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Capitolo 19

«Quante domande hai già scritto per il college?» Mia madre guardava i fogli sparsi sulla scrivania e raccogliendone alcuni, leggeva qualche riga da ciascun foglio.

«Ne ho fatte due, le stavo rileggendo per accertarmi di averle scritte bene.»

«Dovresti riscriverle a parere mio.» Gettò i fogli guardando poi le pagine aperte sul mio PC. «Sono questi gli indirizzi che hai scelto?» Le sfuggì una risata sarcastica e aprì altre pagine.

«Lettere mi sembra interessante e l'accademia delle belle arti ha diversi settori.»

«Vuoi davvero sprecare così i tuoi anni?» Avvicinò una sedia e si accomodò accanto a me cercando altre università. «Guarda qui.» Iniziò a mostrarmi le due università frequentate da lei e mio padre, a quel punto il mio istinto fu quello di alzare gli occhi al cielo e sbuffare ma mi trattenni come avevo fatto molte altre volte in quei giorni. «Qui ci sono gli insegnanti migliori. Avrai un futuro brillante se scegli uno tra questi posti. Oppure puoi fare medicina, da piccola ricordo che mi stressavi inseguendomi con quel giocattolo... come si chiamava...?» Tamburellò le dita sulla scrivania pensierosa e onestamente mi sorpresi anche solo del fatto che le fosse tornato alla mente quel ricordo. Da piccola fingevo di essere un medico e giravo per casa visitando tutti. I miei non amavano molto stare al gioco e in effetti erano i pazienti peggiori, tutto sommato si lasciavano visitare anche loro ogni tanto. Il personale come al solito era il migliore e quando davo loro le mie caramelle fingendo che fossero medicine, mi ringraziavano per averli guariti.

«Era uno stetoscopio, me lo regalaste a Natale con il kit giocattolo del pronto soccorso e un camice bianco.»

«Sì quello.» Mosse la mano con non calanche e si alzò. «Scrivi qualcosa di meglio e dimentica le facoltà che hai scelto. Io e tuo padre non ti permetteremo di gettare così il tuo futuro, quindi pensa alle altre opzioni che ti ho proposto. Non ti rimane più molto tempo, entro domani devono essere pronte, mi raccomando.»

«Perché non posso scegliere qualcosa che piace a me?»

«Perché quello che piace a te, non ti porterà a niente.» Detto ciò, uscì dalla mia stanza e sbuffando accartocciai tutti i fogli di brutta su cui avevo scritto le mie domande gettando tutto a terra.

Avevano in mano la mia vita e ancora una volta, sembrava non potessi fare nulla. Non avevo nemmeno il diritto di toccare i soldi sul mio conto fino ai ventun'anni e questo, rendeva le cose ancora più complicate. Non sapevo cosa fare, se non fissare il vuoto in attesa di un'illuminazione divina. Ad ogni modo, potevo fare domanda di ammissione lo stesso in tutte le facoltà che avevo appena visto. Almeno da un lato, avrei fatto felici i miei genitori e avrei scelto successivamente.
A distrarmi dai miei pensieri fu Jason, che entrò tranquillamente buttandosi sul letto. Ormai sembrava essere diventata un'abitudine quella di venire a farmi visita in questo modo e i miei non lo avevano ancora scoperto.
«Fai pure come se fossi a casa tua.» Dissi ironicamente e lui ignorandomi, allungò la mano per raccogliere i fogli accartocciati che avevo gettato.

«Che cosa c'è che non va in queste richieste di ammissione?»

«Mia madre dice che non vanno. A dire la verità... anche le facoltà che ho scelto, non vanno.» Mi alzai andando a chiudere a chiave e mi gettai sul letto accanto a Jason.

«A me sembrano tutte ottime, sia le domande che le facoltà. Ti ci vedo a lettere.»

«Non mi lasceranno mai andare li, vogliono che segua le loro orme o che faccia di meglio.»

«Dovresti fare quello che ti piace.» Si sollevò su di un gomito guardandomi e io lo imitai. «Comunque non credo tu voglia ancora parlare di questo. Infatti ero venuto qui per invitarti a guardare un film con me stasera. Alla casa sull'albero. Ricordi che abbiamo tanti film da vedere, vero?»

