36: Ricordi sognati e cuori strappati
Levi's pov
Stavo solo, seduto su una panchina, isolato dal resto del mondo, aspettavo la fine dell'intervallo, non vedevo l'ora di tornare a casa, non sopportavo più stare in quella struttura; Hanji non c'era, era andata con il suo gruppo di amiche, non la biasimavo, ero consapevole che lei mi credesse, ma non potevo neanche pretendere che la isolassero, come avevano fatto con me.
Avevo le cuffiette alle orecchie, ascoltando una canzone, allegra quanto il mio stato d'animo: niente. Volevo andarmene da quel posto, mi infastidiva essere puntato col dito, ricevere quegli sguardi ammiccanti nella mia direzione, non ce la facevo più.
Tutti ad incolparmi, nessuno a sentire i fatti reali, per loro io ero colpevole e niente avrebbe fatto cambiar loro idea; l'unico vantaggio è che almeno venivo lasciato in pace. Non è che non fossi abituato a stare da solo, lo sono sempre stato, fin da quando ero piccolo, ma in quel momento un profondo vuoto era l'unica cosa che sentivo, indifferenza ciò che esprimevo.
Rividi ogni attimo di quel tragico giorno, ripetendomi ogni volta che ero io la causa della loro morte e allora la mia mente viaggiò ad anni prima, rivivendo di nuovo quei momenti così belli da essere brutti e dolorosi, forse se non fossi mai nato tutto ciò non sarebbe successo, alla fine io non ero altro che un errore.
Il mio sguardo era perso nel vuoto, non guardavo nulla, la mia mente era concentrata su pensieri atroci e negativi, mentre la musica invadeva ogni singola parte del mio essere, cercando di alleggerire quell'orribile sofferenza, che non faceva altro che aumentare.
Improvvisamente una figura coprì la luce del sole e una mano si posò delicata sulla mia spalla, alzai gli occhi vedendo il delicato volto di una ragazza, dai capelli biondo cenere e gli occhi blu intenso; era magra e alta pressappoco come me, i capelli erano legati in una treccia laterale e le labbra sottili erano inclinate in un sorriso.
Tolsi un auricolare, per sentire quale nuovo insulto voleva rifilarmi -Ciao, mi chiamo Evelyn!- esclamò con entusiasmo -Sono nuova in questa scuola, ma se non sbaglio andiamo nella stessa classe- quel sorrisetto non abbandonava il suo volto e l'unica cosa che volevo era tornare ad autocommiserarmi, nella mia bolla imperturbabile.
-Sono la persona sbagliata con cui parlare- replicai freddamente, guardandola indifferente, il suo sorriso si fece più ampio e si sedette di fianco a me -So chi sei, è difficile non conoscerti, Levi Ackerman- volsi lo sguardo da un'altra parte, importandomene poco della sua presenza -Se lo sai allora cosa ci fai ancora qui? Le tue amiche non ti hanno detto niente?-.
La ragazza mi fissò cercando di studiarmi ed infine parlò -Sì, l'hanno fatto, ma non mi importa, se non sei stato arrestato davanti all'evidenza ci sarà un motivo e se mai mi uccidessi almeno potrei dire di essere stata uccisa da un modello super sexy- aggiunse strizzandomi l'occhio.
La osservai per un attimo poi mormorai un 'fai come ti pare' per poi rimettermi la cuffietta e rientrare nel mio mondo, ma neanche il tempo di sistemarla che subito venne rimossa -Hey, non ignorarmi- aveva esclamato, facendo un piccolo broncio puerile -Ti sto parlando-.
-Nessuno ti ha chiesto di farlo- replicai indifferente, fulminandola con lo sguardo, ma lei non si arrese ed anzi iniziò a parlare e a farmi numerose domande, alla fine tirai un profondo respiro e cedetti alle sue avance.
Da quel giorno ogni volta ci ritrovavamo su quella panchina a parlare: io andavo ad ascoltare la musica e lei puntualmente veniva a rompermi le palle.
Giorno dopo giorno mi fui avvicinando a lei, cercando di scoprire qualcosa e scavando a fondo, ma sentivo come se ci fosse una barriera fra di noi.
I giorni divennero settimane e le settimane mesi e con il tempo mi legai a lei, iniziando a provare sentimenti che non avevo mai provato prima: ero felice di vederla, stare insieme a lei mi faceva scordare per un istante tutto ciò che era successo, mi infastidiva che qualcun altro la sfiorasse ed ero tranquillo mentre stavamo insieme.
