44. (M) Semplicemente
Nuova canzone di Matt, traduzione in calce! Enjoy
Io non lo so, se abbiate mai provato un timore così profondo e radicato nel cervello da sentirvi morire. Non so, se vi siate mai trovati di fronte a qualcosa di insormontabile, a una situazione priva di vie d'uscita, a un muro troppo alto per essere valicato. Non so, se vi sia mai capitato di dover soltanto aspettare che le cose succedano, senza alcun potere sul loro corso, alcun modo per sistemarle o migliorarle o anche solo renderle peggiori.
Io ci sono, in una situazione di merda del genere. Ci sono dentro fino al collo, e vi giuro che l'odore dà il voltastomaco.
Sto su un cazzo di palco in legno, ridipinto di nero da poco – c'è ancora un puzzo tremendo di vernice da mobili – e pieno zeppo di cavi elettrici dello stesso colore che se per caso ci capitiamo sopra salta mezzo impianto.
Sto davanti a un tot di gente assiepata in un ambiente umido e scuro, al riparo dal freddo di metà settembre che ha iniziato a infestare Berlino, con litri di birra che viaggiano di mano in bocca e dal bancone al fondo della sala, tra musica a cavolo sparata nelle casse e qualcuno che ogni tanto fa partire un bordello per uno spintone.
Sto al centro di un cerchio di disadattati – un tedesco, un italiano, un russo-tedesco – che accordano, suonano, parlottano, facendo finta di non vedermi, di non percepire la mia ansia che divora e mangia e fa piazza pulita di ogni ragionevolezza.
Sto in piedi, con le cosce che mi fanno male per la tensione – sto cercando in ogni modo di smettere di tremare – e le mani sudate che mi scivolano sulla plastica lucida di Charlotte, gli occhi pesti di nausea e pianto e sfinimento, la bocca impastata di chi ha vomitato pure l'acqua che aveva bevuto dopo aver vomitato di già, il tutto circa dieci minuti fa.
È la prima volta che torno a suonare con i ragazzi, dopo il periodo di incomprensione e smarrimento in cui ho smesso di fare qualsiasi cosa e mi sono lasciato trascinare via dalla vita. È la prima volta che sono di nuovo con i miei cazzoni, con attorno solo sorrisi e amplificatori e strumenti e corde. Sembra quasi una nuova iniziazione alla musica.
Ma oltre all'agitazione di dover capire se davvero questa è ancora la mia vita – la prova del nove è solo qui, che la posso fare, tra corde e note e responso dell'umanità – sento dentro la classica stretta allo stomaco che mi viene quando sono davanti a situazioni aut aut. Se stasera non va bene, posso riprovarci tra un mese. Ma se stasera lei non viene, ho chiuso per sempre.
Dove sei, Alyna?
Sono almeno venti minuti che aspettiamo. Invano, ormai. Cristo, non doveva andare così. Ma forse... forse me lo sono meritato. Forse mi sono meritato che lei non si presenti, e forse così capirò finalmente che ogni azione ha una reazione, e le cazzate e gli errori si scontano sempre, e pure nel peggiore dei modi.
Yuriy si volta verso di me, indica con un cenno del capo il pubblico.
Sì, amico. Va bene, cominciamo, anche se lei non c'è. Annuisco, faccio "okay" con la mano. Sono pronto a perderla, perché non ho vie d'uscita. Intanto vediamo di trovare un senso al resto, almeno.
Yuriy fa di nuovo quel gesto. Che c'è? Non ha capito?
Alzo ancora una volta il pollice, ma stavolta è Theo a scuotere il capo e venire da me.
«È qui, coglione.»
Blackout.
Una lenta, inesorabile, valanga di emozioni mi si rovescia addosso e mi preme contro il cervelletto. Mi sento svenire e mi viene voglia di piangere, vorrei urlare e saltare giù e correre a baciarla.
Invece mi faccio forza, avanzo di qualche passo, finché non riesco ad avere visuale completa di tutti quelli che stanno qui davanti. Passo in rassegna ogni paio d'occhi, con il cuore in gola e la consapevolezza – la certezza – che tra loro c'è chi cerco.
Alla fine, sbucano. Viola. In mezzo a un fascio di capelli tenebrosi, sopra un sorriso tirato e due occhiaie che assomigliano terribilmente alle mie. È qui.
Tiro a me il microfono che mi aspettava, lo sistemo in altezza, continuo a fissare Alyna. Le faccio l'occhiolino, e mi esce un po' sgangherato ma lei scoppia a ridere e io mi sento la persona più fortunata del mondo.
Ciao, piccola.
Schiarisco la voce, sistemo la fascia sulla spalla e mi stringo contro Charlotte. Stai con me, per favore.
«Ehilà. Buonasera» scandisco, e un botto di teste si voltano verso di me. «So che non siete abituati a sentirmi parlare... di solito lascio lo spazio a Theo, è lui der kommissar qui.»
Si alzano un po' di risate, e io capisco che ho spazio libero. Guardo Alyna negli occhi, ancora, sempre. «Stasera finalmente torniamo a suonare. Lo so, che magari non ve ne siete accorti, ma sono parecchi mesi che manchiamo dalle scene.»
«E la mancanza si è sentita, ragazzi!» urla qualcuno dal fondo della sala, e al mio fianco Luciano risponde con un inchino imbarazzante, che fa ridacchiare tutti.
«La colpa era mia. Mi ero un po' perso, e mi serviva tempo. Ma adesso siamo di nuovo in carreggiata» spiego, e mentre lo faccio non esiste istante in cui io lasci lo sguardo stranito di Alyna. «E per partire al meglio vi presentiamo una nuova canzone, "Straightforward". Fa parte di una piccola lavorazione in corso, e speriamo tanto che vi piaccia. Ci tenevo a presentarla io, stavolta, perché l'ho scritta un po' per tutti» dico, e sento la mano di Theo sulla spalla che mi rassicura: è qui, sono tutti qui, i miei Pots, mi sostengono in ogni sillaba. «Ho scritto per noi, per voi, per chi la ascolterà e anche per chi non lo farà. Parla di persone, di amore, ma penso che in realtà dentro ci sia di tutto. Dolore, voglia di farcela... ragazzi, non smettete di vivere. Mi raccomando. E... niente. Ora ve la suoniamo, siate clementi con noi poveri cazzoni.»
Uno scroscio di risa, qualche applauso. Alyna mi fissa con due occhi grandi come il mondo intero. Sono pronto.
«Ultima cosa» mormoro al microfono. «Questa canzone deve la sua vita a una persona che è tra di voi, stasera. La chiameremo "Io", se vi va, come una tizia che sta nei miti greci. Io, questa canzone è per te. Grazie di essere venuta. Ci restituisci il respiro.»
Mormorii entusiasti si spargono tra la gente, che si guarda attorno eccitata cercando di capire chi sia questa persona. Ma non ce n'è verso: Alyna è solo mia, stasera. È mia, completamente. Mi guarda sconvolta, le guance rosse che si vedono anche da qui, pure se sta a metà della folla. Le sorrido ancora, stavolta lascio che si vedano i denti e cerco di emulare il ghigno che le piace: lei spalanca le labbra e sussurra qualcosa, che però non capisco.
Alyna intuisce che non ho afferrato le sue parole, e allora si alza in punta di piedi e mima qualcosa che assomiglia allo strimpellare una chitarra.
Come si può starti lontano, Alyna?
Scoppio a ridere, e mi giro a dire a Yuriy che si può andare. Faccio un passo indietro, lascio spazio a Theo perché la voce di questa canzone è studiata per essere la sua, ammaliante, densa, profonda, come sempre. Quel tipo di tono che ti entra dentro e si amalgama al tuo respiro. Quel tipo di voce eccitante, perfetta, che inevitabilmente non si può fare a meno di ascoltare.
Bum. Bum bum. Bum. Un po' la batteria, un po' il mio cuore.
Poggio le dita sulle corde, suono un Re. Un Mi bemolle. Parte Charlotte, ci siamo solo io lei e Yuriy e il silenzio attorno, mentre diamo inizio alle danze con un sottile – bassissimo, che colpisca proprio all'inguine – accordo.
To fall in love with the others
To fall in love with happiness
To fall in love with changings
Has always be so simple
You can't imagine
We do it everyday
Even if you've so many scars
You can't number
Even if no one ever
Taught you how to change
Even if thinking it's happening to you
Is so scaring you can't face it
Guardo intensamente Alyna, prima del ritornello, e vedo che lei non mi stacca le pupille di dosso. Osserva il mio viso, le mie mani, fissa Charlotte come se fosse una creatura mai vista.
Lei sa cosa prova questo basso, lei sa benissimo cosa sta sentendo Charlotte. Lo sa perché queste mie dita callose, dure, nervose ma precise, le ha sentite ovunque. Lo sa perché l'ho suonata in ogni modo, con questi polpastrelli impacciati. Lo sa perché li ha sentiti dentro di sé, su di sé, e ci ha danzato come una ballerina con il proprio accompagnatore.
E sembrerà stupido, ma mi sento così bene che non lo so spiegare. Qui dentro è pieno di gente, ma quasi scompare – e non è fantasia. Succede sul serio, ragazzi. Non sento, non vedo altro – e io mi trovo a credere che con queste dannate dita sto suonando Charlotte e allo stesso tempo sto suonando anche Alyna.
E capisco che lei lo sente, perché quei maledetti occhi diventando sempre più scuri, sempre più profondi, mentre mi guarda suonare.
E quindi non c'è altro da capire: ho raggiunto il mio scopo. Se lei mi sente e si sente, mentre suono la prima canzone che ho scritto per lei, allora ho dato il massimo. Non posso fare altro, se non donarle tutto ciò che sono.
Fall in love is straightforward
Cause free is what we're meant to be
Cause we're here to live
And to live till it ends
Ora vorrei davvero scendere dal palco, prendere Alyna per la mano e appoggiarla contro di me, ballarci insieme, spiegarle cosa c'è dietro queste parole.
C'è amore, puro, devastante, impossibile da fermare. C'è la sensazione che provare qualcosa di simile nei suoi confronti per me sia normale, semplice, perché mi fa sentire libero e vivo e perfettamente giusto in quello che faccio e io come lo faccio.
Lo vorrei dire subito, ad Alyna, che lei mi ha reso libero e in pace con me stesso e con la mia vita, ma non posso. Per ora, non smetto di guardarla mentre lì sotto lei ascolta: e spero capisca già da sé, spero che interiorizzi e comprenda e si faccia domande e poi le digerisca e le risputi e mi ascolti e mi penetri dentro il cuore e il cervello e ti prego ho bisogno di te, Alyna, non puoi lasciarmi così.
They'll tell you
To live is to accept yourself
I'll tell you
First you must accept the others
And then you'll be able to love
Us humans as we are
We're weak but vivaciuos
Misleading as brave
We're cocky individuals
And at the same time
We're so human
We can't evade love
Fall in love is straightforward
Cause free is what we're meant to be
Cause we're here to live
And to live till it ends
La fine del pezzo viene accolta da un'ovazione di urla e di mani sbattute che suona quasi cacofonica, qui dentro. La gente grida di tutto, e io non afferro nulla. Posso solo vedere Alyna, che rimane ferma lì, immobile, a guardarmi. Non un sorriso, non una smorfia.
Io non posso rimanere qui, però: devo sapere cosa ne pensa, cosa sente. Ora. Mi volto verso i ragazzi, che mi indicano in sincrono di scendere dal palco.
«Immediatamente» dice Luciano, e io rido e stacco il cavo dell'amplificatore e corro giù dalle scalette.
Le persone mi lasciano passare, sparano complimenti e pacche sulle spalle, e io mi alzo sulle punte dei piedi e cerco Alyna e ringrazio e mi viene da vomitare e guardo e cammino più veloce.
Ma alla fine la raggiungo.
Quando ce l'ho davanti – in camicetta verde e jeans neri e quegli stivaletti della Blundstone come i miei che mi fanno impazzire perché sono un sacco rock 'n' roll –
e mi viene voglia di abbracciarla, di baciarla di portarla via di averla per sempre, mi rendo conto che ho ancora Charlotte addosso.
Alyna sta guardando il mio basso, e allunga una mano a sfiorarlo. Non l'ho mai lasciato fare a nessuno – è sempre stato un rapporto a due, inscindibile, untouchable – ma lei è tutt'altro che nessuno. Ci poggia sopra le dita, le strofina sulle corde che non suonano ma si muovono immediatamente, spinte e respinte dalla sua pelle.
Alza lo sguardo, mi sorride. «Mi viene da piangere, Matthew» sussurra, e io sono colto da un capogiro che mi terrorizza.
Allungo le braccia e me la tiro contro, ignorando le sue anche che sbattono con violenza contro Charlotte e la gente che ci osserva e mormora.
«Mi viene da piangere da mesi, Alyna, da quando ho scritto 'sta canzone e non te l'ho fatta ascoltare subito. Non lo fare tu, per favore» le sussurro all'orecchio.
Lei scuote la testa. «Siete una cosa sola. Non si può amare qualcosa di più di quanto tu ami lei. È così chiaro che mi fa paura, Matthew» dice, e ogni parola mi entra fisicamente dentro, mi riempie di orgoglio e preoccupazione assieme.
Faccio un passo indietro. Le sorrido. Dio, quant'è atrocemente bella. «Invece si può.»
L'ho imparato con te, con Io e con le tue guance rosse. L'ho capito solo con te, cosa significa amore. E vorrei potertelo insegnare, se tu ancora non credi di potermi amare. Perché posso farti vedere come si fa, e farti capire che in realtà ci siamo amati dal primo istante, dal primo sorriso, dal primo abbraccio, dalla prima strofa cantata assieme.
Alyna si lascia sfuggire una lacrima, e curva le labbra in una smorfia così triste che ogni gioia in me si spegne. «Forse sì, ma con più dolore.»
Le afferro una mano, me la porto al petto. «Parliamo un minuto?»
Annuisce, gli occhi che si stanno riempendo di gocce d'acqua e che diventano sempre più chiari, in quel modo assurdo che li rende spenti invece che accesi.
Me la trascino dietro, scavalco la gente come se non la vedessi, raggiungo la porta dei bagni e percorro il corridoio piastrellato di bianco fino alla fine. Spingo la porta in acciaio, esco nel parcheggio.
Respiro profondamente, mi volto e mi ritrovo a guardare la donna che amo senza avere il coraggio di dirglielo.
«Alyna» sussurro.
«Matthew» risponde lei.
Due nomi.
Una sera.
Una canzone.
Un basso senza amplificatore.
E probabilmente una sola possibilità di dire ciò che sento alla persona di cui mi sono innamorato per la prima volta nella vita.
***
Semplice – Melting Pots
Innamorarsi degli altri
Innamorarsi della felicità
Innamorarsi dei cambiamenti
È sempre stato così semplice
Non lo puoi immaginare
Lo facciamo tutti i giorni
Anche se hai così tante cicatrici
Che non le puoi contare
Anche se nessuno mai
Ti ha insegnato come cambiare
Anche se pensare che sta accadendo a te
È così spaventoso che non puoi affrontarlo
Innamorarsi è semplice
Perché liberi è ciò che siamo destinati a essere
Perché siamo qui per vivere
E vivere fino alla fine
Ti diranno
Che vivere è accettare te stesso
Ti dirò
Che per prima cosa devi accettare gli altri
E poi sarai in grado di amare
Noi umani così come siamo
Siamo deboli ma vivaci
Ingannevoli quanto coraggiosi
Siamo individui arroganti
E allo stesso tempo
Siamo così umani
Che non possiamo evitare l'amore
Innamorarsi è semplice
Perché liberi è ciò che siamo destinati a essere
Perché siamo qui per vivere
E vivere fino alla fine
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