«Certo che mi ricordo, ho scritto la mia lista di film e la appenderò nella casetta. Ogni volta che ne guarderemo uno, lo spunteremo.» Sorrisi giocando con la sua collana.

«Mi sembra un'ottima idea.»

•••

Sapevo che andare a vedere il film con Jason avrebbe anche significato dormire alla casetta sull'albero. In realtà faceva freddo quindi non ero del tutto sicura, ma le probabilità erano lo stesso alte. Per questo stavo preparando uno zaino con una coperta morbida, un cambio e qualche snack che avevo promesso di portare.
Mentre la porta della mia stanza si spalancava, spinsi veloce lo zaino sotto il letto rialzandomi di scatto con una penna in mano mentre mia madre mi scrutava inizialmente confusa.
«Vestiti, ceniamo fuori.»

«Come?» La guardai incredula sgranando gli occhi. Non potevo andare con loro, avevo la serata cinema e non avevo intenzione di rimandarla.

«Andiamo al ristorante dell'albergo e ceniamo con i Larson. Abbiamo detto loro che ci saremmo stati tutti.»

«E quando glielo avresti detto?»

«Stamattina.» Andò nella mia cabina armadio e la seguii perplessa mentre frugava tra i miei abiti da sera.

«E per quale ragione hai deciso di avvertirmi all'ultimo?»

«Ma smettila Isabel, devi sempre fare tante storie. Metti questo e scendi, partiamo tra dieci minuti.» Poggiò tra le mie braccia un abito verde smeraldo corto e andò velocemente verso la porta facendo abbastanza rumore per via dei tacchi. Dovevo escogitare qualcosa o sarei rimasta tutta la sera bloccata con loro.

«Non mi bastano dieci minuti, posso raggiungervi con l'altra macchina?»

Mia madre si voltò guardandomi diversi secondi in silenzio. «Vuoi prendere tu la macchina?» Domandò evidentemente sorpresa mentre annuivo. «Va bene.» Mi guardò ancora, prima di voltarsi lentamente e uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Tirai un sospiro di sollievo e corsi a vestirmi imprecando mentalmente. Il fatto che tutte le volte sembravo essere l'ultima a sapere le cose, mi irritava parecchio. Non costava molta fatica inviare un messaggio o informarmi tramite il personale. Oltretutto non parlavo ad Andrew da quasi un mese, ultimamente non l'avevo incrociato nemmeno a scuola e dovermi sedere stasera al suo stesso tavolo, non mi faceva sentire esattamente a mio agio.
Mezz'oretta dopo scesi con lo zaino in spalla e i tacchi in mano, mentre ai piedi avevo le Converse per guidare. Entrai nella Range Rover e gettai lo zaino dietro prima di allacciare la cintura e partire. Era una fortuna che i miei parcheggiassero nel secondo garage dalla parte opposta della casa, in questo modo non avrebbero notato l'assenza della Range, o almeno lo speravo. A quell'ora non c'era molta gente in giro quindi per le strade non trovai confusione fortunatamente. Quando arrivai al Royal, parcheggiai ai posti riservati sul retro e mi cambiai le scarpe, dopodiché scesi e andai all'ingresso dove fui accolta e accompagnata nella zona ristorante. Lasciai il mio cappotto e mi avvicinai al tavolo riservato dove tutti erano già seduti e guardavano il menù. Il primo ad alzarsi fu Andrew, ma io salutai prima i suoi genitori.

«Vieni, ti ho tenuto il posto libero accanto a me.» Andrew sorrise ed educatamente tirò indietro la sedia in modo da farmi accomodare. Non commentai e mi sedetti sforzandomi poi di ringraziarlo. «Ti sei fatta portare?»

«No, sono venuta da sola. Ho parcheggiato qui dietro, non volevo far tardare i miei dato che non ero ancora pronta. E già che ci siamo...» guardai i signori Larson accennando un sorriso, «mi scuso per il ritardo, ma mi era sfuggito di dover partecipare ad una cena... mi sono dunque ritrovata a prepararmi all'ultimo.»

«Figurati cara, può capitare.» La signora Larson chiuse il suo menù nel momento in cui lo aprii io e chiamò il cameriere in modo che prendesse le ordinazioni.

