36. P come Patrick
Dopo che avevo parlato con Judith, lei era dovuta andare al suo corso di letteratura, e allora ci eravamo dovuti separare.
«Ti avverto» dissi alla mia coscienza mentre stavo camminando per il corridoio. «Se Judith prende l'abitudine di baciarmi sulla guancia, io non credo di potercela fare.»
Volevo bene a quella ragazza, ma dovevo costantemente ricordarmi di non passare oltre alla "zona amici", e se lei continuava a darmi baci affettuosi era molto probabile che cedessi all'impulso di baciarla. Baciarla? Avrei potuto?
«Devi solo evitarla.» Suggerì la coscienza, con semplicità.
«Evitarla? No!»
«Calmati, bello. Intendo dire che se lei prova ad avere anche un solo contatto con te, tu devi spostarti o far finta di avere le scarpe slacciate.»
«Non potrei mai rifiutarla. Comincerebbe a pensare che io non sia interessato a lei!»
«Infatti deve pensarlo!»
Sospirai. Ormai non capivo più niente. Era impossibile evitare Judith com'era impossibile evitare l'aria. Era una cosa impossibile!
«Chris, devi darci un taglio. Non si scherza con i sentimenti delle persone! Se continui così, finirà che lei...»
«Che lei?» domandai speranzoso.
Ed sospirò. «Che lei comincerà a provare qualcosa per te.»
Raggiunsi il mio armadietto e cominciai a metterci dentro i miei libri. Le mie braccia stavano agendo, ma la mia mente era totalmente concentrata su qualcos'altro. Era parecchio evidente che tra me e Judith c'era una certa "intesa". Sarà stato che riuscivamo a capirci al volo, o che entrambi avevamo avuto problemi famigliari che ci facevano avvicinare ancora di più.
«Va bene» dissi infine. «Cercherò di farle capire che non sono interessato a lei.»
«Bene. E se qualcosa va storto o finiamo in un momento "clou", io urlerò "Suricato!". Mi pare che abbia funzionato, un paio di volte.»
«Già, ancora non capisco del perché di quella parola.» Dissi, richiudendo l'armadietto.
«Non so, mi è venuta fuori così. I suricati sono carini, dopo tutto.» Ammiccò la coscienza.
Sorrisi e scossi la testa. «Okay, allora a "Suricato!", capirò di dover fare qualcosa.»
E la questione fu chiusa. Dimenticare Judith sarebbe stato difficile, ma ce l'avrei fatta. Bastava solo... mantenerne un rapporto professionale. In fondo non avevo ancora capito la ragione del suo tentato suicidio, e non mi sarei dato pace finché non l'avrei scoperto. Camminando non potei fare a meno di notare un ragazzo davanti a me; aveva uno strano look, una cuffietta nera in testa, una felpa larga e dei pantaloni strappati. Mi sembrò uno stile bizzarro, ma non ci feci tanto caso. All'improvviso gli cadde una banconota dalla tasca dei pantaloni, e nessuno se ne accorse tranne me. Il mio primo piano fu di quello di scappare con i soldi, ma Ed mi costrinse a fare la cosa giusta. Sospirai e raccolsi la banconota da terra, per poi camminare verso il ragazzo.
Gli toccai una spalla con un dito. «Scusa, ti è caduto questo.»
Quando il ragazzo si girò, fu una grande sorpresa. Spalancai gli occhi, ed il ragazzo appena mi vide sorrise.
«Hey Chris, Grazie!» esclamò, prendendo la banconota e rimettendosela nella tasca.
«Peter? Sei davvero tu?» domandai, incredulo.
Quello non era Peter. Degli alieni dovevano averlo scambiato.
«A quanto pare...» Ironizzò il ragazzo.
Lo guardai dall'alto al basso. «C-cosa cavolo ti sei messo addosso?» domandai sbigottito, indicando i suoi vestiti. «Questa mattina non eri vestito così!»
Era vero, quando l'avevo visto a scuola indossava i suoi vestiti normali. C'erano solo due opzioni per spiegare tutto quello. Magari tre.
1. Peter si era ubriacato con la bidella.
2. Degli alieni avevano rapito Peter durante il tempo in cui non ci eravamo visti, e gli avevano rubato i vestiti. Per non andare a scuola nudo, lui aveva dovuto indossare i vestiti trovati nella scatola degli oggetti smarriti.
