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CAPITOLO 5


I giorni passarono in fretta, tra una lezione e un'altra non avevamo tempo neanche di respirare. Studiavamo fino alla sera per essere pronte ai test che ci aspettavano e molte volte anche Max ci raggiungeva. Senza neanche rendermene conto passarono due settimane e arrivò il giorno della festa di Emily. Non la vedevo dalle ultime vacanze e mi mancava stare con lei. Eravamo state compagne di classe nelle superiori ed eravamo diventate molto amiche, non perdevamo mai l'occasione di rincontrarci appena gli impegni lo rendevano possibile. La festa era a casa sua, non ci ero mai andata, ma grazie a Lucy sapevo che era molto grande, circondata da un enorme giardino. Quella mattina non avevo lezione, quindi ne approfittai per fare un salto in spiaggia. Lasciai Lucy dormire e uscii con la mia auto per fare colazione. Non avevo più rivisto quel ragazzo dagli occhi verdi smeraldo.. e dovevo ammettere di esserci rimasta un po' male... ma in fin dei conti era meglio così, non avrei dovuto respingerlo. Finii il mio caffè e mi alzai per andare in spiaggia, mettendomi alla guida della mia auto ero impaziente di arrivare. Finalmente dopo minuti, che a me sembrarono ore, spensi il motore e scesi dalla mia auto, la sabbia si infilò subito nelle mie scarpe, così le tolsi e mi sedetti in riva al mare. La spiaggia era un ottimo posto per pensare, potevi restarci giornate intere senza che nessuno ti disturbasse. Riuscivo a stare seduta per ore guardando il mare andare e venire, lasciando una scia come a voler dire "io sono stato qui", un'impronta, proprio come fanno le persone. Nei libri avevo imparato che loro potevano entrare ed uscire dalla tua vita e in poco tempo potevano essere capaci di stravolgerla, di cambiare tutto e poi senza neanche fartene accorgere, di andare via. E poi? Restava un vuoto, che non era sempre possibile riempire. A volte le persone non andavano via per loro volontà, venivano strappate dai propri cari per i motivi più diversi. Mi tornò in mente mio fratello, Trevor, il mio compagno di giochi preferito. Era più grande di me di due anni e stavamo sempre insieme, era molto protettivo nei miei confronti. Sentivo spesso dire che il primo amore di una figlia era suo padre, ho sempre pensato di essere un eccezione, ai miei occhi lo era mio fratello, Trevor. Quando lui era morto io avevo quindici anni e da allora ho sempre pensato a lui, anche se i miei genitori facevano di tutto per farmi sentire felice. Forse anche per questo mettere il mio cuore nelle mani di qualcuno mi sembrava un assurdità. Ma in fondo non era ciò che avevo fatto con Lucy e Max? Si, ma loro non contavano, c'erano sempre stati, anche dopo che Trevor era andato via. Avevo sofferto troppo per la sua perdita, soprattutto perché mi sentivo l'unica responsabile. Lasciai quel pensiero andare via. Tutti avevano sempre cercato di convincermi che non fosse vero, ma in cuor mio lo sapevo. Era stata tutta colpa mia.

Presi il cellulare per guardare che ora fosse. Mancava solo un'ora all'inizio della festa, dovevo andare a prepararmi. Prima di andare via decisi di chiamare mia madre.

<<Amore!>> mi rispose dopo pochi squilli

<<Ciao mamma...>>

<<Ehi, che succede?>>

<<Niente, sto studiando>> mentii. Non volevo farle sapere ciò che pensavo realmente, che fosse tutta colpa mia. Lei e mio padre erano stati così premurosi da non farmi mai pesare niente, nonostante il dolore mi hanno sempre sostenuto e non si sono lasciati andare alla disperazione. Li ammiravo molto per questo, perché avevano trovato un motivo per continuare a vivere, mentre io trascorrevo le giornate a rimuginare su ciò che era successo. Su ciò che avevo fatto.

<<Tesoro, sicuro che è tutto a posto? Sai che puoi dirmi tutto>>

<<Si mamma lo so, volevo solo sentirti... mi mancate>> tutti.

<<Anche tu ci manchi, non vediamo l'ora di riabbracciarti>>

<<Forse tra qualche settimana posso passare il weekend a casa>>

<<Perfetto!>>

<<Papà come sta?>>

<<Tutto bene, adesso è a lavoro>>

<<Okay, ora vado mamma. Stasera c'è la festa di Emily>>

<<Va bene tesoro, divertiti>>

<<Si... a domani>>

<<Ciao Maya>>

Chiusi la chiamata e infilai il cellulare nella borsa, era decisamente ora di andare. Salii in macchina e tornai in fretta al dormitorio. La stanza era vuota, sedendomi sul letto trovai un biglietto di Lucy <<Ti passo a prendere più tardi, sono andata a fare due passi con Bill. Un bacio.>>. Andai a fare una doccia e mi aggiustai i capelli. Mi truccai leggermente e andai a prendere il vestito dall'armadio. Lo indossai, era blu, stretto in vita e largo sotto, amavo questo genere di vestiti. Misi un paio di scarpe color argento, con i tacchi molto alti. Stavo sistemando la borsa quando mi chiamò Lucy: mi aspettava fuori, in macchina con Bill. Chiusi in fretta la porta della stanza e uscii dal dormitorio. Molti ragazzi mi fissarono facendo fischi di approvazione, ma li ignorai e salii in macchina, facendo attenzione a non rovinare il vestito.

-Maya sei uno schianto!- mi disse Lucy

-Grazie mille, ma non esagerare – le risposi

-Ma è vero! Diglielo anche tu amore!- si rivolse a Bill

–Si, ha ragione la mia bambola– disse senza togliere lo sguardo dalla strada. Mi scappò una risata e lei si girò verso di me divertita. Arrivammo in poco tempo, io e Lucy scendemmo dall'auto mentre Bill cercava parcheggio.

-Maya, ti dispiace se stasera sto un po' con Bill, sai per colpa dello studio non usciamo da tanto- mi disse guardando in basso.

-Ma scherzi? Ti do il permesso "mia bambola" - la presi in giro.

Mi diede un bacio sulla guancia e andò ad aspettare che Bill tornasse, mentre io mi diressi verso l'ingresso principale, il giardino intorno alla casa era davvero enorme, Lucy non aveva esagerato. Entrai ed una ragazza mi corse incontro. Era molto alta, con un vestito bianco stretto sui fianchi, i capelli castani raccolti in un grande chignon. Era Emily che appena mi raggiunse mi abbracciò forte.

-Maya! come stai? Mi sei mancata tantissimo- gridò.

-Io sto bene e tu? Anche tu mi sei mancata un sacco!

- Emily vieni qui!- una voce dalla stanza accanto interruppe il nostro discorso.

-Arrivo!- urlò Emily - scusami, devo andare. Sono molto contenta che tu sia venuta, ci vediamo tra poco.

Mi abbracciò di nuovo e se ne andò. Iniziai a guardarmi intorno, non conoscevo nessuno a parte Lucy che era impegnata con il suo ragazzo, Emily che era scappata via e Max, che ancora non si era fatto vedere. Decisi di andare a prendere qualcosa da bere. Con un bicchiere pieno mi diressi verso il grande soggiorno pieno di gente. Tutti iniziarono a ballarmi attorno, ma io non avevo voglia di partecipare, così indietreggiai fino ad arrivare alla fine della stanza. Mi girai e continuai a camminare a passo spedito, in cerca di Max. Mi guardavo intorno cercando di capire dove potesse essere, non avendo ancora trovato nulla presi il cellulare per comporre un messaggio: <<Max, dove sei?>>, continuai però a camminare e andai a finire contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Alzai lo sguardo e lo riconobbi subito

-Tu?

-Ehi, comincio a pensare che venirmi contro sia una scusa per parlarmi- mi sorrise - spero che non lo diventi anche il rovesciarmi addosso le bibite.- i suoi occhi erano ancora più belli di come li ricordassi.

-Scusa, non volevo- risposi imbarazzata, gli avevo appena versato sulla sua camicia bianca tutto il contenuto del bicchiere, ormai vuoto.

-Tranquilla, ero stufo di questa camicia- rise- anche tu a questa festa?

-Si, è di una mia vecchia amica del liceo, Emily. E tu?

-Questa è casa mia ed Emily è mia sorella

-Non sapevo avesse un fratello.

-E io non sapevo avesse un'amica così carina, siamo pari.

-Oh beh, grazie- arrossii - ma non esageriamo.

-Non esagero affatto- sorrise compiaciuto -Ti va di bere qualcosa?

-Okay

-Aspetta, prima devi promettermi che non mi rovescerai nient'altro addosso, okay?

Gli sorrisi e ci dirigemmo verso il tavolo delle bibite.

-Sarà il caso che tu vada a cambiarti- gli dissi

-Solo se tu prometti di aspettarmi

-Ci conosciamo appena e già mi chiedi tutte queste promesse- risposi un po' seccata. Ma chi si credeva di essere?

-Qualcosa non va?

-Perché ti comporti così? Fammi indovinare, è la tecnica che usi per far cadere le ragazze ai tuoi piedi? Lasciami in pace, non sono quel tipo di ragazza io.

Mi girai e me ne andai via, lasciando quel ragazzo nel mezzo della stanza da solo, con due bibite in mano e la camicia bagnata. Con passo spedito mi diressi verso l'ingresso e uscii in giardino. Mi sedetti su una panchina, lontana dagli invitati e ripensai a ciò che era successo poco prima. Forse avevo esagerato, neanche lo conoscevo. Potevo aver frainteso le sue intenzioni. Dovevo scusarmi? Non importava, quasi sicuramente non lo avrei più rivisto. Presi il cellulare e composi il numero di Lucy. Non avendo risposta, le scrissi un messaggio: <<Sono molto stanca, vado al dormitorio. Buonanotte.>>. Infilai il cellulare in borsa e mi diressi verso la casa, volevo salutare Emily e darle il regalo che le avevo comprato. Entrai dalla cucina e chiesi a molte persone dove fosse, ma nessuno sembrava saperlo; salii le scale e la cercai al piano superiore. C'erano un sacco di coppie appartate nelle varie stanze, ma nessuna traccia di Emily. In fondo al corridoio vidi una porta chiusa. Se fosse stata la sua stanza le avrei lasciato il regalo sul letto e sarei andata via. Aprii la porta e sperai di non trovarci nessuno dentro, la stanza era al buio, toccai il muro in cerca dell'interruttore e accesi la luce. Restai sbalordita, su ogni parete erano appesi decine di disegni. Erano bellissimi. Mi avvicinai a ciascuno di essi guardandoli attentamente, rimasi colpita dalla loro precisione, sembravano fotografie in bianco e nero. Chiunque doveva averli fatti era dotato di un grande talento, questo era certo. Continuai a camminare e fui attirata da un disegno in particolare, un ragazzo e una ragazza. Lei aveva dei libri in mano e guardava verso il basso, lui distratto aveva lo sguardo perso in un'altra direzione. La cosa strana è che loro erano vicini, sembravano toccarsi. Ma entrambi erano presi nei propri pensieri. D'un tratto capii. Non poteva essere. Mi guardai intorno. Quella era la stanza di Michael. Vidi una divisa di basket appesa alla parete opposta e delle foto che lo incorniciavano insieme alla sua famiglia. Tutti questi disegni erano suoi e questi due ragazzi.. sembrava il nostro primo incontro, o meglio il nostro primo scontro. Restai a fissare quel disegno, studiando a fondo i due protagonisti. Lei aveva i capelli lunghi come me e quella camicia, sembrava proprio la mia. Studiai l'immagine del ragazzo, mi ricordava molto Michael. Pensai a come l'avevo trattato quella sera e mi vennero in mente tutte le volte che avevo visto Lucy piangere per un ragazzo, ogni volta mi ripetevo che io non ci sarei cascata. Non avrei permesso a nessuno di rompere la corazza che mi ero costruita con gli anni. Una voce alle mie spalle mi fece sussultare

-Che ci fai qui?- mi disse. Mi voltai e vidi Michael, aveva la camicia aperta e gli si intravedevano i muscoli del torace, lo guardai da capo a piedi prima di rispondergli

-Ehm, scusa. Cercavo la stanza di Emily per lasciarle il mio regalo, ho visto la porta chiusa e pensavo fosse questa, non volevo essere invadente..

-Non scusarti, la camera di Emily è dall'altra parte del corridoio, questa è la mia.

-Questi disegni li hai fatti tu?- non potei fare a meno di chiedere

-Si, ma nessuno li ha mai visti. È un mio segreto- mi guardò arrossendo – o almeno lo era.

- Non lo dirò a nessuno se non ti va.

-Faresti questo per me?

-Certo, insomma te lo devo. Ti ho appena rovesciato un bicchiere di aranciata sulla camicia- risi al pensiero, ma tornai subito seria.

-Si, beh. A proposito, dovrei cambiarmi, ti dispiace se..

- Me ne vado subito, tranquillo

-Non intendevo mandarti via, resta qui, mi cambio e se ti va possiamo parlare un po'.

-Okay... allora, ti aspetto qui.- risposi sedendomi sul bordo del letto.

-Perfetto- rispose. Si sfilò lentamente la camicia e la buttò sul letto. Sentendo il rumore della stoffa sulle lenzuola mi girai istintivamente verso di lui. Il suo petto, i suoi addominali... Era davvero bellissimo. Ma un attimo, cosa stavo dicendo? Mi girai dal lato opposto mentre Michael si rivestiva.

-Tutto bene Maya?

-Si, non preoccuparti- Michael si sedette accanto a me.

- Non mi sembri sincera, ma ti capisco, neanche ci conosciamo.

- Già ...

-Mi piacerebbe tanto farlo

-Cosa?

-Conoscerti.- Mi guardò negli occhi e si avvicinò piano, restai paralizzata.

-Lo sapevo- mi disse sorridendo

-Che cosa?

-I tuoi occhi... - sorrise- sono di un blu molto particolare, mi ricorda il colore del mare quando diventa profondo. Non ne ho mai visti così.

Arrossii, e mi girai verso i disegni cercando di cambiare discorso.

-Perché non dici a nessuno dei tuoi disegni?

-Perché nessuno capirebbe- abbassò lo sguardo.

-Io credo che..

Non riuscii a finire la frase, il rumore della porta che si aprì mi fece fermare. Entrò una ragazza, indossava una minigonna di jeans, con una maglietta attillata e molto scollata. Si gettò tra le braccia di Michael urlando

-Finalmente ti ho trovato! Mi sentivo così sola senza di te

- Kate? Hai bevuto?

- Oh Michael ho bisogno di te adesso! Qui! Su questo letto!

- Si, hai bevuto. Vieni ti riporto di sotto.

-No, tranquillo. Resta con lei, vado via io. - mi alzai

-Aspetta, non è come sembra..

-Cosa sembra? Stai con la tua ragazza caro Michael, te l'avevo detto di non essere quel genere di persona, io.

-Maya, ti prego aspetta- gridò Michael, ma ero già fuori dalla stanza. Scesi velocemente le scale e me ne andai a testa bassa. Non avevo la macchina e così decisi di tornarmene a piedi. Ripensai a quella serata, non mi andava di raccontare a nessuno ciò che era successo, neanche di aver visto quei disegni. Oh, quel disegno. Eravamo davvero io e lui? Perché lo avrebbe fatto.. non sapeva chi fossi, e neanche che sarei andata a casa sua. Di certo non l'aveva fatto per fare colpo su di me. E quando prima si era tolto la camicia.. era veramente il ragazzo più bello che avessi mai visto, però poi era arrivata quella ragazza. Chi era? Sicuramente una delle sue conquiste. Non potevo fare a meno di pensare ai suoi occhi,stasera erano quasi grigi, mentre la prima volta che l'ho visto erano verdi e brillavano al sole. Dovevo farla finita! Non avrei più dovuto più pensare a lui, sicuramente era con quella Kate a fare chissà cosa... mentre io ero in strada, da sola e per di più con dei tacchi vertiginosi. Ero a metà strada quando un fulmine illuminò il cielo, iniziò a piovere sempre più forte. Dopo qualche minuto i miei capelli, i miei vestiti, erano completamente zuppi. Mi iniziò a fare freddo e provai a riscaldarmi sfregandomi le braccia con le mani, ma non riuscii a impedire che il freddo pungente mi arrivasse fin dentro le ossa, facendomi tremare. Un'auto mi si accostò. Che cosa voleva da me? Ero terrorizzata e iniziai a camminare a passo sempre più svelto, ma l'auto non sembrava arrendersi e mi camminava accanto. D'un tratto si fermò e si aprì la portiera, ne scese una figura maschile, alta e con un ombrello. Veniva verso di me. Mi misi a correre, ma con i tacchi non era molto semplice. Inciampai e caddi, graffiandomi un ginocchio. La figura mi raggiunse, si piegò su di me e mi mise le braccia intorno alle spalle e sotto le gambe, sollevandomi. Lanciai un urlo e iniziai a muovermi, cercando in tutti i modi di scappare da quella presa, ma invano.

-Ehi sta calma, non voglio farti del male- mi disse una voce familiare

-Che cosa vuoi? Lasciami andare!

-Come posso lasciarti andare? Sei ferita e infreddolita, ti riporto a casa così potrai asciugarti un po'.- con delicatezza mi sistemò sul sedile passeggero e chiuse lo sportello. Fece il girò e salì in auto.

- Michael?

-Cosa c'è di strano?

-Mi hai seguito

-Si, non avevamo finito di conoscerci- mi sorrise

-Mi sembra di aver capito che avevi di meglio da fare-dissi abbassando lo sguardo

-Se ti riferisci a Kate, lei è solo un'amica. Siamo stati insieme per qualche mese ma non ha funzionato. Quando beve un po' troppo inizia a dare i numeri e si comporta così. Non sono fidanzato Maya.

-Non importa, a me non interessa se sei fidanzato o meno. Vorrei solo tornare a casa, mi accompagni per favore?- risposi con tono seccato

-Certo, dove stai?

- Nell'ala est.

Restammo in silenzio per tutto il viaggio, interrotto solo dai miei brividi, più rumorosi del previsto. Michael fermò l'auto a bordo strada e si girò a guardarmi. Avevo le gambe strette al petto e tremavo per il freddo. Si sfilò la felpa e me la mise intorno alle spalle coprendomi completamente, mi rilassai un po'.

-Grazie- dissi a voce bassa

-Ssh, non dire niente, non voglio vederti stare male.

Gli sorrisi e strinsi ancora più a me la sua felpa. Era così calda e profumava di... non so cosa di preciso, ma era buono. Profumava di buono. Poco dopo arrivammo nel dormitorio femminile. Scesi dall'auto togliendomi la felpa, ma lui mi fermò,

-Tienila tu- mi disse

-Come farò a restituirtela?

-Non lo so, ma se la tieni tu vorrà dire che prima o poi dovrò rivederti.

Sorrisi e lo salutai con un gesto della mano. Sembrava un ragazzo molto dolce, ma non dovevo innamorarmene. Arrivai in stanza e mi buttai su letto, ero davvero esausta. Mi tolsi il vestito e andai in bagno per fare una doccia, mi guardai la gamba: il ginocchio mi sanguinava un po' e faceva male. Appena uscita dalla doccia sentii il cellulare squillare, era un messaggio di Max. <<Maya scusa se non ti ho risposto, sono appena arrivato alla festa. Tu dove sei?>>

Risposi: <<Sono tornata al dormitorio, mi annoiavo da sola. Non preoccuparti, divertiti.>>. Lanciai il cellulare sul letto e andai ad asciugarmi i capelli. Una volta che ebbi finito mi lasciai cadere sul letto; decisi di non pensare più a Michael, questa volta per davvero, chiusi gli occhi e mi addormentai.

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