Nel corso della cena, oltre che di politica e lavoro, si era parlato di futuro. A quanto pare tutti erano fieri di Andrew che aveva già inviato diverse domande e tutti erano fermamente conviti del fatto che sarebbe stato accettato ovunque. Io nel frattempo volevo sprofondare o sparire, magari anche soffocare o svenire improvvisamente per un calo di zuccheri. Qualsiasi cosa pur di evitare le domande sul futuro.
«Sono sicuro che anche Isabel verrebbe accettata ad occhi chiusi, se solo si decidesse ad inviare qualche domanda.» Mio padre mi gettò un'occhiata fredda e veloce che cercai inutilmente di evitare.

«Non si preoccupi signor Evans, ci sono ancora molti posti liberi e tutti farebbero qualsiasi cosa per avere una studentessa modello come sua figlia.» Andrew poggiò la mano sulla mia e con naturalezza la levai portando la mia sulle gambe.

«Speriamo sia così, caro.» Mia madre accennò un sorriso tornando poi a parlare con Elizabeth.

Appena il mio cellulare segnò l'arrivo di una notifica, lo presi guardando il messaggio da sotto il tavolo e pressando le labbra pensai ad una scusa per alzarmi. Ma qualcuno ci stava già pensando per me.
«Vado a prendere una boccata d'aria. Tu Isabel, vuoi venire?» Andrew si alzò aspettando la mia risposta e anche se non era esattamente quello che volevo, annuii. Presi solo il cellulare e lui nel frattempo poggiò la sua giacca sulle mie spalle. «Fuori fa freddo.»

«Grazie.» Lo seguii all'esterno e andai con lui alla panchina dove si accese una sigaretta.

«Puoi rispondere al messaggio ora, oppure chiamarlo direttamente.»

«Chi ti dice che sia chi pensi tu?»

«Se non era lui, avresti risposto tranquillamente anche a tavola.»

Alzai gli occhi al cielo e nel mentre risposi velocemente a Jason spiegandogli cosa era successo ma che lo avrei raggiunto comunque. Appena rialzai lo sguardo, vidi Andrew sorridere soddisfatto. «Che hai da ridere?» Domandai seccata.

«Nulla, è che avevo ragione.»

«Ok.»

«Ora però devi seriamente smetterla.» Tornò serio facendo un lungo tiro. «Smettila di vederti e di sentirti con lui o la cosa finirà male.»

«Mi stai minacciando?» Incrociai le braccia alzandomi e lui si piazzò subito davanti a me.

«Sto minacciando sia te che lui.» Mi accarezzò la guancia ma mi ritrassi al suo tocco. «Non scherzo Isabel, te l'ho fatta passare liscia anche troppe volte.»

«Mi sono stancata. Siamo sempre qui a parlare di questo argomento.» Misi il cellulare nella tasca della giacca e mi allontanai, ma Andrew si mise davanti a me fermandomi come faceva spesso. Non riuscii a guardarlo in faccia e sentii la sua mano sollevarmi il mento mentre poggiava la fronte sulla mia.

«Continui a non capire Isabel.» Mi accarezzò la guancia e guardai il suo viso troppo vicino al mio.

«Cosa non capisco?» Stavo per perdere la pazienza, cosa abituale quando si trattava di lui.

«Che sei mia.»

Prima che potesse avvicinarsi ulteriormente, lo spinsi superandolo e affrettai il passo. Ripescando il cellulare dalla tasca, guardai l'ora e tornata al tavolo posai la giacca di Andrew sulla sedia facendomi riportare la mia. «Se posso, vorrei il permesso di ritirarmi. Devo finire di scrivere le domande per il college che ero intenzionata ad inviare domani.» Guardai mio padre aspettando il suo consenso che fortunatamente arrivò.

«Se è così, vai pure... ma non fare tardi, non fa bene stare troppo davanti al computer.»

Lo ringraziai e salutai tutti, in quel momento girandomi vidi Andrew sorridente. Ero quasi spaventata e mi guardava come se nulla fosse successo. «Peccato che tu debba già andare. Non resti nemmeno per il dolce?»

