Settimo stadio: supergigante blu
❝Mi elargisci una luce / che la disperazione in me / non fa che acuire❞
Giuseppe Ungaretti, Stella, mia unica stella
C'era un certo sentore di fuga nel prendere un pullman diretto a nove ore di distanza dalla città che ti teneva imprigionato per tutto l'anno. Teschio lo percepiva. Di più: lo sapeva. Certo, sapeva anche che per evadere dalla vita ordinaria da adolescente poteva benissimo spararsi nelle orecchie Christina Aguilera a tutto volume, o poteva mettersi a leggere qualche libro di Anne Rice e fingere di essere un vampiro nella Lousiana di fine Ottocento. Ma nove ore erano nove ore. E nessuna canzone e nessun libro avevano mai portato Teschio in un posto com'era quello a nove ore dalla sua città.
L'aria rarefatta di montagna gli faceva persino venir voglia di smettere di fumare. Ma siccome le sigarette per lui erano come delle dita mobili aggiuntive di cui avrebbe sentito la mancanza, decise di attaccarsi morbosamente al suo vizio trascinando qualcun altro nella sua spirale di catrame. Doveva solo scegliere uno dei due: Brenda o Sammy? Teschio pensava che se Brenda era troppo per questo mondo, era troppo anche per una cosa stupida ed inutile come il fumo. Scelse Sammy.
Sammy era un convinto predicatore della salute polmonare. Anche se non lo si conosceva bene, solo a vederlo si capiva che era uno di quelli che confrontava su google le immagini degli organi di un fumatore incallito con gli organi di altri. E lo faceva davvero. A scuola gli avevano presentato una specie di campagna anti-fumo, con tanto di lezioni interattive con presentazione Power-Point. E non essendo Sammy uno con le idee molto chiare, assorbiva le idee che gli venivano tirare contro come una spugna.
Perciò, anche se apparentemente convertire Sammy in un fumatore incallito sarebbe stato impossibile, era la vittima perfetta per Teschio. Il fatto che Sammy fosse per natura anche un tipo ostinato poi avrebbe reso le cose senz'altro più divertenti.
Quello che non era divertente, in tutto questo, era che il pullman che li aveva portati in una dimensione spazio-temporale distante nove ore dal quello che per loro era il resto del mondo, era un pullman parrocchiale. Ora, in linea di massima, nessuno dei tre aveva qualcosa contro la religione. Ma la religione aveva qualcosa contro due di loro.
L'orientamento sessuale di Teschio era l'argomento principale di conversazione quando non si stava pregando o non si stavano facendo patetiche attività socio-didattiche. E forse se Brenda non si fosse portata il suo mazzo di tarocchi l'omossessualità sarebbe stata veramente l'occhio del ciclone della permanenza a nove ore dal mondo. Ma Brenda i tarocchi li aveva portati. Le piacevano i colori di quelle carte, i disegni e l'idea di un destino che vuole lanciarti dei segnali. Le piaceva osservare la gente e vedere che non la capiva.
Loro due si presero una camera insieme. Ovviamente non si poteva. Di parrocchiale in quella dimensione spazio-temporale non c'era solo il pullman, ma anche la location: un'immensa casa gestita da tizi con i crocefissi al collo - e non sulla schiena, notò distrattamente Teschio. Maschi e femmine erano separati da schiere di scarpiere disposte in fila in mezzo al corridoio delle camere. Come se delle scarpiere avrebbero potuto eventualmente fermare l'onnipotenza del grande amore. In un posto dove ti riempivano la testa di frasi fatte per tutto il giorno su quanto fosse giusto, opportuno e dovuto AMARE, di notte innalzavano barricate di scarpiere. Se fosse stato solo contraddittorio sarebbe stato un problema del papato, ma era qualcos'altro. Era un invito ad abbattere le palizzate.
Brenda condivideva la sua camera con una vecchia amica d'infanzia, Louisa. Si conoscevano da quando erano bambine e non si erano mai raccontate una bugia in vita loro. Quindi Louisa sapeva di dover cancellare Teschio dalla sua lista di possibili principi azzurri. Certo era un principe, ma forse era poco azzurro. Anche se azzurro era il suo compagno di stanza... La cosa in effetti sembrò basarsi sul principio degli scambi di coppia. Brenda però onestamente si disinteressò un po' delle vicende di Louisa e (nome in codice) Azzurro. Passò le sue notti a mangiare cioccolato e a guardare stelle dalla finestra con la testa poggiata sulla spalla di Teschio.
― Non credi che la gente sia strana? ― esordì Teschio una sera. Beh, se la domanda era posta da uno come lui bisognava per forza prenderla sul serio. Quando gli strani cominciavano a trovare strano il resto era arrivato il momento di cominciare a preoccuparsi.
Brenda assunse un'aria seria. ― In che senso?
― Nel senso che... Non so come spiegartelo... Vedi, adesso è notte. E la gente percepisce la notte come l'opposto del giorno. Ore buie in attesa dell'alba. Ma io e te vediamo la luce delle stelle, Brenda. Lo so che la vedi come la vedo io, perché ti conosco. Come fa il resto della gente a non vedere? Come fanno a pensare alla notte come a qualcosa da dover spazzare via con il giorno? Sono strani.
Con il cuore colpito e incendiato, Brenda scrollò tristemente le spalle. ― Non lo so. Forse quelli strani siamo noi ― Le sembrò di vedere un'intuizione nell'orizzonte dei suoi pensieri. ― Forse le stelle in realtà non brillano tanto quanto ci sembra che facciano. Forse sono solo puntini più chiari rispetto al resto del buio, e noi in qualche modo... Non lo so...
― Li amplifichiamo? ― Teschio era particolarmente bello quando era concentrato a capirci qualcosa. Brenda gli sorrise. ― Sì. Credo di sì.
― Mi stai dicendo che tu non brilli così come io ti vedo brillare, ma che sono io a vederti così luminosa? ― chiese Teschio ridendo. Con una spallata divertita, Brenda lo allontanò un po'. ― C'è qualcosa che brilla dietro di me ― disse in tono serio ― forse è quella la luce che vedi.
Teschio rise di nuovo, perché lui tanto la verità la sapeva. Ad essere luminoso non era qualcosa alle spalle di Brenda, ma qualcosa che lei aveva dentro. Qualcosa che aveva dentro anche lui. E Sammy? Forse anche Sammy. Ma dov'era adesso, mentre si stava discutendo di questioni così importanti come le stelle? Forse stava dormendo, in una delle camere dall'altra parte della scarpiera. Forse stava aspettando che il giorno portasse via la notte. Dopo tutto, il giorno avrebbe portato a Sammy anche la sua prima sigaretta.
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