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Capitolo 5

Quella stessa sera raccontai tutto a Livia in una lunga e dettagliata telefonata, come me anche lei si era stupita che Ronny mi avesse portata a casa sua e come me credeva che quel ragazzo avesse una storia particolare, a suo parere era molto strano e come darle torto.

Nei due giorni successivi Ronny si comportò come se nulla fosse, mi dedicava solo alcuni sguardi. Aveva cominciato a legare con alcuni ragazzi della classe ma restava sempre sulle sue, sapevo infatti che non si aggregava mai a loro dopo scuola. Sabato dopo aver accompagnato Camilla a casa mi diressi in macchina verso il bar; finalmente quello sarebbe stato l'ultimo sabato pomeriggio di lavoro per svariate settimane.

«Nico oggi abbiamo bisogno sicuramente fino alle cinque, deve arrivare il furgoncino con il resto della merce. Finalmente dopo una settimana si sono degnati di mandarcela» mi informò mia madre.

Non avevo più pensato alla consegna dopo lo scorso mercoledì e se fosse venuto non avrei saputo come comportarmi. Dopo quel mezzo bacio, più niente, il silenzio, non ci eravamo nemmeno scambiati i numeri di telefono. Con una lentezza snervante arrivarono le cinque, non potei nemmeno distrarmi servendo qualche caffè, i clienti  furono pochissimi. Dopo aver finito di sistemare il bancone andai nel retro in attesa.

Vedevo Ronny ogni giorno a scuola eppure ora ero in ansia all'idea che forse stesse arrivando. Nel tentativo di distrarmi presi il cellulare e aprii Istagram ma in quel momento mi arrivò un messaggio da Livia in cui mi informava che quella stessa sera sarebbe uscita con Matteo e dunque non sarebbe riuscita a passare da me, sbuffai per la delusione. Le risposi di non preoccuparsi anche se ero davvero dispiaciuta, avevo voglia e bisogno di passare un po' di tempo con lei.

Dopo alcuni minuti un furgoncino parcheggiò davanti al portone: era arrivato il momento.

«Ciao» disse scendendo dal camioncino. Era senza divisa, indossava un paio di pantaloni beige e una felpa nera, era bello come pochi.

«Ciao» risposi già in imbarazzo.

«Dimmi dove posso appoggiare le cassette»

«Mettile pure là» dissi indicando l'angolo vuoto a sinistra del locale.

«Grazie» rispose glaciale come sempre andando a scaricare i prodotti.

Lo guardai mettere gli articoli perfettamente in ordine nell'angolo e poi mi decisi a parlare prima che se ne andasse.

«Come mai senza divisa?» domandai curiosa.

«Non dovevo essere di turno oggi ma il mio collega è stato poco bene e così mi hanno chiamato per sostituirlo all'ultimo minuto» spiegò.

«Capisco...mi dispiace per il tuo collega»

«Nulla di grave, si riprenderà presto»

«Allora buon lavoro» afferma non sapendo che altro dire mentre lui si avvicinó a me.

«Stasera hai da fare?» domandò guardandomi da qualche centimetro di distanza. Tentennai e poi risposi.

«No, perché?» chiesi stupidamente.

«Così!» rispose incamminandosi verso il veicolo. Come "così"? Rimasi impalata per alcuni istanti sconcertata da quella risposta e lui se ne andò. Una barzelletta, tutto questo stava diventando una barzelletta!

«No Livia non puoi capire!» urlai arrabbiata alla mia amica appena rispose al telefono.

«Cosa è successo?» chiese perplessa.

«È venuto Ronny in negozio per portarci la merce e sai cosa mi ha detto? Vuoi ridere?»

«Sentiamo» rispose lei curiosa.

«Mi ha chiesto se avessi da fare stasera, gli ho detto di no e chiesto il motivo della sua domanda e lui sai cosa mi ha risposto? Così! Mi ha detto così!» le raccontai.

«Incredibile, cioè assurdo! Che coglione! E tu?» domandò.

«Io sono rimasta senza parole e lui se n'è andato!» sbraitai, dovevo darmi una calmata o mi avrebbero sentita fino all'ingresso.

«Giuro non so cosa dirti, non ne capisco il senso» rispose anche lei scioccata.

«Ah nemmeno io ma perché non ha un senso! Mi porti a casa tua, mi ignori per il resto della settimana, mi chiedi se ho impegni per il sabato sera e quando ti rispondo di no mi dici che era così tanto per chiedere! Sono esterrefatta!» proseguii.

