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Le gambe socchiuse, i piedi scalzi. Le ballerine blu adagiate una accanto l'altra. Una macchia d'acqua sul leggins scuro, la canottiera bianca stropicciata.
Detesto il taglio corto unicamente per l'impossibilità di poter legare i capelli in uno chignon. Sono costretta ad usare una miriade di forcine nere, sembrando una folle in fuga dal parrucchiere con il restyling non portato a termine.
La limonata fresca si è ridotta in brodaglia, non che ne sia rimasta molta. Avevo una gran sete, la gola secca. Il calore, quello del Sud, magnifico, che ti costringe a cambiare vestiario ogni tre quarti d'ora. Probabilmente è questo il motivo per il quale alla Campania si associa la classica foto dei filari colmi di maglie e pantaloni stesi. Le lavatrici perennemente in funzione.

Il carrettino delle bibite è aperto, sebbene sia primo pomeriggio. La cosiddetta cuntrora, con la quale il napoletano indica il tempo esatto dopo il pranzo. All'incirca le quattordici, le quindici, le ore simbolo della pennichella con la canottiera bianca cento per cento in cotone, il letto con le lenzuola di lino e il ventilatore a manetta.
Complice l'abbuffata e l'estate in arrivo, è necessario un riposino per smaltire i chili di cibo ingeriti e riprender fiato. Eh, ma il napoletano è così, tu vaglielo a chiedere come vuole morire e lui ti risponderà con la panza chiena, un sorriso sulle labbra e la foto di Maradona. Non ci sono santi, il napoletano sta al cibo come il cibo sta al napoletano. L'unico matrimonio indissolubile da secoli.

Un altro importante ruolo viene giocato dai nostri signori gli ammazzacaffè, apripista della cuntrora. Limoncello, nocino, amaro, fragolino. Tutto rigorosamente figlio della cella frigorifera. Ti si devono spaccare i denti in bocca quando bevi. Il tuo dentista deve progettare la dentiera già quando sei in fasce, conscio del fatto che tu berrai l'ammazzacaffè freddo, come Dio ha previsto nell'ottavo comandamento. "Non bere il limoncello freddo invano. Il dentista sadd' accattà l'attico con i soldi tuoi".

Poi ci sono le persone come me, 'e signur , che bevono la limonata perché sono astemi, perché l'alcol fa male. Perché o' limoncell nu m'piace. Sacrilegio, scappate da casa vostra. Sarete per sempre indicati con quelle smorfie tipiche usate per tacciare coloro che si muovono come damerini, che se ne stanno perennemente sulle proprie. No, il napoletano no. Il napoletano è carne, è sostanza, è massa che straripa di passione. E la limonata te la bevi per sciacquare la bocca!

Ecco, tutto questo mi è mancato. I gesti, le risate grasse, i detti, i modi di fare. Mi sembra di riprendere fiato e la cosa più buffa è che il tutto avviene su quella stessa panchina che un anno fa mi vide disorientata. La panchina dove Michele venne a prendermi con il suo motorino. Non è cambiato niente. La vegetazione è sempre rigogliosa e il Vesuvio mi guarda silenzioso. Speriamo che non si svegli mai, altrimenti ogni cosa avrebbe fine. Ma anche per questo abbiamo un piano, ci rimboccheremo le maniche. Come abbiamo sempre fatto e faremo, giorno dopo giorno.
Terra mia, quanto sei rovente. Scura, piena di sassolini, con quell'odore acre di lava. Terra mia stammi vicina, tienimi in vita, preservami e fammi ribollire il sangue nelle vene. Quanto ti amo, tu nun 'o saje.

Prendo l'ultima fetta di limone fresco con il sale, gentilmente offerto dal proprietario del chioschetto ai pochi clienti sulla piazzola lungo il valico di Chiunzi.

Lo mangio, assaporandone tutta la polpa morbida e succosa. Mi si scioglie il cuore nell'intestino tanto dolce è la sensazione. Poi butto il tutto nel cestino, stando attenta alla raccolta differenziata che ormai è legge da anni.

Il cielo è sereno e fa caldo assai e qui conosco solo un posto dove potermi rilassare all'ombra e rigenerata da un piacevole vento.

Terra mia sono qui da te. Sono tornata, fammi restare.
Fammi restare.

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Fine capitolo!
Ragazze non so quando aggiornerò,
in famiglia abbiamo un evento importante
e sono impegnatissima.

Vi voglio bene,
siete sempre nel mio cuore!