*****
-Levi tu mi piaci- queste parole erano uscite dalle sue labbra, che io non esitai un attimo a baciare -Anche tu mi piaci Evelyn- sussurrai abbracciandola e stringendola forte a me; non sapevo in che momento esatto avessi iniziato a provare qualcosa per lei, ma sapevo che non volevo perderla, non l'amavo, questo mai, ma le volevo bene e pensavo i miei sentimenti fossero corrisposti.
Quanto ero illuso.
*****
Camminavo verso il luogo dove ci eravamo dati appuntamento: la panchina sulla quale ci eravamo conosciuti, il nostro posto magico. Il luogo che mi portava magnifici ricordi e che mi ricordava di come avessi conosciuto una fantastica persona che era riuscita a farmi dimenticare per un attimo tutto ciò che di orribile mi era accaduto.
Ero solo un povero scemo.
Non avrei mai voluto vedere quella scena, non avrei mai voluto sentire quelle parole, non avrei mai voluto provare un tale dolore.
-Evelyn...- sussurrai, il fiato mi moriva in gola e dubitavo perfino che fosse riuscita a sentirmi, il cuore nel mio petto arrestò il suo battito cardiaco per un secondo, mentre la scena davanti ai miei occhi gelava il sangue nelle mie vene.
Evelyn, la mia ragazza, circondando con le sue braccia il collo di un altro, mentre questi le circondava i fianchi con le mani, avvicinandola di più, approfondendo il bacio in cui le loro lingue erano fuse.
La vidi aprire gli occhi e guardare nella mia direzione, uno strano luccichio era presente in essi mentre rendeva il bacio più focoso senza staccarmi gli occhi di dosso.
Che sciocco ero stato a crederle.
I due si staccarono, ad unirli un sottile filo di saliva -Oh Levi, meno male che sei arrivato- iniziò la ragazza con voce di scherno -Non ho voglia di fare troppi giri di parole, perciò sarò diretta: ti ho sempre usato, solo per far ingelosire Handy, non dirmi che hai seriamente pensato che una persona come me potesse stare con un assassino come te? Sei stato un ottimo giocattolo, adesso non ho più bisogno di te, te ne puoi anche andare; è stato troppo divertente manipolarti e giocare con te, non puoi neanche capire lo spasso. Ah, sappi che se oserai avvicinarti a me non ci penserò due volte a fare una denuncia per molestie e stupro, tanto con un pluriomicida del genere non avrò problemi a vincere la causa e a mandarti in prigione, perciò ora sparisci dalla mia vista e non farti più vedere. Killer- sentii come una parte del mio cuore fosse appena crollata e andata in frantumi.
Il mio sguardo basso venne puntato su di lei, era freddo, colmo di quell'indifferenza che avevo accumulato negli anni, ma carico di odio, rancore, tristezza, dolore; non smisi un secondo di fissarla, il mio sguardo diventava più freddo e duro e potevo vedere come negli occhi dei due amanti spuntava un velo di terrore.
-Sai, il mio errore più grande è stato non rimettermi l'auricolare quel giorno, ma sai cosa, persone come te dovrebbero essere buttate dove si meritano, nel cesso, insieme alla merda. Ah, sappi che sei pessima a baciare e che la tua saliva nella mia bocca è il ricordo peggiore che posseggo- le parole uscirono sole dalla mia bocca, dettate dall'odio e dall'indifferenza, il mio cuore lo avevo messo da parte e la mia mente riviveva quei ricordi dolorosi mentre le sillabe uscivano in un ringhio dalla mia gola.
Voltandomi mi allontanai, dicendole addio per sempre, persone del genere è meglio perderle che trovarle; ma il mio cuore bruciava, bruciava tanto, un dolore lancinante all'altezza del petto si propagava per tutto il mio corpo. Mi abbandonai su una panchina, lo sguardo basso e il cappuccio in testa, non piangevo, non avevo alcun diritto di farlo e non le avrei mai dato quella soddisfazione.
Restai lì seduto quelle che mi sembrarono ore, poi una voce chiamandomi, iniziando a parlare ed io come un imbecille, lasciandomi trasportare dalle correnti del tempo e del dolore permettendo a quell'individuo di plasmarmi e rendermi inconsapevolmente il suo nuovo giocattolo, ancora una volta non avevo imparato -Ciao mi chiamo Ethan-.