«Quasi quasi a questo punto ti consiglierei di ignorarlo completamente, vediamo se si  da una svegliata» propose lei.

«Può darsi! Non gli rivolgerò nemmeno più uno sguardo, vediamo cosa farà!» dissi inviperita.

«Nico scusa ma ora devo andare, mia mamma ha bisogno, ci sentiamo più tardi»

«Va bene, a dopo» riattaccai.

Finii di sistemare le ultime cose in negozio ripensando alla nostra conversazione; mi aveva tremendamente infastidita.

Una volta tornata a casa dopo cena mi misi a guardare la mia serie sul pc, ero già arrivata alla seconda stagione, era veramente pazzesca!

Erano le undici quando mi vibrò il telefono, era un messaggio da un numero non salvato in rubrica, il quale diceva: Ti devo parlare, scendi.

Credetti fosse uno scherzo o qualcuno che avesse sbagliato destinatario, così non risposi.

Qualche minuto dopo arrivò un secondo messaggio: Nicole sono qua sotto, non aspetterò tutta la notte!

Mi alzai di scatto dal letto quasi facendo finire a terra il pc, era lui, chi altro poteva essere? Avevo addosso i pantaloni sportivi e una felpa blu scuro ma scesi senza cambiarmi, non volevo se ne andasse.

«Vado un attimo fuori, c'è Francesco» mentii ai miei i quali erano seduti sul divano a guardare un documentario sulla valle dei templi.

«Ok» risposero senza guardarmi.

Uscii dalla porta e rabbrividii, non mi ero messa nemmeno il cappotto. Vidi la sua macchina dall'altra parte della strada, attraversai e senza indugiare salii.

«Ciao» disse squadrandomi «Come siamo sportive» proseguì sorridendo.

«Perché sei qua?» domandai senza giri di parole.

«Mi hai detto che non avevi nulla da fare questa sera» rispose con ovvietà.

«Si ma non mi hai chiesto di vederci né tanto meno ti ho detto di venire sotto casa mia» affermai sistemandomi verso di lui sul sedile.

«Quindi? Avevo voglia di vederti e sono venuto» ammise.

«Bene ora che mi hai vista posso andare?» domandai scocciata, era ora di finirla con questo atteggiamento.

«Mi lasci così?» sorrise sornione.

«Cosa devo dirti? Anzi cosa devi dirmi tu visto che mi hai scritto che dovevi parlarmi!» lo sollecitai.

«Non devo dirti nulla, era per farti scendere» confessò.

«Ottimo, allora non c'è motivo che io resti» dissi voltandomi e afferrando la maniglia della portiera.

«Resta» disse trattenendomi per un polso, così in silenzio mi girai.

«Mi dispiace, so di sembrare uno stronzo ma non è ciò che sono»

«Mi è difficile crederlo sinceramente» ammisi in una smorfia.

«Lo so, hai ragione ma non so cosa mi sia preso, di solito non mi comporto così»

«Così come?» incalzai.

«Non mi avvicino mai così ad una ragazza, non intendo fisicamente, quello capita anche fin troppo spesso, intendo come con te» rimasi in silenzio, mi stava dicendo che era un donnaiolo ma che con me si era sentito di comportarsi in maniera diversa o ero io ad aver interpretato male? Non dovevo iniziare a farmi castelli.

«Continua...» dissi.

«Non c'è molto da dire, non capisco perché con te non provo quello che provo con le altre e voglio comprenderlo» disse.

«Ah quindi mi vuoi vedere per capire cosa c'è di diverso questa volta, non perché ti interesso! Ottimo!» sbottai.

«Non lo so...cioè non credo»

«Non credi? Che problemi hai Ronny?» domandai brutale.

«Non lo so ma tanti...» rispose e io rimasi spiazzata, ancora una volta.

«Ascolta, io così non capisco, prima mi parli, poi non mi parli più, poi mi porti a casa tua e poi più niente e ora questo. Giuro mi fai impazzire!» ammisi.

«Tu mi fai impazzire...» disse sommessamente.

«Perché?»

«Perché se fosse stato per me ti avrei portata a letto dopo la prima volta che ti ho vista ma quando ti guardo, non riesco a pensarti come tutte le altre. Ti conosco da una settimana e non sei ancora uscita dalla mia testa»

«Quindi cosa dovrei fare io?» domandai sconfortata ma allo stesso tempo felice, neppure io ero riuscita a non pensare a lui.

«Lascia che io possa conoscerti, a mio modo, con i miei tempi» disse serio.

«Non ho voglia di essere presa in giro Ronny» dissi sinceramente, c'ero già passata e una volta bastava e avanzava.

«Non ti prenderò in giro. Voglio solo avere la possibilità di conoscerti ma non ti posso dare certezze»

«Devo pensarci...» dissi, dovevo capire cosa comportava per me questa cosa.

«Allora fallo. Notte Nicole» disse prendendomi il viso fra le mani e dandomi un bacio tra guancia e bocca, di nuovo.

«Buonanotte Ronny» dissi e scesi dall'auto.

Mi gettai sul letto e un mal di testa impressionante fece capolino. Cosa dovevo fare? Io gli avrei concesso tutte le possibilità del mondo ma se poi mi avesse solo presa in giro? Come al solito sarei stata io la solita ingenua illusa. Gli avevo detto che dovevo pensarci e lo avrei fatto; forse anche troppo. Volevo parlarne con Livia ma ora non ne avevo proprio le forze.

****

LUI

Mi ero comportamento da pazzo, di nuovo. Prima l'avevo portata a casa mia e poi ero andato fino sotto casa sua. Stavo agendo di pancia come non facevo da anni, che cazzo mi era preso. Sentivo qualcosa di mai provato quando pensavo a lei, avevo tentato di ignorarla ma non c'era stato nulla da fare. Le avevo detto che volevo conoscerla, non so di preciso nemmeno io cosa significasse ma sentivo che volevo scoprirla, che volevo passare del tempo con lei. In una cazzo di settimana mi aveva fatto crollare numerose certezze.

****

L'inizio della settimana non fu dei migliori. Sofia era a casa ammalata e ci avevano fissato un compito per quello stesso venerdì. Durante l'intervallo ne approfittai per parlare con Livia, avevo bisogno di un suo parere.

«Cosa dovrei fare?» le chiesi.

«Non farmi queste domande, tanto lo sai che se io ti dicessi di lasciar perdere tu faresti comunque di testa tua» affermò.

«Si lo so, però davvero non so cosa fare, vorrei tanto poterlo vivere e vedere come va ma sono in grado di farlo senza crearmi aspettative?» domandai più a me stessa che a lei.

«Questo lo puoi sapere solo tu. Se però  rinunciarci sin dal principio ti fa stare peggio rispetto al fatto che potrebbe andare male allora vivitelo!» mi consigliò; aveva ragione, tutta la domenica avevo pensato a questo senza riuscire a combinare nulla, men che meno studiare.

«Hai ragione, ora come ora non saprei rinunciare a questa conoscenza» conclusi.

Livia mi guardò tra il contento e il preoccupato.

«Mi raccomando» disse sorridendomi e io le sorrisi a mia volta. Avrei dovuto andarci piano ma non sapevo se ne fossi stata in grado.
Dopo scuola andai subito a casa, dovevo assolutamente studiare per venerdì. Ero rimasta indietro con il programma di storia e ora dovevo recuperare tutto in pochi giorni. Mi feci un programma di studio così da sapere quante pagine avrei dovuto studiate al giorno, erano troppe così chiamai Camilla per chiederle se avesse già qualche riassunto pronto ma nemmeno lei era al pari, ottimo!

Cenai di fretta con i miei e mio fratello per poi tornare sui libri, era un incubo. Mi mancava ancora qualche pagina da studiare e poi avrei potuto guardare la mia serie ma venni interrotta da un messaggio; era Filippo. Non lo aprii, dovevo concentrarmi.

Una volta concluso tutto mi andai a lavare e poi accessi il PC, decisi a quel punto di leggere il messaggio, che non fu per niente gradito: Certo che sei proprio una troia!

Lo insultai mentalmente e decisi che non era degno di una risposta, una troia per cosa poi, lo avevo lasciato sì ma non per qualcun altro e non gli avevo mai mancato di rispetto. Ora avevo altro a cui pensare, l'indomani infatti avrei esposto la mia decisione a Ronny.

Spazio autrice:

Ecco un nuovo capitolo, spero possa piacervi e spero possiate continuare a leggere, ci sono tante cose da scoprire! 

Ps: se vi piace lasciate una stellina! ;)

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