3. Peter si era ubriacato con la bidella.
L'ultima l'ho già detta? Non importa.
«Oh, intendi il mio nuovo look!» esclamò il ragazzo, dando un'occhiata fugace alla sua felpa. «Ti piace? Alla fine ho scelto la cuffia, il berretto mi stava troppo stretto.»
Peter era sereno, ma io ero stupefatto; sì, era ubriaco.
«Ma... ma perché l'avresti fatto?» domandai con gli occhi ancora spalancati.
«Hai detto tu che se voglio conquistare Amanda devo cambiare look. E poi a lei piacciono i ragazzi cattivi, no?»
«Le piacciono i ragazzi cattivi, non i ragazzi ridicoli! Sul serio, sembri un rapper appena andato in pensione!» forse ero stato un po' troppo crudo, ma non avevo mai visto una cosa del genere in vita mia. «E poi mi spieghi come mai ti sei cambiato e non sei direttamente venuto a scuola così?»
«Perché a mia madre non piaceva il mio nuovo look, perciò ho dovuto mettere tutto nello zaino e cambiarmi durante l'ora buca.»
Sospirai e mi misi una mano sulla fronte. Peter era davvero imprevedibile! Ne avrebbe mai combinata una giusta?
«Adesso devi andare a cambiarti» gli dissi. «E ringrazia il cielo che Amanda non ti abbia visto!»
Forse avevo parlato un po' troppo presto. Infatti, proprio in quel momento, Amanda sbucò fuori dal nulla. Io e Peter eravamo stupiti; forse avevo qualche strano potere di cui non ero a conoscenza?
«No, si chiama "cliché".»
Amanda si avvicinò a noi sorridendo, mentre io avrei voluto far teletrasportare il ragazzo di fianco a me lontano da qui. Lo stupore si leggeva nei suoi occhi, e se dovevo essere sincero anche nei miei.
«Ragazzi! Avete saputo della festa di Halloween a casa di Bethany?» domandò una volta giunta davanti a noi.
Di come non si fosse accorta del look di Peter, era un mistero.
Ovviamente risposi io, il rosso era troppo impegnato a sbavare come un cagnolino. «Sì, ci ha dato gli inviti.»
«Avete già in mente da che cosa vi travestirete?» chiese poi la ragazza. «Io pensavo da vampira. È un classico, ma non invecchia mai.»
Guardai Peter, e notai che aveva un sorriso da ebete in volto. Non adesso...
«Noi non ne abbiamo ancora idea» spiegai. «Ma di sicuro penseremo a qualcosa.»
Dopo una breve pausa, Amanda dovette trovare un modo per uscire di scena con gentilezza, cosa che speravo da quando l'avevo vista arrivare.
«Beh, ora dovrei andare al mio corso. A dopo Chris, ci vediamo Patrick!»
Patrick.
Dopo quella frase, le possibilità che Peter aveva con Amanda svanirono del tutto. Né io né il rosso dicemmo una parola, da quanto stupore ci aveva lasciato quella ragazza, che se ne andò via sorridendo.
«Non ci credo» mormorò Peter. «Sì è dimenticata del mio nome! Mi ha chiamato Patrick!»
«Andiamo, guarda il bicchiere mezzo pieno!» dissi io, per sollevargli il morale.
«E sarebbe?»
A quella domanda, dovetti riflettere un istante. Non me l'aspettavo.
«Beh... Patrick ha la P di Peter, perciò è un inizio!» sforzai un sorriso, ma vidi che l'umore del ragazzo non era mutato in meglio. «E poi ringrazia che non abbia notato il tuo nuovo look. Davvero, non so come ti sia saltata in mente una cosa del genere!»
«Mi dispiaceva buttare via tutti i soldi che avevo speso!» ribatté lui.
«Ma perché cavolo gli hai spesi?! Per beccarti una ramanzina da parte mia?»
«Beh, avresti dovuto essere più chiaro, quando mi hai detto di "rinnovare il mio look".» Alle ultime parole Peter imitò la mia voce e fece le virgolette con le dita.
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo per cercare di placare i miei nervi tesi. Per fortuna quel metodo funzionò: tutto merito dello yoga.