E la storia si ripetè nuovamente, lasciandomi cicatrici fisiche oltre che emotive, diventando peggiore dello stesso inferno.
Eren's pov
-Levi! Levi svegliati!- era da cinque minuti che continuava a rigirarsi nel letto agitato, con il respiro affannato e continuando a ripetere le stesse parole 'Ancora una volta; lasciami', stavo provando a svegliarlo, ma più lo toccavo più si dimenava, non sapevo cosa dovevo fare.
D'improvviso si alzò di scatto, mettendosi a sedere, gli occhi erano sbarrati e la bocca era semi aperta in un grido muto, la respirazione era accelerata e il suo volto impregnato di sudore. Provai ad avvicinarmi ma lui si ritrasse indietro negandomi il contatto.
-Non ti avvicinare! Stammi lontano! Non provare a toccarmi!- aveva iniziato ad urlare, mentre si ritraeva sempre di più; lo vidi infilzare la carne delle sue braccia con le poche unghie che aveva, la mandibola era tesa, le sopracciglia aggrottate e le ginocchia tirate al petto, nel suo sguardo potei leggere un gran odio misto a terrore "Cosa avrà sognato?".
-Vattene via, mi vuoi solo usare come hanno fatto loro, non mi ami, mi stai mentendo, allontanati- quelle parole mi ferirono, tanto da farmi riversare qualche lacrima mentre mi avvicinavo nuovamente a lui, sapevo avesse un passato difficile, ma vagare nel buio era dura -Levi, io ti amo veramente, se così non fosse pensi veramente che ti avrei raccontato il mio passato e che mi sarei messo a piangere per te? Che ti avrei dedicato una canzone e avrei chiesto a tua sorella di aiutarmi, dimmi pensi che lei ti abbia mentito?- udendo le mie parole si calmò un po' ed io riuscii ad abbracciarlo, stringendolo forte e facendogli sentire il mio calore corporeo.
Gli baciai dolcemente tutto il viso, sentendolo irrigidirsi, tra un bacio e l'altro ripetevo costantemente quel 'Ti amo' che, ne ero sicuro, non avrei mai detto a qualcun altro con la stessa intensità e lo stesso sentimento.
Quando fu in grado di controllare le sue parole riuscì a mormorare -Pastiglie... cassetto- il respiro affannato non lo aiutava di certo a parlare. Aprii il cassetto del suo comodino e dentro vi trovai una boccetta contenente delle pastiglie, ne presi due e gliele porsi e lui non esitò un attimo ad ingoiarle.
Ci vollero dieci minuti prima che le pastiglie iniziassero a fare effetto, la sua respirazione tornò normale e i suoi muscoli, prima completamente tesi, si distesero, rilassandosi appena, le vene marcate attimi prima iniziarono a fari più rade e il suo sguardo perso, freddo ed indifferente tornò ad essere quello con una punta di amore che non riusciva a nascondere.
Cautamente mi avvicinai a lui, temendo un rifiuto, ma egli, al contrario, distese le braccia aprendole, dandomi libero accesso al suo corpo; mantenendo alta la guardia mi tuffai fra le sue braccia, circondando la sua testa con le mie e avvicinandola al mio petto; il mio battito cardiaco era accelerato, un po' per lo spavento che mi ro preso attimi prima e un po' per la sua vicinanza.
Non saprei dire quanto tempo rimanemmo l'uno fra le braccia dell'altro, ma quando ci staccammo potei notare, con sommo dispiacere, come cercasse di evadere i miei occhi, nascondendo dei sentimenti, che in quel momento non fui in grado di decifrare, nei suoi.
Per un brave attimo riuscii a vederli e sperai, lo feci con tutto il mio essere, non dover mai più vedere una scena simile: quelle due magnifiche perle argentate erano completamente fredde, vuote, prive di ogni vitalità, tristi e addolorate, ancora di più di quanto non lo fossero il giorno in cui ero arrivato; quello sguardo, quel maledetto sguardo, fu una tremenda pugnalata al cuore per me, non mi piaceva vederlo triste, nè tantomeno soffrire, ma vederlo privo di vita, colmo soltanto di tristezza, dolore, sofferenza, rancore, odio non potevo sopportarlo ed in quel momento giurai che avrei fatto di tutto pur di non rivedere nuovamente quello sguardo.
