Capitolo 15
Punto di vista di Isabel
Potevo finalmente tornare a casa, la giornata era ormai conclusa e i miei genitori mi avevano dato il permesso di andarmene. Loro sarebbero rimasti ancora un po' ma io avevo anche la scusa della scuola il giorno seguente e dovevo svegliarmi presto. Iniziai a cercare Jason che non avevo più visto da ore, non trovandolo però, lo chiamai al cellulare. Iniziarono a partire i primi squilli così aspettai, ma dopo qualche secondo partì la segreteria. Provai a richiamare ancora e sta volta non squillò nemmeno, aveva staccato. Andai al parcheggio e notai che l'auto era ancora al suo posto, di conseguenza non riuscivo proprio a capire. Dov'era finito Jason? Mi avvicinai per vedere se l'auto fosse aperta ma no, non lo era e dentro non era stato lasciato nulla. Sentii dei passi e girandomi, mi ritrovai Andrew camminare verso di me rigirandosi delle chiavi in mano... le mie.
«Sono le chiavi della mia Range quelle?» Domandai a braccia conserte.
«Sì. Ti riporto a casa?»
«Dov'è Jason? Cosa hai fatto?»
«Non ho fatto nulla, è venuto da me e mi ha chiesto se potevo riportarti io.» Disse in sua difesa alzando le mani.
«Questa è la bugia più grande che tu mi abbia mai detto. Jason non se ne sarebbe mai andato così senza dirmi niente... non mi lascerebbe sola.»
«Isabel davvero, non ho fatto nulla. Se non ci credi, chiamalo.»
Come se non ci avessi già provato. Jason non rispondeva e non avevo il numero di Jaden. Poteva essere andato via con lui per qualche ragione, forse era successo qualcosa. Ma nulla aveva comunque senso, perché lui mi avrebbe avvertita e di questo ne ero certa.
«Dammi le chiavi, torno a casa da sola.» Allungai una mano e Andrew mi guardò sorpreso.
«Ma posso portarti io, ho anche già avvisato i tuoi genitori.»
Sospirai salendo con lui in auto e partendo, guardai fuori dal finestrino immersa nei miei pensieri. In auto con Andrew l'atmosfera era totalmente diversa, c'era silenzio ed ero a disagio, mi sentivo fuori posto. Iniziai a mandare alcuni messaggi a Jason chiedendogli dove fosse e cosa fosse successo. I messaggi arrivavano ma non li visualizzava, in questo modo non sapevo se preoccuparmi ulteriormente.
•••
Nei giorni seguenti mi ritrovai un nuovo autista che faceva da sostituto a Jason. A quanto pare aveva contattato i miei genitori prendendosi qualche giorno di malattia. Non aveva chiamato me, però. Aveva visto i messaggi che avevo mandato la sera stessa in cui era sparito ma non aveva risposto, io poi non avevo più richiamato pensando avesse bisogno di riprendersi. Ma tutto ciò non mi tornava, continuavo a pensare che fosse successo qualcosa. Ad ogni modo ero arrabbiata con Jason, in quanto amici mi doveva un minimo di spiegazione e invece non si era fatto vivo nemmeno una volta. Non ero nemmeno potuta andare a trovarlo per via degli impegni scolastici, i professori sembravano essersi coalizzati contro di noi e avevano piazzato verifiche su verifiche, impedendoci di avere un minimo di vita sociale. Come se non bastasse, si stava avvicinando il giorno della festa di Halloween. Si sarebbe svolta al Drewmore Castle, il luogo che avevo consigliato a Andrew e che sembrava aver riscosso successo tra gli studenti, anche Diana era elettrizzata all'idea. Ultimamente passavo più tempo con lei, anche perché ci ritrovavamo sempre in biblioteca per studiare. Megan invece mi stava attaccata solo all'intervallo, parlandomi dei ragazzi con cui sarebbe andata volentieri alla festa e la lista era abbastanza lunga... aveva ricevuto tre inviti, ma lei voleva aspettare ancora. Io invece speravo che nessuno venisse ad invitarmi, non sapevo nemmeno se andare alla festa e mi sarebbe dispiaciuto declinare l'invito di qualcuno. Ma sembrava non dovessi preoccuparmi, perché in quei giorni tante avevano ricevuto un invito, tranne me. Diana aveva ricevuto l'invito da un ragazzo di nome Colson, frequentava uno dei suoi corsi e mentre mi raccontava di lui era contentissima, i suoi occhi brillavano, di conseguenza ero felice per lei.