«Sai che c'è?» dissi, ormai calmo. «Hai ragione, la prossima volta sarò più chiaro.»
Arrendermi mi sembrava la soluzione più adeguata, per non scatenare discussioni inutili. Peter sembrò apprezzare il mio gesto maturo, tuttavia era ancora deluso per quello che era successo prima.
«E ora come faccio con Amanda?» domandò con il broncio. «Non ha notato che ero vestito così perché tutti notano solo ed esclusivamente te!» esclamò, abbattuto. Poi voltò la testa verso di me, incuriosito. «Ce l'hai ancora quella felpa?»
Sospirai. Ripetergli che quella felpa non aveva alcun potere magico non mi sarebbe servito a nulla.
«Non ti serve alcuna felpa per conquistare Amanda. Io so come fare» dissi con un sorriso soddisfatto in volto. «Allora, per prima cosa ti aiuterò io con il tuo "nuovo look".»
Peter fece un sorriso pieno di speranza. «Davvero?» poi corrugò la fronte. «E come credi di fare?»
«Andremo insieme a fare shopping» ripensai alla frase che avevo detto, e mi sembrò un po' ambigua. «Sì, è una cosa da ragazze, ma tu ne hai bisogno.»
Peter sospirò. «E va bene, tanto non posso fare peggio di così, no?» domandò con un tono abbattuto.
«Questo è lo spirito!»
Il ragazzo mi guardò in tralice, con la schiena tutta corrugata. Sembrava che la sua batteria si fosse scaricata, non riusciva a stare dritto. Mi dispiaceva vederlo in quello stato, neanche io sarei stato contento se la ragazza per cui aveva una cotta non si fosse ricordata del mio nome. La cosa poteva sembrare comica, ma non pensavo che ridendo lo avrei fatto sentire meglio.
«Va bene se andiamo a "rinnovarti" oggi stesso?» domandai, sperando che il suo morale tornasse quello di sempre.
Peter mi guardò, ed un faro di speranza si accese nei suoi occhi. «Sarebbe fantastico! Tu sì che sei il migliore.»
Sospirai ed abbozzai un sorriso, contento di essere utile almeno per qualcuno. Io e Peter riprendemmo a camminare, ed il ragazzo mi avvolse un braccio attorno al collo con fare amichevole.
«Ora perché non mi racconti della tua cotta?» mi domandò malizioso.
Alzai le sopracciglia, sorpreso. «Di cosa stai parlando?»
«Lo sai benissimo di cosa parlo... Vanessa mi ha raccontato tutto.»
Rimasi in silenzio, non del tutto sicuro di cosa il ragazzo si volesse riferire. Anche se qualche idea avevo cominciato a farmela.
Notando il mio silenzio, Peter continuò a parlare. «Pare che tu e Judith vi siate lanciati bigliettini durante la lezione di francese... di cosa parlavano?»
«Mi sembrava di essere stato chiaro» dissi. «Parlavano di libri.»
«Oh, Chris. Non penserai che io ci creda, giusto?»
Sapevo benissimo che la mia scusa era stata davvero patetica.
«Beh, se tu lo facessi mi renderesti le cose molto più facili.» Mi staccai dal suo braccio, lasciandolo più indietro di me.
Peter non si arrese e mi raggiunse a passo veloce.
«Questo cosa significa? Lei ti piace sì o no?»
Dovevo scappare da quella conversazione, trovare in qualche modo una via di fuga in quello che mi sembrava un vicolo cieco.
«Sappi che ad Amanda non piacciono i ragazzi insistenti.» Dissi con un tono altezzoso.
Lui corrugò la fronte. «Davvero? E come posso fare per...» d'istinto si bloccò in mezzo alla frase. «Un attimo, tu stai cercando di cambiare conversazione!»
Sorrisi divertito, sapendo che da dietro lui non poteva vedere la mia espressione. Maledizione alla concentrazione di quel pel di carota! Peter mi guardò, e si accorse del mio sorrisetto beffardo.
«Posso farti una domanda?» mi domandò.
Annuii incuriosito.
«Come fai a darmi consigli sull'amore, se nemmeno tu non sai cosa sia?»
Quella domanda mi spiazzò completamente. Peter aveva detto una cosa stranamente sensata... e aveva perfettamente ragione.
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