-Levi, co- fui interrotto dal suono della sua voce, che pronunciò un'unica parola -Scusa- mormorò chiudendo gli occhi e abbassando la testa, potei sentire vero dispiacere nella sua voce -Scusami, non volevo reagire in quel modo io... ti chiedo di aspettare ancora un po' per piacere, ti racconterò tutto, lo giuro, pazienta ancora, per favore- per tutta la sua orazione non aveva osato alzare la testa.
Gli presi il viso fra le mani, costringendolo a guardarmi negli occhi, avvicinai il mio volto al suo, unendo le nostre fronti, facendo scontrare i nostri nasi -Aspetterei per te anche cent'anni, se fosse necessario- bisbigliai a pochi centimetri dalle sue labbra -Non dire sciocchezze moccioso- la sua voce tremò leggermente al pronunciare quella frase -Ma è vero- replicai mettendo un piccolo broncio puerile -Da esser necessario ti aspetterei anche dopo la morte, ti amo Lee, più di quanto tu immagini, più della mia stessa vita-.
Le parole erano uscite decise e da sole dalla mia bocca, neanche un tremolio le aveva trapassate, ma un rosso fiamma si espanse sulla mia faccia udendo la cosa sdolcinata che avevo appena detto; il suo corpo s'irrigidì un attimo e poi, non saprei neanche come, le sue labbra si trovarono sulle mie, divorandole e trasmettendomi ogni sentimento provato dal suo cuore.
Nessuno dei due riuscì più a dormire dal quel risveglio, restammo insieme, nel letto, a coccolarci e ad amarci, lasciando che fossero i nostri sentimenti, i nostri gesti a parlare per noi.
Per la prima volta da quando mi ero trasferito in quella casa un desiderio, che feci fatica a reprimere, emerse più forte del solito "Cosa ti è successo, qual è il tuo passato?".
Levi's pov
"Cosa vuoi ora?"
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Cadetti!!!!!!!
SONO VIVA!!!!!!!!!!
Levi: speravo fossi morta
Lo so, lo so, non stavate più nella pelle per leggere il nuovo capitolo
Eren: certo certo
e poi ammazzarmi, ma adesso vi ho dato un motivo per non farlo *le lanciano i pomodori marci* calmi, calmi, ho motivi (non ce li ho per non avvisare, ma quelli son dettagli...).
Levi ed Eren: tutte scuse
Io: zitti voi due, andate a conigliare
-Ero in vacanza e quando andiamo a vedere le città non stiamo tutto il giorno fuori a zampettare per 20Km
-I giorni in cui ero in campeggio, quindi relativamente ferma, ho dovuto dare il mio computer a mio padre, perchè il suo si era "rotto" (aggiornamenti del cazzo), perciò ce l'avevo poche ore di tempo
-Quelle ore in cui ce l'avevo ho scritto la ff per il concorso accennato nei capitoli precedenti (SE NON L'HAI LETTA CORRI E DAI UNA STELLINA A QUESTA POVERA ANIMA TRISTE PER IL RISULTATO FINALE)
-Dovevo hotspottarmi tutto con il telefono ed essendo all'estero, sì, consuma giusto un po'
-Vi ho dato lo speciale che devo ancora finire di tradurre (VAI A LEGGERLO ORA)
-Ho iniziato il liceo classico e sto aspettando che mi diano l'orario definitivo e di abituarmi un po' alla routine per organizzarmi come si deve
Adesso cosa IMPORTANTISSIMA: mi serve che votiate quale delle quattro storie volete che aggiorni per prima. ATTENZIONE: in caso di parità di voti sceglierò una che non viene aggiornata da molto.
Il soldato fantasma
Innamorato del tuo sguardo
Se mi ami resterai
Me enamorè de los gemelos Ackerman
SE NON LE HAI ANCORA LETTE PRIMA VALLE A LEGGERE E A METTERMI LA STELLINA, nah scherzo, fai come vuoi... forse.
Se il capitolo vi è piaciuto vi prego di lasciare una stellina e un commento, nel caso contrario LO FATE COMUNQUE, scherzo... forse; io vi ringrazio di aver letto fino a questo punto.
Grazie per non avermi abbandonato.
Alla prossima
il vostro Caporale
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