Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 14

Punto di vista di Jason

Scesi di sotto come mi aveva chiesto Isabel e restai vicino alle scale aspettandola. Era chiaro che qualcosa non andava, sua madre era stata esagerata con lei poco fa. Le aveva anche impedito di tornare a casa, per il semplice fatto che avrebbe dovuto fare presenza. Non sapevo cosa fosse successo minuti prima, quando l'ho vista stava parlando con la sua amica Megan e dopo averle urlato un "basta!" era scappata via. L'avevo seguita cercando di fermarla per farmi spiegare cosa fosse successo, invece, girandosi era corsa ad abbracciarmi. Aveva bisogno di un posto tranquillo e in qualche modo, l'avrei portata via da questo luogo. Iniziai a fare avanti e indietro li intorno, notando successivamente Andrew fissarmi. Non mi era servito troppo tempo per inquadrarlo, avevo capito subito che persona era. Ciò che mi domandavo, era se lo avesse capito anche Isabel. Quel ragazzo non mi piaceva per niente e io non piacevo a lui.
«Davies, giusto?» Si avvicinò con un bicchiere di vino in mano. Lo guardai semplicemente senza rispondergli. «Vedo che Isabel sta iniziando a portarti proprio ovunque. In effetti ha sempre voluto un cagnolino.»

Stavo cercando di trattenermi con tutte le mie forze dal tirargli un pugno in pieno viso. «Ti senti minacciato Larson?»

«Minacciato io? Da te?» Rise guardandosi intorno. «Divertente questa.»

«Ti senti minacciato perché tu vorresti Isabel al tuo fianco, ma lei non ti guarda nemmeno. Invece preferisce passare il tempo con me, parlare con me, mi vede come un amico. Tu non sei nemmeno quello.» Risposi in tono tranquillo, mentre potei vedere la sua espressione cambiare in una più irritata.

Posò il bicchiere e chiuse la mano in un pugno. «Ringrazia che siamo qui dentro.» Sussurrò a denti stretti.

«Non avresti fatto nulla comunque.»

«Fossi in te, smetterei di parlare. Perché posso farti perdere il lavoro e impedirti di trovarne un altro.» Si allontanò da me e raggiunse gli altri.

Sapevo che Andrew era uno di quelli che parlava e basta, le sue armi erano le minacce.
Mi voltai non appena notai qualcuno scendere le scale, Isabel. Passò tra le persone sorridendo e salutando, fermandosi poi a parlare con una donna. La guardai attentamente, i suoi sorrisi erano bellissimi e in altre circostanze, forse, avrei sorriso anche io contagiato, ma non stavolta. Questi sorrisi erano diversi da quelli che avevo visto io altre volte... erano tristi. Non era felice e lo si poteva capire dagli occhi, ma gli altri non ci facevano caso. Non vedevano la maschera sul suo viso. Mi avvicinai ma non troppo, lasciandola libera di conversare senza che sentisse la mia presenza addosso. Appena finì di parlare, sua madre le passò accanto sussurrandole qualcosa all'orecchio. Isabel guardò in direzione di Megan e le si avvicinò iniziando a parlarle. Non riuscii a sentire, ma dal sorriso trionfante della sua amica, potei intuire si fosse scusata. Andrew la affiancò subito poggiandole una mano sulla schiena e mi fulminò con lo sguardo. La strinse leggermente a se e solo dopo notai di avere le mani strette in due pugni. Andarono tutti e tre a sedersi ad un tavolo, io continuavo a seguirli con lo sguardo, non volevo perdere d'occhio Isabel. Andrew provò a poggiare una mano sulla sua ma lei la ritrasse e alzandosi, entrò nel ristorante. La seguii ma passando accanto al loro tavolino, Megan si alzò di scatto fermandosi proprio davanti a me.
«Eccoti qui, non ti avevo visto. Come stai?»

«Una meraviglia.» Come se le fosse interessato davvero. Non sapevo nemmeno perché mi stesse rivolgendo la parola.

«Stai meglio vestito così, sai?» Poggiò una mano sul mio petto toccando il tessuto della camicia.

«Se non ti dispiace, ho da fare.» Spostai la sua mano superandola ma mi fermò di nuovo. «La segui sempre ovunque?»

«Te l'ho detto, è il suo cane.» Rispose Andrew restando seduto. «Per di più straccione. Non l'hai visto ieri sera?»

Dio solo sapeva quanto avrei voluto fargli male, riempirlo di botte e lasciarlo dolorante in un angolo. Mi avvicinai e poggiai una mano sulla sua sedia abbassandomi. «Ti da molto fastidio, vero? Vi ho visti prima, ho visto il suo disinteresse nei tuoi confronti. Potrò anche essere uno straccione, ma almeno io riesco a farla sorridere.» Questo sembrò farlo infuriare, perché tirò indietro la sedia alzandosi e si piazzò davanti a me.

«Ci vediamo sul retro tra mezz'ora Davies, chiudiamo la questione.» Si voltò affiancato da Megan e si allontanarono.

Isabel uscì dal ristorante e ci guardò avvicinandosi poi a me. «Jason, eccoti. Tutto bene?»

«Dovrei chiedertelo io.» Accennai un sorriso che ricambiò timidamente.

«Sto bene, ma non vedo l'ora che finisca questa giornata.» Sospirò e si guardò attorno. «Per caso ti hanno infastidito quei due? Ho visto che eravate vicini poco fa.»

«No tranquilla.»

«Ma quello è...» Isabel strinse leggermente gli occhi guardando verso la hall.
Seguii il suo sguardo e vidi Jaden parlare con l'uomo alla reception. Non avevo idea del perché fosse qui, ma speravo non stesse combinando nulla. Non senza di me almeno.
Gli andai incontro seguito da Isabel e lo guardammo conversare con l'uomo che sembrava più che altro infastidito.

«Ok, allora qual'è la stanza meno cara? Per gli amici dei proprietari c'è lo sconto? No perché, ho delle conoscenze io.» Spiegò e io cercai di trattenere una risata, mentre Isabel lo tirò fuori dall'albergo tenendolo dal cappuccio della felpa. «Sorella cosa fai? Stavo parlando con quel tipo simpatico.»

«Jaden sei matto? Mi metterai nei guai!» Isabel lo guardò a braccia conserte.

«Tecnicamente stavo facendo il cliente. Volevo solo sapere i prezzi. Grande il posto comunque! Se mi servisse una stanza ho lo sconto?» Domandò e non riuscii a non ridere, beccandomi un'occhiataccia da Isabel.

«Oddio devo entrare.» Disse guardando il cellulare. «Non combinate guai, Jason conto su di te. Tienilo d'occhio, non voglio altra vernice.» Accennò una risata e tornò dentro.

«Che mi racconti amico?» Jaden mi diede una pacca sulla spalla appoggiandosi al muro.

«Ti ricordi di Larson? Credo voglia fare a botte.»

Jaden scoppiò a ridere e mi diede una leggera spinta. «Questa è bella, lui contro di te? Fratello, hai vinto ad occhi chiusi. Ad ogni modo, perché vorrebbe fare a botte?»

Prese una sigaretta dal suo pacchetto e l'accese. Subito dopo ne passò una anche a me e l'accettai volentieri.

«Per Isabel...» presi l'accendino e tenendo la sigaretta tra le labbra l'accesi facendo qualche tiro.

«Cosa?!» Jaden rise divertito dalla situazione, ma io non lo ero. Qualcosa non quadrava.

«Sì, è arrabbiato perché lei lo rifiuta in continuazione e io gliel'ho fatto notare.»

«Credo abbia anche notato che tra te e lei c'è qualcosa.»

«Tra me e Isabel non c'è niente.» Jaden faceva spesso battutine su questo argomento quando ero con lui, ma non credevo lo pensasse sul serio. Io non ero il tipo di ragazzo che amava impegnarsi, Isabel era bellissima e simpatica ma tra noi non ci sarebbe mai stato nulla.

«Non venirmi a dire stronzate. Ti conosco, so che ti piace la principessa.» Sorrise facendo un altro tiro prima di continuare. «Lo neghi a te stesso e cerchi di convincerti in questo modo. Io però dico che dovresti smetterla di ingannarti.»

«Non lo sto facendo.»

«Sì invece. A te piace quella ragazza... e sai come lo so?» Domandò e aspettai la sua risposta. «Se non provassi nulla per lei, l'avresti già portata a letto, ci avresti provato spudoratamente. Invece la tratti bene, la porti al Maple, hai pure picchiato Benson per lei.» Mi passai una mano tra i capelli sospirando. Jaden era il mio migliore amico, ma in questo momento volevo solo che stesse zitto. «Sai che ho ragione.»

«Devo tornare dentro.» Gettai il mozzicone di sigaretta e infilai le mani in tasca.

«Io faccio un giro qui intorno, prometto di non combinare guai se non ci sei tu.»

«Hai capito tutto.» Risi dandogli una pacca sulla spalla e tornai dentro.
Si erano tutti spostati in una sala dove si stava tenendo un altro discorso, cercai Isabel con lo sguardo ma Andrew si fermò poco distante da me facendomi cenno di seguirlo. Forse non dovevo, al momento stavo anche lavorando teoricamente, ma dopo qualche secondo camminai verso il retro. Continuavo ad avere uno strano presentimento e, Andrew sembrava troppo sicuro di se.

Arrivai al parcheggio, proprio vicino alla macchina di Isabel, dove Andrew si stava accendendo una sigaretta girato di spalle.
«Allora?» Aspettai che si voltasse o che mi dicesse qualcosa. Invece si girò ridendo solo dopo aver guardato il suo cellulare e fu allora che notai un gruppo di ragazzi avvicinarsi.

«Vediamo come te la cavi con loro, Davies.»

Due ragazzi mi bloccarono tenendomi per le braccia mentre Andrew guardava la scena fumando. Sapevo che c'era qualcosa sotto, non si sarebbe mai sporcato le mani. Ora però ero nei guai, potevo stenderne due, ma loro erano cinque o sei. «Fai fare il lavoro sporco agli altri. Ci avrei scommesso, non ti sporcheresti mai le mani. Sei un fottuto vigliacco, sei senza palle.»
Uno da dietro mi tirò un calcio dietro le ginocchia facendomi cadere mentre gli altri due continuavano a tenermi fermo. Mi rialzai in fretta e mi liberai dalla presa di uno colpendo in viso il secondo. Non potevo batterli, ma ci avrei provato.

«Bloccatelo!» Urlò uno di loro.

Mi spinsero indietro e cercarono di colpirmi, ma riuscii a schivarli. Fino a quando non toccai il muro con la schiena e due dei ragazzi mi bloccarono contro di esso. Andrew si avvicinò toccando la spalla del ragazzo biondo davanti a me catturando la sua attenzione. «Cerca le chiavi dell'auto nella tasca della giacca.» Il ragazzo annuì iniziando a controllare nelle tasche fuori e prendendo le chiavi, le tirò a Andrew. «Bene, questi sono vostri.» Tirò fuori una mazzetta di soldi e la porse a quello che sembrava il capogruppo, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
Si avvicinò poi a me e mi guardò con un ghigno sul volto. «Ovviamente Isabel non saprà nulla di tutto questo. Altrimenti saranno guai sia per te che per lei... potresti non essere l'unico a farsi male.» Mentre iniziava ad allontanarsi, mi piegai nel momento in cui ricevetti un forte pugno allo stomaco, poi un'altro e un'altro ancora. Caddi a terra e cercai di rialzarmi subito, inutile dire che fallii. Iniziarono a tirarmi una serie di calci e quando si fermarono, mi tirarono su loro. Riuscii a stenderne due in qualche modo, ma l'istante successivo qualcuno mi colpì in viso. Non potevo fare nulla, se non ricordare i loro volti e fargliela pagare un'altra volta. O sarei andato direttamente da Andrew e lo avrei mandato dritto all'ospedale con quante più ossa rotte.

•••

Per qualche motivo mi tornò alla mente una delle mie prime risse. No, non quella con Jaden, era una rissa più seria. Avevamo quattordici anni, i ragazzi più grandi provavano piacere nel stuzzicarci e prenderci in giro. Ovviamente io e Jaden non riuscivamo ad ignorare la situazione, se qualcuno ci dava fastidio reagivamo, cosa che facciamo ancora. Quella volta ci ribellammo, quei bulli avevano dai sedici ai diciassette anni, ci massacrarono. Mi ritrovai con un braccio rotto, tagli e lividi ovunque. Jaden era piazzato altrettanto male e ci portarono all'ospedale chiamando poi le nostre madri infuriate. Ricordo che anche mio padre si arrabbiò quel giorno, ma restò comunque calmo e mi lasciò spiegare l'accaduto prima di farmi il suo discorso su quanto fossi stato irresponsabile. Sapevo che non ce l'aveva più di tanto con me, secondo mia madre il motivo era perché io e lui alla stessa età eravamo identici. E mentre noi poi la prendevamo sul ridere, lei scuoteva puntualmente la testa chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare con entrambi. Quasi non sentii più dolore immerso in quei miei ricordi, ma qualcuno mi scosse piano continuando a chiamarmi e allora socchiusi gli occhi vedendo tutto sfocato. Sentii dei forti dolori allo stomaco e il sapore metallico del sangue sulle mie labbra, per quanto riguardava la mia spalla destra, dal dolore che sentivo, sicuramente era slogata. Qualche minuto dopo, i miei occhi riuscirono finalmente a mettere a fuoco l'immagine di Jaden che continuava a chiamarmi. Non riuscii a rispondere e tossii sputando a terra del sangue mentre il mio amico mi teneva cercando di farmi poi alzare con calma. Appena tutto quello che era accaduto mi tornò alla mente, la rabbia iniziò a salire e reggendomi a Jaden, guardai verso la porta pronto ad entrare. Mi incamminai ma fui subito trattenuto senza troppo sforzo.
«Jason, non puoi tornare dentro conciato così.»

«Quel coglione ha pagato un gruppo perché mi pestasse. Non ha nemmeno avuto le palle di affrontarmi da solo... e non ho intenzione di lasciare Isabel da sola con quello.» Non avevo intenzione di allontanarmi, ma Jaden non sembrava pensarla al mio stesso modo.

«Invece devi venire via. Ti porto all'ospedale, ti fai vedere e chiami per chiedere qualche giorno di riposo. Fidati, è meglio che non ti vedano in questo stato.»

«Scordatelo. Ha anche minacciato di far del male a Isabel.»

«Fratello ascolta, Larson ha il coltello dalla parte del manico al momento. Gliela faremo pagare al momento giusto...» mi guardò cercando di convincermi e tirò fuori le chiavi della sua auto. «Isabel starà bene, non credo le farà qualcosa. La chiamerai più tardi per dirle quello che vuoi, ma ora vieni con me.»

«Non posso lasciarla così... e poi sto lavorando.»

«Non credo sia il caso che tu entri ridotto così. Ci inventeremo qualcosa, non ti preoccupare. Ora andiamo, devi farti visitare perché sei messo abbastanza male.»
Ci impiegai qualche minuto a convincermi, ma poi lasciai che Jaden mi accompagnasse alla sua auto e lasciandomi sfuggire un gemito cercai di tenere fermo il braccio. Guardai verso l'albergo mentre lasciavamo il parcheggio e sospirai pulendomi il labbro. Non ero convinto fosse una buona idea lasciare Isabel, lei si fidava di me e io me ne stavo andando senza nemmeno avvisarla. Sapevo che non correva alcun pericolo, c'era diversa gente, ma l'idea di lasciarla con Andrew mi infastidiva davvero tanto. Se la mia spalla si sarebbe rivelata davvero slogata, probabilmente avrei dovuto chiedere dei giorni come aveva detto Jaden prima. Io però non volevo, non potevo. Dovevo trovare un modo per lavorare comunque.
«Mi dispiace, sarei dovuto venire con te.» Jaden sospirò guardando la strada.

«No, era una cosa tra me e Andrew. Ma a quanto pare non è stato onesto, anche se c'era da aspettarselo. Me lo sentivo che qualcosa non andava.» Chiusi gli occhi qualche istante evitando di pensare ai dolori e presi un respiro profondo.

«Stai certo che si pentirà di quello che ha fatto.»

«Quello è sicuro. Si è messo contro la persona sbagliata.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro