Capitolo 6
Quel martedì mattina Ronny mi guardava più del solito, quasi a domandarmi se avessi per lui una risposta. Si l'avevo, ma di certo non gliela avrei dichiarata in classe. Pensando a tutto ciò riflettei sul fatto che nessuno in classe, tranne le mie quattro amiche le quali erano al corrente di tutto, si era accorto di questo nostro interesse. La cosa non poteva che farmi piacere, non avrei voluto che la gente mi ponesse domande o ficcasse il naso in questa cosa. All'ultima ora prima di uscire mi tornò alla mente il messaggio di Filippo al quale non avevo risposto. Chissà perché di quel messaggio, quale strana storia si era immaginata la sua testa vuota? Tirai fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e lo passai sotto il banco a Emy per farle leggere il messaggio, era due banchi dopo il mio. Afferó con destrezza il mio cellulare senza farsi notare e dopo aver letto mi rivolse uno sguardo perplesso poi mi ridiede il telefono e mi scrisse un messaggio. La prof di inglese stava spiegando Dickens e per quanto fossero interessanti i suoi racconti, in quel momento la mia mente era altrove.
Emy: perché ti ha scritto un messaggio del genere?
Nicole: non ne ho idea, nessuno sa di questa strana cosa tra me e Ronny quindi giuro non comprendo. Poi anche se lo avesse saputo quale diritto ha di darmi della troia?
Emy: ma infatti, lascialo perdere, ignoralo e basta.
Nicole: è veramente un cretino!
Emy mi sorrise sporgendosi dal banco e la prof di inglese le lanciò uno sguardo accusatorio.
Una volta finita la lezione uscii e salii in macchina dopo aver salutato alcuni compagni di scuola ma prima che potessi chiudere la portiera Ronny la bloccò.
«Non hai nulla da dirmi?» mi domandò guardami fisso negli occhi.
«Si, lo avrei fatto più tardi» dissi ricambiano con fatica il suo sguardo.
«Dimmi allora...anzi vieni, lascia qui la macchina» disse facendomi segno di smontare dall'auto.
Scesi un po' riluttante, dove voleva andare?
Ci incamminammo in silenzio lungo il marciapiede al lato opposto del parcheggio, fui io a interromperlo.
«Come facevi ad avere il mio numero?» domani interessata.
«L'ho preso dal registro di classe» rispose freddo. Non ci avevo pensato, effettivamente di fianco ad ogni nome c'era il numero di telefono, che tonta!
«Capito» mi limitai a dire.
Arrivammo in un parco vicino a scuola che non ero solita frequentare, mi sedetti su una panchina e lui fece lo stesso sedendosi al mio fianco.
«Cosa hai deciso?» domandò subito.
Non sapevo da dover iniziare, il discorso era complesso e volevo lo capisse bene.
«Allora partendo dal presupposto che ho paura, ho paura di restarci male ma tu mi interessi» iniziai senza peli sulla lingua mentre lui mi guardava fisso senza proferire parola.
«Ho voglia di conoscerti e di farmi conoscere da te ma non so cosa intendevi quando mi hai detto che avresti voluto conoscermi a modo tuo» non parlò quindi proseguii.
«Se a tuo modo intendi dire che nel frattempo vai a letto con altre io questo non lo posso accettare. Posso accettare di conoscerci con i tuoi tempi, non voglio mettere fretta a nessuno ma sul modo voglio che tu sia chiaro con me» conclusi.
Attesi qualche secondo.
«Non andrò a letto con altre, posso farne a meno se è questo che ti preoccupa» affermò.
«Ah...perché fosse per te lo faresti senza problemi?» domandai scocciata.
«Sarebbe solo sesso come sempre, solo divertimento ma se questo a te dà fastidio mi limiterò a non farlo» disse quasi con dolcezza.
«Ok...» dissi solamente, non avrei mai condiviso questo suo modo di fare.
«Poi ovviamente come ti ho detto ho bisogno dei miei tempi, non sono uno che riesce a darti mille attenzioni, né che ti scrive per messaggio ogni giorno o che ha intenzioni di vederti sempre. Questo non è nel mio essere»
Lo guardai silenziosa per farlo proseguire.
«Se tu cerchi questo non sono adatto a te, non voglio illuderti di poterti dare cose che non sarò mai in grado di darti»
«Non voglio che tu ti sforzi di fare cose che non senti. Accetto il fatto che le cose vengano fatte con calma ma con rispetto» sentenziai.
