuoi unirti a noi?» Le domandò Andrew guardandomi di sfuggita.

«Certo, ma prima vado al bancone a prendere da bere e a scoprire il nome del barista.» Fece l'occhiolino e si allontanò.

«Non avete ancora risolto?»

«Non è venuta nemmeno a chiedermi cosa non andasse. Ma evidentemente non lo ha fatto perché lo sa già... o perché è stupida.» Risposi finendo il mio drink.

«Risolverete prima o poi. Non hai pensato al fatto che magari fosse gelosa?»

«E di cosa?»

«Parlavi di più con quella ragazza, Diana Harrison e a scuola stavi sempre con lei. Una volta invece, tu e Megan eravate sempre una accanto all'altra.»

«Io non credo sia quello il problema.» Sospirai e lui appoggiò un braccio dietro di me, lungo lo schienale del divanetto.

«Se lo dici tu. Cambiando argomento, cosa farai quest'estate?»

«Voglio fare un corso di pronto soccorso e del volontariato.» Spiegai.

«Ti bruci così l'estate prima di andare all'università?»

«Un'università che non volevo fare ma che secondo i miei genitori mi darà un futuro brillante.» Risposi. «Voglio sfruttare quest'estate per fare quello che mi sento davvero, perché è facendo una vacanza che la brucerei.»

«Come preferisci.» Mi sfiorò la spalla e Megan ci raggiunse. In quel momento decisi di alzarmi dopo aver guardato un messaggio sul mio cellulare.

«Vado a salutare delle persone e torno.» Corsi di sopra e uscii dal locale. Diana si era appena staccata da Colson e gli altri per venirmi incontro ad abbracciarmi. «Stai benissimo!» Dissi all'unisono con lei squadrandola.

«Grazie! Ho preso spunto da Jordan Baker del Grande Gatsby.» Rispose.

«La mia preferita! Suppongo quindi che Colson sia il tuo Nick Carraway.»

«Esatto.» Rise e guardò l'insegna. «Sembra un bel posto.»

«Sì, è bello...»

«Ma ti manca il Maple Leaf.» Disse finendo la frase per me e io annuii. «E Jason? Ti manca molto?»

«Sono passati tre mesi, non so più nulla di lui, non abbiamo contatti quindi sì, mi manca molto. E forse quest'estate, lavorando riuscirò a levarmelo dalla testa.»

«Lo fai per questo?»

«In primo luogo per aiutare gli altri... e un po' anche per quello.» Pressai le labbra giocando con la collana di perle.

«E io ti aiuterò a non pensarci. Quando sarai libera potremmo andare in piscina e una sera potremmo organizzare un pigiama party semplice per guardare un film e rilassarci. Ovviamente ci tengo a passare del tempo con te prima di iniziare l'università ad un'ora da qui.»

Risi annuendo. «Anche io. Ora però pensiamo al presente e andiamo a divertirci! Colson non se la prenderà se ti rubo cinque minuti per andare a ballare.» Accennai un saluto a Colson con la mano e ridendo, portai Diana dentro il locale. Dovevo concentrarmi sul presente e andare avanti.

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