Dopo aver finito di ripassare e fare i compiti, afferrai il cellulare e istintivamente premetti sul registro delle chiamate. Fermai il dito sul nome "Occhi di Ghiaccio" intenta a chiamare, ma qualcosa mi bloccò e sospirando gettai il cellulare sul letto. Tanto non sarebbe servito a nulla, non avrebbe risposto. L'unico modo per parlare con lui era incontrarlo e io al momento ero libera. Corsi nella cabina armadio e indossai velocemente un paio di jeans e la felpa grigia che Jason mi aveva prestato quando ero stata a casa sua. Infilai le Converse e le allacciai prima di scendere silenziosamente di sotto con il cellulare in mano. Continuai a guardarmi intorno assicurandomi che non ci fosse nessuno e presi le chiavi della Range Rover, dopodiché lasciai scritto su un post-it che stavo andando in biblioteca. Corsi in garage e salendo in auto feci un respiro profondo allacciando la cintura prima di partire. Non guidavo da molto, ma non era poi tanto male stare al volante, anche se continuavo a preferire il posto del passeggero. Afferrai il cellulare che avevo gettato sul cruscotto e appena mi fermai ad un semaforo, inserii velocemente l'indirizzo della casa di Jason sperando fosse corretto. Seguii le indicazioni del navigatore, impaziente di arrivare a destinazione e incontrare Jason per farmi dare un po' di spiegazioni sul perché si stesse comportando in quel modo. Se ero preoccupata? Certo che sì. Chi non si preoccuperebbe per i propri amici?
Riconobbi il quartiere appena girai alcune vie e svoltando un altro paio di volte, trovai la palazzina di Jason. Parcheggiai con precisione nel primo posto libero trovato e scendendo dall'auto, controllai. Il parcheggio andava bene ma non mi soddisfò abbastanza, così tornai in auto e rientrai perfettamente nelle linee. Avevo una fissazione per i parcheggi, se ero io a guidare, dovevano essere perfetti. Tolsi le chiavi dal nottolino e le tenni in mano con il cellulare mentre entravo dal vecchio portone sempre aperto. Guardai qualche istante l'ascensore e al solo pensiero di salirci, sentii un brivido, così girai verso le scale salendo due gradini alla volta. Arrivai al suo piano con un po' di fiatone, infatti decisi di fermarmi davanti alla porta un minuto e prendere fiato, prima di suonare. Sentivo il rumore della TV di sottofondo e un'altra voce, ma si zittirono subito abbassando il volume. Spostandomi da davanti alla porta, perché non mi vedesse dallo spioncino, incrociai le braccia aspettando. Quando sentii qualche giro di chiave e aprire lentamente la porta, mi piazzai davanti a lui.
Mi squadrò con le labbra socchiuse e lo stesso feci io. Aveva una fascia attorno al collo che gli permetteva di tenere il braccio piegato e attaccato al corpo. Il labbro aveva un taglio che ormai stava guarendo e un livido vicino all'occhio. Lasciai cadere le mie braccia lungo il corpo restando a guardare lui.
«Isabel...» Sembrava quasi non sapere cosa dire. «Cosa ci fai qui?»
Impiegai qualche secondo a rispondere, ero troppo occupata a guardare come era ridotto. «Non rispondevi alle chiamate, ne ai messaggi... poi mi hanno detto che avevi preso dei giorni...» sospirai passandomi una mano dietro il collo. «Cosa ti è successo?»
Stavolta fu lui a prendere un respiro profondo. «Entra.»
Entrai in casa e lo seguii in salotto, dove Jaden stava bevendo una birra. Nel vedermi sgranò gli occhi guardando prima me, poi il suo amico. «Ciao Isabel.»
«Ciao Jaden.» Mi girai subito verso Jason pressando le labbra. «Non sapevo avessi compagnia, posso tornare dopo se vuoi.»
«No, tranquilla. Ti porto qualcosa da bere?» Chiese guardandomi. Qualcosa in lui era diverso, sembrava spento e supponevo fosse per quello che evidentemente era successo.
«No grazie, sto bene così.»
«Io vado a prepararmi un panino.» Disse Jaden sparendo lentamente verso la cucina che continuava ad indicare con un dito.
Jason si sedette sul divano spostando qualche snack sul tavolo e mi guardò facendomi cenno di sedermi accanto a lui. «Come sei arrivata?»
Alzai la mano con cui stavo ancora tenendo il cellulare e le chiavi dell'auto suscitando in lui un'espressione sorpresa seguita da un sorriso. «Hai preso da sola la macchina e sei venuta fin qui?»
«Sì.» Risposi seria e preoccupata per lui allo stesso tempo.
«E lo hai fatto per me?» Si appoggiò allo schienale del divano con un sorrisino e in quel momento sembrava essere tornato quello di sempre.
Lasciai le chiavi e cellulare sul tavolino per poi tornare a guardarlo. «Puoi spiegarmi cosa ti è successo?»
«Influenza.» Rispose puntando gli occhi sulla TV.
«Sono seria. Cosa è successo? E comincia dal giorno dell'inaugurazione del Royal se non ti dispiace.»
«Mi sono sentito male e sono tornato a casa...» iniziò a dire, ma lo interruppi subito.
«E già l'inizio suona come un'enorme bugia.»
«Non mi hai nemmeno lasciato finire Isabel.» Disse lanciandomi un'occhiata, così restai in silenzio lasciando che continuasse il suo racconto. «Mi sono sentito male, così sono tornato a casa dopo aver lasciato le chiavi a Larson. Poi ho chiamato i tuoi genitori per chiedere qualche giorno di riposo. Invece, la spalla slogata e i lividi sono dovuti ad una piccola rissa che ho avuto qui nel quartiere. Comunque sto già guarendo, dovrei tornare tra una settimana.»
«Quindi ti sei sentito male e hai pensato di lasciare le chiavi dell'auto, alla persona che odi di più. Oh, poi hai deciso di andartene senza avvisarmi. Casualmente ti ritrovi in una rissa, non sembri avere l'influenza ma i giorni che hai preso, guarda caso, sono abbastanza da permettere che tu guarisca da questo tipo di ferite.» Accennai un sorriso abbastanza falso. «Non sono stupida.» Mi nascondeva qualcosa, ma io volevo sapere. «Chi ti ha fatto questo? Cosa è successo davvero quel giorno?»
«Quello che ti ho detto.» Rispose annoiato.
«Non riesco a crederti, mi nascondi qualcosa. Me lo sento.» Sopirai poggiando la mano sulla sua. «Siamo amici, perché non mi vuoi dire la verità? Voglio aiutarti...»
«Non puoi aiutarmi!» Sbottò improvvisamente facendomi sussultare. Ritrassi la mano tenendo lo sguardo fisso al suo e sembrò subito dispiacersi. «Ho avuto dei problemi con i miei e sono dovuto correre via, ok? Non ti ho avvisata per quello.»
Distolse lo sguardo e improvvisamente mi sentii stupida, oltre che in colpa. «Mi dispiace... non pensavo ci fossero di mezzo i tuoi genitori. Se non te la senti di parlarne lo capisco, ad ogni modo, va tutto bene ora? Qualunque cosa fosse, è risolta?»
Mi guardò alcuni istanti prima di annuire. «Tutto risolto.»
«Bene...» sospirai tenendo lo sguardo sulle mie mani torturandole. Ora potevo capire perché non avesse risposto alle chiamate o ai messaggi. Ero stata invadente e fastidiosa molto probabilmente.
«Non volevo lasciarti con Andrew, davvero...»
«Non ti preoccupare di quello, avevi cose di gran lunga più importanti a cui pensare. Tu come ti senti comunque? La rissa quindi è stata davvero un caso?»
«Sì. Comunque sto bene, chi mi ha fatto questo starà peggio.» Fissò un punto e tese la mascella prima di tornare nuovamente in se. «Com'è andata in questi giorni?»
«Una noia, se vuoi ti racconto. Prima però...» guardai verso la cucina e accennai un sorriso. «Jaden puoi venire se vuoi!»
Si fiondò in salotto con il suo panino quasi finito e si accomodò sulla poltrona. Io nel frattempo iniziai a raccontare quello che era successo negli ultimi giorni, che poi non era molto. C'erano semplicemente state una verifica dopo l'altra, interrogazioni e qualche incontro con alcuni insegnanti di università. Gli parlai anche del ballo, sempre con poco entusiasmo.
«Ti hanno già invitata?» Domandò Jason ora più attento.
«No. Onestamente, spero non lo faccia nessuno... non so se ho voglia di andare.»
«Perché?»
«Non lo so, il pensiero di andare con qualcuno di loro non mi entusiasma. Non esco poi molto con quelli della mia scuola. Forse ho paura di annoiarmi.»
«Con Jason non ti annoieresti.» Disse Jaden sorridendo e alle sue parole sentii una stretta allo stomaco.
«Certo... con voi due sarebbe difficile annoiarsi...» blaterai volendo picchiarmi subito dopo.
Jason si alzò per andare a prendere da bere e il suo amico si sedette velocemente accanto a me. «Quanto ti piace Jason?»
«Cosa?» Lo guardai spiazzata e potei sentire le mie guance scaldarsi.
«So che ti piace. Dai dimmi, lo trovi carino?» Aspettò la mia risposta e in quel momento mi sembrava di parlare con una delle ragazze a scuola.
«Perché mi fai queste domande?» Ero davvero a disagio e non capivo quel suo improvviso interesse.
«Sono domande semplici, dai rispondi. Lo trovi carino? Ti piace? Anzi, non c'è bisogno di rispondere all'ultima.»
Neanche alla prima... pensai.
Fortunatamente in quel momento tornò Jason con una lattina in mano e fulminando Jaden, lo fece spostare mettendosi di nuovo accanto a me. «Amico, la stavi importunando?»
«Ma figurati, le ho chiesto se ha qualche amica carina e ricca da presentarmi.» Disse facendo un gesto di non calanche con la mano.
«Che idiota.» Jason alzò gli occhi al cielo e mi guardò. «Hai caldo? Sei rossa.»
Jaden rise e stavolta lo fulminai io. «No, sto bene.»
Fece spallucce e spostò lo sguardo da me al suo amico. «Sai che ha preso l'auto da sola ed è venuta fin qui solo per me?»
«Mi avevi detto che non guidava mai.»
«Infatti, ma sentiva la mia mancanza.»
«Interessante.» Jaden sorrise guardandomi e io li osservai a bocca aperta.
«Non è affatto vero. Sono venuta fin qui perché... non ti eri più fatto vivo e pensavo fosse successo qualcosa di grave.»
«Principessa, puoi dirlo tranquillamente che ti mancavo.»
Alzai gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto mi appoggiai allo schienale del divano. Ad un tratto il cellulare iniziò a suonare e gettando l'occhio sullo schermo, notai che era una video-chiamata da parte di Megan.
«No... me ne ero dimenticata.» Sbuffai prendendo il cellulare.
«Di cosa?» Domandarono all'unisono i ragazzi.
«Megan e Andrew avevano organizzato un incontro a casa di lui. Era per parlare della festa.»
«Rispondi, noi staremo in silenzio.» Disse Jaden fingendo di chiudersi le labbra con una zip.
Accettai la chiamata e guardai i due. «Isabel dove sei? Ti stiamo aspettando, manchi solo tu.»
«Scusate ma non posso venire, non sono nemmeno a casa ora.»
«E dove sei?» Domandò Andrew guardandomi attentamente, per quanto potesse farlo tramite un cellulare.
Stavo per rispondere, o meglio, stavo cercando di inventare qualcosa sul momento... quando Jason mi sfilò di mano il cellulare e sorrise salutando Andrew con un cenno del capo. «Larson! Come stai? Isabel è con me, ha deciso di venire a trovarmi.»
C'era da dire che se le cercava, anche se non era poi una novità. Aveva completamente perso la testa. Ma dal tono che stava usando e dalla maniera in cui Andrew guardava Jason, potevo intuire che fosse accaduto qualcosa. Anche se si trovavano in posti differenti, riuscivo ad avvertire una certa tensione e credo pensasse la stessa cosa Jaden che sembrò trattenere il fiato.
«Davies, ti sta bene il viola.» Disse riferito al livido. Mi avvicinai per vedere il cellulare e Jason allontanò di poco il braccio in modo da prendere sia me che lui. «Perché sei li Isabel?»
«Mi avevano informata del fatto che Jason fosse stato male, così sono passata a trovarlo.»
«Dove sei? Ti vengo a prendere.»
Non poteva averlo detto. Risi sarcastica a quelle parole. «Perché mai dovresti?»
«Non credo che Jason abiti in una bella zona, quindi è meglio per te tornare a casa.»
«Non preoccuparti, sono in macchina.» Staccai la chiamata abbastanza irritata. Mi parlava come se fosse lui a dover decidere della mia vita, a volte sembrava mio padre. Guardai Jason alzandomi e infilai il cellulare in tasca. «Dovresti smetterla di istigarlo.»
«Difficile.»
«Comunque è meglio che vada, prima che i miei genitori tornino a casa e mi vedano vestita così.» Toccai la felpa e notai di nuovo Jaden sorridere alzando le sopracciglia. Arrossii prendendo le chiavi della macchina e Jason si alzò.
«Ti accompagno di sotto.» Sussultò tenendosi per un istante il braccio e lo fermai.
«Non ce n'è bisogno, tranquillo.» Preferivo restasse fermo in modo da riprendersi in fretta, invece di rischiare e peggiorare la situazione.
«Voglio vederti guidare in realtà.» Rise accompagnandomi alla porta.
«Se proprio devi, puoi farlo dalla finestra.» Dissi alzando gli occhi al cielo lasciandomi sfuggire un sorriso. «Fatti sentire. E se hai bisogno di qualcosa scrivimi o chiama... ok?»
«Grazie.» Accennò un sorriso e salutai entrambi prima di scendere di sotto.
Mi dispiaceva sapere che c'erano stati problemi in famiglia e in realtà mi dispiaceva anche il fatto che Jason non me ne avesse parlato, decidendo di ignorarmi. Ma ovviamente nessuno è obbligato a parlare, speravo però di poterlo aiutare in qualche modo. Tornai alla macchina e alzando lo sguardo, risi vedendo Jason e Jaden alla finestra. Mi accomodai al posto del guidatore e dopo aver messo la cintura, partii andando verso casa.
•••
Entrai nella mia stanza gettando le chiavi sul comodino, dopodiché andai a cambiarmi. Avevo ricevuto alcune chiamate da Andrew ma non avevo risposto in quanto impegnata a guidare. Ma avevo intravisto un messaggio che diceva sarebbe passato a casa mia, quindi avrei dovuto aspettarlo. Speravo i miei tardassero ad arrivare o trovandolo in casa, gli avrebbero chiesto di unirsi a cena. Non che ci fosse qualcosa di male e non volevo sembrare scortese, ma non ne avevo proprio voglia. Anche Megan mi aveva scritto una valanga di messaggi, ma almeno i suoi non riguardavano Jason e di questo ero davvero contenta. Mi chiedeva solo consigli sul ballo e su quello che avrebbe dovuto indossare o che cosa avrei indossato io, cosa di cui ovviamente non avevo idea. Non avevo avuto modo di pensare a cosa avrei indossato, vista la situazione negli ultimi giorni, ma caso mai avessi deciso di partecipare alla festa... credo avrei optato per un qualsiasi abito da sera nel mio armadio e una semplice maschera. Cosa che facevo anche gli altri anni, indossavo sempre qualche abito color pastello e una maschera intonata al colore dell'abito, semplice. In realtà lo faceva la maggior parte della scuola, erano pochi quelli che si travestivano davvero.
Scesi al piano di sotto nel momento in cui sentii suonare, e mentre Gloria apriva la porta io mi incamminai verso la sala. Sapevo già chi era e sentendo la sua voce ne ebbi ulteriore conferma. Andai davanti al camino spento guardando l'orologio appoggiato sopra, poi mi voltai guardando Andrew venirmi incontro. Stranamente non sembrava arrabbiato, ma la sua espressione era comunque seria.
«Com'è andata la visita al malato?» Dal tono di voce era palese che non gli interessasse davvero... anzi.
«Ha detto che sta meglio e presto tornerà a lavorare.»
«Cos'altro ti ha detto?» Domandò tenendo lo sguardo fisso sul mio come se cercasse qualcosa.
«Niente, perché?» Domandai a mia volta, confusa dal suo interesse.
«Non ti ha detto come ha fatto a ridursi in quello stato? O perché ha lasciato a me le chiavi dell'auto quel giorno al Royal?»
Scossi la testa facendo finta di nulla. «No, mi ha detto che ha avuto dei problemi nei giorni successivi e dunque si è fatto male.» Spiegai in breve. «Per quanto riguarda quel giorno al Royal... si è semplicemente sentito male.»
«E gli hai creduto?» Chiese tirando fuori il suo pacchetto di sigarette che però gli sfilai velocemente dalle mani.
«Non fumare qui. Comunque perché non dovrei credergli?»