«Mi comporterò sempre come mi sentirò, questo senza dubbio, però voglio che tu sappia che con me certe cose non le puoi pretendere» concluse.
«Finché mi starà bene lo accetterò poi mi comporterò di conseguenza» dissi ma in cuor mio speravo tanto che potesse essere lui a cambiare e non io a dover accettare questo suo modo di essere.
Calò il silenzio che questa volta fu lui a interrompere.
«Sono buffe le facce che fai quando nomino la parola sesso» mi sorrise. Oggi era stranamente dolce, questo ragazzo cambiava da un giorno all'altro. Restai in silenzio, sapevo che per me quell'argomento era ostico e forse davvero le mie facce esprimevano questa mia difficoltà.
«Può darsi, che facce faccio?» chiesi.
«Sono facce da terrore e imbarazzo. Non capisco perché, è un argomento come tanti altri» disse senza problemi ma io ne avevo tanti rispetto a questa cosa.
Non ero mai andata a letto con nessuno, nemmeno con Filippo, è stata una storia talmente tanto travagliata e con zero fiducia che non mi sentii mai pronta di fare quel passo con lui. Erano successe tante altre cose per carità, non ero di certo una suora ma forse rispetto a Ronny potevo sembrarla. L'idea di lui che si portava a letto ragazze diverse ogni mese mi dava il volta stomaco.
«Per me non è così» ero del tutto intenzionata a non fare andare oltre il discorso; Ronny infatti non proseguì.
«Perché in classe non parli mai con nessuno e non esci mai il weekend con i ragazzi?» domandai curiosa.
«Non ho voglia di dover parlare di me alla gente, preferisco starmene per i cavoli miei, poi ho già degli amici»
«Intendi quelli con cui ti ho visto alla mostra di fotografia?»
«Mi hai visto? Si comunque sono loro»
«Si beh ero nel prato con Camilla ed è stata lei a vederti, sembravi diverso con loro»
«In che senso?» chiese.
«Ridevi, scherzavi, sembravi solare» ammisi.
«Infatti lo sono, con loro che mi conoscono e che sanno tutto di me» disse guardandomi ma questa volta i suoi occhi non guardavano davvero me, credo che stessero rivivendo qualcosa.
«C'è molto da conoscere di te?» domandai cauta.
«Fin troppo...»
Lo guardai, era davvero bello, indossava una giacca di pelle nera nonostante fossero già i primi di ottobre ed un paio di jeans; era stupendo nella sua semplicità.
All'improvviso mi prese per mano e si alzò, non lo aveva mai fatto prima.
«Vieni»
Stringendo la sua mano camminai fino alla macchina e in quei secondi di agitazione pensai al fatto che avrei voluto fargli mille altre domande ma sapevo che non avrei avuto risposta. Mi diceva ogni volta qualcosa in più di sé ma per me non era sufficiente, io volevo sapere tutto subito. La curiosità uccise il gatto, Nicole, ricordalo!
«Ti faccio tornare a casa, so che devi studiare»
«Beh in realtà anche tu»
«Lo farò giovedì, tu sii una brava studentessa» lasciò la mia mano e mi abbracciò appoggiandosi alla mia macchina, quel giorno ci furono tante prime volte. Inalai il suo profumo per la prima volta da vicino, dio quanto era buono! Si staccò dall'abbraccio e mi fissò per alcuni secondi.
«Sali, non voglio fare cose di cui poi mi pentirei»
Salii in macchina e partii rivolgendogli solo un sorriso, cosa voleva dire? Si sarebbe pentito di baciarmi? All'idea ci rimasi male, la giornata era stata stupenda ma questa cosa mi aveva messo dei dubbi.
Quella sera chiamai Emily la quale mi informò che sabato sera le ragazze volevano andare al bowling con altri della classe. Dissi subito di sì, adoravo quel gioco e in fondo Ronny non mi aveva chiesto di uscire.
Prima di riuscire a dormire ci impiegai un'eternità, continuavo a pensare alle sue parole, non dovevo aspettarmi grandi attenzioni. Non era così che io avrei voluto vivere una conoscenza ma come al solito mi trovavo persone difficili, forse fin troppo. Alla notte continuai a rigirarmi nel letto e sudai sette camicie tant'è che alla mattina dovetti fare una doccia per cercare di rendermi presentabile.
Mentre mi lavai i capelli chiusi gli occhi cercando di tranquillizzarmi, di solito l'acqua calda facilitava la cosa ma questa volta quando chiusi gli occhi la mia mente si immaginò Ronny lì con me. Stetti svariati minuti sotto la doccia e la mia immaginazione spaziò ampiamente, la cosa mi fece quasi vergognare di me stessa. Una volta uscita dovetti fare tutto di corsa perché avevo perso una marea di tempo ma riuscii comunque ad arrivare in orario a scuola. A metà mattinata andando in bagno incrociai Ronny nel corridoio, tornava dall'ufficio del preside, mi domandai il perché delle sue frequenti visite dal rettore. Come sempre mi rivolse un sorriso ma non parlò così tornata in classe gli scrissi un messaggio.
Nicole: ti sei fatto amico il rettore?
Ronny: per niente, ogni settimana ho un incontro obbligatorio.
Nicole: come mai?
Appena inviai il messaggio me ne pentii, forse avevo chiesto troppo. Attesi.
Ronny: non posso fare altre cazzate, se mi mandano via da qua non ci sarà più nessuna scuola che mi accetterà.
Come ogni volta non mi spiegava, cosa aveva combinato di così grave da farsi cacciare da così tante scuole? Non risposi al messaggio, non volevo insistere, desideravo che si aprisse con me spontaneamente ma forse sarei diventata vecchia nel frattempo.
Nel pomeriggio studiai quello che avevo programmato, mi appassionava storia nonostante la mia professoressa fosse noiosissima, secondo me a lei nemmeno piaceva questa materia.
Quella stessa sera e il giorno seguente non sentii più Ronny, Livia mi impedì di inviargli altri messaggi ma io avrei tanto voluto farlo, mi mandava in bestia non sapere quando potevo rivederlo di nuovo, fuori da scuola.
Venerdì alla seconda ora ebbi la verifica, ero riuscita a studiare tutto quindi speravo vivamente che potesse andare bene, la mia media infatti veniva abbassata abbastanza da matematica. Non era il mio forte, prendere sei mi avrebbe fatta saltare dalla gioia.
Livia ed Emy mi accompagnarono al bar dopo aver pranzato nella focacceria davanti a scuola. Quel pomeriggio dovevo aiutare papà a sistemare l'arredamento, aveva deciso di rinnovare il locale e si era affidato a me; mia mamma infatti non aveva un gran gusto.
Dopo aver spostato scaffali, sedie, quadri e miliardi di altre cose, andai a casa stravolta. Mangiai a malapena e mi misi subito a letto e quando fui lì non resistetti più, presi il cellulare e gli scrissi. Mi aveva stufata.
Nicole: Vorrei vederti...se per te è lo stesso.
Inviai il messaggio e poi posai il telefono sul comodino. Nel frattempo decisi di guardare la mia serie, negli ultimi giorni l'avevo abbandonata in favore dello studio e ora avrei recuperato. Dopo qualche minuto arrivò la risposta, avevo l'ansia di leggerla.
Ronny: Vale lo stesso per me, domani sera?
Nicole: Domani sera vado con alcuni compagni di classe al bowling, ti va di venire con noi?
Ronny: No grazie, non ho voglia di uscire con loro.
Nicole: In realtà staresti uscendo con me, semplicemente faremo qualcosa di nuovo. Non c'è bisogno, se è ciò che ti preoccupa, che gli altri sappiano di noi.
Avevo scritto noi, che grandissima stupida!
Lui: Non lo so, posso fartelo sapere?
Nicole: Ok.
Con due parole Ronny mi aveva fatta innervosire, cosa gli costava venire con noi? Non si faceva sentire e poi pretendeva che io rimandassi i miei programmi per lui. Proprio no caro Ronny, tu volevi conoscermi a modo tuo ma anche io avevo il mio. Vediamo chi l'avrebbe avuta vinta!
****
LUI
Le avevo messo in chiaro le cose, le avevo detto che certe attenzioni da me non poteva aspettarsele ma lei aveva comunque accettato di conoscermi ed io non potevo negare a me stesso di esserne felice. Non avevo mai voluto conoscere nessuna ragazza nella mia vita, volevo solo avere una cosa da loro, non che non la volessi da lei ma volevo anche altro. Nicole riusciva a farmi provare emozioni nuove e non volevo negarmi questa opportunità. Non mi spiegavo cosa mi stesse succedendo e la cosa mi irritava non poco ma non ne avevo fatto parola con nessuno. Era una mia cosa e per un po' sarebbe stata tale.
Spazio autrice:
Ecco il sesto capitolo, pian piano entreremo nel vivo della storia e si scopriranno tante cose!
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