«No, mi spiace.» Pressai le labbra e prima che potessi andarmene, lui si avvicinò baciandomi la guancia. Un gesto che sembrò gradito dai nostri genitori, ma non da me.
Mi allontanai veloce dalla mia più grande fonte di stress ed entrata in auto, mi cambiai le scarpe. Gettai i tacchi verso i sedili dietro e inserendo sul cellulare la posizione che Jason mi aveva inviato, partii. Mi sentivo già meglio sapendo che avrei passato il resto della serata in tranquillità, immersa nelle coperte calde guardando un film e mangiando schifezze. Da un lato però ero preoccupata, speravo vivamente che i miei non andassero a controllare la mia auto al ritorno. In effetti, nonostante loro parcheggiassero dall'altra parte, aver preso l'auto era comunque un rischio. A questo punto speravo che tornando a casa tardi, fossero troppo stanchi per pensarci e che sarebbero quindi andati direttamente a dormire. Non volevo guai, anche se effettivamente sembrava fossi io a cercarmeli.
Minuti dopo parcheggiai l'auto accanto a quella di Jason e scendendo, presi lo zaino in spalla andando verso la casetta a cercarlo. Le lucine erano tutte accese e vidi la sua sagoma dalla finestra, così salii la scaletta ed entrai attirando subito la sua attenzione.

«Non serviva essere così eleganti.» Disse ironicamente abbassando poi lo sguardo sulle scarpe. «Le Converse e lo zaino non credo siano l'abbinamento perfetto, ma mi piacciono.»

«Mi sono fatta carina per te.» Sbattei le ciglia e sorrisi anche io ironica tirando poi fuori gli snack dallo zaino. «Ho il cibo e una coperta.»

«Anche io ho portato qualche coperta in più.» Indicò le coperte che aveva già sistemato e i cuscini. A quella vista non riuscii a resistere, lasciai lo zaino in un angolo e mi sedetti sul tappeto morbido. Jason si mise accanto a me dopo aver appoggiato tra di noi qualche snack e due bibite. «Com'è andata a cena?»

Sospirai guardando le piccole luci e scossi la testa. «Solita noia, non vedevo l'ora di andarmene e passare una serata tranquilla.»

«E chi ti ha detto che sarebbe stata una serata tranquilla?» Jason si mise di scatto sopra di me cominciando a farmi il solletico e iniziai a ridere cercando di fermarlo. Mi dimenai tirando qualche urlo fino a quando non riuscii ad intrecciare le dita alle sue e ripresi fiato.

«Stavo soffocando!»

«Non lo avrei mai permesso, so quando fermarmi.» Rise sfiorando il naso con il mio e tornò al suo posto sistemando i cuscini in modo che ci potessimo appoggiare. Fece partire il film e aprii un pacchetto di patatine mentre le sue mani mi tiravano piano al suo petto. Questo forse mi distraeva dal guardare il film, ma solo un po'. Le sue braccia e le sue mani erano meravigliosamente calde ed ero davvero comoda appoggiata a lui. Girandomi, gli portai una patatina alle labbra che mangiò subito, mordendomi poi scherzosamente il dito. Risi dandogli un leggero pizzicotto e mi accoccolai tornando a guardare lo schermo, o meglio... il lenzuolo, prestando stavolta più attenzione.

•••

Circa due ore dopo, partirono i titoli di coda a fine film, così mi misi seduta per raccogliere i pacchetti vuoti andando poi a gettarli. «Mi è piaciuto il film, guardiamo Iron Man 2 la prossima volta?»

«In realtà, toccherebbe a uno dei tuoi film la prossima volta che veniamo qui.»

«Giusto.» Annuii pensando e mi avvicinai al proiettore. «Lo spengo?»

Non lo avessi mai detto. L'espressione di Jason era sconcertata alla mia domanda, ma subito dopo si portò una mano sul viso e sorrise scuotendo la testa. «Assolutamente no! Vieni qui.» Picchiettò accanto a se e andai a sedermi di nuovo accanto a lui guardandolo mentre avvolgeva un braccio attorno alla mia vita. «Devi sapere che quando si tratta della Marvel, si guarda tutto fino alla fine. Non si spegne nulla e non si esce dalla sala cinema, mai.»

«Perché?»

«Perché rischi di perderti dei pezzi importanti.» Jason fece un cenno e mi girai scoprendo una scena post credit. Socchiusi le labbra e poi sorrisi emozionata tornando a guardare.

«C'è davvero in tutti i film?»

«Sì, tranne in Endgame che è l'ultimo. Se ti interessa saperlo, anche in "Pirati dei Caraibi" ci sono le scene post credit.»

«Oh mio dio. Mi hai aperto un mondo!» Mi girai a guardarlo mentre rideva e strinsi un cuscino. «Così però mi viene voglia di guardare l'altro film.»

«Possiamo  fare un'eccezione alla regola e guardare Iron Man 2, se proprio vuoi.»

E fu così che a mezzanotte finimmo per guardare il seguito. I miei sicuramente erano già tornati a casa o comunque stavano tornando e, il fatto che non mi avessero chiamata era un buon segno perché voleva dire che non ero stata scoperta. Ad ogni modo sussultai non appena sentii suonare un cellulare, ma quando realizzai che non era il mio, tirai un sospiro di sollievo. Jason si alzò privandomi del suo calore e la comodità del suo petto. Andò alla porta a rispondere e io lo guardai alzandomi poi per abbassare il volume in modo da non disturbarlo. Non avevo visto chi fosse al cellulare, ma se aveva risposto era importante e questo lo sapevo, speravo solo che non fosse successo nulla di tanto grave. Quando staccò, voltandosi vidi che la sua espressione era cambiata e prese in fretta la giacca infilandosela.
«Cosa succede?»

«Mi dispiace, ma devo andare. Non doveva finire così la serata ma mi hanno chiamato per una cosa e devo scappare.»

«È successo qualcosa di grave?»

«Non lo so, vado a controllare. Tu però è meglio se torni a casa, non puoi stare qui da sola.»
Annuii e Jason sospirò con aria dispiaciuta avvicinandosi. Mi lasciò un bacio sulla fronte e dopo essersi allacciato le scarpe, scese dalla casetta andando velocemente verso la sua auto. Io invece non sapevo cosa fare, non potevo davvero tornare a casa, avrebbero sentito il rumore dell'auto e non volevo rischiare. Quindi mi toccava dormire in macchina, poco lontano da casa, oppure potevo dormire qui sulla casetta e andarmene al mattino presto. Questa in fin dei conti era decisamente l'opzione migliore, speravo solo che a Jason non desse fastidio.
Sistemai un po' e mi cambiai, prima di infilarmi sotto le coperte calde. Lasciai le lucine accese e mi persi a guardarle dando libero sfogo a qualsiasi pensiero. Nemmeno io mi aspettavo finisse in questo modo la serata, mi sarebbe piaciuto vedere il resto del film con Jason. Ma chi volevo prendere in giro? La verità è che mi sarebbe piaciuto semplicemente passare tutta la serata in sua compagnia, che fosse guardando il film o meno. Ora però non riuscivo nemmeno a chiudere occhio, non potevo. Ero da sola, abbastanza lontana dalla città e lo ammetto, ero leggermente spaventata. Mi alzai facendo avanti e indietro iniziando a guardare i disegni appesi per distrarmi, certo avrei potuto continuare a guardare il film ma mi spiaceva andare avanti da sola. Il cellulare iniziò improvvisamente a suonare e lo presi di scatto rispondendo senza guardare.

«Che velocità.»

«Andrew?» Mi sorprese ricevere una sua chiamata a quell'ora e mi infastidì allo stesso tempo.

«Sapevo che eri ancora sveglia. Non sei con il tuo ragazzo, vero?»

Non capivo dove volesse arrivare e non avevo intenzione di restare con lui al cellulare. «Che cosa vuoi?»

«Domani dobbiamo parlare.»

«Dobbiamo sempre parlare. Lo dici tutte le volte! E di cosa? O meglio... di chi? Jason? Perché è sempre lui.»

«Non proprio.»
Non disse altro e staccò la chiamata. Non avevo un buon presentimento e mi chiedevo se Andrew ne avesse combinata un'altra delle sue. Forse per quello Jason era andato via, lo avrei scoperto il giorno seguente e nessuno me lo avrebbe impedito.

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