«Oh nulla...» riprese il pacchetto e con l'aria di uno che sapeva, abbassò lo sguardo fingendo di guardarsi le scarpe.
«Parla e basta.» Dissi sospirando. Non volevo perdere tempo e volevo parlasse in fretta cosicché lui se ne andasse altrettanto in fretta.
«Se proprio insisti...» pressò le labbra poggiando il braccio sul ripiano del camino. «Quel giorno al Royal ho sentito che c'erano stati dei problemi nel parcheggio. Dicevano di aver visto della gentaglia litigare con uno che, apparentemente, sembrava essere un'invitato. Poi mi hanno mandato un video, ma non credo sia il caso che tu lo veda.»
«Fammelo vedere...» mi passai una mano tra i capelli sentendo subito un brutto presentimento.
Andrew prese il cellulare dalla tasca ed entrò in galleria premendo su un video per poi girare lo schermo verso di me. Presi piano il cellulare dalle sue mani e alzando il volume cliccai play. Osservai Jason colpire alcuni ragazzi, era arrabbiato e gli altri stavano ricambiando i colpi. Vedere quella scena mi face male... Jason era circondato e sembrava non poter fare più di tanto per proteggersi, era solo. Colui che filmava doveva essere parte del loro gruppo, perché camminava tranquillamente intorno ai ragazzi riprendendo da vicino. Dopo un minuto, il video si interruppe e Andrew riprese il cellulare dalle mie mani.
«A quanto mi hanno detto, quel gruppo cercava Davies perché aveva un debito da pagare. Sicuramente aveva anche lavorato per loro e verranno dalla sua stessa zona. Ti rendi conto? Li ha portati fino a li. Per quello non volevo tu stessi a casa sua da sola... quel ragazzo è un pericolo. Pensa se in quel momento fossi stata li con lui. Quei tipi avrebbero preso anche te e ti avrebbero fatto chissà cosa.» Strinse i pugni poi allentò la presa alzandomi il viso. Non potevo credere al fatto che Jason mi avesse mentito sui suoi genitori, ma qualcosa ancora non mi tornava. Perché non mi aveva detto subito che era andato via a causa di quei ragazzi che lo avevano picchiato? Perché si era inventato il problema familiare? Aveva davvero qualcosa a che fare con quei ragazzi? Nel caso, quale debito poteva mai avere avendo ora un lavoro ben pagato?
«Chi ti ha mandato quel video?»
«Non lo so, è stato inviato in anonimo.» Disse facendo spallucce.
«Devi inviarmelo subito.»
«Cosa vuoi fare?» Mi domandò confuso.
«Denunciare le poche persone che si riescono a vedere. Hai visto come lo hanno ridotto?»
«Cosa? Davvero lo difendi ancora dopo quello che ti ho detto? Isabel... quelli sono delinquenti, Jason compreso. Infatti, credo che denunciarli sia una pessima mossa.»
«E perché?»
«Anche il tuo amico finirebbe nei guai essendo coinvolto nella rissa.»
Odiavo doverlo ammettere ma, Andrew aveva regione. Non ci avevo pensato subito ma era vero, anche Jason sarebbe potuto finire nei guai... anche perché da quello che si vedeva nel video, lui era il primo a colpire. «Cosa possiamo fare allora?»
«Per il tuo bene, lo direi ai tuoi genitori.»
«No. Non farlo, per favore...»
Lo pregai con lo sguardo e sembrò pensarci su. Non volevo che Jason finisse in guai peggiori di quelli, per quanto fossi arrabbiata, ci tenevo. Qualche istante dopo sospirò annuendo e mise il cellulare in tasca. «Ma tu non devi più uscire da sola con lui o andare a trovarlo, è pericoloso per te girare in certe zone.»
«Starò attenta.»
«Isabel, se lo rivedi fuori dal suo orario di lavoro... mi costringerai a dirlo ai tuoi. E credimi, lo sto facendo solo perché tengo a te.» Prese la mia mano e la strinse leggermente prima di tirarmi a se in un abbraccio. «Non voglio ti accada qualcosa di brutto.» Mi accarezzò la schiena e dopo avermi lasciato un bacio tra i capelli si staccò.
«Va bene.» In realtà non andava per niente bene, dovevo parlare con Jason. Dovevo capire. «Ora scusami ma... ho bisogno di andare a fare un bagno caldo.» Mi inventai sospirando.
«Certo. Io vado, ci vediamo domani a scuola Bella.»
Annuii e dopo aver ricevuto un suo bacio sulla guancia, lo accompagnai alla porta. Aspettai qualche istante e salii le scale immersa nei pensieri. Entrando in camera, chiusi a chiave la porta in modo che nessuno entrasse o mi disturbasse. Prendendo poi il cellulare, chiamai Jason aspettando rispondesse. Uno squillo, due squilli, al terzo finalmente rispose.
«Ciao Isabel!»
«Mi hai mentito di nuovo... perché?» Chiesi andando dritta al sodo.
«Di cosa parli?» La sua era una domanda ma non sembrava confuso.
«Lo sai... mi hai mentito sui tuoi genitori. Come hai potuto?»
Lo sentii sospirare dall'altro capo. «Chi te lo ha detto?»
La sua domanda era praticamente una conferma e questo mi dispiaceva. «Non ha importanza chi. Ho visto un video, Jason.»
«Un video?» Stavolta sembrava davvero confuso.
«Stavi colpendo dei ragazzi e loro hanno ricambiato tutti i colpi... te ne hanno dati anche troppi in effetti. Gira voce che tu avessi un debito con loro.»
«Cosa? No, non è assolutamente vero. Non so chi siano quei ragazzi.»
«Sono stanca di tutte queste bugie.»
«Isabel ascoltami...»
«No Jason, ascoltami tu. Mi hai fatta sentire uno schifo perché mi avevi convinta del fatto che ci fossero stati problemi con i tuoi genitori. Invece mi ritrovo un video girato da chissà chi in cui fai rissa con dei ragazzi. Questa è la seconda bugia che mi racconti in nemmeno un giorno.»
«Ok, è vero. Ho fatto rissa con quei ragazzi ma posso assicurarti che non avevo debiti. Nemmeno li conosco.»
«Allora che motivo avevano di picchiarti? Sapevano pure dove trovarti.»
«Mi dispiace ma non posso parlartene ora.»
«Certo, non puoi. E dimmi Jason, quando potrai parlarmene?» Dall'altro capo del cellulare sentii un lungo silenzio che mi bastò come risposta. «Come immaginavo.» Alzai gli occhi al cielo e sospirando, staccai la chiamata.
Non sapevo più a chi o a cosa credere. Perché era tanto complicato dirmi cosa fosse successo? Non si fidava abbastanza? Il fatto che non volesse dirmi la verità mi faceva innervosire, speravo che la fiducia fosse reciproca ma evidentemente non era così. Lasciai il cellulare in modalità silenziosa e scesi nuovamente al piano di sotto, dove trovai i miei genitori. Stavano lasciando i cappotti ad Albert, il maggiordomo, prima di dirigersi verso la sala. Li seguii e salutandoli, interruppi la loro conversazione attirando la loro attenzione su di me.
«Buonasera Isabel, com'è andata oggi a scuola?» Domandò mia madre mentre si metteva seduta sul divano.
«Bene.»
«Hai pensato a cosa farai l'anno prossimo?» Domandò subito dopo mio padre mentre si versava qualcosa da bere. Sapevo che mi avrebbe fatto quella domanda, negli ultimi giorni sembrava non saper parlare d'altro.
«No, non ne ho idea al momento.»
«Sarà meglio che ti sbrighi, l'anno scolastico non è così lungo.» Si sedette accanto a mia madre e cambiò discorso. «Cosa mi dici della festa di Halloween? Andrew mi ha accennato qualcosa sui preparativi.»
«Manca poco, si fa questo fine settimana.»
«Ti hanno invitata?» Chiese curiosa mia madre.
Mi sembrava strano quel loro improvviso interesse, ma decisi di non darci troppo peso. «Non ancora. Penso di andarci da sola in realtà.»
«Mm... come vuoi.»
«Vado su a lavarmi le mani, scendo tra qualche minuto per la cena.»
«Sì, io andrò a cambiarmi.» Disse mia madre alzandosi.
Annuii e girandomi tornai di sopra. Oggi evidentemente erano di buon umore, mio padre non aveva insistito con l'argomento "futuro" e mia madre stessa cosa. In realtà credo fossero troppo presi dal Royal. Da quando aveva aperto, si erano concentrati molto sul lavoro e onestamente non mi dispiaceva poi più di tanto se questo era il risultato.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro