Capitolo 2.
Capitolo 2: Via Hugo Boss.
Era una notte serena e stellata, ma si stava alzando un forte vento che probabilmente avrebbe trasformato in gran fretta quella notte in una notte buia e tempestosa.
Le marmotte si apprestavano a rientrare nelle loro tane, mostrandosi piuttosto previdenti, diversamente dai gabbiani che continuavano a svolazzare così come se niente fosse, gracchiando di tanto in tanto come se non ci fosse un domani.
Uno dei gabbiani, invece di unirsi ai cori dei propri simili, preferiva rimanere in silenzio, un po' come avrebbero fatto le persone che, invece di parlare con gli altri, si rintanavano in un angolo a smanettare con il cellulare.
Era un gabbiano bellissimo, senza una piuma fuori posto, con un'aura maestosa. Doveva però essere un gabbiano un po' tonto dato che, mentre iniziava a piovere all'improvviso, rimaneva a cazzeggiare invece di andare a ripararsi.
Dopo avere fatto i propri bisogni sulla barba di un ragazzo che somigliava moltissimo a Fernando della 4^A, si scaricò anche sui capelli di una cheerleader che somigliava a Britney, poi proseguì e lasciò un ricordo anche sopra la serranda dell'officina meccanica "Bwoah".
Infine, dopo essersi liberato, andò a distruggere la tana di due marmotte, che fuggirono a gambe levate incuranti del maltempo.
***
Sebby si svegliò di soprassalto, scoprendo che non era una notte buia e tempestosa, ma che erano le sei del mattino già passate da almeno una ventina di minuti e che presto avrebbe dovuto alzarsi per prepararsi per recarsi alla F*ck City Highschool.
Se i primi giorni di scuola erano stati strazianti, non si poteva dire la stessa cosa di quelli che erano seguiti. La nuova scuola non era tanto peggio di quella che aveva lasciato al suo paese natale, dove quella rompiscatole di Hanna gli stava sempre attaccata al cappellino della Ferrari.
A proposito di cappellino della Ferrari, doveva ricordarsi di indossarlo. L'aveva aggiunto di recente al proprio abbigliamento preferito, costituito interamente da indumenti di colore rosso, ma talvolta se ne dimenticava.
Quel giorno, per fortuna, non se ne scordò, guadagnandosi l'approvazione da parte del suo fratellastro Kimi.
«Sei proprio carino oggi. Ci scommetto che ci sono tante cheerleader, nella tua scuola, pronte a saltarti addosso.»
«Veramente no.»
«Oh, mi dispiace.»
«Non fa niente. Lo sai benissimo che le cheerleader non sono neanche lontanamente nella lista dei miei interessi.»
«Hai detto che ti piace un certo Lewis Hammertime, giusto?» domandò Kimi. «Ricordo che mi hai parlato di lui, a volte.»
Nel sentirlo nominare, Sebby si entusiasmò.
«Aaaaaaawwwwww, Lewis!»
«Sì» decretò Kimi. «Sei ancora molto interessato a lui.»
«Certo che lo sono» convenne Sebby, «è il ragazzo più bello che abbia mai visto!»
Con il pensiero di Lewis in testa si fiondò fuori da casa e salì a bordo del furgone di Kimi. Superando tutti i limiti di velocità, al grido di "blue flags, blue flags" si diresse verso la scuola.
Parcheggiò e spalancò la portiera. Come ogni singolo giorno ribaltò il professor Arrivabene, che stranamente si metteva sempre a fumare nello stesso posto, e come ogni giorno eccetto il primo lo aiutò a rialzarsi.
Dopo avere conversato con lui a proposito del senso della vita per qualche minuto e dopo che, come al solito, il professore gli ebbe fatto i complimenti per la maniera impeccabile in cui si era vestito, Sebby si diresse all'interno della scuola, fermandosi come al solito davanti al bagno per fare un saluto a Nicole Hulkenberg che si ritoccava il trucco, e poi in classe.
Sfortunatamente non era ancora riuscito a spodestare nessuno dei suoi compagni seduti nelle prime file, perciò si sedette nell'ultimo banco accanto all'immancabile Rio.
L'indonesiano, seppure riluttante, scambiò con lui alcune parole, prima di mettersi a fare gli occhi dolci a una ragazza seduta in penultima fila che rispondeva al nome di Filippa Nasr.
Rio ne appariva indubbiamente attratto e con tutta probabilità Filippa lo ricambiava, ma il gap linguistico tra i due era un ostacolo insormontabile, un po' come all'epoca in cui Lewis Hammertime si era innamorato di Fernando della 4^A e per scrivergli lettere d'amore in spagnolo aveva dovuto chiedere l'intervento della sua compagna di banco Britney, che parlava perfettamente una dozzina di lingue. Sfortunatamente l'indonesiano non era tra queste, quindi nemmeno lei riusciva a comunicare con Rio.
Sebby non riusciva a spiegarsi come Fernando potesse avere detto di no a Lewis per fidanzarsi con uno studente universitario di origine australiana, eppure tutti, a scuola, sembravano non esserne minimamente sorpresi, tanto che Sebby aveva appreso tutto ciò da uno dei migliori amici di Fernando, tale Felipe, che gliene aveva parlato come se si fosse trattato della cosa più naturale del mondo.
La conversazione tra Sebby e Rio terminò molto in fretta, con Rio che osservava che quello sarebbe stato un giorno come tutti gli altri.
No, realizzò Sebby, non era un giorno come tutti gli altri. Uno dei suoi compagni di classe era assente e c'era un banco libero molto più avanti... addirittura in prima fila!
Senza dire una parola a Rio, Sebby scattò verso quel banco, con un urlo di eccitazione.
«TUNZ TUNZ TUNZ!»
La coppietta con i dentoni lo fissò con gli occhi fuori dalle orbite. Daniel fece un sorriso enorme, mentre Danila borbottava qualcosa in russo.
Sebby li ignorò e si sedette nel banco rimasto libero, rendendosi conto che si trattava di quello di Lewis. Di conseguenza quel giorno avrebbe dovuto fare a meno del suo adorato Hammertime.
Britney lo guardò storto.
«Perché sei qui?»
«Perché c'era un banco libero, quindi ho pensato che...»
«Okay, va bene» lo interruppe Britney, «ma è solo per oggi.»
«Certo. Spero che Lewis torni presto. A proposito, sai dov'è andato a finire?»
«No, non sono la sua balia.»
«Potresti chiamarlo.»
«Non ne ho voglia.»
«Ma potrebbe essergli successo qualcosa. Dobbiamo sapere.»
«Allora chiamalo tu.»
«Non ho il suo numero.»
«Te lo do io, se vuoi.»
Sebby fu costretto a un enorme sforzo per non mettersi a urlare per l'eccitazione.
Si limitò a un cortese "sì, grazie" e, dopo essersi appropriato del tanto desiderato numero, telefonò a Lewis.
Rispose la segreteria.
Poco male, si disse Sebby. Non era riuscito a contattarlo, ma possedere il suo numero era decisamente più importante che sapere che cosa ne fosse stato di lui.
Fu un giorno piuttosto noioso senza Lewis e, a peggiorare le cose, quel giorno non c'era nemmeno una lezione tenuta dal professor Arrivabene.
Mentre la giornata si apprestava a finire e Sebby stava sbadigliando, la professoressa Kalterborn peggiorò la situazione affidandogli un noiosissimo incarico. Lo pregò infatti di recarsi in segreteria a consegnare alcuni documenti che si era dimenticata di lasciare là prima dell'inizio dell'ora di lezione.
Profondamente invidiato da tutti i suoi compagni, desiderosissimi di trascorrere dieci minuti lontani dall'aula, Sebby si alzò controvoglia e si recò verso la segreteria, che si trovava alla parte opposta dell'edificio.
Entrò.
Si guardò intorno.
Non trovò nessuno.
Evidentemente il signor Mazzoni doveva essersi allontanato momentaneamente dalla propria postazione di lavoro.
Sebby gli lasciò i documenti sulla scrivania, ma quando vide il computer acceso non poté fare a meno di dare un'occhiata nell'archivio virtuale della F*ck City Highschool.
Digitato il nome di Lewis Hammertime, stampò la scheda con i suoi dati personali, indirizzo di casa compreso.
Si infilò il foglio in tasca giusto in tempo per non essere sorpreso dal signor Mazzoni e, dopo averlo salutato cordialmente, uscì in corridoio e andò a rintanarsi in bagno per leggere con calma la sua stampa.
Il compleanno di Lewis era il 7 gennaio e abitava nel quartiere del Gabbiano Reale, in via Hugo Boss numero 44.
Il cuore di Sebby si mise a ballargli nel petto mentre le costole facevano la ola.
Quel pomeriggio, invece di eseguire i compiti assegnati dalla signora Kalterborn, Sebby si recò in via Hugo Boss. Non era molto distante da casa sua, si trovavano nello stesso isolato.
Sebby percorse la via, con il battito cardiaco che incrementava sempre più in velocità.
Arrivato al numero 40 aveva ormai il fiatone e non riusciva più a stare in piedi.
Lo oltrepassò. Al 42 le cose peggiorarono. Sperò di non morire prima di raggiungere il 44...
...
...
...
...In quella via non c'era nessun numero 44: quello era un plot-twist.
Sebby ci rimase molto male.
Telefonò a Kimi, nella speranza che potesse aiutarlo.
«Officina "Bwoah", buon pomeriggio.»
«Kimiiiiiiii! tunz tunz tunz!»
«Sebby?»
«Sì, sono io.»
«Che piacere!!!11!!!11!! A che cosa devo questo onore?»
«Ho bisogno di te. Ce l'hai presente via Hugo Boss?»
«Sì.»
«Fino a che numero arriva?»
«Fino al 43, mi pare.»
«Il 44 non c'è?»
«Non che io sappia.»
«Grazie lo stesso. È stato un piacere averti come fratello. Adesso devo lasciarti, sto per morire di crepacuore.»
Riattaccò, preparandosi alla fine, ma invece della fine udì semplicemente una voce che gli domandava: «Va tutto bene?»
A parlare era stata una ragazza vestita interamente di grigio argento: felpa grigia, pantaloni grigi, scarpe grigie...
Sebby la riconobbe dall'acconciatura impeccabile.
«Tu sei Britney?»
«Sebby! Sei talmente depresso che non ti avevo riconosciuto.»
«Grazie per il complimento.»
«Non c'è di che.»
«Anch'io, comunque, ho fatto fatica a riconoscerti. È la prima volta che ti vedo vestita così. Di solito sei sempre in tenuta da cheerleader.»
«Infatti di solito mi vesto da cheerleader.»
«Come mai oggi pomeriggio sei vestita diversa?»
Quella domanda gli costò un'occhiataccia.
«Come mi vesto saranno fatti miei, non credi?»
Sebby avvampò.
«Scusa, non volevo essere invadente.»
Britney non rispose.
Si allontanò senza aggiungere una parola, lasciandolo con tanti dubbi, che svanirono ben presto, dato che non gli importava più di tanto della sua compagna di classe.
Soltanto diversi istanti dopo un dubbio esistenziale lo travolse: per caso Britney si era recata in via Hugo Boss per incontrare il suo compagno di banco? In tal caso lei era al corrente di dove abitasse?
A quel punto Sebby si mise a inseguirla come se non ci fosse un domani.
Gli volle poco per raggiungerla e, dopo averla afferrata per i capelli, la pregò: «Ti supplico, dimmi dove abita Hammertime!»
La cheerleader lo fissò con gli occhi strabuzzati.
«Perché lo vuoi sapere?»
Sebby non si scompose.
«Perché vuoi sapere perché lo voglio sapere?»
Britney si tirò indietro di scatto, liberando i propri capelli.
«È meglio che tu stia lontano da Lewis.»
«Perché, lo vuoi tutto per te?»
Britney scoppiò a ridere.
«Perché dovrei volere Lewis tutto per me?»
«Perché è un figone bellissimo e sono certo che sbavi dietro a lui.»
«Se proprio lo vuoi sapere sono fidanzata con Jenson della 4^A. Forse, se qui c'è qualcuno che sbava dietro a Lewis, quello sei tu.»
«Oh... mi hai scoperto.»
Il tono di Britney si fece più accomodante.
«Capisco che ti possa piacere, ma ti suggerisco di cercare di conoscere qualcun altro. Ci sono tanti ragazzi e tante ragazze a scuola, così come Kimi conosce sicuramente tanta gente più grande. Ti converrebbe dimenticarti di Lewis e innamorarti di qualcun altro.»
Sebby scosse la testa.
«Non posso. Lewis è perfetto per me.»
«Lewis ha tanti segreti» lo avvertì Britney. «Lo dico per te, cerca di stare lontano da lui.»
Furono le ultime parole che Britney pronunciò prima di andarsene, lasciando Sebby di stucco a porsi domande alle quali non era possibile dare risposta.
Se Lewis aveva molti segreti, uno di questi doveva essere l'ubicazione del numero 44 di via Hugo Boss.
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